sabato 29 settembre 2007

Solidarietà alla Birmania!

Ci sono momenti in cui parlare di calcio è davvero l'ultimo dei mie pensieri. Questo è un momento del genere. Tutti saprete delle manifestazioni in Birmania e del regime che opprime quel paese praticamente da 45 anni (cambiano le facce, ma la sostanza resta quella), dunque non perdo tempo con parole inutili.
In tutto il mondo oggi si leva alta la voce in sostegno di chi in Birmania sta morendo per la propria libertà, a partire dai bonzi, i pacifici monaci buddisti che hanno iniziato l'ondata di manifestazioni, per finire con i semplici cittadini che si sono visti sparare addosso dall'esercito.
Tutti possono dare il loro contributo...come? Leggete qui sotto.

Vestiti di rosso per la Birmania
Una maglietta o un nastro rosso in sostegno della Birmania. E' la parola d'ordine che corre sui blog e sui cellulari, una catena di sms per un gesto di solidarietà a favore dei monaci buddisti e del popolo birmano. Questo è l'invito che sta circolando in queste ore via sms: "In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please forward!" (trad.: a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il mondo, una maglietta rossa. Inoltra questo messaggio). Un testo analogo in lingua italiana circola anche nei blog: "Venerdì 28 settembre indossiamo una maglia rossa. Chiunque legga questo messaggio lo trasmetta a quante più persone sensibili a questo gravissimo prolema gli sarà possibile. Grazie di cuore". Potete (dovete!) inviarci le vostre foto: cliccate qui e seguite le semplici istruzioni a video. Grazie di cuore anche da noi.

Birmania libera!

giovedì 27 settembre 2007

5a giornata: Athletic 0-2 Atletico.

Athletic Bilbao: Iraizoz; Iraola, Ocio, Ustaritz (85' Llorente), Del Horno; Muñoz, Javi Martínez (49' Vélez); Etxeberria, Susaeta, David López (73' Cuéllar); Aduriz.
Atlético Madrid:
Leo Franco; Seitaridis, Pablo, Perea (46' Zé Castro), Pernía; Simao (60' Maxi Rodríguez), Raúl García, Maniche, Reyes (66' Luis García); Agüero, Forlán.
Reti: 12' Agüero, 78' Forlán.
Arbitro: Muñíz Fernández (Colegio Asturiano).

