lunedì 31 dicembre 2007

Goodbye, Phil.

Il blog si unisce al cordoglio della famiglia, del club e di tutti i tifosi del Motherwell per la perdita di Phil O'Donnell, il capitano, deceduto ieri in campo all'età di 35 anni. Queste morti iniziano a diventare troppe, ma gli organismi calcistici internazionali quando decideranno di intervenire? RIP Phil.

Euskal Herria 1-1 Catalunya.

Euskal Herria: Lafuente (46' Riesgo); Iraola (46' López Rekarte), Labaka, Amorebieta (46' Mikel González), Del Horno (76' Urzelai); Xabi Prieto (60' Mendieta), Orbaiz (46' Puñal), Aranburu, Yeste (46' Gabilondo); Etxeberria (42' Aduriz), Fernando Llorente (46' Joseba Llorente). Allenatori: José Angel Iribar e Miguel Etxarri.
Catalunya:
Jorquera (14' Morales); Bruno, Belenguer (46' Tortolero), Puyol (46' Carlos García), David García (46' Chica); Sergio González, Xavi (65' Angel), Verdú; Corominas (81' Soler), Sergio García (74' Crosas), Bojan (60' Pinilla). Allenatore: Pere Gratacós.
Reti: 29' Bojan, 69' Aduriz.
Arbitro: Pérez Lasa (Comité vasco).

E' finita con un giusto pareggio l'amichevole dal sapore antico tra Euskal Herria e Catalunya, ma come sempre il risultato del campo passa in secondo piano rispetto al significato della manifestazione, che ogni anno mira ad attirare l'attenzione sul problema del riconoscimento FIFA delle selezioni interne a quella spagnola. La risposta del pubblico bilbaino (con l'aggiunta di alcune migliaia di catalani) non si è fatta attendere: 40.000 spettatori, San Mamés strapieno e grande successo dopo il passaggio a vuoto dello scorso anno contro la Serbia, causato da polemiche sterili tra due differenti organismi baschi. Molto belle entrambe le reti, segnate dal fantastico Bojan per la Catalunya e dal biancorosso Aritz Aduriz per la tricolor; da rivedere soprattutto l'azione del gol di Euskal Herria, con Aduriz che parte dalla propria area dopo un corner avversario e finisce in quella opposta a finalizzare uno strepitoso contropiede condotto da un Mendieta in gran forma e da Gabilondo, autore dell'assist. Unica nota negativa l'infortunio del portiere del Barcellona Jorquera, lesionatosi seriamente al ginocchio in maniera del tutto fortuita.

domenica 30 dicembre 2007

Torna la fanzine.

Innanzi tutto mi scuso con i lettori per la mia latitanza dicembrina, causata da impegni lavorativi che adesso sono finiti. Ho aggiornato il blog solo col rescoconto delle partite, tralasciando di parlare di importanti novità societarie e di scenari futuri che si prospettano assai grami. Pubblicità sulla maglia e abbandono della marca Athletic sono le ipotesi peggiori, che mi spingono a ritirare fuori l'immagine NO ALLA PUBBLICITA' con cui tante, troppe volte ho dovuto chiudere i post negli ultimi tempi, sperando che anche stavolta sia di buon auspicio. Per riprendere il filo del discorso posto questo bell'articolo di Simone, come sempre appassionato ma non per questo fazioso o impreciso. Buona lettura (nonostante l'argomento trattato...)!

E ALLA FINE PIRRO VINSE
di SIMONE BERTELEGNI
Nel 281 a.C. Pirro, re dell'Epiro, sbarcò in Italia con un possente esercito, forte anche di 19 elefanti da guerra, per aiutare la città greca di Taranto a respingere l'invasione romana e, verosimilmente, guadagnarsi "un posto al sole" nella Magna Grecia, su cui regnare. Due anni dopo, presso Ascoli Satriano, il re epiriota sconfisse sì i Romani, perdendo però in battaglia così tanti uomini che - secondo la tradizione - esclamò: "Un'altra vittoria così contro i Romani e sarò perduto". In effetti, nel 275 i Romani sconfissero l'esercito di Pirro, esausto dopo anni di battaglie in terra italica, presso il villaggio di Maleventum, immediatamente ribattezzato Beneventum, l'odierna Benevento. La vittoria del 279 ha regalato alla nostra lingua la frase "una vittoria di Pirro", a indicare un trionfo dal forte sapore di sconfitta.
Quel sapore l'ha assaggiato il "nostro" García Macua martedì 18 dicembre. Era la data dell'assemblea straordinaria fissata per approvare il bilancio preventivo dell'Athletic per il 2008, dopo la storica bocciatura dello scorso 25 ottobre.
Il nuovo piano finanziario proposto dalla dirigenza biancorossa non differisce più di tanto da quello bocciato; l'aumento delle quote annuali a carico dei soci scende al 13,67% (comunque 'na mazzata…) e si pongono i termini per rescindere consensualmente alcuni contratti furono-blindati (il solo "Txato" Núñez sarà risarcito per il suo licenziamento con 900mila euro, ma almeno la vicenda è chiusa e una simile uscita non avrà repliche). Macua ha promesso una migliore gestione della Marca Athletic e dei posti non occupati dai soci al San Mamés (e queste promesse, se avranno un riscontro pratico, sono positive), di non trasformare l'Athletic da Società sportiva senza fini di lucro a Società anonima sportiva e di non vendere nessun gioiello. Ha inoltre chiesto ai giocatori un gesto di buona volontà: la riduzione del loro stipendio, come accaduto sotto la presidenza Ugartetxe. Quest'ultimo aspetto ovviamente non è stato messa a bilancio, poiché non si sa che risposta daranno i giocatori. Va sottolineato inoltre che Macua ha aperto i lavori scusandosi per gli epiteti con cui aveva apostrofato i soci che il 25 ottobre scorso avevano votato no. I risultati delle votazioni spiegano il mio riferimento a Pirro. I sì sono stati 382 (50.5%), i no 337 (44,5%). Da non ignorare le 26 nulle e le 11 bianche. Insomma, la vittoria di Macua è monca, pirrica, oserei dire prodiana. L'assemblea dei soci delegati ha approvato il bilancio preventivo con numeri che ricordano la palude dell'attuale Senato italiano. I dirigenti hanno tirato un sospiro di sollievo, ma non possono ignorare la spaccatura nella tifoseria; soprattutto, non possono pensare di aver vita facile nelle future assemblee. La dirigenza è probabilmente stata aiutata da due fattori: l'aumento dei presenti-votanti rispetto al 25 ottobre e la paura dell'"esercizio provvisorio", ossia l'estensione al 2008 del vecchio bilancio, quello del 2007 elaborato dalla giunta Urkijo. Più che per salvare Macua, molta gente ha pensato di salvare l'Athletic e le sue casse.
Va da sé che una delle conseguenze della prevalenza dei sì è che la dirigenza potrebbe collocare pubblicità sulla maglietta dell'Athletic SUBITO. Lo farà? O eviterà, tirando a campare come l'attuale governo italiano, almeno fino alla presentazione del prossimo bilancio? Immagino che qualcosa si intuirà dalle dichiarazioni dei prossimi giorni. Forse, comunque, la scamperemo per qualche settimana, il tempo di capire se - che beffa sarebbe! - l'assemblea sarà annullata per il ricorso di alcuni soci impossibilitati a votare per essersi rifiutati di esibire il documento d'identità spagnolo.

venerdì 28 dicembre 2007

Convocazioni Euskal Herria-Catalunya.


La selezione basca prima della partita contro la Catalunya dello scorso anno al Nou Camp.

Questo sabato si giocherà al San Mamés, che già adesso si preannuncia esaurito, la più classica delle sfide tra non-nazionali, ovvero Euskal Herria vs. Catalunya. I selezionatori baschi Iribar ed Etxarri hanno diramato oggi le convocazioni, con l'Athletic squadra leader per numero di giocatori presenti:

Portieri:
Lafuente (Espanyol); Riesgo (Real Sociedad).
Difensori: López Rekarte (Almeria); Amorebieta, Del Horno, Iraola (Athletic Bilbao); Labaka, Mikel González (Real Sociedad).
Centrocampisti: Gabilondo, Orbaiz, Yeste (Athletic Bilbao); Mendieta (Middlesbrough); Aranburu, Xabi Prieto (Real Sociedad); Puñal (Osasuna); Sirieix (Toulouse).
Attaccanti: Etxeberria, Aduriz, F. Llorente (Athletic Bilbao); J. Llorente (Valladolid).

La Catalunya risponde convocando per la prima volta Bojan, la stellina del Barça che a 17 anni è già una delle più grandi promesse del calcio mondiale, e richiamando giocatori del calibro di Xavi e Puyol, assenti da alcuni stagioni nella partita annuale della Selecció. Accanto ai grandi calibri c'è poi un nome sconosciuto ai più: è quello di Josep Maria Soler, 32enne attaccante del Manresa (Terza Divisione), convocato dal selezionatore Pere Gratacós come riconoscimento alle grandi prestazioni della rappresentativa amatoriale della Catalogna nella Coppa delle Regioni UEFA, la massima competizione continentale del calcio dilettantistico.

La partita verrà trasmessa in diretta da TV3, televisione catalana, e spero che sia visibile anche tramite Rojadirecta.com.

martedì 25 dicembre 2007

17a giornata: Athletic 1-1 Murcia.


Koikili ribadisce in gol la respinta di Notario sul rigore di Orbaiz (foto As).

Athletic: Aranzubia; Expósito, A. Ocio, Amorebieta, Koikili; David López (87' Luis Prieto), Orbaiz, Yeste, Gabilondo (64' Susaeta); Etxeberria (59' Aduriz), Llorente.
Murcia: Notario; De Coz, Ochoa, Mejía, Peña; Abel (84' De Lucas), Movilla, Pablo García, Regueiro; Goitom (76' Iñigo), Baiano (88' Richi).
Reti: 47' pt Koikili, 53' Baiano (rig.).
Arbitro: Alvarez Izquierdo (Colegio Catalán).

