mercoledì 25 aprile 2007

31a giornata: Siviglia 4-1 Athletic.

Sevilla: Cobeño; Daniel Alves, Aitor Ocio, Escudé, David; Jesús Navas (62' Hinkel), Poulsen, Renato (71' Maresca), Puerta; Luis Fabiano, Kerzhakov (67' Chevantón).
Athletic Club: Aranzubia (28' Lafuente); Iraola, Luis Prieto, Sarriegi, Amorebieta, Expósito; Etxeberria, Murillo, Yeste, Gabilondo (68' Ustaritz); Aduriz (68' Urzaiz).
Reti: 48' Kerzhakov, 54' Puerta, 69' Chevanton, 77' Yeste, 82' Luis Fabiano.
Arbitro: Ayza Gamez (Comité Valenciano).

Il difensivismo paga? Il dibattito dura dalla notte dei tempi (calcistici, ovviamente), ma se siete sostenitori della bontà del gioco in trincea, in 10 dietro la linea del pallone, non prendete ad esempio imperituro la partita dell'Athletic a Siviglia. Difesa a cinque, centrocampo praticamente bloccato e una sola punta, Aduriz, sporadicamente supportata da Yeste ed Etxeberria... risultato: 4 pere sul groppone e a casa. Ho sempre pensato che, per difendersi al meglio, una squadra sulla carta inferiore non debba limitarsi ad aumentare il numero dei difensori in campo, perchè intasare gli spazi dal centrocampo in giù non è sinonimo di corretta occupazione del terreno di gioco. Prova ne è il primo gol del Siviglia, con Luis Fabiano che attira su di sé tutti e tre (ripeto, tutti e tre) i centrali biancorossi per poi scaricare su Kerzhakov, liberissimo, il più comodo dei palloni da recapitare in porta. Insomma, a parer mio una difesa efficiente nasce dal pressing corale e dai movimenti collaudati di tutti i reparti, non solo di quello arretrato: due cose che sono assolutamente mancate all'Athletic di ieri. Giusta la decisione di Mané di bloccare le fasce, principale fonte di gioco degli andalusi, ma se si hanno giocatori di scarsa qualità è impensabile di poter arginare gente come Dani Alves, Jesus Navas e company...sarà forse un caso, ma nel primo tempo il Siviglia sfonda spesso e volentieri a sinistra, dove Exposito e Gabilondo non riescono mai a mettere in difficoltà i loro dirimpettai. Mi ripeto, ma ho sempre pensato che l'unico modo per tenere sulle loro le ali e i terzini di spinta è quello di attaccarli, di costringerli in primis a difendersi, e per questo avrei messo Javi Gonzalez e magari Dañobeitia a sinistra. Il baffuto mister basco, invece, scende in campo con una tattica rinunciataria e schiera gli uomini sbagliati (cosa ci faceva Yeste sulla linea del centrocampo?), perdendola insomma in partenza; giova a poco ricordare che i primi 45' si chiudono sullo 0-0, perchè il Siviglia non avrebbe rubato nulla se fosse andato al riposo avanti di due o tre gol. Già nei primi dieci minuti, infatti, gli uomini di Juande Ramos hanno due ghiottissime occasioni per il vantaggio: Poulsen si vede annullare un gol di testa per fuorigioco, quindi Yeste stende nettamente Kerzhakov in area, ma il rigore di Luis Fabiano va a sbattere sul palo con Aranzubia spiazzato. Dopo un'estemporanea occasionissima di Etxeberria, che batte in tunnel Cobeño ma centra il primo palo, i padroni di casa riprendono il comando delle operazioni, creando palle gol importanti con Poulsen, Renato e Kerzhakov (gran giocatore, su di lui anche un secondo rigore non dato al Siviglia, causato da un'entrata scomposta di Amorebieta). La ripresa restituisce con gli interessi ciò che il primo tempo aveva tolto agli andalusi, in gol con la punta russa dopo appena 3 minuti. Contesa chiusa al 54': azione avvolgente del Siviglia, sfondamento di Puerta a sinistra e tiro cross che batte sul primo palo il colpevolissimo Lafuente, entrato alla mezz'ora della prima frazione al posto di Dani, colpito duro da Poulsen in occasione del gol annullato al danese. L'Athletic esce dal campo e lascia completamente il proscenio agli avversari, a cui non pare vero di poter affondare ad ogni minima accelerazione. L'atmosfera da partitella post-picnic rivitalizza anche Chevanton, bollito come non mai in questa stagione, che capitalizza al massimo l'assist di uno scatenato Luis Fabiano, autore di una delle sue migliori prestazioni dell'anno. Dopo l'inutile gol di Yeste, che ritrova la via della rete grazie ad un bel colpo di testa, la gloria finale spetta proprio al brasiliano ex San Paolo, bravo a girare in rete un assist al bacio di Dani Alves (ma la difesa di belle statuine dei Leoni ci mette del suo, come al solito). Insomma, finisce in goleada un disastro semi-annunciato. Purtroppo anche Mané cade spesso vittima di questo eccesso di difensivismo, quando una tattica leggermente più spregiudicata (pressing, difesa più alta, maggior spinta sulle fasce) potrebbe essere talvolta tentata. Tanto, 4-1 più, 4-1 meno...