Avere il Kun in squadra o averlo contro: ecco la differenza che può intercorrere tra una vittoria e una sconfitta. Ieri un Athletic grintoso e sfortunato lo ha sperimentato sulla propria pelle e ha dovuto rimandare l'appuntamento col primo successo casalingo a causa delle magie del giovanissimo folletto argentino, che ad ogni giornata fa sempre un passo in più sulla strada per divenire fuoriclasse assoluto. Tecnica superba, velocità e senso del gol fanno di Agüero una seconda punta straordinaria, capace con le sue giocate di unire spettacolo ed efficacia e potenzialmente in grado di risolvere da solo ogni partita, come ha fatto ad esempio ieri sera. Guardare per credere il gol del Kun al 12': ingresso in area da destra, dribbling "culo a terra" su Ustaritz, secondo dribbling a saltare netto Ocio e sinistro secco che spiazza Iraizoz. Incontenibile. L'Athletic, schierato da Caparros secondo un 4-2-3-1 con Muñoz al posto di Murillo, Susaeta trequartista centrale ed Etxebe a destra, reagisce nell'immediato sfiroando subito il pari (traversa del Gallo al 13' e punizione di poco fuori del solito Markel dopo un altro paio di minuti), poi però si spegne e lascia la prima frazione all'Atletico, che controlla senza patemi e va vicino al 2-0 ancora con Agüero, la cui conclusione a botta sicura in chiusura di tempo è disinnescata alla grande da Gorka. Tutt'altra musica nella ripresa. Il tecnico di Utrera sostituisce Javi Martinez con Velez, cambia assetto alla squadra e propone un 4-4-2 a rombo, con Muñoz vertice basso, Susaeta a sinistra, il Gallo a destra e David Lopez dietro le punte. L'Athletic, rientrato in campo assai più convinto rispetto alla prima frazione, prende in mano il pallino del gioco e schiaccia gli avversari nella loro metà campo, collezionando angoli in serie e chiamando più volte Leo Franco all'intervento decisivo. Velez è in forma e si fa sentire, purtroppo però i biancorossi non ricevono l'aiuto sperato da Aduriz, assolutamente fuori partita ma tenuto in campo fino al 90'. Quando poi il portiere argentino non ci arriva, ci pensa l'arbitro ad annullare giustamente la rete ad Aitor Ocio, finito in evidente posizione di fuorigioco al momento della conclusione. E l'Atletico? I colchoneros, praticamente spariti dal campo come squadra, si aggrappano al genio del Kun e al contropiede, mostrando con Reyes, servito splendidamente da Agüero, di poter far male grazie ai suoi migliori solisti. La conclusione dell'ex madridista viene splendidamente parata da Iraizoz, tuttavia il portierone navarro non può nulla sul missile di Forlan al 78', un destro di prima intenzione davvero pregevole che si infila sotto il "sette" della porta basca. Il raddoppio assolutamente immeritato della squadra di Aguirre taglia le gambe ai padroni di casa, bravi però a non mollare fino all'ultimo minuto. Il palo colto da Velez all'86' suona come la resa definitiva a madama sfortuna, sottolineata ancor più dal secondo gol annullato ai baschi, siglato stavolta da Llorente (entrato troppo tardi, a parer mio) e invalidato dall'arbitro per un nebuloso fallo in attacco del nostro numero 9. Ricapitolando: un tempo buttato, due pali, due gol annullati e una frazione dominata, il tutto per una sconfitta secca. L'Athletic meritava sicuramente di più, consoliamoci pensando alla buona prestazione globale; abbiamo pagato per il mezzo furto di Valencia col Levante e adesso direi che il credito con la fortuna è estinto. Speriamo lo sia per davvero, visto che domenica si va sul campo di una delle squadre più in forma della Liga, il Villarreal...

martedì 25 settembre 2007

4a giornata: Levante 1-2 Athletic.

Levante: Storari; Descarga (60’ Geijo), Serrano, Cirillo, David; Juanma, Berson (53’ Viqueira), Miguel Angel, Savio; Riga (71’ Pedro Leon), Riganò.
Athletic Bilbao: Iraizoz ; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Del Horno; Susaeta (62’ Cuéllar), Murillo (57’Muñoz), Javi Martinez, David Lopez; Aduriz, Llorente (76' Vélez).
Reti: 8' e 72' Aduriz, 78' Riganò.
Arbitro: Teixeira Vitienes (Colegio Cántabro).
Note: espulso Amorebieta (A) al 94' per doppia ammonizione.