La storia si ripete per l'Athletic di Caparros, che gioca ogni partita casalinga come se fosse intrappolato in una clessidra di pietra: il copione è sempre lo stesso e anche il risultato finisce sovente per non mutare di una virgola da un incontro ad un altro. Fermo restando che il tecnico di Utrera deve avere tutto il tempo che gli occorre per risollevare una squadra disastrata, cominciano a nascere dei dubbi sull'effettiva bontà di questa squadra, incapace di tenere un risultato che sia uno contro avversari del calibro di Depor, Betis, Almeria e Murcia e sconcertante nella proposizione di un gioco offensivo che esuli dalla ricerca ossessiva della boa centrale o dal classico contropiede.
Veniamo alla cronaca. Caparros ovviamente schiera i suoi col suo classico 4-4-2 in linea e cambia solo una pedina rispetto allo 0-0 di Maiorca: fuori lo squalificato Iraola, dentro il desaparecido Exposito; in casa Murcia torna in campo Regueiro, esterno ex Valencia, Abel passa a destra e davanti restano più o meno isolati Goitom e Baiano.
L'avvio è arrembante da parte dei padroni di casa, che comandano dal primo minuto le operazioni e si installano stabilmente nella trequarti dei murciani, da parte loro incapaci di mettere il naso fuori dalla propria metà campo a causa del pressing asfissiante e delle linee molto alte dell'Athletic; i baschi, guidati da uno Yeste in grande spolvero, macinano gioco e si fanno pericolosissimi al quarto d'ora, quando un bel cross di Gabilondo pesca Llorente libero sul secondo palo: il riojano colpisce in diagonale per prendere in controtempo Notario, a mio avviso comunque in ritardo, ma l'urlo dei tifosi biancorossi viene cacciato in gola dalla beffarda respinta del palo. Sfortuna, certo, tuttavia resto convinto che Nando avrebbe potuto appoggiare comodamente in rete invece di cercare il gol di fino come ha voluto fare... Sembrano le prove generali del vantaggio, invece i Leoni si sgonfiano, perdendo aggressività e lasciandosi irretire dalla tattica ultra-difensivista del Murcia, che saggiamente lascia il pallone agli avversari e si limita ad occupare gli spazi, ben conoscendo la fatica che fanno i bilbaini quando si trovano contro una squadra schierata a difesa della propria porta. Yeste perde smalto, le fasce non girano e allora l'unico schema dell'Athletic diventa la palla lunga a cercare Llorente, che lotta come un disperato ma più di qualche fallo da posizioni interessanti non può ottenere. Proprio da un calcio di punizione dal limite, però, nasce il gol del vantaggio: Yeste calcia, Movilla respinge (col braccio? Le immagini non aiutano a capirlo) e il direttore di gara fischia il rigore. Orbaiz, evidentemente in vena di regali, sciupa calciando debolmente, fortuna vuole che il pallone resti in zona e che Koikili sia il primo ad avventarvisi: sinistro facile facile e primo gol in Primera per il nostro Koi, uno dei giocatori più amati dalla tifoseria (e soprattutto da me, come saprà chi legge assiduamente il blog), che festeggia nel migliore dei modi il suo ventisettesimo compleanno. Si va dunque al riposo con l'Athletic non proprio meritatamente in vantaggio e con la speranza di riuscire, per una volta, a condurre in porto il match.
La ripresa smentisce quasi subito i più ottimisti, e dopo un bel numero di Llorente (grande aggancio in area e sombrero su Ochoa vanificati dall'intervento di Peña) il Murcia pareggia. La squadra di Alcaraz beneficia al 52' di un rigore più che dubbio fischiato dall'arbitro per un leggerissimo contatto tra Aitor Ocio e Abel, peraltro avvenuto con la palla che stava ricadendo a campanile fuori dall'area, e Baiano non si fa pregare per realizzare l'1-1. Ci si attenderebbe la reazione rabbiosa dei baschi e invece sono gli ospiti a fare la partita da qui in poi: l'Athletic, come spesso è accaduto quest'anno, sembra rimasto negli spogliatoi e il Murcia spadroneggia sul terreno del San Mamés. I Leoni si sfilacciano in maniera più che visibile, la difesa viene lasciata scoperta da un centrocampo troppo leggero in mezzo e per gli avversari è fin troppo facile arrivare alla conclusione, sia attraverso il gioco sulle fasce che tramite degli sfondamenti centrali. Biancorossi vicinissimi alla capitolazione al 62' (pallonetto sulla traversa di Baiano dopo un'uscita fuori area di Aranzubia), al 67' (miracolo di Dani su colpo di testa da 3 metri di Regueiro) e al 68' (colpo di testa di Ochoa fuori di un niente), ma la buona stella dei baschi fa sì che il pallone non entri. Caparros prova a ridare un senso alla partita dei suoi con Aduriz e Susaeta, ma la sofferenza a centrocampo e gli scarsi rifornimenti offensivi permangono. La mossa giusta la fa Alcaraz, che toglie un Goitom impalpabile e mette dentro il basco Iñigo, bravo ad entrare subito in partita; l'ex attaccante dell'Eibar sfiora la rete con un destro a girare e provoca all'85' l'espulsione di Ocio, che lo stende sulla fascia entrando in palese ritardo. Baiano si trova sulla testa dopo tre minuti il pallone della vittoria, ma ancora una volta perdona l'Athletic spedendolo incredibilmente alto da pochi metri... Quando l'arbitro fischia la fine il San Mamés prima tira un sospiro di sollievo, quindi sommerge di fischi i biancorossi, ancora una volta impresentabili dopo un primo tempo giocato meglio dei loro avversari.
Questi cali di concentrazione, uniti all'ormai atavica incapacità di fare gioco quando a chiudersi sono gli altri, rappresentano il più grande dilemma dell'Athletic di Caparros: la prima volta passi, la seconda pure, ma la quarta o quinta rimonta subita in casa contro avversari di spessore limitato è inammisibile. Speriamo che la pausa natalizia serva a tecnico e giocatori per riflettere su queste gravi lacune che stanno impedendo alla squadra di compiere quel salto di qualità definitivo che stiamo aspettando da ormai troppo tempo.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Koikili, piccolo grande uomo, che si toglie la soddisfazione di realizzare la prima rete in Primera proprio nel giorno del suo compleanno; nel contesto di una partita scialba, una delle poche note liete è il prosieguo della favola di questo ragazzo, sempre più sorpresa di questa Liga. Si conferma Llorente, che lotta con profitto nella morsa dei due centrali del Murcia ed è senza dubbio l'attaccante più pericoloso dei biancorossi (certo che quel palo...). Aranzubia salva tutto con la paratona su Regueiro, Gabilondo non meritava la sostituzione, anzi.
Continua stabilmente ad albergare tra i peggiori David Lopez, inesistente sulla destra: non salta l'uomo, non crossa, rallenta l'azione ed è insomma ancora un corpo estraneo in questa squadra, lontano parente dell'ottimo cursore visto l'anno scorso a Pamplona; ho azzardato per lui un paragone (scherzoso, ma non troppo) con Arturo Igoroin "Sivori", pagato anni fa fior di pesetas dall'Athletic e rivelatosi un "pacco" micidiale...è sicuramente prematuro bocciare il riojano, ma è indubbio che lui debba darsi una svegliata. Dopo alcune grandi prestazioni Etxebe sembra a secco di benzina: urge un cambio con Aduriz. Si spenge dopo venti minuti positivi Yeste, malinconicamente lontano dalla sua zona di campo prediletta, mentre Exposito dà ragione a chi ne aveva accolto la presenza tra i titolari con sospetto: in 90 minuti non riesce ad alzare un pallone che sia uno, vederlo giocare con la maglia biancorossa è deprimente.

martedì 11 dicembre 2007

15a giornata: Athletic 0-1 Real Madrid.

Athletic Club: Aranzubia; Ustaritz (40' Orbaiz), A. Ocio, Amorebieta, Koikili; Iraola, J. Martínez (59' Aduriz), Yeste, D. López; Etxeberria (67' Gabilondo), Llorente.
Real Madrid: Casillas; Ramos, Pepe, Cannavaro, Torres; Sneijder (74' Gago), Diarra, Baptista, Robinho (88' Robben); Raúl, Van Nistelrooy (82' Guti).
Reti: 55' Van Nistelrooy.
Arbitro: Medina Cantalejo (Colegio Andaluz).

C'è poco da fare: nel calcio moderno, così equilibrato e in cui ogni partita nasconde delle insidie, spesso vince chi ha i fuoriclasse dalla sua. Tra i tanti campioni che giocano nel Real Madrid, ci sono un centravanti che spesso mette dentro il primo pallone pulito che tocca e un portiere inferiore solo all'inarrivabile Buffon, e una loro serata di grazia basta e avanza a spiegare il motivo per cui una partita giocata più o meno alla pari, con occasioni da una parte e dall'altra, alla fine sia terminata con la vittoria di una delle due contendenti. Pazienza, l'Athletic è uscito comunque a testa altissima dall'ennesimo confronto coi suoi rivali storici e può ben dire di aver finalmente intrapreso la giusta strada per risalire la china dopo due stagioni disastrose.
Caparros decide di adattarsi all'avversario e cambia diverse pedine rispetto all'impresa di Valencia, proponendo Ustaritz a destra con l'evidente compito di controllare Robinho, Iraola avanzato sulla linea di centrocampo e Javi Martinez al posto di Orbaiz; confermati Llorente al fianco di Etxebe in attacco e Yeste nel nuovo ruolo di regista centrale. Schuster risponde con Baptista e Sneijder ancora titolari e la rodata coppia offensiva Raul-Van Nistelrooy, capace di mettere in crisi qualsiasi difesa. L'inizio è molto promettente per i biancorossi, già al tiro con Javi Martinez dopo 4 minuti; l'atmosfera eccezionale del San Mamés, il cui ruggito è ben udibile perfino via web sopra le voci dei cronisti, sembra caricare i Leoni, che pressano molto alto i portatori di palla del Real e paiono voler aggredire l'avversario più che aspettarlo per poi ripartire come domenica scorsa. I padroni di casa hanno anche una ghiottissima palla-gol che capita sul destro di Iraola, servito da un retropassaggio di testa di Cannavaro che definire ridicolo è poco, ma a tu per tu con Casillas il nostro Andoni si smarrisce e conclude sul portiere. Gli ospiti, inizialmente un po' molli, fanno capire di cosa sono capaci al minuto 11, quando giungono per due volte alla conclusione senza che la palla abbandoni i dintorni della porta biancorossa, salvata con prontezza di riflessi da un Aranzubia reattivo. Quando i blancos guadagnano metri danno sempre l'impressione di poter far male, grazie alla loro capacità di scambiarsi il pallone in spazi ristretti e di fare a fettine le difese altrui coi movimenti perfetti degli attaccanti, tuttavia l'Athletic, pur arretrando, tiene bene il campo e dimostra di aver appreso con profitto le lezioni difensive di Caparros. I Leoni lasciano il possesso palla agli avversari proprio come contro il Valencia, presidiano le zone di campo in cui staziona il pallone con grande applicazione e rapidi raddoppi e non aspettano altro che di recuperarlo per lanciarsi in contropiede sfruttando la velocità di Etxebe e degli esterni oppure il lancio in verticale per Llorente. Esemplare l'azione che porta alla miglior occasione bilbaina del primo tempo: palla lunga verso Nando, spizzata dietro per Etxebe che allarga a sinistra su Koikili, il cross del terzino è immediato e pesca ancora Llorente, bravo a girare subito di testa. I tifosi stanno già per esultare ma hanno fatto i conti senza Casillas, a dir poco prodigioso nello sradicare dalla propria porta il bel cabezazo di Nando. Passato il pericolo, il Real ricomincia a macinare gioco grazie alla superiorità numerica in mediana, zona nella quale Yeste stenta a carburare, e cerca sovente Robinho, ispirato e attivo nonostante la marcatura di Ustaritz, a dire il vero non esattamente efficace; la pressione merengue è continua ma non produce granché, eccezion fatta per un tiro fuori di poco di Ramos (uguagliato da una conclusione appena alta di David Lopez dopo un paio di minuti) e un gol annullato allo stesso terzino destro per una netta posizione di fuorigioco, anche se nell'occasione bisogna sottolineare l'incertezza in uscita, l'ennesima, di Aranzubia. Prima del termine del primo tempo Ustaritz esce per infortunio e Caparros ridisegna la squadra, riportando Iraola nella sua posizione preidiletta di fluidificante e schierando un centrocampo composto da due mediani, Javi Martinez e il neo-entrato Orbaiz, e tre mezzepunte (David Lopez-Yeste-Etxebe) a supporto di Llorente.
Al rientro in campo dopo l'intervallo le cose non mutano, tuttavia a spezzare l'equilibrio arriva il gol di Ruud Van Nistelrooy, che approfitta di un errore in disimpegno di Aitor Ocio, pressato da un generosissimo Raul, si invola e batte Aranzubia con un destro potente ma centrale, che coglie purtroppo impreparato il nostro numero 13. La partita si fa in salita per l'Athletic, che deve giocoforza alzare il baricentro (Caparros inserisce subito Aduriz per Javi Martinez) e si espone così alle terribili folate offensive delle merengues, vicinissime al raddoppio al 68' ancora col suo ariete olandese, splendido nel saltare in dribbling Aranzubia dopo un invito di tacco di Raul ma anticipato al momento del tocco a porta vuota da un recupero di Koikili degno di un centometrista. Il Real, libero di giocare nelle voragini che si aprono sul terreno di gioco per il generoso tentativo di rimonta biancorossa, difetta di cattiveria e di fortuna negli ultimi metri: prima Robinho coglie il palo dopo un doppio passo stile Pro Evolution Soccer su Amorebieta, quindi Baptista, molto positivo, sfiora l'incrocio dei pali su punizione. In mezzo a queste due ghiottissime occasioni c'è l'unica palla del pareggio creata dai Leoni dopo il gol di Van Nistelrooy, purtroppo i madrileni hanno Casillas in porta e il diagonale di Llorente, destinato ad insaccarsi senza scampo, viene deviato dal numero 1 della Spagna di quel tanto che basta per finire fuori dopo aver fatto la barba al palo. Schuster decide di non rischiare nulla negli ultimi minuti ed inserisce Guti per tenere palla e addormentare la gara, operazione che riesce perfettamente visto che l'Athletic non si avvicina più alla porta avversaria fino al fischio finale.
Resta un grande amaro in bocca ai tifosi biancorossi: il pari sarebbe stato il risultato più giusto, un tempo e un punto per uno e tutti a casa felici e contenti. Il dio del calcio non ha voluto questa equa ripartizione della posta in palio e ha dato il suo favore al Real, tuttavia, come dicevo all'inizio, i Leoni sono usciti dal confronto a testa alta. Erano già due anni che i madridisti maramaldeggiavano a Bilbao, mentre stavolta hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per venire a capo di una sfida difficile e molto intensa. L'Athletic ha dato ancora una volta l'idea di essere quasi uscito dal brutto tunnel in cui è precipitato dalla fine della brevissima era Mendilibar e di questo non possiamo che gioire. Certo, mancano ancora diversi gradini da salire per poter rivaleggiare per un posto al sole in classifica, però i progressi che questa squadra evidenzia di partita in partita sono evidenti e fanno ben sperare per il futuro. La rosa è giovane e ha ampi margini di miglioramento, l'allenatore c'è e finalmente si vede un'idea di gioco, un'organizzazione di squadra, qualcosa di pensato e provato insomma. L'improvvisazione non abita più qui, e questo è senza dubbio un passo avanti notevole.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: la copertina va a Koikili, sempre più sorprendente, sempre più anima operaia di questa squadra. Leggevo qualche giorno fa su As che Koi in gioventù è stato campione spagnolo di lotta, e forse è da questa antica e nobile disciplina che deriva il suo modo di giocare: generosissimo, agonisticamente feroce ma mai cattivo, difende con ordine ed è sempre pronto a salire per proporre quei cross tagliati che il suo buon mancino gli permette. Caparros continua a preferirlo a Del Horno e per ora non gli si può dare per niente torto. Llorente si conferma dopo la grande prova del Mestalla; il numero 9 dà battaglia su ogni pallone proveniente dalla retrovie ed è anche l'uomo più pericoloso tra i biancorossi: solo un Casillas formato Batman gli strozza per due volte in gola l'urlo del gol. Bene Amorebieta al centro della difesa, Iraola è diligente come suo solito.
Dispiace inserirlo per la terza volta nella lista dei peggiori, ma Aranzubia non può non scontare l'errore gravissimo sul gol di Van Nistelrooy. Il tiro di Ruud è una sassata, certo, ma il goffo intervento di Dani non è il modo migliore per replicare a una conclusione del genere...peccato, perchè nel primo tempo il riojano aveva sventato diverse occasioni e sembrava avviato ad una serata da protagonista in positivo. Brutta, molto brutta la palla persa da Aito Ocio che dà il via all'azione del gol madridista: è il secondo errore decisivo per l'ex Siviglia dopo il comico autogol del Montjuic, speriamo che con quello di ieri la serie sia terminata, almeno per il momento. Partita anonima di David Lopez sulla sinistra, mentre non si capisce se quello entrato al posto di Javi Martinez sia Aduriz oppure il cugino scarso. Passo indietro di Yeste nel suo processo di adattamento alla posizione di pivote: il centrocampo merengue lo stritola e Fran perde la bussola, non riuscendo più ad azzeccare una giocata neppure quando torna nell'originaria posizione di trequartista.

mercoledì 5 dicembre 2007

14a giornata: Valencia 0-3 Athletic.