venerdì 20 aprile 2007

Il punto sulla Liga.

Alta classifica.
Come ha scritto giustamente Valentino (vi invito a visitare il suo blog, Calcio Spagnolo, il cui link trovate nella colonna a destra), nessuno merita di vincere questa Liga. Già il fatto che l'inguardabile Real di Capello, incapace di giocare bene due partite di fila (e forse due partite in tutta la stagione), sia sempre in lotta per il titola dimostra che le prime della classe, quest'anno, stanno lasciando molto a desiderare. Il Barça con tutta probabilità vincerà il campionato, eppure non è riuscito ad aggiudicarsi un solo scontro diretto contro le rivali principali, ovvero Madrid, Siviglia e Valencia. L'annata dei blaugrana, diciamocela tutta, non è stata di quelle memorabili, anche se i catalani potrebbero vincere sia Liga che Coppa, salvando coi trofei una temporada poco esaltante dal punto di vista del gioco. Il Barcellona è mancato soprattutto negli appuntamenti importanti, mostrando spesso preoccupanti imbarazzi nell'applicazione del suo classico 4-3-3, uno schema che gli avversari ormai conoscono benissimo e contro cui ogni squadra di Liga ha imparato a confrontarsi. Le bizze di Ronaldinho, poco presente agli allenamenti, lo scarso apporto dei nuovi acquisti e soprattutto l'infortunio di Eto'o, giocatore imprescindibile per le sue caratteristiche quasi uniche, hanno determinato questo cammino atipico della squadra di Rijkaard: implacabile con le piccole, poco presente con le grandi, uscita di scena al primo scontro impegnativo in Champion's. Il Real Madrid, che per la pochezza di gioco espressa meriterebbe di stare sotto al Nastic, ha sfruttato il cammino incostante del Barça ed è riuscito incredibilmente a tenersi nella sua scia, sfruttando giornata dopo giornata le intuizioni dei suoi solisti. Capello tuttavia ha fallito nel suo obiettivo, riuscire a dare un gioco definito alle merengues ed inaugurare un ciclo vincente. Questo Real non assomiglia per nulla alle sue squadre, spesso brutte da vedere ma estremamente concrete, ben organizzate in difesa e pronte a sfruttare le poche occasioni che creano davanti; non penso che il presidente Calderon si immaginasse un Madrid in grado di imporre il proprio gioco, cosa che le formazioni capelliane raramente fanno, ma nemmeno delle merengues così povere d'idee e tremendamente scomposte quando vengono attaccate. Niente ha funzionato del piano-Real: gli ex juventini sono stati inguardabili, in particolare il Pallone d'Oro (sic!) Cannavaro, la diga frangiflutti Emerson-Diarra è naufragata miseramente e il tentativo di recuperare talenti come Cassano e Reyes, entrambi alla deriva anche se per motivi diversi, non ha funzionato. La confusione si è impadronita di Don Fabio e lo ha portato ad avallare una campagna acquisti di riparazione, improntata su tre dei migliori giovani sudamericani (Marcelo, Gago e Higuain), che ha contraddetto in pieno il progetto iniziale del tecnico friulano. Perchè scartare all'inizio i giovani canterani (De la Red, Torres, Soldado) per puntare poi su pari età di "nome" a gennaio? Insomma, un naufragio. Eppure i blancos sono sempre lì, salvati a turno dai gol di Van Nistelrooy, unico acquisto azzeccato (ma ci voleva poco), Raul, Robinho e da alcune estemporanee invenzioni dei reietti Beckham e Cassano. E se Messi non avesse segnato il gol del 3-3 tra Real e Barça al 93'...
Siviglia e Valencia, pur trovandosi oggettivamente ancora vicine, a parer mio non hanno possibilità di agganciare il treno dei catalani. Gli andalusi hanno disputato un campionato splendido, tuttavia non hanno ancora la cattiveria e la maturità necessarie per aggiudicarsi una competizione come la Liga, e inoltre stanno anche attraversando un periodo di naturale appannamento fisico. Il Valencia per tutto l'anno ha avuto il problema opposto del Barcellona, ovvero ha conseguito vittorie di prestigio con le grandi per poi perdere tanti, troppi punti con le squadre di medio-bassa classifica. Ciò è dovuto in gran parte all'assetto della squadra di Quique Sanchez Flores, che non riesce ad esprimersi al meglio quando deve imporre il suo gioco, ma può liberare tutto il suo potenziale offensivo quando riesce ad andare in contropiede. Un po' poco per avanzare pretese sul titolo.