Minuto 72, siamo sull'1-0 per l'Athletic e Riganò ha appena fallito il rigore del possibile pareggio. Llorente, in pressing alto sui centrali avversari, approfitta di un passaggio corto di Serrano per andare a disturbare Cirillo, vince il contrasto e dà il "la" ad un pericolosissimo contropiede biancorosso; il difensore ex Inter crolla al suolo come se un cecchino gli avesse sparato dalla tribuna, i giocatori dell'Athletic proseguono l'azione e Aduriz va a siglare il gol del raddoppio con un diagonale che la deviazione di Miguel Angel rende imparabile per Storari. Apriti cielo. Il portiere dei levantini e Serrano sembrano spiritati, si aggirano per il campo sbraitando come matti e a nulla servono le scuse a pubblico e giocatori di Aduriz, che sostiene di non aver visto l'uomo a terra. Il gol di Aritz serve almeno a resuscitare Cirillo, che come per magia riacquista le forze e tenta di spaccare qualche testa basca. Abel Resino, tecnico dei valenciani, negli spogliatoi parlerà di antisportività biancorossa, tralasciando però di sottolineare il tiro del Levante nel primo tempo con Ocio a terra per una piccola commozione cerebrale e il pestaggio di Javi Martinez dopo il gol del 2-1 (il centrocampista navarro è stato circondato e malmenato da tre levantini che volevano recuperare in fretta il pallone). Senza entrare in sterili polemiche, la mia opinione è che in casi del genere deve fischiare l'arbitro, a meno che non capitino infortuni gravi ed eclatanti, altrimenti il primo Cirillo che perde un brutto pallone è autorizzato a fare la sceneggiata per danneggiare gli avversari...questa è antisportività, secondo me.
Questa polemica, peraltro, non fa che danneggiare una partita bella e combattuta, dominata per lunghissimi tratti dai padroni di casa e interpretata in maniera pessima dall'Athletic, in particolar modo dopo il primo gol di Aduriz: squadra arroccata a difesa del vantaggio, zero azioni palla a terra e molta, troppa fede nel copione catenaccio+contropiede. Logico dunque che un Levante ben disposto, ma tutt'altro che trascendentale faccia la partita in lungo e in largo, peccando solo, e non è poco, al momento della finalizzazione. Un ottimo Iraizoz e la mira poco felice del tandem Riga-Riganò, più un gioco di parole che una vera coppia di bomber, permettono ai biancorossi di andare al riposo sull'1-0, frutto di uno splendido numero di Aduriz che riceve lungo da Del Horno, doma la palla di petto e senza lasciarla rimbalzare la spedisce di sinistro alle spalle di Storari. Che grande giocatore, pure piuttosto sottovalutato, è il nostro Aritz: tecnicamente ottimo, calcia con entrambi i piedi, ha un senso della porta innato ed è di una generosità eccezionale. A volte gli capita di mangiarsi gol clamorosi, come quello che fallisce in chiusura di tempo sparacchiando sul portiere dopo una corta respinta, ma senza di lui la vita, offensivamente parlando, sarebbe davvero grama. La prima frazione si apre e si chiude proprio nel segno del numero 23; in mezzo, tanto Levante e una punizione di Susaeta che sfiora la traversa. Nella ripresa i padroni di casa si gettano davanti con generosità e Abel Resino rischia un attaccante (Geijo) per il terzino Descarga, tuttavia l'azione dei levantini sembra perdere d'intensità e l'Athletic controlla il match piuttosto agevolmente. Al 69', però, Teixeira Vitienes fischia un rigore alquanto dubbio per un "mani" di Del Horno su colpo di testa di Riganò: il tocco c'è, ma la distanza tra i due è talmente ravvicinata da far ritenere il fallo più involontario che altro. Per fortuna dell'Athletic Riganò spara sulla traversa e grazia la squadra di Caparros, che dopo un paio di minuti perviene al raddoppio nel modo che ho raccontato all'inizio. Il Levante raccoglie i frutti dei suoi sforzi con il golletto di Riganò al 78', si getta in avanti per l'ultimo assalto, rischia di prendere il terzo gol (tiro a botta sicura di Muñoz murato dalla difesa) e va vicino al pari in pieno recupero, sempre con una gran testata del centravanti di Lipari che termina alta di poco. C'è ancora tempo per l'espulsione di Amorebieta, che macchia una partita ottima del centrale biancorosso, autore peraltro di un prezioso salvataggio sulla linea, e finalmente l'arbitro decide che può bastare. L'Athletic si prende la prima vittoria stagionale con una partita brutta, sporca e cattiva, mostrando però di avere una difesa affidabile e un carattere all'altezza della storia del club. L'anno scorso partite del genere si perdevano di brutto, con Caparros le vinciamo: e quando arriverà il gioco cosa saremo in grado di fare? Incrociamo le dita e speriamo...

sabato 22 settembre 2007

Una brutta tegola.