Valencia: Cañizares; Miguel, Albiol, Marchena, Moretti; Joaquín, Fernandes (62' Vicente), Edu (70' Albelda), Silva; Morientes (61' Zigic), Villa.
Athletic: Aranzubia; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili; D. López, Orbaiz (53' Javi Martínez), Yeste (76' Garmendia), Gabilondo (68' Murillo); Etxeberria, Llorente.
Reti: 32' Yeste, 61' e 91' Llorente.
Arbitro: Ontanaya López (Colegio castellano-manchego).

Nel 1988 il Muro di Berlino era ancora in piedi, Reagan e Gorbaciov parlavano di disarmo nucleare e l'Athletic ricordava ancora nitidamente il suo ultimo titolo liguero, conquistato appena quattro stagioni prima con Clemente in panchina. Nel 1988 Francisco Javier Yeste aveva 11 anni e probabilmente incantava le platee formate dai genitori dei suoi compagni di squadra, mentre Nando Llorente di anni ne aveva tre e col pallone ci giocava soprattutto con le mani. Il 3 gennaio del 1988 i Leoni battevano per l'ultima volta il Valencia in trasferta grazie ai gol di Uralde e Patxi Ferreira...per l'ultima volta prima di domenica, quando le reti proprio di Yeste e Llorente hanno permesso di espugnare il Mestalla ponendo fine a un digiuno lungo 20 anni. Dopo il triplice fischio, Caparros ha parlato di partita già entrata nella storia: come dargli torto? Jokin si merita un applauso a scena aperta per aver preparato, gestito e vinto senza appelli un match storicamente avverso ai colori biancorossi; ma queste, si sa, sono le gare predilette dal tecnico di Utrera, che può mostrare tutta la sua perizia nell'organizzazione difensiva e nell'impostazione del contropiede contro avversari che sono costretti a tenere in mano il pallino del gioco.
L'allenatore dei bilbaini conferma l'undici reduce dal 2-2 casalingo col Depor, dunque spazio ad un 4-4-2 con Yeste e Orbaiz a centrocampo, David Lopez a destra e Llorente confermato al fianco di Etxeberria; Koeman risponde con un atteggiamento tattico speculare, la novità consiste nell'assenza di Albelda in mediana dove giostra l'inedita coppia Edu-Manuel Fernandes. L'inizio dei padroni di casa è buono e dopo soli tre minuti a Silva capita la palla dell'1-0 , ma il talentino ché apre troppo il tocco sull'uscita di Aranzubia e manda fuori. Sembra l'inizio della fine, invece da lì in avanti per l'Athletic sarà un crescendo rossiniano. I biancorossi giocano con applicazione e intelligenza tattica straordinarie, e il modo in cui lo fanno è un vero spettacolo per gli amanti dell'organizzazione calcistica: squadra corta, pressing asfissiante non appena gli avversari passano la linea mediana, sincronia perfetta nel movimento dei reparti, grande sacrificio da parte di tutti, attaccanti in primis, nella fase di non possesso, raddoppi immediati, ottima copertura della propria metà campo...insomma, una prestazione da manuale del calcio difensivo. La manovra d’attacco dei Leoni si basa sui lanci lunghi per Llorente, che doma un'infinità di palloni provenienti dai dietro e fa spesso salire i compagni appoggiando poi sulle fasce, e sui rapidi contropiede innestati dall'asse Yeste-Etxeberria. Proprio il Gallo è il primo ad andare pericolosamente al tiro al 20', imitato pochi minuti più tardi da un attivo Gabilondo: Cañizares c'è in entrambi i casi. Il portiere del Valencia, tuttavia, non può davvero nulla sulla punizione di Yeste al 32', un sinistro forte e telecomandato che si insacca all'incrocio dei pali sul lato della barriera; è il primo gol stagionale per Fran, il cui rientro in prima squadra si è fatto sentire, eccome. Gli uomini di Koeman accusano il colpo e iniziano a spingere con intensità tra la fine del primo tempo e i primi 10 minuti della ripresa, dominando nel possesso palla (volutamente lasciato loro dall'Athletic) senza però mettere insieme palle gol pulite. Aranzubia resta praticamente inoperoso, buon per lui che la coppia di centrali Amorebieta-Ustaritz non lasci passare nemmeno uno spillo e che sulle fasce i continui raddoppi inibiscano l'azione di Joaquin e Silva. Se la spinta dei levantini produce poco davanti a Dani, ha comunque l'effetto di aprire spazi larghissimi per le ripartenze basche. Al 60' Etxeberria, molto frizzante, scappa sulla sinistra, chiede e ottiene l'uno-due ma cicca il tiro in area; nemmeno il tempo di imprecare che Iraola ruba palla a centrocampo e premia il movimento di David Lopez sul vertice destro dell'area: il cross del riojano sul secondo palo trova Llorente libero come Michael Scofield fuori da Fox River (chi non capisce la citazione si guardi Prison Break) e l'incornata di Nando è il degno epilogo di una splendida azione. 0-2 al 61', Mestalla annichilito, Valencia di più. Koeman prova a giocarsi il tutto per tutto con i centimetri di Zigic e la classe di Vicente, Caparros risponde con cambi accorti nella zona di centrocampo e la squadra non sembra soffrire più di tanto. Il "guaje" Villa, l'ultimo ad arrendersi, e Joaquin creano un paio di azioni pericolose, ma Aranzubia mette una pezza sulla conclusione dell'asturiano e il resto lo fa l'imprecisione al tiro dell’ex stella del Betis. Nel recupero arriva un'altra bastonata per il Valencia, che paga un'uscita avventurosa di Cañizares con il 3-0 realizzato ancora da Llorente, ai suoi primi gol ligueri della stagione. Al triplice fischio dell'ottimo esordiente Ontanaya López si scatena la pañolada dei tifosi del Valencia, mentre per i sostenitori dell'Athletic c'è da festeggiare una vittoria eccezionale su uno dei campi più indigesti degli ultimi anni. Certo, il Valencia allo sbando di questo periodo è distante anni luce dalla squadra scintillante di Benitez, Cuper e perfino Ranieri n°1, ma i biancorossi la scorsa stagione non ne avrebbero saputo approfittare, anzi...nelle ultime due annate, la squadra bilbaina fungeva spesso da panacea dei mali altrui, prodiga com'era nel regalare punti a destra e a manca; adesso, al contrario, gli zurigorri sono cinici, determinati e danno l'idea di non fare mai ponti d'oro agli avversari. Se Caparros riuscirà ad eliminare i problemi nella gestione del risultato e nello sviluppo del gioco offensivo contro avversarie che non attaccano a testa bassa, probabilmente ci sarà da divertirsi.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: il Mestalla è un campo che porta bene a Fernando Llorente. L'anno scorso il numero 9 vi siglò il gol del pari al 90', stavolta fa ancora meglio realizzando la sua prima doppietta da quando gioca nella Liga; oltre ai gol, però, bisogna sottolineare la grande prestazione da boa di Nando, che di testa è insuperabile, lotta senza paura in mezzo ai centrali avversari ed è bravissimo a smistare un'infinità di palloni ai compagni che accorrono da dietro. Dopo la buona prova contro il Depor, la conferma a Valencia: il prossimo esame si chiama Real Madrid. Strepitosi Gabilondo e David Lopez, utili come non mai nel raddoppio costante sulle ali levantine e sempre rapidi nel far ripartire l'azione; Igor è continuo nelle due fasi (sorprendete il suo rendimento finora se paragonato a quello dell'anno scorso), David è più altalenante ma ha il merito di servire un pallone d'oro a Llorente per il 2-0. Da promuovere in blocco tutta la linea difensiva: sempre attenti Amorebieta e Ustaritz, che formano una coppia perfetta (il primo è fortissimo sulle palle alte e rognoso in marcatura, il secondo gioca molto in anticipo e sa dare i tempi giusti al reparto), Iraola è instancabile e preciso, Koikili continua ad impressionare per furore agonistico e applicazione totale agli schemi di Caparros. Etxeberria è sgusciante come ai bei tempi, Yeste è semplicemente unico: gioca con un'umiltà straordinaria, si sacrifica moltissimo e riesce pure a piazzare una zampata d'autore con la punizione dell'1-0.
Detto che nell'Athletic non gioca male nessuno, Aranzubia è un po' incerto ma si riscatta negando a Villa il 2-1 che avrebbe aperto le porte all'arrembaggio finale del Valencia. Orbaiz non è molto appariscente, fare il mediano di puro contenimento non è proprio il suo ruolo ideale.

domenica 2 dicembre 2007

sabato, 01 dicembre 2007

Altri due articoli della nostra fanzine online.

FIGLI DI BIZKAYA
di TXEMI GUERRA

Ciao ragazzi.
Chissà se vi ricordate di quel post che scrissi parlando della cantera dell'ATHLETIC, che si riferiva in particolare a mio nipote JOSUTXU e a migliaia di bambini baschi che cominciavano i primi allenamenti di calcio nei rispettivi club delle città e paesini di tutta Bizkaya. Avevo posto l'accento sul fatto che i bambini di tutta Bizkaya, praticamente nelle sua totalità, sono autentici tifosi e tutti si allenano con la maglietta zurigorri rendendo omaggio, ma anche come desiderio, intenzione di poter essere un giocatore dell'ATHLETIC.
Sapete che i giocatori quando si ritirano dal club, mostrano una enorme tristezza e si emozionano a tal punto che è impossibile trattenere le lacrime o esprimere pubblicamente sentimenti come, per fare un esempio, le parole di JAVI GONZALEZ " essere un giocatore dell'ATHLETIC è la cosa più bella che mi sia capitato nella vita " o quelle di JOSU URRUTIA, che quando gli dissero che avevano intenzione fi omaggiarlo con una partita lui rispose " L'omaggio dovrei farlo io all'ATHLETIC, che mi ha dato la possibilità di giocare per la squadra della mia terra". Suppongo che tutti abbiate visto le immagini dell'emozione di JULEN GUERRERO il giorno del suo ritiro, cosa che gli impedi di terminare il discorso che aveva preparato.
Detto questo, mio nipote per mio nipote non sarà differente, sta lavorando duramente per poter un giorno entrare nel Club e poter aspirare a essere uno dei giocatori che ho citato, e questo ci da la tranquillità perchè come lui ci sono migliaia di bambini in Bizkaya che stanno lavorando allo stesso modo, spinti anche dai loro genitori che gli inculcano i valori e la filosofia del nostro amato ATHLETIC, perchè sappiano che un giocare nell'ATHLETIC non è una maniera per fare soldi avere fama e vincere trofei, ma è un privilegio perchè hanno la possibilità di difendere i colori di un Club, di una terra e di un popolo : più che giocatori saranno i nostri rappresentanti.
Basandomi sull'esperienza dei miei genitori, sulla mia, che è quella che inculchiamo a nostri figli, personalmente credo che la filosofia dell'ATHLETIC è la seguente :

CLUB VASCO, PROPIEDAD DE SUS SOCIOS Y AFICIONADOS, JUGADORES VASCOS O DE LA CANTERA VASCA, INDUMENTARIA SIN PUBLICIDAD COMERCIAL Y CAMPO PROPIO EXCLUSIVAMENTE PARA JUGAR AL FÚTBOL.

Per concludere, vi ringrazio per la vostra attenzione, e vi informo che JOSU GOIRIGOLZARRI ( mio nipote, e protagonista indiretto delle mie riflessioni dell'Athletic ) è l'attuale "Pichici" del torneo che disputa con la sua squadra, il Berango, avendo segnato 10 gol in 3 partite, con una media impressionante di 3,3 gol a partita.
Immaginatevi come "stiamo" in famiglia.
Aupa Athletic!!!

Il pezzo che segue è mio, perdonate l'immodestia!