Zona UEFA-centro classifica.
Saragozza e Atletico Madrid occupano attualmente i due posti UEFA, ma sono ancora in corsa per i posti Champion's. L'equilibrio quest'anno regna sovrano nella Liga e i giochi son ben lontani dall'essere fatti...se a tutto ciò si aggiunge la presenza di almeno 2-3 squadre rivelazione, il mix che ne viene fuori è davvero esplosivo, anche se lo spettacolo quest'anno è meno bello rispetto a qualche tempo fa. Dicevo delle squadre sorprendenti: Racing Santander, Getafe e Recreativo, mine vaganti di quest'anno. Il Racing di queste tre è la squadra che gioca in modo meno spettacolare, tuttavia mostra una solidità impressionante e un'ottima difesa. I cantabrici mettono in mostra un calcio semplice, fatto di grande partecipazione ai ripiegamenti in fase di non possesso e di un unico (o quasi) schema d'attacco: palla al gigantesco Zigic, ariete serbo di 2 metri, immarcabile di testa, e inserimenti dei trequartisti pronti a sfruttare le sue spizzate. L'attaccante balcanico forma con Munitis, vecchio volpone, una coppia eccellente: i due si trovano a meraviglia, dialogano spesso palla a terra e il buon Pedro riesce a sfruttare benissimo la sua velocità per infilarsi negli spazi aperti per lui dal compagno. All'opposto ci sono Recreativo e Getafe, due squadre che fanno dell'organizzazione e della partecipazione corale alla manovra i loro punti di forza. Certo, entrambe le formazioni hanno nelle loro fila giocatori molto forti (Uche, Sinama Pongolle, Alexis, Guiza...), tuttavia è il collettivo la loro vera forza. Come il primo Chievo di Delneri, Geta e Recre hanno portato una ventata d'aria fresca e si fanno ammirare per la loro applicazione nel pressing, nei movimenti senza palla e nelle verticalizzazioni rapidissime che permettono loro di ribaltare l'azione con pochi tocchi.
L'avanzare delle tre sorprese di stagione ha relegato ai margini il Deportivo, ripresosi dopo un terrificante periodo nero, e un anonimo Villarreal, minato da problemi di spogliatoio, da infortuni di lungo corso e da qualche equivoco tattico di troppo, mentre Osasuna ed Espanyol stanno puntando tutto sulla UEFA, competizione nella quale hanno raggiunto le semifinali. Sotto al Maiorca, bravo a riscattare una partenza tutt'altro che impressionante, si apre il baratro, la zona retrocessione.