E' uno dei migliori registi della Liga, senza dubbio il giocatore più importante dell'Athletic, eppure anche Pablo Orbaiz ha un difetto, se così si può chiamare: la fragilità fisica. Il navarro raramente riesce a completare una stagione senza infortuni di medio-lunga decorrenza, e oltre ad aver subito per ben due volte la rottura dei legamenti delle ginocchia è solito avere problemi muscolari che lo tormentano per tutta la temporada (e che ne impediscono anche la presenza in nazionale spagnola, dove a parer mio dovrebbe figurare sempre tra i convocati assieme ad Iraola). Sabato scorso il ritorno in campo dopo nove mesi, mercoledì un nuovo infortunio: rottura fibrillare all'adduttore sinistro, il che equivale ad almeno quattro settimane di stop. Don Pablo si perderà perciò le partite contro Levante, Atletico Madrid, Villarreal e Almeria e dovrebbe tornare a disposizione, il condizionale è d'obbligo, per il match del 21 ottobre con il Valladolid. A questa assenza pesantissima se ne aggiunge un'altra, molto meno importante, che riguarda Igor Gabilondo, infortunatosi nel triangolare amichevole di Torrelavega (peraltro concluso all'ultimo posto da un Athletic B, composto cioè quasi tutto da riserve) e che ne avrà anche lui per un mesetto.
Per ovviare all'assenza di Orbaiz Caparros può puntare su Tiko o Iñaki Muñoz, tuttavia nell'allenamento di ieri ha provato David Lopez come interno a fianco di Javi Martinez, una soluzione interessante ma che al momento non pare fattibile, visti anche i tempi ristretti prima della prossima partita con il Levante. Probabile quindi che giochi il mio amato Tiko, mentre di punta dovrebbe essere confermata la coppia Aduriz-Llorente. A proposito di Nando, nella sessione di ieri il numero 9 è stato spronato e consigliato a più riprese dal mister di Utrera, che sembra ancora credere molto in lui. A Llorente serve più cattiveria sotto porta e convinzione nei propri mezzi, ma deve sbrigarsi a trovare tutto ciò...l'Athletic ha bisogno dei suoi gol.

martedì 18 settembre 2007

lunedì, 17 settembre 2007

3a giornata: Athletic 1-1 Zaragoza.


Palla all'incrocio, Cesar immobile: Susaeta ha appena messo dentro la punizione dell'1-0 (foto As).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Del Horno; Susaeta, Orbaiz (88' Murillo), Javi Martínez, David López; Aduriz (70' Etxeberria), Llorente (46' Vélez).
Zaragoza: César; Diogo, Sergio, Ayala, Juanfran; Gabi (71' Generelo), Luccin, Aimar, Matuzalem (66' Zapater); Oliveira, D. Milito (83' Sergio García).
Reti: 9' Susaeta, 15' Milito.
Arbitro: Mejuto González (Col. Asturiano).