UNA GITA ALLA "CATEDRAL"

di EDOARDO MOLINELLI

Ciò che colpisce di più non è il verde intenso del terreno di gioco, un manto erboso perfetto, senza difetto alcuno, che sembra messo lì dal dio del calcio in persona per consentire ai giocatori di esprimersi al meglio delle loro capacità. Non è neppure l'arco, un elemento talmente ardito e famoso da poter essere inserito di diritto nella galleria delle bellezze architettoniche di Bilbao, insieme al Ponte dell'Ayuntamiento, al Guggenheim e ai celeberrimi ingressi della Metro. Quello che rimane impresso del San Mamés, la Cattedrale, sono le vibrazioni: intense, lunghe oppure brevissime, percorrono i gradoni dello stadio come se fossero un'avvisaglia di un terremoto, mentre sono solo l'espressione fisica dei ruggiti del pubblico. Ad ogni azione segue un'esclamazione collettiva, e ad ognuna di esse si accompagna il tremito del cemento, che ti entra nelle ossa e le scuote, le sbatacchia, le trasporta dentro l'oceano biancorosso che domina sulle gradinate. Andare a vedere una partita al San Mamés non è un passatempo, è un'esperienza mistica. L'aria che si respira già all'esterno dell'impianto ha qualcosa di irreale, di magico, come se provenisse dalle nebbie di un passato in cui gli idoli da tifare si chiamavano Pichichi, Zuazo, Belauste e che non se n'è mai andato del tutto, ma che anzi ancora vive nei dintorni della Cattedrale e le conferisce quell'aura di sacralità che non si respira in nessun altro stadio del mondo. La leggenda si alimenta di sé stessa nella casa dei Leoni, sopravvive e si tramanda di padre in figlio, dando alla gente di questa città l'illusione di poter tornare, un giorno, a vincere, o per lo meno rendendola fierissima di tifare per un club così grande e così unico, un club senza uguali nella storia del football. Il popolo dell'Athletic inizia ad invadere le strade intorno allo stadio molto tempo prima che la partita abbia inizio, e come la marea che sale lenta ma inesorabile finisce per riempire ogni spazio con i suoi colori e il suo sano casino. Camminare in mezzo ai tifosi è la prima forte esperienza che travolge il visitatore, poco abituato ad uno spettacolo così ridente e gioioso nei pressi di un impianto di calcio; la folla è rumorosa e allegra, i cori si alzano coinvolgendo un po' tutti, insomma il caos è organizzato e prepara perfettamente a ciò che avverrà di lì a un'ora. Dopo aver camminato a lungo in mezzo ad una folla vestita di bianco e rosso, si entra finalmente nella Cattedrale, si percorrono le scale verso le gradinate ed ecco apparire d'improvviso il terreno di gioco, un lampo di verde nel grigio del cemento armato. Il campo è lì, vicinissimo, e alzi la mano chi è stato al San Mamés e non ha desiderato nemmeno per un attimo di poter scavalcare i cartelloni e fare un paio di tiri su quell'erba spettacolare, portandone magari con sé un ciuffo per ricordo. Io, abituato a vedere le partite domenicali al "Lungobisenzio" di Prato, la prima volta quasi non mi capacitavo di quanto il pubblico fosse vicino al terreno, ai giocatori, ai gol…una sensazione bellissima, nuova, di totale libertà vista l'assenza di barriere. E poi, la partita. Impossibile non esaltarsi come pazzi totali di fronte allo spettacolo dei cori che partono spontaneamente da ogni angolo dello stadio, dei boati che accompagnano ogni azione offensiva dei Leoni, dei colori delle curve, senza ovviamente dimenticare il variegato e allegrissimo popolo biancorosso. Uno spettacolo nello spettacolo, senza ombra di dubbio. L'adrenalina scorre a fiumi non solo in campo, ma anche sulle tribune…si salta, si urla, si canta, ci s'incazza, si gioisce, si abbraccia gente sconosciuta e si diventa amici di tutti in pochi secondi. La sensazione è quella di far parte di una grande e benevola famiglia, di avere nei 40.000 presenti altrettanti fratelli e sorelle. Gli aneddoti che avrei da raccontare sulle due partite che ho visto alla Catedral sono innumerevoli: dal vicino di posto con cui ho parlato della classifica dell'Athletic in chissà quale lingua al tizio sopra di noi che ha tentato per un tempo intero di offrire una birra a Nello, dall'abbraccio collettivo dopo il 3-2 al Mandril di Del Horno alla spogliarello che ho improvvisato a fine match perché, sprovvisto di sciarpa, volevo comunque innalzare qualcosa di biancorosso e non mi restava che la maglia…e poi i cori per Julen, quelli nel prepartita sulla moglie di Zidane, la bellissima atmosfera di un derby con la Real vissuto in Preferencia Sur, e chissà quanti altri ne dimentico. Insomma, non ci sono parole per descrivere cosa significhi una partita al San Mamés. Se poi, una volta usciti, vi capita la fortuna di incrociare un vostro idolo e di farci pure un paio di foto insieme, prima che lui se ne torni a casa a piedi (!), beh, cosa volete di più dalla vita? Non perdete tempo, la Cattedrale vi aspetta!

Cenni storici
Il San Mamés, opera dell'architetto basco Manuel María Smith Ibarra, è il più antico stadio spagnolo. La prima pietra dell'impianto bilbaino venne posata il 20 gennaio del 1913 e nell'agosto di quello stesso anno, più precisamente il 21, fu disputata la prima gara all'interno della Catedral, avversario il Racing Irun. Seve Zuazo ebbe l'onore del calcio d'inizio, mentre il primo gol ufficiale al San Mamés venne realizzato da Rafael Moreno Aranzadi "Pichici", e chi oltre a lui avrebbe potuto farlo? Inizialmente capace di contenere 3.500 persone, lo stadio venne ampliato più volte (leggendaria la costruzione di un'intera tribuna coi soldi ricevuti dal Barcellona per la cessione di Jesus Garay, nel 1960) fino a raggiungere la capienza attuale di 40.000 posti a sedere, tutti al riparo delle intemperie grazie ai numerosi interventi di copertura eseguiti nel corso degli anni. Il famoso arco della tribuna centrale, uno dei simboli della città di Bilbao, venne costruito nel 1952. Risale al 1982, anno dei Mondiali in Spagna, l'ultima grande ristrutturazione del San Mamés, mentre nel 1997 è stata tolta la caratteristica recinzione che separava il campo dalle gradinate e su cui migliaia di volte i tifosi si sono arrampicati per festeggiare un gol o accendere una torcia a inizio partita. In quello stesso anno sono stati eliminati i 10.000 posti in piedi per ottenere l'omologazione secondo le normative FIFA.
Il nome dello stadio viene dal vicino asilo di San Mamés, sul cui terreno sorge l'impianto. Tra l'altro, il soprannome di Leones attribuito ai giocatori biancorossi deriva proprio dallo stesso santo (San Mamante in italiano), che l'iconografia cristiana rappresenta come un fanciullo circondato da dei leoni: da qui l'associazione coi calciatori dell'Athletic che, in effetti, ronzano sempre intorno al santo!

Concludo con la rubrica di Igor sui precedenti tra Valencia e Athletic al "Mestalla".

VALENCIA - ATHLETIC, LE STATISTICHE
di IGOR

Si compiono ora vent'anni dell'ultima vittoria dell'Athletic al Mestalla. L'anno 1988 cominciava per i zurigorriak con vittoria nella città del Túria, quando due gol (di Ferreira e Uralde) lasciavano senza valore la rete di Madjer. Da allora i nostri non sono mai più stati in grado di vincere (si badi che in quella stagione 87/88 il Valencia tornava in A dopo un anno, l'ultimo della sua storia, passato in B). Risulta molto curioso, d'altronde, osservare come la disastrosa traiettoria seguita dall'Athletic a Valencia rispecchi quasi in modo uguale quella della squadra ché a Bilbao. Mentre delle 72 partite giocate a casa loro se ne sono perse ben 43 (!), per 19 pareggi e dieci vittorie - 148 gol contro e 72 a favore, un misero gol a partita - loro, al San Mamés, non hanno fatto molto meglio: 44 sconfitte, 15 pareggi e 13 vittorie, per 160 gol contro e 89 reti a favore. Non so se si è già capito che tutto questo non è altro che un espediente per guadagnare tempo prima di dirvi che ci ritroviamo davanti a una delle trasferte peggiori (se non la peggiore) di tutta la stagione. Il Mestalla è un campo dove, come vedete, l'Athletic ha patito sempre molto nella sua lunga e gloriosa storia. Ovviamente guardare i dati della storia dello scudetto a tre punti (la Liga de Bosman, preferirei chiamarla) sono ancora più orripilanti: nove sconfitte, quattro pareggi (di cui tre negli ultimi tre anni) e nessuna, ripeto NESSUNA vittoria. Abbiamo segnato 13 gol (siamo conservatori, ci piace mantenere la tradizione del gol per partita), mentre ci hanno rifilato la bellezza di 32 reti. quattro punti di 39 possibili. Non male. Partita in diretta su Sky, il che significa che giochiamo quando gli altri si fanno la doccia, fatto che ci permette di sapere a quanta distanza della retrocessione ci lasceranno la logica sconfitta o il miracoloso pareggio. La vittoria, be', quella, al Mestalla, non esiste, quindi datevi pace, non soffrite, pregate perché perdano Betis, Recre e Levante, e prepariamoci a ricevere come si deve il Real Madrid, cercando, lì si, una vittoria (la prima) di prestigio in questa volgare stagione.

martedì 27 novembre 2007

13a giornata: Athletic 2-2 Deportivo.


Taborda prende l'ascensore e incorna il pallone del 2-2 (foto As).

Athletic Club: Aranzubia; Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; David López (84' Ustaritz), Orbaiz, Yeste, Gabilondo; Etxeberria (70' Susaeta), Llorente (75' Aduriz).
Deportivo de La Coruña: Aouate; Barragán (58' Taborda), Piscu, Coloccini, Manuel Pablo; Juan Rodríguez (55' Riki), Sergio, De Guzmán, Guardado; Verdú; Xisco (40' Bodipo).
Reti: 23' Barragán (ag), 53' David López, 62' Riki, 90' Taborda.
Arbitro: Rodríguez Santiago (Comité Castellano-Leonés).