Bassa classifica.
Eccoci all'acqua, come direbbe un vecchio toscano. Siamo finalmente arrivati alla parte che, purtroppo, riguarda anche l'Athletic. Il discorso sulla retrocessione quest'anno coinvolge sei squadre (anche se, a ben guardare, pure Osasuna e Maiorca potrebbero ripiombarci nel mezzo). Se, un mese fa, qualcuno mi avesse detto che Real Sociedad e Nastic sarebbero state ancora in corsa avrei riso di gusto; invece, catalani e baschi non hanno mollato e sono lì, sotto di sei punti, a sperare in un miracolo che avrebbe dell'incredibile. Alla Real, che considero la squadra tecnicamente più povera della Liga, è bastato l'inserimento di Savio per trovare giocate migliori e qualche gol, anche se la sterilità di due ottime punte come Kovacevic e Skoubo è sintomo di una notevole difficoltà nello sviluppo della manovra. Il Nastic, ritrovatosi nel girone di ritorno, propone un calcio altrettanto povero, tuttavia ha trovato finalmente un Portillo all'altezza del ruolo ed è riuscito a mettere sul campo un catenaccio+contropiede spesso redditizio. Le possibiilità di salvezza delle due squadre sono poche, però bisogna davvero tributare loro un applauso per averci creduto e per aver reso la lotta nei bassifondi ancor più appassionante. Il Levante, a parer mio, è nella situazione peggiore: non segna, non vince e la serie positiva di Abel Resino si è interrotta dopo un paio di gare. Lopez Caro aveva fatto francamente pochino, ma il suo esonero non è servito a risollevare una squadra triste e senza gioco. La lotta per evitare il terzultimo posto coinvolge poi altre tre squadre: l'Athletic, che viene da due vittorie di fila ma deve affrontare Siviglia e Real Madrid, il Celta e il Betis. I galiziani sono il grande equivoco di questa parte della classifica: in parole povere, cosa ci fanno? La risposta non è facile. La rosa è di qualità, anche se ha pochissime alternative alla punta Baiano, e l'ex allenatore Fernando Vazquez aveva un sistema di gioco collaudato ed efficace. Ora Hristo Stoichkov ha il compito di traghettare la squadra fuori dalla zona pericolosa: il bulgaro ha iniziato bene, portando a casa una preziosa vittoria sul Depor che manvaca al Balaidos da diversi mesi. Infine, il Betis di Fernandez. I sivigliani giocano francamente maluccio, tuttavia hanno trovato il bomber-salvezza (il legnoso Robert) e hanno assunto in toto il carattere guerriero del loro mister; certo, il capitombolo interno con la Real Sociedad, causato da una papera di Doblas e da una prestazione offensiva imbarazzante, ha complicato i piani del tecnico francese, tuttavia non credo che i biancoverdi avranno troppi problemi a salvarsi. Insomma, la situazione in coda è quasi più complessa di quella in testa. A parer mio, i verdetti arriveranno praticamente all'ultima giornata: una Liga appassionante, ma se siete tifosi dalle coronarie facili vi consiglio di guardarla con prudenza.

martedì 17 aprile 2007

30a giornata: Athletic 2-1 Espanyol.

Athletic Club: Aranzubia; Expósito, Prieto, Sarriegi, Amorebieta (65' Yeste); Garmendia (46' Urzaiz,), Iraola, Murillo, Gabilondo (71' Iturriaga); Etxeberria, Aduriz.
RCD Espanyol:
Kameni; Velasco, Jarque, Lacruz, David García (63' Torrejón); Rufete (81' De la Peña), Eduardo Costa, Jonatas, Moha; Coro, Pandiani (72' Luis García).
Reti: 3' Jonatas, 62' e 78' Urzaiz.
Arbitro: Rodriguez Santiago (Colegio Castellano-leonés).