Un pareggio giusto, un punto che fa bene al morale della squadra e anche a quello dei tifosi, che finalmente possono guardare una squadra capace di mettere tre passaggi di fila. E' questo il responso della partita tra Athletic e Saragozza, gara che presentava molte insidie a livello tattico, vuoi per la presenza tra gli aragonesi di Aimar, giocatore che quando è in vena non è marcabile, vuoi per il duo Milito-Oliveira, attaccanti dalle caratteristiche perfette per mettere in difficoltà la difesa biancorossa, vuoi infine per il tipo di gioco sviluppato dagli uomini di Victor Fernandez, palla a terra, transizioni veloci e ricerca ossessiva del "buco" giusto da sfruttare. La partenza però è tutta dell'Athletic, sceso in campo ben deciso a soffocare sul nascere le bellicose intenzioni del Saragozza: la linea difensiva basca è bella alta, il pressing asfissiante e il pallino della manovra nei piedi sapienti di Orbaiz, tornato per la gioia di tutti in cabina di regia dopo l'infortunio al ginocchio di 9 mesi fa. Il gioco dei padroni di casa si sviluppa soprattutto sulla fascia destra grazie all'asse Iraola-Susaeta, col terzino scatenato e sempre in sovrapposizione e il giovane Markel a stupire di nuovo, dopo il fantastico esordio del Nou Camp, in virtù di un repertorio tecnico eccellente e di una freddezza strepitosa per un ragazzo di nemmeno 20 anni. Il problema dell'Athletic arriva al momento di finalizzare le buone azioni proposte, come si vede chiaramente al 6': Iraola serve Llorente nello spazio, solo davanti a Cesar, Nando tenta il dribbling ma si fa ipnotizzare dal portiere che gli porta via il pallone senza commettere fallo. Per fortuna ci pensa Susaeta, tre minuti dopo, a dare il vantaggio ai rojiblancos grazie ad una magistrale punizione dal limite che batte un immobile Cesar. E' il secondo gol in due partite per il numero 27, il cui esordio in prima squadra comincia davvero a ricordare, per impatto e peso specifico, quello di Julen Guerrero. Appena il tempo di gioire che il Saragozza, da ottima squadra qual è, mette fuori la testa e trova il pareggio al primo tentativo: Luccin recupera palla e serve Aimar, tocco immediato sulla trequarti centrale per Gabi che, liberissimo, ha il tempo di alzare la testa e servire con un filtrante perfetto Milito, il cui destro è solo sporcato da Iraizoz. 1-1, difesa biancorossa poco reattiva nella chiusura su Gabi e piuttosto distratta nella marcatura del bomber aragonese (Amorebieta dov'eri?). Il tempo si chiude con una bella conclusione mancina di Javi Martinez, disinnescata bene da Cesar, e con la sensazione che l'Athletic sia stato superiore. Ben diversa, purtroppo, la ripresa, dominata dal Saragozza nella stessa misura in cui la prima frazione era stata appannaggio dei padroni di casa. Caparros lascia negli spogliatoi Llorente per inserire Velez (che Nando sia già stato bocciato? Ma vogliamo dargli un po' di fiducia a questo ragazzo?), tuttavia sono Milito e Oliveira gli unici a rendersi pericolosi e bisogna ringraziare l'ottimo Iraizoz, decisivo almeno in un paio di interventi. Come spesso succede, però, le palle gol più nitide per ottenere i tre punti le costruisce l'Athletic, quasi inesistente per tutto il secondo tempo; prima Susaeta sfiora il palo al 77' con un'altra punizione telecomandata, quindi ancora Markel, migliore in campo, scappa in pieno recupero a Juanfran sulla destra e pesca con un tocco rasoterra Etxeberria, solo all'altezza del dischetto, ma il Gallo sciupa tutto con un controllo farraginoso e un tiraccio centrale che Cesar devia a lato. Il capitano perde così l'occasione di festeggiare con il gol la presenza numero 400 in Liga e l'Athletic deve accontentarsi di un pareggio. E', tuttavia, un pareggio incoraggiante aldilà del punticino conquistato: la squadra è viva, lotta, resiste anche quando si trova un po' sulle gambe e mostra di avere la lucidità e la concentrazione per crearsi occasioni ghiotte anche nel finale. Insomma, la mano di Caparros inizia a farsi vedere.

venerdì 14 settembre 2007

Etxebe 400.


L'ex presidente Arrate e un giovane Gallo nel giorno della sua presentazione: gli anni son passati, era un capellone!

Sabato prossimo, aldilà del risultato del match col Saragozza, per l'Athletic ci sarà da festeggiare: Joseba Etxeberria, infatti, toccherà quota 400 presenze in Liga, un traguardo straordinario per un atleta di appena 30 anni. Purtroppo, come talvolta accade a quei calciatori che, come lui, iniziano a giocare giovanissimi nella massima serie, il Gallo è ben più usurato di quanto non reciti la carta d'identità; tuttavia, è ancora un valore per questo club, un "usato sicuro" che non tradisce mai e su cui si può sempre fare affidamento nei momenti chiave della stagione (la salvezza dell'anno scorso al 50% è sua). Tatticamente si è trasformato da seconda punta agile e tecnica in esterno di manovra, capace spesso di saltare l'uomo e di mettere cross al bacio per i compagni. Il suo rapporto col gol si è fatto di anno in anno più conflittuale (non segna al San Mamés da 3 anni, l'ultima rete casalinga realizzata risale infatti al 17 aprile 2004, proprio contro il Saragozza), ma Caparros sembra intenzionato a provarlo più come attaccante che come ala, viste anche le buone prestazioni sulla destra di Markel Susaeta.
L'esordio del Puledro, altro soprannome di Joseba, nella Liga è datato 29 gennaio 1995, nel match di campionato tra Real Sociedad ed Espanyol (Etxebe aveva da poco compiuto 17 anni): alla fine le presenze totali saranno 7, condite da 2 gol. Dopo il mondiale under 20 disputato nello stesso 1995 e vinto dalla Spagna, nella quale il giocatore viene nominato Scarpa d'oro, l'Athletic interviene con un colpo di mano durante le trattative di rinnovo tra Joseba e la Real, si accorda col padre per il trasferimento del ragazzo e, previo pagamento di una clausola da 7 miliardi di lire (all'epoca la cifra più alta mai pagata in Spagna per un under 18), si assicura il giovane fenomeno. Inizia in quel momento una delle storie più belle del club in epoca moderna, una storia fatta di 392 partite di campionato con la maglia biancorossa (399 totali con quelle disputate con la Real), tante soddisfazioni e qualche cocente delusione. Finora non si è realizzato il sogno di Joseba di disputare una finale con l'Athletic, anche se il Gallo si è tolto lo sfizio di raggiungere e disputare da protagonista una Champions' League, grazie al secondo posto del 1997/98. Domenica Etxebe diverrà il terzo calciatore dell'Athletic per presenza liguere, con Txetxu Rojo (413) nel mirino e il grande Iribar (466) ancora distante. In ogni caso, mille di queste domeniche, Gallo!