Problema: gettare al vento una vittoria già in tasca. Svolgimento dell'Athletic: dominare in lungo e in largo nel gioco e portarsi sul 2-0 a mezz'ora dal termine; prendere un gol a causa di una punizione evitabile; impaurirsi, far entrare un difensore in più ma evitare accuratamente di rimpolpare una mediana sguarnita; addormentarsi in difesa al 90' e beccare la rete del pari su un cross lento dalla trequarti. Voto: 10 e lode.
A parte l'ironia, non par vero di lasciare altri due punti per strada proprio all'ultimo minuto: dopo la beffa del Montjuic (autogol incredibile di Aitor Ocio nel recupero), ecco il 2-2 interno contro il Depor di Lotina, squadra inguardabile che per 60 minuti non riesce a costruire un'unica azione degna di nota. Sarà bene che Caparros rifletta a lungo su questa incapacità dei Leoni di gestire un risultato favorevole, senza dubbio il limite più evidente che la squadra ha mostrato fin qui sotto la sua gestione. Il tecnico di Utrera deve forzatamente rinunciare a Javi Martinez, squalificato, e opta per l'inserimento dal primo minuto di Yeste, positivo in Coppa contro l'Hercules, protetto in mediana da Orbaiz; in realtà, il rombo che dovrebbe derivarne si trasforma spesso in un centrocampo in linea, visto che Fran ripiega spesso e volentieri e agisce più come regista che da fantasista puro. La mossa di Jokin non è del tutto nuova, poiché anche "baffone" Mané aveva provato il numero 10 nel doble pivote la scorsa stagione, a dir la verità con risultati non troppo esaltanti...stavolta Yeste sembra trovarsi più a suo agio, anche perchè la coppia centrale del Depor, formata da De Guzman e Sergio, bada solo a spezzare il gioco altrui e non costringe Fran ad un lavoro di interdizione che non è nelle sue corde e che infatti viene svolto senza troppi patemi dal solo Orbaiz, tra l'altro solitamente esentato dal grosso dei compiti di copertura. La coppia offensiva Etxebe-Llorente, con quest'ultimo preferito ad Aduriz dopo la buona prova di Alicante, trova così ottimi rifornimenti dai centrocampisti e mostra subito di poter creare pericoli alla porta dei galiziani, in particolar modo grazie ad un Nando finalmente incisivo. I biancorossi prendono subito il comando delle operazioni e schiacciano fin dai primi minuti di gioco gli avversari nella propria metà campo, creando anche palle gol ad una frequenza maggiore del solito. All'11' Iraola fa tremare il palo alla sinistra di Aouate con una bordata impressionante da 30 metri, calciata di collo esterno di prima intenzione: poteva essere il gol della giornata, invece al terzino resta solo una grande amarezza. Ciò che la fortuna ha tolto ad Andoni, lo restituisce al 23' sotto forma di un autogol che ha del clamoroso: Llorente controlla male un cross del solito Iraola, la palla si impenna e Barragan, nel tentativo di liberare, colpisce malamente di testa spedendola con un pallonetto beffardo nella propria porta. I Leoni quasi si vergognano per essere passati in vantaggio così e tentano di restituire il favore con Amorebieta, che sfiora di nuca una punizione tagliata di Verdú e batterebbe Aranzubia se Koikili non apparisse all'ultimo momento deviando la sfera in angolo. Senza regali del genere il Depor non è mai pericoloso e sembra anzi già rassegnato alla sconfitta, tanto che i biancorossi continuano a disporre a loro piacimento del match, attenti in difesa e molto bravi nel mantenere un produttivo possesso palla. Llorente al 37' potrebbe segnare il 2-0, ma il cross di Iraola (e chi sennò?) stavolta è lungo di un paio di centimetri....Nando vola in spaccata senza trovare la palla, meritandosi però gli applausi convinti del San Mamés.
La ripresa riparte da dove era terminata la prima frazione, e dopo appena 8 minuti l'Athletic raddoppia. Yeste pesca magicamente Gabilondo sul lato sinistro dell'area di rigore, Igor è bravo a rientrare ed a servire Llorente il cui tiro ciabattato diventa un assist involontario per David Lopez, che ringrazia madama fortuna, batte Aouate in uscita e sigla il suo primo gol in biancorosso. Quando la Dea Bendata manda tutti questi segnali positivi, è difficile pensare di non vincere la partita. I Leoni però decidono di complicarsi la vita e a meno di mezz'ora dal termine Yeste regala una punizione dal limite a Riki, che non si lascia sfuggire l'occasione e silura Aranzubia con un sinistro rabbioso sul palo del portiere. Il Depor, fin qui inesistente, come spesso accade trae dal gol una spinta notevole e inizia a rendersi pericoloso, anche perchè Lotina aveva inserito in precedenza ben tre attaccanti (Bodipo, Riki e Taborda) e il loro peso specifico si fa sentire, anche se nel contempo gli spazi lasciati dai galiziani al contropiede basco aumentano in modo esponenziale. Llorente, grande protagonista della gara, dà al pubblico biancorosso l'illusione del gol al 67', ma la sua girata da posizione defilata dopo un bel controllo spalla alla porta finisce sull'esterno della rete. E' l'ultima occasione utile per Nando, che al 75' lascia il campo tra gli applausi ad Aduriz e segue negli spogliatoi capitan Etxebe, sostituito da Susaeta al 70'. Caparros si tutela togliendo due punte per inserire un altro attaccante e un centrocampista, tuttavia non sembra comprendere che l'Athletic soffre adesso in mediana per la scarsa copertura fornita dal tandem Yeste-Orbaiz; il cambio più logico sarebbe quello di Fran con Muñoz o Murillo, ma il tecnico di Utrera non è di questo parere e tiene in campo questa coppia di mediani poco incisiva in fase di copertura. Al 77' Riki cicca clamorosamente un pallone servitogli in area da Bodipo, Jokin si tutela subito e mette dentro Ustaritz per marcare l'ispiratissimo numero 11 galiziano. Gli ultimi minuti scivolano via senza grandi emozioni, quand'ecco una veloce ripartenza del Depor culminare con il pallone sulla destra per Guardado, il cui cross a centro area sembra poter essere preda del portiere: Aranzubia però accenna solo il primo passo dell'uscita, quindi arretra e viene uccellato dal preciso colpo di testa dell'uruguagio Taborda, bravo a prendere d'infilata i centrali biancorossi con un taglio centrale. E' la rete dell'incredibile pareggio degli ospiti, gol che lascia ammutoliti i 35.000 del San Mamés e che non rende giustizia alla buona partita disputata dai bilbaini. Nelle ultime due giornate l'Athletic ha dilapidato tre punti nei minuti di recupero, cosa che potrebbe pagare cara visto il trittico di avversarie che lo aspettano, ovvero Valencia, Real Madrid e Maiorca; la speranza di tutti è che la squadra, nettamente migliorata rispetto all'anno scorso, faccia quell'ultimo salto di qualità necessario per abbandonare le zone pericolose della classifica.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: finalmente una bella prestazione per Fernando Llorente. L'eterna promessa biancorossa gioca una partita di grande sostanza: lotta su ogni pallone, cerca e trova spesso la spizzata per i compagni, si batte come un leone in area di rigore e va anche alla conclusione con pericolosità. Seppur in modo fortuito, entra nelle azioni di entrambe le reti dell'Athletic e ciò non è un caso vista la mole di palloni giocati; meriterebbe il gol, non lo ottiene due volte per una questione di centimetri, ma in generale si può dire che giochi la sua miglior partita stagionale. Questo è il Nando che serve all'Athletic, e bene fa il pubblico a tributargli un applauso caloroso dopo tante contestazioni. Il migliore in campo è comunque Iraola, autore di un primo tempo semplicemente devastante, fatto di percussioni continue, di cross tagliati in serie e di una conclusione da manuale del calcio che si stampa sul palo a portiere battuto; Andoni cala un po' nella ripresa, però dimostra di essere in condizioni eccellenti ed è davvero incredibile che Aragones continui ad ignorarlo in chiave seleccion. Gabilondo, pur mostrando limiti a volte sconcertanti di cambio di passo e velocità, gioca una partita ordinata nella quale spicca il bel numero sullo stretto da cui nasce il gol del 2-0. Dà continuità alla prova di Coppa Yeste, impiegato in posizione più arretrata ma sempre in grado di premiare gli inserimenti dei compagni con lanci millimetrici e filtranti da palati finissimi; in due partite giocate con lui in campo, l'Athletic ha segnato 4 gol: un caso?
Il peggiore tra i Leoni, spiace dirlo, è Daniel Aranzubia, portiere da me sempre difeso a oltranza ma che non è all'altezza del ritorno tra i titolari. Riki lo impallina sul suo palo, Taborda lo beffa sfruttandone un'incertezza palese in uscita...insomma, il Depor fa due tiri e segna due gol. Continuo a pensare che, dal punto di vista tecnico, Dani sia superiore a Iraizoz, però negli ultimi due anni ha perso moltissimo in termini di sicurezza e purtroppo non sembra riuscire a riprendersi. Leggero passo indietro per Koikili, che spinge poco e non chiude su Guardado al momento del cross da cui nasce il 2-2. Etxeberria è molto fumo (tantissimo movimento) e poco arrosto (zero tiri in porta), su David Lopez vado in controtendenza rispetto ai media spagnoli: nonostante il gol non gioca bene, non salta mai l'uomo, va raramente al cross e spreca un paio di contropiedi davvero interessanti.

giovedì 15 novembre 2007

Andata dei sedicesimi di Copa del Rey: Hercules 2-2 Athletic.


Yeste, ieri sera capitano, è tornato a giocare titolare dopo quasi sei mesi (foto As).

Hércules: Aragoneses; Sergio, César, Llera, Graff; Javi González, Rodri, Cámara (77' Montenegro), Sendoa; Mariño (60' Farinós); Blas Pérez (73' Rubén Navarro).
Athletic Club: Iraizoz (54' Aranzubia); Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Del Horno; David López, Muñoz, Javi Martínez, Gabilondo (40' Aduriz); Yeste; Llorente.
Reti: 9' Llera, 36' Cámara, 71' Llorente, 78' Del Horno.
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).
Note: espulsi al 37' Sendoa (H) per gioco scorretto e il tecnico dell'Hercules Goikoetxea per proteste.

Torno a parlare di calcio giocato e l'occasione è la partita di andata dei sedicesimi di Coppa del Re, competizione storicamente "dell'Athletic" ma che da più di due decenni non regala gioie ai tifosi biancorossi. Il match di ieri vedeva i Leoni impegnati sul campo non facile dell'Hercules di Alicante, squadra in lotta per la promozione dalla Segunda e zeppa sia di calciatori conosciuti (Graff, Farinos, Montenegro, Blas Perez), sia di ex giocatori biancorossi (Sendoa, Unai Alba, Javi Gonzalez e il tecnico Andoni Goikoetxea).
L'Athletic si presenta al "Rico Pérez" senza adottare un turnover massiccio, come forse la logica avrebbe suggerito, e il tecnico Caparros decide di far rifiatare solo Orbaiz, Etxeberria e Aduriz, mettendo Yeste dal primo minuto dietro l'unica punta Llorente; stupisce la presenza di Iraizoz fra i pali, visto che Aranzubia era annunciato come portiere di coppa, e purtroppo la scelta di non far riposare Gorka si rivelerà sbagliata. Dopo aver sfiorato il vantaggio con una punizione di Yeste deviata dalla barriera, i bilbaini al 9' vanno già sotto: calcio di punizione di Javi Gonzalez, dormita colossale della retroguardia basca e per Llera è un gioco da ragazzi anticipare Javi Martinez e Iraizoz, uscito male, e segnare di testa l'1-0. Gli uomini di Caparros non riescono ad imbastire una reazione degna di tale nome e sembrano anzi poco concentrati, mentre i padroni di casa tengono ben stratte le redini del gioco, guidati da un ottimo Camara in cabina di regia e sostenuti dalla spinta sulla fascia destra di un inesauribile Javi Gonzalez (da me amatissimo, come non manco mai di sottolineare), che mostra a tutti l'errore commesso dalla dirigenza dell'Athletic nel non rinnovargli il contratto. Dopo una parte centrale senza spunti degni di nota, l'Hercules giunge al doppio vantaggio al 36' grazie ad un tiro da fuori area proprio di Camara, peraltro al rientro dopo 6 mesi di stop per infortunio, che sorprende sul suo palo un Iraizoz non esente da colpe. Sembra fatta per la squadra di Goiko, tuttavia l'arbitro decide di mettere fine al dominio alicantino e un minuto dopo il 2-0 sventola a Sendoa un rosso diretto per un calcetto innocuo, per il quale anche un'ammonizione sarebbe stata eccessiva. La partita ovviamente cambia e diviene di esclusiva marca Athletic. Caparros inserisce Aduriz per Gabilondo, giocandosi le due punte supportate da Yeste, poi è costretto a sostituire in apertura di ripresa l'infortunato Iraizoz, per il quale si prevedono alcune settimane di stop. La mossa vincente di Jokin è però l'avanzamento sulla linea dei centrocampisti di Del Horno, fin lì in ombra, che al 71' serve l'assist per il comodo 2-1 di Llorente (primo gol ufficiale in stagione di Nando), quindi, pochi minuti più tardi, segna il gol del pari con una bella volée mancina su precisa imbeccata di Yeste, autore anche del lancio per Asier in occasione della prima rete biancorossa. I Leoni costruiscono anche una ghiottissma occasione per il 3-2, ma Llorente colpisce male il pallone splendidamente servitogli da Iraola con un mezzo esterno al volo. Sarebbe stata una punizione troppo dura per l'Hercules, anche perchè gli alicantini si sono fatti di gran lunga preferire finché hanno potuto giocare a uomini pari (per tacere poi del rigore non dato da Muñiz Fernandez per un fallo piuttosto netto su Blas Perez). L'Athletic è spesso vittima di arbitraggi del genere e sinceramente dispiace ottenere un risultato in questo modo; nel ritorno al San Mamés servirà una prova più decisa e di maggior qualità per spazzare via tutti i legittimi dubbi generati dal direttore di gara ieri sera.

PS Oggi si sono svolti i funerali di Gabriele Sandri: non dimentichiamo quello che è successo, mai!

martedì 13 novembre 2007

Senza parole.



Anche questo blog, come molti altri siti di calcio, oggi si ferma. Non me la sento di parlare di partite, gol, tattiche ed altre amenità in questa situazione. Ognuno pensi ciò che vuole, l'importante è non dimenticare che un ragazzo di 28 anni è stato ammazzato. Le mie condoglianze più sincere alla famiglia e agli amici di Gabriele. Riposa in pace.

Per chi volesse vedere le immagini della partita del Montjuic, posto qui sotto il servizio della tv basca ETB.

sabato 10 novembre 2007

Nasce AupaAthletic.net!

La gloriosa fanzine della Peña Leones Italianos, AupaAthletic, cambia veste e da bollettino mensile in formato Word diventa uno spazio del sito che verrà aggiornato in base al materiale ricevuto. Qui sul blog riporterò gli articoli più interessanti, cominciando oggi con due pezzi di Simone Bertelegni, ex presidente e attuale collaboratore del mensile Eurocalcio. Prima però l'introduzione del Presidente, Emiliano Gabrielli:

Come ben saprete, durante l’assemblea annuale svoltasi a Padova si è deciso di ripensare la formula della nostra fanzine, Aupa Athletic, riducendone le uscite, senza però precludere, anzi aumentando il flusso informativo veicolato dalla peña nel suo complesso. Per ottenere un simile risultato, la soluzione a cui si è pensato è quella di arricchire il contenuto del nostro sito internet di uno spazio informativo svincolato da qualsiasi periodicità e aperto a tutti. Quando chiunque di noi sentirà il bisogno di scrivere “la propria” riguardo alla nostra squadra, potrà farlo – dovrà farlo! – senza preoccuparsi dei tempi di uscita e degli spazi imposti dalla nostra fanzine. Tanto per non tagliare troppo bruscamente i ponti con il nostro caro, vecchio bollettino, questo spazio informativo virtuale ne riprende il nome e si chiamerà AupaAthletic.net.