Quando, al minuto numero 3, Jonatas ha visto Aranzubia piazzato malissimo e lo ha beffato con un tiro secco e angolato da centrocampo, mi sono sentito con un piede in Segunda. Perdere in casa contro una squadra tranquilla, senza ambizioni di classifica e per di più reduce dall'impegno europeo con il Benfica mi sembrava una sentenza di condanna a morte (e, visti i risultati delle altre squadre in lotta per non retrocedere, lo sarebbe stata). Il grande cuore e l'orgoglio dei nostri, tuttavia, sono venuti fuori di prepotenza e ancora una volta dobbiamo ringraziare un rappresentate della vecchia guardia, in questo caso Urzaiz, se siamo riusciti a venire a capo di un match che si era messo malissimo. Questo Athletic, nonostante sia una delle squadre dall'età media più bassa della Liga, se è ancora a galla lo deve soprattutto ai senatori della squadra (Etxebe, svegliatosi nel momento clou della stagione, Isma, Iraola, che nonostante la giovane età è già un veterano); sicuramente è logico che le reclute si aggrappino all'esperienza dei guerrieri dalle mille cicatrici, ma non dimentichiamoci che fra poco questi filibustieri smetteranno, e allora forse saranno dolori veri, se i ragazzini non matureranno in fretta. Venendo alla gara, nel primo tempo un Espanyol rimaneggiato, ma comunque in grado di proporre un buon calcio, domina letteralmente il match; la squadra di Valverde, mai così rimpianto in riva al Nervion, dopo il vantaggio controlla in scioltezza, sfiorando il colpo del ko con Pandiani (grande Dani sulla sua conclusione a botta sicura) e lasciando all'Athletic solo un paio di occasioni sporadiche, anche se il palo colto al volo da Aduriz alimenta non pochi rimpianti. Mané si rende conto che l'assetto della squadra, con Garmendia fuori dal gioco a destra, non è quello ottimale e cambia: dentro Urzaiz per il giovane numero 8, Etxebe viene spostato sulla fascia e l'Athletic attacca con due punte di ruolo, Isma e Aduriz. L'Espanyol ricomincia come aveva concluso e Coro si invola in contropiede verso Aranzubia, ma Amorebieta è prodigioso nel recuperare l'avversario e sporcargli il pallone in corner. La fiammata dei catalani è solo un fuoco di paglia, perchè l'assetto dell'Athletic, più logico, costringe nella loro metà campo i biancoblù e mette grande pressione ai loro difensori, che adesso devono guardarsi dalle terribili spizzate dell'ariete tudelano. Dopo un occasione per Aduriz, che riceve da Urzaiz ma trova la pronta uscita di Kameni, ecco il pari: Iraola mette una punzione tagliata sul primo palo, Isma si muove da par suo, svetta in anticipo e brucia tutti per l'1-1. L'Athletic ci crede, il San Mamés diventa una bolgia pazzesca e l'Espanyol, tranne un break di Coro stoppato da Aranzubia, non riesce più a mettere la testa fuori dalla propria metà campo. Quando Yeste va a battere una punizione sulla trequarti sinistra, lo stadio trattiene il respiro...Urzaiz (partito in posizione di fuorigioco) va altissimo e schiaccia da par suo il pallone del 2-1 alle spalle di Kameni. Il numero 10 potrebbe fare il 3-1, ma la sua volee mancina, deliziosa, esce di pochissimo alla sinistra del portiere camerunense. La beffa, però, è in agguato e quasi riesce a Jarque, che al 90' incorna un pallone vagante in area e lo indirizza sotto l'incrocio: sembra gol, Dani però non è di questo parere e riscatta l'errore iniziale con un colpo di reni incredibile, andando a togliere dal sacco il 2-2 e soffocando sul nascere l'urlo di gioia del giocatore catalano, costretto a guardare incredulo il miracolo del nostro portierone. Finisce dunque 2-1 e i tre punti sono davvero fondamentali in una giornata nella quale vincono quasi tutte le squadre in coda, tranne Betis e Levante. BETI AUPA ATHLETIC!

sabato 14 aprile 2007

La bolemiga (alla Biscardi).


Le immagini incriminate di Canale 4: Mejuto Gonzalez dice al Gallo: "...sicuro che vi salvate" (da As.com).