PS: viste le voci che compaiono da giorni su un innominabile quotidiano spagnolo, voci riguardanti la possibile adozione di una schifosissima scritta pubblicitaria sulla nostra immacolata camiseta, rispolvero un'immagine che esplica la mia posizione sulla vicenda, con la quale chiuderò ogni post futuro (almeno finchè il pericolo resterà ben presente). La volta scorsa andò bene, speriamo che la storia si ripeta. NO ALLA PUBBLICITA'!

venerdì 7 settembre 2007

Il blog riprende a tempo pieno!


La grinta di Asier Del Horno: il suo ritorno è stata la principale novità degli ultimi giorni di mercato (foto As).

La notizia è di quelle da prima pagina: mi hanno riattivato l'adsl! Dopo quasi un mese di ritardi, errori tecnici e casini vari, posso dunque tornare ad aggiornare il blog in modo regolare. Tre sono gli eventi principali che mi sono perso in questi lunghi giorni di silenzio-Internet. Andiamo in ordine di tempo. Sullo 0-0 dell'esordio con l'Osasuna non mi pronuncio, visto che non ho potuto nè vedere la partita nè leggere approfonditamente i resoconti dei giornali spagnoli, che in generale parlavano di partita scialba e di pareggio giusto. Prendiamoci il punto e teniamocelo stretto, considerando anche il risultato dell'anno scorso (Athletic 0 Osasuna 3). C'è poi stata la vicenda, tristissima, di Antonio Puerta, di cui tutti ovviamente saprete. Inutile aggiungere le mie inutili parole alle tante, troppe e spesso a sproposito, che ho sentito dire da persone anche note, ma di certo non informate sui fatti (vero Caressa?); aldilà di tutto, persino del forte sospetto di responsabilità dei medici spagnoli, resta il dramma di una famiglia ancora in divenire (la compagna di Puerta aspetta un figlio) e la tragedia di un atleta professionista morto in campo. Riposa in pace, Antonio. Infine (e quanto sembra strano parlare di calcio dopo aver ricordato Puerta), il ritorno di Del Horno: prestito dal Valencia con riscatto fissato a 3 milioni di euro per l'anno prossimo. Che dire, un affarone. Tecnicamente Asier non si discute, bisognerà vedere se Caparros, storicamente poco amante dei terzini di spinta, riuscirà a far esprimere a lui e ad Iraola tutto il potenziale di cui dispongono, oppure se dovremo vederli un po' limitati da compiti prettamente di marcatura e copertura dello spazio difensivo. L'unica cosa certa è che passare da Casas a Del Horno è, in ogni caso, un salto di qualità impressionante. La pausa per gli impegni delle nazionali capita a proposito, visto che Caparros potrà adesso lavorare con serenità e calma in previsione della dura partita col Saragozza; a risentirci nei prossimi giorni per gli aggiornamenti del caso.

lunedì 3 settembre 2007

2a giornata: Barcellona 3-1 Athletic.