MACUA BOCCIATO IN ECONOMIA
di SIMONE BERTELEGNI

I partigiani della lotta anti-pubblicità possono prendersi un (breve) periodo di riposo: l'inserimento di un logo sulle vergini magliette biancorosse è stato rinviato da una sonora bocciatura dei soci delegati alle linee economiche tracciate dalla giunta Macua per la stagione in corso. Il passato 25 ottobre, presso il Palacio de Euskalduna di Bilbao, è andato in onda una sorta di psicodramma che credo non abbia precedenti nella storia dell'Athletic, almeno in quella recente. La neo-dirigenza affrontava il suo primo confronto con i cosiddetti socios compromisarios, i soci delegati, nel corso di una riunione ordinaria che di ordinario avrebbe anche dovuto avere l'esito. Pochi i punti all'ordine del giorno (tre), di grande importanza quello discusso per secondo. Si trattava del bilancio preventivo per la stagione 2007-08: in pratica, Macua e la sua accolita presentavano la "Finanziaria" dell'Athletic per l'anno a venire. Da quando seguo l'Athletic, mai e poi mai i soci delegati avevano bocciato la politica economica preventiva di una dirigenza. Lo stesso Statuto del club non contempla alcun articolo che illustri come procedere qualora la società si trovasse "scoperta" dal punto di vista finanziario dopo un voto. Se una prima volta ci doveva essere, non nascondo il piacere che essa abbia avuto luogo in opposizione a una dirigenza arrogante, sospettata di sciacallaggio nella vicenda San Mamés Berria, e neppure espressione di una maggioritaria legittimazione popolar-elettorale. Macua ha vinto le elezioni sull'onda di mille promesse: Del Horno, Iraizoz, Ocio, Ezquerro. Tutti e quattro già dell'Athletic, a sentire il neo-presidente. A urne chiuse, però, gli unici acquisti repentini sono stati quelli di Iñaki Muñoz (che sarebbe arrivato a prescindere dal risultato delle elezioni) e David Cuéllar (non certo un fulmine di guerra). Si è chiusa tutto sommato in fretta la trattativa per Ocio, mentre i "già praticamente sotto contratto" Iraizoz e Del Horno sono arrivati per il rotto della cuffia, alla vigilia dell'inizio del campionato. Ezquerro, invece, non s'è mai visto, ma di certo si è sentito: "Macua mi ha offerto soldi per poter dire in campagna elettorale che, se avesse vinto, io sarei tornato all'ovile". Dopo un tale brutto inizio, un pessimo proseguimento: palate di fango sulla gestione precedente, la più totale assenza di un piano di intervento sulla gestione sportiva di Lezama (in pratica il Nostro in campagna elettorale non aveva la minima idea di cosa fare per rinverdire la politica di vivaio) e la collocazione di qualche amichetto privo di esperienza in alcuni ruoli dirigenziali. Si è proseguito con porte in faccia ai mezzi di comunicazione meno accondiscendenti e con l'epurazione di figure "colpevoli" di essersi schierate a favore di candidati sconfitti, come Julen Guerrero. Indi, si è riaperta la già dolente ferita della pubblicità sulle maglie. L'intenzione, ferma, era di inserire un logo sulle camisetas, senza consultare la massa sociale. Si è anche giunti a frasi come "La Marca Athletic non rende, sarebbe meglio se l'equipaggiamento lo producesse un'impresa come Adidas o Nike". Diciamo che la Marca Athletic non rende perché il settore commerciale del club è in mano a una massa di inetti, gente che quasi non riesce a esportare il materiale griffato Athletic fuori dai confini dei Paesi Baschi (chiaro che una linea di abbigliamento che non si trova a 200km da Bilbao venda poco…). Questo il clima non certo idilliaco che ha scaldato il primo confronto tra Macua, la sua confraternita e la platea dei soci delegati. Passato a grande maggioranza il punto n. 1 all'odg, l'approvazione del bilancio - deficitario per circa 4 milioni di euro - della gestione precedente (Lamikiz-Urkijo), si è giunti al fondamentale punto n. 2. Riguardava le entrate previste e le strategie di finanziamento per la campagna 2007-08, ed era imperniato su due elementi: l'aumento delle quote che i soci dovranno versare a dicembre per fregiarsi di un simile titolo e l'inserimento dello sponsor sulla maglia. In campagna elettorale, Macua aveva promesso che non avrebbe aumentato le quote di adesione alla società al di sopra del tasso d'inflazione. Alla faccia! L'incremento al vaglio dei soci era del 13,87%, oltre 10 punti in più del tasso inflativo!!!! Per quanto riguarda la pubblicità sulle maglie, si doveva dire sì o… sì a un contratto da tre milioni di euro. Qualche settimana prima, Macua aveva annunciato trionfalmente che l'Athletic avrebbe incassato dall'eventuale sponsorizzazione "ben" due milioni di euro. Una simile elemosina gli aveva procurato l'opposizione persino di alcuni strenui sostenitori pro-sponsor. La cifra era così ascesa "addirittura" a tre milioni, somma comunque bassissima e incapace di costituire una soluzione strutturale alle deficienze del bilancio bilbainista. Peraltro, per non parlare apertamente di una simile, misera somma, si preferiva l'ambigua perifrasi "una delle sei cifre più alte versate da sponsor a squadre della Liga"; detta così, si nota poco che è la stessa somma percepita dal Getafe. Per evitare la bocciatura, Macua ha pensato bene di blindare il voto sulla pubblicità: anziché farlo seguire alla discussione di uno specifico punto dell'odg, ha incluso il tema nel punto n. 2, il bilancio, forte di una "tradizione" che non aveva mai contemplato la bocciatura da parte dei soci delegati della "Finanziaria" del club. Prima di addentrarci nell'esito delle votazioni, mi si permetta di giudicare molto negativamente le proposte economiche della dirigenza, anche immaginando di essere a favore del famigerato sponsor. Innanzitutto, il "grosso" della raccolta finanziaria era basato sull'aumento della "pressione fiscale" a carico dei soci, che già pagano alte quote associative e a cui in campagna elettorale non era stata prospettata una strategia lacrime e sangue. Ci vedo un'eco di alcune sciagurate scelte del governo di casa nostra… In secondo luogo, 'sto c… di sponsor apporterebbe solo briciole. Terzo, non c'è traccia di alcuna idea, strategia o politica strutturale: contratti a rendimento (quelli del marketing se lo meriterebbero), austerità e razionalizzazione delle spese, siluramento di qualche figura ben pagata e inutile piazzata in società attraverso logiche clientelari (queste figure sono anzi aumentate), miglior gestione della Marca Athletic e dei posti allo stadio non occupati di partita in partita dai soci. Si tratta, in alcuni casi, di idee che ho preso pari pari dal programma del neo-presidente. Insomma, Macua ha proposto un piano tutto sommato "facile", ma al contempo inadeguato e in qualche modo funzionale solo a breve termine. Non so quanti dei votanti la pensino come me. So però che 373 soci delegati (56%) hanno votato contro il bilancio 2007-08, a fronte di 266 favorevoli; che l'abbiano fatto per tutelare il proprio portafogli, perché contrari alla pubblicità o perché hanno compiuto il mio stesso ragionamento, per ora non importa. Segnalo anche che, dopo l'esposizione del punto n. 2 da parte della dirigenza, si è dato il via alle votazioni mentre alcuni soci stavano prendendo o prima che prendessero la parola, loro diritto sacrosanto. Una nota di pessimo gusto che potrebbe aver ulteriormente inimicato la dirigenza ai votanti. Cosa succederà? Non si sa. Probabilmente occorrerà convocare un'assemblea straordinaria, e farlo prima che parta la riscossione delle quote associative (dicembre); convocarla dopo vorrebbe dire lasciarle inalterate: si annullerebbe così il pilastro della strategia di bilancio di Macua, che verrebbe perciò nuovamente bocciato, questa volta a urne chiuse. Tanto peggio, tanto meglio (per gli anti-Macua)?

QUATTROCENTO VOLTE ETXEBE
di SIMONE BERTELEGNI

Di quell'indimenticabile generazione di campioni capaci di regalare all'Athletic, nell'anno del Centenario, il secondo posto - con annessa partecipazione alla Champions League -, dopo i recenti addii di Guerrero prima, Urzaiz poi, resta solo lui: Joseba Etxeberria Lizardi da Elgoibar, Gipuzkoa. Per dirla tutta, il 15 maggio del '98, rivale il Saragozza, fu proprio l'allora 21enne attaccante biancorosso a marcare, al 40', il gol che valse la storica qualificazione, in una lotta al fotofinish che vide i baschi di Bilbao prevalere sui semi-baschi di San Sebastián. "Etxebe" relegò in UEFA la squadra che l'aveva cresciuto, fatto debuttare in Primera neanche 18enne e incapace di trattenerlo di fronte a una faraonica offerta proveniente dal Botxo. I tifosi gliela giurarono, e tutt'ora, in quel di San Sebastián, Joseba è visto come un traditore. A Bilbao, tutt'altro. Nella gara tra decani, lo scorso Athletic-Recreativo, Etxeberria è sceso in campo con la maglia biancorossa per la 400ma volta, quinto athleticzale di sempre per presenze, ma primo tra quelli non cresciuti nel vivaio biancorosso (era pre o post Lezama, non importa). Comprendendo le coppe, Etxeberria ("la casa nuova", a voler tradurne il cognome) vanta già 455 incontri con l'Athletic, per un totale di 99 reti; la sua prossima meta statistica, manco a dirlo, è il gol numero cento con la medesima casacca (se contassimo la stagione del debutto in Primera con i cugini txuri urdin, la cifra tonda sarebbe già stata sorpassata). Tempo e partite per macinare altri primati, in teoria, ci sono tutti. Siamo così abituati ad annoverare Etxebe nelle formazioni dell'Athletic da non pensare, a volte, che ha "solo" 30 anni, e quindi altri tre o quattro da regalare alla causa. Il fatto è che Joseba calca i campi iberici da tanto tempo perché precoce è stata la sua apparizione nei medesimi. A credere nelle sue doti fu innanzitutto la squadra che l'aveva allevato, la Real Sociedad, che lo fece debuttare a metà della stagione '94-'95: sette presenze, due reti e una buona impressione sugli osservatori. Non male, per un ragazzetto nato nel 1977. L'Athletic lo fece suo a suon di quattrini, San Sebastián non la prese bene e lanciò un anatema, che sulle prime diede i suoi frutti: la stagione seguente, la prima in biancorosso per Etxebe (andato per la prima volta a segno con l'Athletic proprio nella gara d'esordio in campionato, un gol nel 4-0 rifilato al Racing), la sua nuova squadra si salvò dalla retrocessione solo seppellendo il Rayo Vallecano all'ultima giornata. Ma poi fu un continuo crescendo, per la squadra e per Etxebe. Mai eccessivamente prolifico, il Gallo (così soprannominato dal compagno di squadra Larrazabal per la spavalderia e ambizione dell'allora abbastanza tricodotato gipuzkoano) si rivelò comunque un giocatore preziosissimo, perché impiegabile sia in attacco che a centrocampo (a destra), per la sua elegante falcata (valsagli un altro soprannome, el Potro, "il puledro"), la sua capacità di saltare l'uomo creando superiorità numerica in avanti e l'abilità nel difender palla, magari in area avversaria o nei suoi pressi. Un po' perché più votato all'assist che al tiro, un po' perché spesso impiegato a centrocampo anziché in attacco, raramente Etxebe ha segnato in doppia cifra (e mai ha insaccato una tripletta); da incorniciare in particolare l'annata 1997-98 (tredici reti tra campionato e coppa) e quella 2002-03, con quattordici segnature, tutte nella Liga. Periodo d'oro, in cui a corollario delle belle prestazioni in campionato giungevano, puntuali, le convocazioni in Nazionale. Stiamo parlando del passato, seppur recente, e non vorremmo cadere nell'errore comune di esaltare un giocatore giunto a un importante traguardo statistico tributandogli solo encomi. Non nascondiamoci che, nelle passate tre stagioni, Etxebe è stato l'ombra di sé stesso. Meno sgroppate, meno dribbling, buone dosi di panchina e - ahinoi - di sgraditi impieghi a sinistra, nonché problemi fisici. L'anno scorso sembrava un giocatore letteralmente finito. "Gioca in A da quando è un bambino, è come se avesse quarant'anni", l'impietosa spiegazione del nostro impagabile amico Txemi Guerra. Quest'anno, però, i presupposti per una rinascita ci sono. Caparrós lo schiera puntualmente (e da capitano), e dovrebbe continuare a farlo, a meno che non gli preferisca, d'ora in avanti, il rientrante Yeste, comunque compatibile tatticamente col Gallo. Etxebe ha già ripagato Jokin con tre reti, tutte decisive, seppur magari non di squisita fattura. In occasione di Athletic-Almería, un mese fa, è tornato in gol al San Mamés dopo tre anni di digiuno casalingo (l'ultima rete a Bilbao col Saragozza, nel 2004). Nella gara 400 in biancorosso, col Recre, il lusso di una doppietta e di una sostituzione, al 78', per godersi l'ovazione della Catedral. "È un giocatore che può indovinare o no una partita, ma comunque è sempre lì a lottare. Un esempio da seguire", il plauso di Pablo Orbaiz. "Era una data segnata, ho goduto per i gol e per la vittoria. Non si può chiedere di più, non è da tutti raggiungere le 400 partite [con la stessa maglia, ndr], e al contempo segnare due reti è stato bello. Inoltre, la squadra ha recuperato un buon gioco e ha vinto […], le sensazioni sono buone". Queste le semplici parole del protagonista di giornata. Il suo contratto scade nel 2009: quota 100 reti in biancorosso è a un soffio; capitan Orue (481 presenze tra campionato e coppe) è il prossimo fedelissimo da scavalcare.

martedì 6 novembre 2007

11a giornata: Athletic 2-0 Recreativo.