In questi giorni sta montando una forte polemica attorno all'Athletic, innescata dalle parole rilasciate a caldo, subito dopo il match di sabato, dall'allenatore del Valencia Quique Sanchez Flores, che aveva accusato senza mezzi termini l'arbitro (Mejuto Gonzalez) di aver favorito l'Athletic. In particolare, il mister dei levantini aveva incolpato il direttore di gara per non aver fischiato ben tre rigori su Silva; ho visto le immagini e in tutta sincerità devo dire che un rigore ci stava assolutamente, gli altri due invece li ha visti solo Quique. Le parole dell'allenatore del Valencia erano già destinate al dimenticatoio, anche perchè sembravano più che altro un modo per svicolare dalla vera causa della sconfitta, ovvero la formazione indecente mandata in campo a Bilbao; tuttavia, pochi fotogrammi dell'emittente televisiva Cuatro Television sono bastati a far crescere il poverone delle illazioni. Le immagini "incriminate" mostrano il capitano dell'Athletic, Joseba Etxeberria, che parla prima dell'ingresso in campo con Mejuto Gonzalez. Il dialogo dura circa 30 secondi: Joseba si lamenta per la partitaccia persa a Santander e per il calendario difficile che aspetta i Leoni, l'arbitro gli risponde dicendo "buona fortuna, vi salvate sicuramente". Ora, a me non sembra nulla di particolare questa frase...sono tifosissimo dell'Athletic, ma credo di parlare con discreta oggettività: avendo giocato, ho visto situazioni del genere mille volte. Anch'io, dopo aver giocato per anni nello stesso campionato, ho finito per conoscere tutti gli arbitri e, da capitano, mi è spesso successo di scambiare con loro qualche parola sul torneo o sulla situazione della mia squadra. Etxebe gioca in Primera da più di 15 anni e lui stesso ha detto che gli capita sempre di parlottare col capitano avversario e con l'arbiro prima di entrare in campo... Insomma, a me sembra la classica situazione da "molto rumore per nulla", tuttavia è bastata per scatenare le solite polemiche di favori arbitrali all'Athletic. Tutto ciò perchè il presidente di Lega, Villar, è un ex giocatore dei Leoni e non ha mai nascosto di tifare per i biancorossi. La situazione mi sembra più trasparente di tante altre (ad esempio, quella italiana), anche perchè è ovvio che tutti tifano per qualche squadra, e mi sembra apprezzabile non negare la propria appartenenza calcistica nonostante il ruolo; la presidenza Villar, tra l'altro, non ha portanto nessun titolo all'Athletic, che pure nel '98 arrivò secondo e per due volte dopo il 2000 è arrivato alle semifinali di Coppa, perdendole in entrambe le occasioni...con qualche aiutino credo che i risultati avrebbero potuto essere molto diversi. Negli ultimi anni, poi, i torti arbitrali a sfavore dei baschi sono stati talmente tanti da perderne il conto, senza dimenticare poi il mitico caso Gurpegi...insomma, non mi pare che l'Athletic sia la classica squadra raccomandata o ben vista dagli arbitri, e chi guarda la Liga lo sa. Punto. Volevo solo chiarire il mio pensiero sull'argomento, visto che certi simpaticoni stanno facendo la voce grossa sul forum dei Leones Italianos. Se ci salveremo sarà sul campo, e stop. BETI AUPA ATHLETIC!

mercoledì 11 aprile 2007

Il tacco di Dio?

29a giornata: Athletic 1-0 Valencia.


La gioia di Gabilondo dopo il golazo decisivo (foto Marca).

Athletic Club: Aranzubia: Expósito, Prieto, Sarriegi, Casas (44' Garmendia); Ustaritz (82' Yeste), Javi Martínez; Iraola, Etxeberria (56' Murillo), Gabilondo; Aduriz.
Valencia CF: Butelle; Curro Torres (72' Miguel), Albiol, Moretti, Del Horno; Marchena, Pallardó (46' Villa); Jorge López (56' Joaquín), Silva, Hugo Viana; Angulo.
Reti: 28' Gabilondo.
Arbitro: Mejuto Gonzalez (Colegio Asturiano).