FC Barcelona: Valdés; Zambrotta, Márquez, Oleguer, Abidal; Xavi, Touré, Deco (67' Iniesta); Messi, Henry (62' Giovani), Ronaldinho (78' Milito).
Athletic Club Bilbao: Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili; David López, Tiko (58' Muñoz), Javi Martínez, Gabilondo (46' Ion Velez); Susaeta (82' Cuéllar); Aduriz.
Reti: 8' e 35' (rig.) Ronaldinho, 71' Susaeta, 73' Yaya Touré.
Arbitro: Megía Dávila (Col. Madrileño).
Note: espulsi Márquez (B) al 77' per doppia ammonizione e Koikili (A) all'80' per gioco violento.

Premessa: sono ancora senza Adsl (domani verrà un tecnico a casa, speriamo che la situazione si risolva) e, come avete notato, non sono riuscito a postare nulla sullo 0-0 con l'Osasuna e soprattutto sul ritorno a Bilbao di Del Horno. Cercherò di rimediare non appena possibile, per ora mi limito al racconto della sconfitta di ieri. A presto, spero!

L’Athletic di Caparros non esce del tutto bocciato dal Nou Camp, più che altro se ne torna a casa con l’invito a studiare meglio e ad impegnarsi di più per la prossima interrogazione seria. Il tecnico di Utrera sceglie la prudenza e propone un 4-4-1-1 con Ustaritz al posto dello squalificato Ocio, Tiko e Javi Martinez in mediana e il talentino Markel Susaeta, grande sorpresa del precampionato, alle spalle di Aduriz. Non c’è Asier Del Horno, il figliol prodigo tornato a Bilbao in prestito dal Valencia, e al suo posto gioca Koikili. I padroni di casa non possono schierare i Fantastici Quattro a causa dell’infortunio di Eto’o, dunque spazio al classico 4-3-3 di Rijkaard con Messi a destra, Henry a sinistra e Ronaldinho in mezzo, mentre l’unica novità è Oleguer centrale al posto dell’infortunato Puyol. L’inizio è ovviamente di marca blaugrana e nei primi minuti il possesso palla è tutto a favore del Barcellona, con l’Athletic che pressa solo dopo la metà campo e tiene dunque le linee molto ravvicinate tra loro, badando a difendersi più che a rifornire Aduriz; il chiaro intento di Caparros di costruire il match sul binomio catenaccio+contropiede naufraga però prestissimo, appena al 7’, causa un fallo di Iraola su Ronaldinho ai 25 metri: l’asso brasiliano si incarica della battuta della punizione, mira l’angolo in alto alla sinistra di Iraizoz e lo infila grazie ad un bolide davvero portentoso. Non impeccabile il piazzamento di Gorka nell’occasione, ma va detto che il tiro del numero 10 è una sassata che toglie le ragnatele dal “sette” della porta basca, dunque le colpe del portiere sono minime. Incassato il colpo, l’Athletic non muta stile di gioco e continua ad aspettare al varco il Barcellona come se si fosse sullo 0-0, lasciando al solo, ottimo Susaeta il compito di aprire la difesa catalana (impresa alquanto improba per uno sbarbatello al debutto in Liga). E’ proprio Susaeta ad impegnare Victor Valdes con un tiro-cross dalla sinistra, ma il pericolo per il portiere è relativo e il break basco risulta alquanto estemporaneo. A rendersi più volte pericolosi sono infatti i catalani, che attaccano muovendo armoniosamente un tridente in cui Ronaldinho ed Henry esaltano per la loro capacità di scambiarsi la posizione e Messi rappresenta la vera mina vagante; i tre assi dimostrano un’intesa splendida e più di una volta mettono in ambasce la difesa bilbaina, tagliata a fettine dai loro movimenti allo stesso tempo ordinati e fantasiosi. Proprio da uno scambio al bacio sull’asse Brasile-Francia dell’attacco blaugrana, al 35’, scaturisce il penalty del raddoppio: Ronaldinho centra per Henry, il numero 14 anticipa sull’uscita Iraizoz ma non può evitarlo e va a colpirlo col piede destro sul volto, mentre Amorebieta spazza il pallone due metri prima della linea. Gorka resta a terra, dolorante, e tutti si preoccupano per lui, quand’ecco l’arbitro commettere il primo errore marchiano del match con l’assegnazione del rigore al Barça, decisione francamente scandalosa e senza alcuna motivazione seria (il replay mostra in modo chiaro che è Henry a colpire involontariamente Iraizoz sullo slancio dopo il tocco in anticipo, dunque non si capisce in cosa consista il fallo fischiato al nostro numero 1). Ronaldinho va sul dischetto, aspetta che Gorka si riprenda, lo batte con un rasoterra perfetto che il portiere può solo intuire e, dopo l’esultanza, va ad abbracciare l’estremo difensore navarro a cui sembra quasi chiedere scusa per il gol appena realizzato. I campioni si riconoscono anche dallo stile.