Athletic: Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Aitor Ocio, Koikili; Susaeta (87' David López), Orbaiz, Javi Martínez, Gabilondo; Etxebe (78' Yeste), Aduriz (75' Llorente).
Recreativo: Sorrentino; Moya, Beto, Cáceres, Bautista; Vázquez, Martins (46' Javi Guerrero), Varela (46' Gerard), Camuñas (66' Marquitos), Aitor; Sinama Pongolle.
Reti: 51' e 60' Etxeberria.
Arbitro: Clos Gómez (Colegio Aragonés).

La notte del Gallo. Nel giorno della sua partita liguera numero 400 con la maglia dell'Athletic, Etxebe regala a Caparros la prima vittoria in assoluto al San Mamés e fa respirare noi tifosi, seriamente preoccupati dopo la brutta prestazione di mercoledì scorso con il Getafe. Va detto però che il Reacreativo è sparring partner davvero modesto: nullo in attacco, estremamente arrendevole dietro, incapace persino di mostrare le trame discrete e la facilità di corsa che fin qui ne avevano contraddistinto lo sfortunato cammino. E nonostante ciò, ai Leoni serve più di un tempo per trovare il gol...
Ma andiamo con ordine. Dopo gli infelici esperimenti madrileni, Caparros torna all'antico e ripropone sia Iraola nel suo naturale ruolo di terzino destro, sia Javi Martinez come supporto del regista Orbaiz; vengono inoltre confermati Koikili, Gabilondo ed Etxeberria, che invece di partire in linea con Aduriz svaria spesso alle sue spalle, trasformando il classico 4-4-2 di Jokin in un più fantasioso 4-2-3-1. Il primo quarto d'ora è tutto biancorosso: l'Athletic domina il terreno di gioco, fa girare molto bene la palla e per ben tre volte si presenta pericolosamente davanti a Sorrentino. Al 7' Aduriz scavalca il portiere italiano con un pallonetto di testa e viene da lui atterrato, ma l'arbitro nega un rigore solare; al 9' Susaeta entra in area, batte in diagonale ma trova la strepitosa deviazione di piede di Sorrentino; all'11, infine, la palla buona capita ancora Aduriz, che entra in area solissimo ma conclude debole e centrale. La sfuriata iniziale dei baschi passa dunque senza danni per il Recre, che tuttavia non riesce in nessun modo ad organizzare una controffensiva decente; Sinama Pongolle, molto mobile e voglioso, resta isolato in avanti, troppo distante dai centrocampisti nonostante la buona serata del trequartista Camuñas. L'unico tiro in porta degli andalusi porta la firma della punta francese, ma Iraizoz è attento come sempre e disinnesca il buon diagonale destro dell'ex giocatore del Liverpool, sfuggito per una volta alla marcatura attentissima di Ocio e Ustaritz, sostituto dello squalificato Amorebieta. Il tempo si chiude con una buona opportunità per Gabilondo, il cui sinistro da fuori è contenuto in corner da Sorrentino, e con la solita sensazione di impotenza offensiva per un Athletic comunque più manovriero e divertente del solito.
Per una volta, però, la pressione accumulata nel corso della prima frazione arriva a tramutarsi in un gol meritato ad inizio ripresa. Ottima l'azione della squadra bilbaina (forse la migliore di questo inizio di temporada), con la palla che transita velocissima da sinistra a destra premiando l'inserimento di Iraola, sul cui splendido cross si avventano Susaeta ed Etxebe: Markel manca il pallone, non così fa il Gallo (fin lì impalpabile), che in spaccata piazza la palla sotto la traversa e può dare quindi sfogo alla sua gioia. Il Recreativo non ha nemmeno il tempo di scuotersi che l'Athletic raddoppia, ancora con Etxebe, che stavolta insacca a porta vuota dopo che Sorrentino si lascia incredibilmente antipare da Aduriz su un campanile pressoché innocuo. E' il gol liguero numero 85 per Joseba con la maglia dell'Athletic, rete che gli permette di superare mostri sacri biancorossi come la "Pantera Rosa" Manuel Sarabia e il leggendario Rafa Iriondo. La partita imbocca binari di sicurezza totale per i padroni di casa, visto e considerato che la formazione di Muñoz non segna due gol nella stessa partita da secoli...a dire la verità gli ospiti una minima occasione la creano, al 73', ma sul tiro di prima di Javi Guerrero, inseritosi benissimo in area, chiude strepitosamente Ocio, che in scivolata devia in corner. Da qui al novantesimo non accade più nulla, tranne la solita girandola di cambi che riporta sul terreno del San Mamés il miglior giocatore dei Leoni, Fran Yeste, tornato a calcare il campo dopo una lunga assenza per i postumi dell'operazione che dovrebbe aver risolto la sua pubalgia cronica. Personalmente sono strafelice di questo ritorno, vuoi perchè Fran è un mio pallino personale, vuoi perchè sono convinto che, con lui in squadra, molti dei nostri problemi davanti svaniranno come neve al sole.
Incameriamo dunque questi tre punti preziosissimi, consci che aver sfatato il tabù San Mamés avrà sicuramente risvolti positivi sulla squadra, sicuramente liberatasi di un fardello pesante. Nelle prossime giornate vedremo se ciò si tradurrà o meno in risultati concreti sul campo.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: impossibile non partire da Joseba Etxeberria, che con il match di ieri entra di diritto nella leggenda del club bilbaino (peraltro con ampi margini per migliorare i suoi fantastici numeri). Paradossalmente, il capitano è uno dei meno brillanti fino al gol, ma è impossibile non eleggerlo "man of the match" in virtù della doppietta che decide la gara; nella ripresa, poi, regala anche un paio di serpentine vecchio stile... Partendo dal presupposto che giocano quasi tutti molto bene, mi preme citare la prestazione di Koikili: tecnicamente non vale mezzo Del Horno, ma scende sempre in campo con quella "fame" e quella rabbia tipiche del calciatore di categoria inferiore che non vuole abbandonare il palcoscenico più importante; sembra stano dirlo, ma ora come ora merita di stare al posto di Asier. Ocio dietro è monumentale (e ben supportato da Ustaritz), Iraizoz è sicuro come sempre. Occorre spendere altre parole per Iraola? Sa fare tutto e sempre con grandissima classe...da applausi il cross dell'1-0. Sempre precisa la regia di Orbaiz, Gabilondo è più propositivo e intraprendente del solito.
In questo ottimo contesto, spicca la prestazione sottotono di Aduriz, che spreca almeno due occasioni nitide. Aritz è bravo ad assistere Etxebe per il 2-0, ma sbagliare certi gol non è da lui.

venerdì 2 novembre 2007

10a giornata: Getafe 2-0 Athletic.

Getafe: Abbondanzieri; Pallardó, Mario, Diaz, Licht; Pablo (81' Granero), De la Red, Casquero, Sousa; Kepa (74' Manu), Uche (84' Alberto).
Athletic: Iraizoz; Zubiaurre, Aitor Ocio, Amorebieta, Koikili; Susaeta, Iraola, Orbaiz (80' Muñoz), Gabilondo (46' David Lopez); Etxeberria (46' Llorente), Aduriz.
Reti: 8' Casquero, 28' Uche.
Arbitro: Fernández Borbalán, Colegio Andaluz.
Note: espulso al 72' Amorebieta (A) per doppia ammonizione.

Sconfitta senza appello per i biancorossi, maturata durante un primo tempo sconcertante per mancanza di idee e per una certa leggerezza difensiva che finora non si era mai manifestata quest'anno, dopo che per due stagioni è stata stakanovisticamente presente ad ogni partita dei biancorossi.
"Jokin" Caparros, come è stato ribattezzato dai tifosi baschi, stupisce tutti presentando una formazione alquanto cervellotica: lasciato a riposo Javi Martinez, rimasto a Bilbao a far compagnia a Del Horno (che stia nascendo un caso intorno ad Asier?), piazza Iraola al fianco di Orbaiz e inserisce Zubiaurre nel ruolo di terzino destro. Ancora panchina per David Lopez e Llorente, a cui sono preferiti Gabilondo ed Etxeberria, entrambi non troppo convincenti contro il Betis. Miki Laudrup risponde affidando le chiavi del centrocampo alla coppia De la Red-Casquero e in attacco si affida a Kepa, delantero basco per parte di madre, e Uche, rivelazione della passata temporada ma ancora alla ricerca del suo primo gol stagionale. Il Getafe dell'ex stella del Barça è forse la squadra più contraddittoria della Liga: bel gioco, a tratti spumeggiante, grande facilità nella circolazione del pallone e ottima padronanza della fase di possesso, qualità che sono però negativamente compensate da una spiccata sterilità offensiva e da frequenti amnesie davanti ad Abbondanzieri. L'inizio dei padroni di casa è veemente e già al primo giro di lancette De la Red va al tiro, lasciando intendere che per i bilbaini si prospetta una serata grama. L'impressione viene confermata appena sette minuti più tardi, quando Casquero viene servito da un intelligente tocco all'indietro di Kepa e lascia partire un terra-aria dal vertice destro dell'area di rigore che va ad insaccarsi sotto l'incrocio dei pali opposto. "Golazo" dell'ottimo centrocampista degli azuolones e strada che si fa subito in salita per l'Athletic. L'undici di Caparros dà l'impressione di essere sulle gambe e di avere parecchia confusione in testa, ed è inutile appellarsi allo scarso turnover effettuato dal tecnico di Utrera visto che anche gli avversari sono praticamente gli stessi che domenica hanno perso a Santander. I biancorossi mettono insieme tre corner e un tiraccio di Orbaiz prima di essere definitivamente sotterrati dal redivivo Uche in un'azione classica di contropiede. Fa tutto bene De la Red, che recupera un pallone a centrocampo, salta Orbaiz e serve il nigeriano dentro l'area: la prima conclusione di Uche viene respinta da Iraizoz, la palla però torna sui piedi dell'attaccante di Laudrup che ringrazia il fato amico e mette dentro il 2-0. Da qui in avanti il Getafe si limita a controllare, mentre l'Athletic non riesce ad imbastire un'azione decente prima che l'arbitro fischi la fine del primo tempo.
Caparros corre ai ripari e la ripresa inizia con David Lopez e Llorente per Gabilondo ed Etxeberria, inesistenti nella prima frazione. Dopo aver rischiato di incassare il terzo gol (paratone di Iraizoz su Kepa e De la Red), l'Athletic riesce finalmente a farsi vedere dalle parti di Pato Abbondanzieri, fin lì tranquillo e riposato come uno spettatore in tribuna. Al 54' David Lopez riceve palla in area ma si vede murare la conclusione a botta sicura da un difensore, quindi Amorebieta, sul corner che ne segue, di testa manda clamorosamente alto da due passi. Il difensore di origine venezuelana protesta per una presunta trattenuta e si becca pure un giallo evitabile, che peserà non poco nei minuti a venire. La fiammata dei Leoni si spegne quasi subito e il Getafe ha buon gioco nell'addormentare il match col suo possesso palla, non disdegnando peraltro pericolose puntate offensive in contropiede o con veloci accelerazioni propiziate dalla sua ottima coppia di interni. Llorente al 66' manda alto un corner ed è questo il canto del cigno dei bilbaini, sulla cui partita cala il sipario quando Amorebieta entra durissimo su Uche, mostrando di non aver ancora eliminato certe rozzezze dal suo repertorio, e viene espulso per doppia ammonizione. E' il minuto 72 e il match finisce praticamente qui. Non accade più nulla fino al fischio finale, che arriva a sancire la seconda vittoria stagionale del Getafe ai danni di un Athletic irriconoscibile, che ai soliti problemi in attacco ha unito una sconcertante mollezza in ogni reparto.
Domenica al San Mamés arriva il Recreativo: contro una delle squadre che segna meno nella Liga, pronosticare uno 0-0 sembra quasi scontato.

lunedì 29 ottobre 2007

9a giornata: Athletic 0-0 Betis.

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; Susaeta (72' David López,), Orbaiz, Javi Martínez, Gabilondo; Etxeberria (77' Llorente), Aduriz (85' Vélez).
Real Betis: Ricardo; Damiá, Melli, Rivas, Fernando Vega; Xisco (67' Edú), Capi (76' Somoza), Juande, Babic; Sobis (82' Rivera), Fernando.
Arbitro: Lizondo Cortés, Colegio Valenciano.