A volte mi chiedo come il calcio possa ancora piacere alla gente, nonostante tutto, nonostante i personaggi che gravitano nella sua orbita, nonostante i diritti tv che hanno di fatto eliminato quel minimo di incertezza sulla vittoria finale dei campionati che esisteva ancora negli anni '80 (come dimostrato dai due titoli dell'Athletic nell'83 e nell'84 o dal mitico scudetto del Verona di Bagnoli), nonostante le degenerazioni del tifo, eccetera, eccetera, eccetera. Poi, all'improvviso, arrivano partite come quella col Racing o come la vittoria di sabato, e capisco. Il calcio resta disperatamente ancorato a quel minimo di imprevedibilità che ancora lo caratterizza e che permette ad una squadra di passare da un 5-4 in trasferta ad una vittoria, sofferta quanto si vuole, aiutata dal turnover di Quique quanto si vuole, fortunata quanto si vuole, contro il grande Valencia. Che bello il calcio. Che bello vedere un giocatore bollito come l'Etxebe di quest'anno, ormai avviatosi sul viale del tramonto, inanellare due prestazioni maiuscole e trascinare la squadra ad un successo insperato. Che spettacolo il colpo di tacco di Gabilondo, un giocatore che ha fatto dell'aurea mediocritas il suo standard di rendimento, un esterno che non spinge, incapace spesso di fare tre passaggi giusti in 45', ma che ogni tanto tira fuori dal cilindro dei numeri da circo, tanto da far chiedere a chi lo vede: ma questo ci è o ci fa? Questo è il calcio, bellezza. Bisogna comunque innalzare due monumenti, uno (per una volta) alla difesa, capitanata da un Sarriegi perfetto e da un Aranzubia insuperabile, ed un altro a Quique, tecnico dei levantini, che pur conoscendo il risultato del Barcellona ha deciso di schierare una formazione indecente per far riposare i titolari in vista del ritorno di Champion's. Preoccupazione legittima, ma forse il giovane mister avrebbe potuto mandare in campo un undici più competitivo, visto che ha riesumato il secondo portiere Butelle, l'ex promessa Jorge Lopez e i panchinari di lungo corso Pallardó e Curro Torres, confinando peraltro il povero Hugo Viana sulla fascia; il solitario Angulo, unica punta, non ha spaventato i Leoni e nel primo tempo il Valencia non ha mai tirato. L'Athletic, schierato da Manè secondo la sana filosofia catenaccio+contropiede, ha proposto Ustaritz in mediana (mah...) con Javi Martinez, Iraola, a rischio emicrania per i mille cambiamenti di ruolo, di nuovo a destra e Aduriz in avanti supportato da Etxebe. E' stato proprio il Gallo a servire a Gabilondo il pallone dell'1-0 dopo un bel dribbling su Moretti: buono il cross, Gabi si è trovato troppo avanti ma è riuscito a rimediare con il suddetto tacco, colpendo alla perfezione e segnando una rete da inscrivere negli annali di questo club. Trovato il vantaggio, Mané è andato avanti con la sua partita, senza far entrare Urzaiz e Llorente e regalando a Yeste solo uno scampolo di gara, e in fin dei conti l'Athletic è riuscito a reggere l'urto degli ospiti nonostante l'ingresso di Villa, gran giocatore, capace da solo di tenere in apprensione quattro difensori. La traversa che ha respinto il geniale pallonetto del 7 valenciano, al minuto 72, merita anch'essa un ringraziamento (consiglio a tutti di gustarsi il replay dell'azione del Guaye, davvero splendida), così come la parata di piede di Aranzubia sul tentativo finale di Angulo. L'Athletic ora non è più ultimo e già questa è una notizia. Adesso occorre dare un minimo di continuità a questo 1-0, sperando che il cuore e la grinta messi in campo sabato dai Leones non restino un fuoco di paglia.

martedì 3 aprile 2007

28a giornata: Racing Santander-Athletic Bilbao 5-4.

Da oggi ricomincio ad aggiornare il blog, che ho dovuto tenere fermo prima per impegni universitari, quindi per problemi enormi con la connessione Internet. Spero d'ora in avanti di non dover più abbandonare questo spazio al suo destino.