L’Athletic rinvia ancora una volta il suo appuntamento con la prima vittoria casalinga, una situazione che sta assumendo giornata dopo giornata contorni tragicomici e che però ha una spiegazione semplice semplice: quando deve fare la partita, gli uomini di Caparros non sanno nemmeno da che parte cominciare. Finché si tratta di chiudersi e ripartire, come contro Levante e Valladolid, la squadra fa il suo dovere, ma quando bisogna prendere in mano il pallino del gioco e proporsi contro una difesa schierata i nodi vengono al pettine. Mancano giocatori capaci di dare accelerazioni dalla trequarti in su, manca un elemento in grado di accendere la luce negli ultimi 20 metri con rifiniture perlomeno decenti (e qui speriamo tutti in un pronto rientro di Yeste, ieri in panchina). Insomma, l’Athletic tiene palla, manovra in modo ordinato, tuttavia non riesce mai a cambiare ritmo ed è troppo monocorde in fase offensiva, facilitando in tal modo il compito degli avversari, ai quali basta non commettere errori e chiudere diligentemente gli spazi per concludere con la rete inviolata. Se poi Caparros sceglie la coppia di contropiedisti Aduriz-Etxeberria come tandem d’attacco, si capisce subito che la partita, a meno di clamorosi colpi di scena, è praticamente già avviata sui binari dello 0-0.
Il tecnico di Utrera, oltre ai due attaccanti sopra citati, propone Koikili e Susaeta in luogo di Del Horno e David Lopez, entrambi esclusi per scelta tecnica; accanto ad Ocio c’è Amorebieta, in dubbio fino all’ultimo, e Gabilondo viene confermato sulla sinistra dopo la buona prova di Valladolid. Cuper risponde con un 4-4-2 speculare a quello biancorosso e con una coppia offensiva parimenti leggera: Fernando è un trequartista, Sobis una seconda punta di ruolo. A questa squadra manca il bomber Pavone, ancora sconsolatamente seduto in panchina. L’inizio del match fa presagire quello che sarà l’andamento generale dei 90 minuti: Betis che difende in 11, pallino del gioco in mano all’Athletic (che non sa bene cosa farsene) e azioni che si susseguono senza trovare sbocchi significativi negli ultimi metri. I Leoni insistono molto sull’asse di destra Iraola-Susaeta, con Markel, unico giocatore capace di saltare l’uomo, che viene però raddoppiato dai sivigliani ogni volta che tocca palla ed è dunque impossibilitato a creare qualche occasione degna di nota. Dopo 20 minuti di nulla totale, i padroni di casa guadagnano una punizione dal limite che Gabilondo si incarica di battere, trovando però la puntuale risposta di Ricardo al suo bel sinistro liftato. E’ solo un fuoco di paglia e in effetti la partita vive di fiammate estemporanee, come al 33’ quando Aduriz, pescato da un precisissimo lancio dalle retrovie di Aitor Ocio, si inserisce tra i due centrali, stacca alla perfezione e fa gridare al gol il San Mamés…peccato che Ricardo non sia d’accordo e tocchi il pallone di quel tanto che basta per deviarlo sulla parte alta della traversa. Il Betis si fa vedere in chiusura di tempo con una volee alta di Sobis e una punizione dello stesso brasiliano non contenuta da Iraizoz, tuttavia è assolutamente incapace di far male. Davvero disastrosa la squadra di Cuper, compagine sconcertante per incapacità di passare la metà campo con uno straccio di azione palla a terra; gli uomini ci sarebbero pure, peccato che il tecnico argentino non sia ancora riuscito a dare un’identità e un minimo di gioco ai biancoverdi.
La ripresa segue la falsariga del primo tempo, con punte di non gioco se si vuole ancor più pronunciato. Il Betis sparisce definitivamente dal terreno di gioco, l’Athletic continua a manovrare con ordine ma senza un vero progetto offensivo, affidandosi a sporadiche accelerazioni dei suoi singoli e alla consueta caparbietà che sempre dovrebbe animare gli zurigorri. Al 62’ il numero lo fa Koikili, autore di una buona prova, che se ne va sulla sinistra e centra un pallone delizioso che Aduriz non riesce a deviare alle spalle di Ricardo. Aritz è come al solito l’unico riferimento offensivo dei Leoni e non è un caso che il momento di maggior arrembaggio biancorosso coincida con un quarto d’ora in cui il numero 23 sembra morso dalla tarantola per come si avventa su tutti i palloni possibili e per come tenta di trasformali in palle-gol. La pressione dell’Athletic, tuttavia, genera solo un paio di mischie e un quasi-rigore per un’uscita alta di Ricardo che definire scomposta è poco, dunque in fin dei conti è più fumo che arrosto. Caparros si accorge dell’inadeguatezza di Etxebe in questa gara solo al 77’, minuto nel quale sostituisce il Gallo con Llorente ricevendone subito in cambio gli ultimi scossoni del match. Al 79’ Nando doma un pallone in area col petto, salta un avversario e chiama Ricardo all’intervento difficile con un bel sinistro, e dopo un giro di lancette il numero 9 replica l’azione di poco prima, stoppando di petto e concludendo stavolta al volo: il tiro è fiacco e Llorente si lamenta, ma la trattenuta che invoca non sembra esserci. L’ingresso di Velez per Aduriz non apporta nulla in termini di peso offensivo, e anzi non è che l’ultimo atto di una rappresentazione brutta e assai poco apprezzata dal pubblico, che fischia sonoramente i protagonisti al momento della loro uscita di scena.
C’è poco da aggiungere a quanto già detto. A parer mio la squadra è attrezzatissima per giocare sulla difensiva, visto che ha un reparto arretrato ora solido (impressionanti i progressi di Amorebieta, che accanto ad Ocio sta diventando un centrale eccellente) e un centrocampo in grado di dare una mano dietro e di far ripartire subito l’azione; i problemi nascono quando l’Athletic deve fare la partita, perchè finora ha mostrato di non avere soluzioni credibili in fase offensiva, tolte alcune giocate dei singoli. Caparros dovrà lavorare molto per riuscire a dare uno straccio di gioco dalla trequarti in su, sperando che il rientro di Yeste sia la medicina giusta per curare il mal d’attacco dei Leoni.

I migliori e i peggiori nell'Athletic: nel grigiore generale svetta la prova di Koikili Lertxundi Del Campo, ottimo sostituto di Del Horno a Valladolid e confermato a sorpresa da Caparros ieri sera. Il terzino sinistro non soffre minimamente in fase difensiva ed è bravo a proporsi con continuità davanti, creando peraltro la miglior palla-gol biancorossa della ripresa. Un bravo a lui e uno anche al mister, il primo a credere nelle potenzialità di questo ragazzo. Funziona il tandem Iraola-Susaeta, con il primo che si fa apprezzare per un paio di belle discese e col secondo che riesce a smistare qualche buon pallone nonostante il raddoppio sistematico dei betici nei suoi confronti. Aduriz è pericoloso come sempre, Amorebieta e Ocio hanno raggiunto un livello di affiatamento notevole e infondono sempre grande sicurezza ai compagni. Llorente entra e dimostra di essere subito in palla, peccato non averlo visto prima in campo.
Nessun biancorosso gioca davvero male, ma Etxeberria sicuramente fa pochino in avanti. Nel contesto di una serata del tutto tranquilla, Iraizoz per poco non la combina grossa quando non trattiene una punizione di Sobis, con la palla che rimbalza tipo flipper per poi finire fuori di un soffio... Javi Martinez può e deve dare di più.

sabato 27 ottobre 2007

Macuaaaaa? Tiè!

Meglio di un gol, meglio di una vittoria, meglio di un punto strappato al Bernabeu segnando nel recupero. L'assemblea dei soci compromissari, svoltasi ieri pomeriggio a Bilbao, ha respinto al mittente (il bel visino di cui sopra) sia l'aumento del 15% delle quote dei soci (un aumento vergognoso), sia il presupposto di bilancio per la stagione in corso, che prevedeva di adottare scritte pubblicitarie in cambio di 3 milioni di euro. Macua, dunque, è stato battuto su tutti i fronti, anche perchè l'assemblea ha invece approvato a larghissima maggioranza il bilancio della gestione precedente Lamikiz-Urkijo e ha rifiutato di far pagare al club l'indennizzo che spetta a "Txato" Nuñez, ex delegato della prima squadra licenziato dal presidente, a cui adesso toccherà pagare di tasca propria la vecchia gloria biancorossa. Insomma, per ora la camiseta zurigorri non si tocca. Ci siamo andati vicini, ma alla luce di quanto è successo ieri certi segnali provenienti da Bilbao adesso sono più chiari. Mi fermo qui, non è un caso che in questo blog si parli sempre molto poco della società e di altri aspetti del mondo Athletic non strettamente connessi al dato sportivo. In uno degli ultimi commenti Alex, lettore affezionato, mi ha chiesto di spiegare una mia affermazione sulle dinamiche esistenti attorno all'Athletic. Purtroppo la risposta che dovrei darti esula realmente dal contenuto tradizional del blog e pertanto non posso fornirtela; il post non lo rimuovo, ovviamente, ma le tue domande qui devono giocoforza restare senza risposta. Limitiamoci ad esultare per la nuova battaglia vinta, è questo l'importante. Beti aupa Athletic!

Per tornare a parlare di calcio, l'argomento di questo blog, posto qui sotto due rubriche curate da Igor e Lodo, membri della Peña Leones Italianos. Complimenti ai ragazzi per il loro impegno!

ATHLETIC - BETIS, LE STATISTICHE

di IGOR
La partita di questa settimana segna un confine netto fra due modi di affrontare il futuro prossimo. La vittoria darebbe ali all'ottimismo (se non all'euforia, dopo due anni di difficoltà indicibili) mentre la sconfitta lascerebbe tutti con l'idea che quest'anno sarà forse un pochino più tranquillo dei precedenti, ma ugualmente volgare. Il pareggio ci lascerebbe, con 2 vittorie 4 pareggi e 3 sconfitte accumulate in 9 gare, con un sapore strano, un po' freddo, una sensazione in cui il tifoso non saprebbe cosa pensare: alcuni molto male, ovvio, altri, invece, direbbero che il calendario ha dettato un così strano andamento… Per quel che riguarda la storia di queste partite, il confronto fra entrambe le squadre ha lasciato sempre incontri di grande intensità, fisici, pieni di alternative, con battaglie più o meno belle e tecniche, soprattutto a centrocampo e sulla tre quarti. 44 volte ci siamo visti contro il Betis al San Mamàes, con risultati che favoriscono la sponda "zurigorri": 24 vittorie nostre e 5 loro, con 15 pareggi per un totale di 102 gol fatti e 28 subiti. Anche qui bisogna dire però che dall'inizio del campionato a tre punti (e dell'approvazione della legge Bosman) le cose sono leggermente diverse e lasciano il campo a nuove interpretazioni. Così dalla 95/96, 11 sono state le partite giocate con il Betis (che ritornò in B nella stagione 00/01). Vediamo i risultati: 3 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte, l'ultima, dolorissima, l'anno scorso, quando tutti vedevamo dopo il triplice fischio l'abisso della B. Come vedete, negli ultimi 12 anni il Betis ha preso il 33% dei pareggi totali fatti a Bilbao e il 60% delle vittorie, segnando 12 reti delle 28 fatte in tutta la sua storia in Primera alla Catedral. Sono dati che danno di che pensare sulla forza di entrambe le squadre in questi ultimi anni. Entrambe hanno giocato una "Champions League", ma gli andalusi sono arrivati due volte in finale di Coppa del re, vincendone, ahinoi, una. In ogni caso, e per finire con qualcosa di positivo, tutte le loro gesta rimangono macchiate dalla retrocessione del gruppo nella serie B. Chissà se Don Manué (Manuel Ruiz de Lopera, terrificante patron betico) pensa che quel disastro fu colpa di Villar, e dunque del nostro Athletic? Buon fine settimana a tutti e AUPA ATHLETIC

ATHLETIC - BETIS

di LODO
Questa settimana, Leoni biancorossi impegnati contro la squadra del Real Betis. La squadra andalusa celebra nel 2007 i suoi 100 anni di storia. Il presidente, per festeggiare, ha rinforzato la squadra con giocatori di spessore europeo, come il portiere portoghese Ricardo (quello che para i rigori senza guanti ed incassa gol imbarazzanti, come nella finale europea tra i lusitani e la Grecia) dallo Sporting Lisboa, il cileno ex Liverpool Mark González e il nazionale tedesco (naturalizzato) Odonkor, giovane di belle speranze, dal Borussia Dortmund. Il presidente non si è voluto fermare qui, ingaggiando l'argentino Pavone dall'Estudiantes, di cui si parlava come futuro puntero della nazionale. Alla guida di questo ben di Dio ha messo il temibile Héctor Raúl Cúper. Per pubblicizzare al meglio il centenario è stata pure organizzata un'amichevole col Milan campione d'Europa (accordi presi per il trasferimento a Milano di Ricardo Olivera) durante l'estate. Peccato che l'inizio di campionato - alla luce della sontuosa compagna acquisti - non è stato dei più soddisfacenti, con una sola vittoria (per 3 a 0 contro il Maiorca in casa) e quattro pareggi (due fuori, poi solo sconfitte). Ovviamente, alla squadra è stata chiesta un'inversione di tendenza, anche perché è a ridosso della zona retrocessione. Dopo la sconfitta con il Real Madrid, gli andalusi hanno racimolato cinque punti (una vittoria e due pari), con quattro gol fatti e uno subito. La partita del San Mamés non vedrà tra i protagonisti Juanito (presente ai mondiali tedeschi con la nazionale iberica) per squalifica, mentre in attacco scorrazzeranno Sobis e Xisco, (tre gol per entrambi finora), supportati dal brasiliano Edu.

PS Ora che il pericolo è scampato, torno a togliere l'immagine con cui ultimamente ho chiuso ogni post, ma resterò pronto a sfoderarla di nuovo ad ogni minaccia futura. NO ALLA PUBBLICITA'!