Racing Santander: Toño; Pinillos, Rubén, Garay, Cristian Fernández; Balboa (90' Momo), Vitolo, Colsa, Serrano (80' Cristian Alvarez); Munitis (91' Juanjo), Zigic.
Athletic Bilbao: Aranzubia; Espósito, Prieto, Amorebieta, Gabilondo (68' Yeste); Iraola, Murillo; Etxeberria, Javi Martínez (75' Garmendia), Javi González; Urzaiz (55' Llorente).
Reti: 7' Luis Prieto, 58' Cristian Fernández, 62' Etxeberria, 65' Garay (rig.), 69' Zigic, 77' Murillo (ag), 79' Etxeberria, 82' Iraola, 90' Zigic.
Arbitro: Carlos Velasco Carballo (comité madrileño).

Ogni tanto anche i campionati più equilibrati regalano partite assurde, che si concludono con punteggi da calcio a 5 e che spesso, pur risultando emozionanti e a tratti spettacolari, fanno inorridire gli amanti del bel gioco per la loro totale pazzia, che comporta perdita di assetti difensivi, di equilibrio e di ogni benchè minimo raziocinio, senza il quale una partita di football diventa più che altro un tiro al bersaglio senza senso. Il secondo tempo di Racing-Athletic è stato uno di questi episodici avvenimenti (o inconvenienti, se si guardano da un altro punto di vista): 8 gol, tattica scomparsa, ribaltamenti di fronte continui ed emozioni da sconsigliare ai deboli di cuore. Ho scritto secondo tempo perchè il primo, terminato 1-0 per l'Athletic (gol di Luis Prieto su punizione deviata), è stato quanto di più noioso e sciatto ci si potesse aspettare dal match: un unico schema, lancio lungo per la punta centrale (Zigic o Urzaiz, non faceva differenza) e tanta monotonia, fatta di passaggi orizzontali a centrocampo e poco altro. La ripresa invece è stata pirotecnica e ha travolto anche una squadra solitamente equilibrata e ben messa in campo come il Racing, mentre l'Athletic, già sfasato di suo, ha perso completamente la bussola... Ne è venuta fuori una partita assolutamente fuori di testa, come la successione dei gol può far capire meglio di ogni descrizione: 1-1 di Cristian al 58' con un colpo di testa su corner, dopo due occasionissime sventate alla grande da Aranzubia; passano 4 minuti e Llorente fa sponda per Etxebe, destro di prima intenzione del Gallo e 2-1; 3 minuti dopo Murillo pensa bene di commettere un fallo inutile sulla linea di fondo, scordandosi però di essere in area...rigore di Garay e nuovo pareggio. Il 2-2 galvanizza il Racing, che spinge con profitto sugli esterni alla ricerca di Zigic e lo trova puntuale all'appuntamento con il gol al 69'; sulle ali dell'entusiasmo i padroni di casa sembrano dilagare: è ancora Murillo a regalare la rete agli avversari, anticipando in tuffo il solito Zigic ma trafiggendo, ahinoi, lo stranito Aranzubia. Quando tutto sembra finito, l'orgoglio basco porta a un risultato inaspettato: prima Etxebe, ispiratissimo, fa 4-3 impallinando Toño dopo un gran controllo di tacco, quindi Iraola ribadisce in rete un mischione generato da una punizione di Yeste e regala l'incredibile 4-4. Il risultato consiglierebbe prudenza, invece entrambe le squadre provano a vincere e si sbilanciano alla ricerca del colpo del ko. L'Athletic becca un contropiede al 90', c'è un'autostrada per Munitis che tocca da campione verso Zigic, bravissimo ad aggirare Dani e a depositare in porta il 5-4 della beffa. Inutile commentare una partita del genere...inutile anche soffermarsi sull'incredibile pochezza della difesa basca (Ustaritz, dove sei?) e sulla fragilità mentale di questa squadra, incapace di tenere un risultato che sia uno. Gli incroci sugli altri campi ci tengono ancora in vita, anche se dietro di noi si stanno facendo risentire (incredibile a dirsi ) Real Sociedad e Nastic. Insomma, c'è speranza per tutti, dunque perchè abbattersi? Fuori le palle, ce la possiamo fare. ORAIN TA BETI ATHLETIC!!!