Sotto di due reti, l’Athletic termina il primo tempo alle corde e in stato confusionale, tuttavia si ripresenta in campo dopo l’intervallo con spirito più pugnace. Ion Velez sostituisce il sempre mediocre Gabilondo ed affianca Aduriz in avanti, mentre Susaeta va a destra e David Lopez si sposta a sinistra; i biancorossi avanzano il proprio raggio d’azione e provano a mettere pressione ai portatori di palla del Barça, liberi di impostare senza patemi per tutto il primo tempo. Intendiamoci, quando i catalani spingono fanno male (vedi palo di Henry e varie iniziative “made in Messi”), tuttavia l’Athletic prova a riaprire il match con generosità e grande forza d’animo. I bilbaini creano due notevoli palle-gol: prima Ion Velez, lanciato dalle retrovie, presentatosi solo davanti a Valdes traccheggia troppo al momento di concludere e si fa rimontare e chiudere da Oleguer, quindi Susaeta sfiora il palo su punizione dal limite. Il sigillo alla grande prova del canterano è però solo rimandato, visto che al 70’ è lui il più lesto a raccogliere una corta respinta del portiere blaugrana su cross di Iraola e ad infilarlo con un maligno piatto di prima intenzione, che passa a pochi millimetri da diverse gambe prima di varcare la linea di porta. Nemmeno il tempo di progettare un ultimo quarto d’ora d’assalto che l’Athletic subisce il 3-1, opera di Yayà Tourè con la decisiva collaborazione di un guardalinee: il pallone calciato dall’africano coglie infatti la parte interna della traversa e ritorna in campo, il gioco prosegue e solo dopo una trentina di secondi l’arbitro raccoglie la segnalazione del suo assistente e convalida il gol del Barcellona. Decisione sbagliata a giudicare dai vari replay proposti dalla tv spagnola, che sembrano tutti confermare che il pallone non è rimbalzato aldilà della linea bianca. Caparros manda dentro Muñoz e Cuellar per Tiko e Susaeta e l’Athletic si prepara ad affrontare l’ultima parte di gara senza più speranze di fare risultato, visto che i padroni di casa si limitano a mantenere il controllo della sfera (cosa peraltro riuscita benissimo in tutto il secondo tempo) e lasciano a Messi, Ronaldinho e allo scalpitante Giovani dos Santos, futuro campionissimo al suo esordio in Liga, il compito di creare grattacapi alla difesa basca (meravigliosa un’azione dei tre alla mezz’ora: discesa di Messi sulla destra, dribbling su Ustaritz e palla dentro, Ronaldinho salta a gambe aperte facendo velo per Giovani che conclude a girare di sinistro, spedendo la sfera di poco a lato). Il secondo giallo rimediato da Marquez a dieci minuti dal termine sembra conferire un’ultima speranza al club di Bilbao, tuttavia il pessimo direttore di gara trova il modo di riparare all’inferiorità numerica del Barça mostrando a Koikili un rosso diretto per un fallo tattico, magari giusto un po’ violento e passibile dunque di giallo, ai danni di Giovani partito palla al piede. Con questa perla arbitrale alla rovescia, la terza ai danni dell’Athletic, si conclude un match giocato maluccio dai biancorossi, che meritano comunque un applauso per il caparbio tentativo di recupero operato nella ripresa; magari in futuro si potrebbe osare di più fin dall’inizio, perché si sa che lasciare il pallino del gioco al Barcellona e pensare solo a difendersi non è il massimo quando si hanno contro fenomeni come quelli blaugrana. Infine, so che non è bello prendersela con l’arbitro, e so anche che i catalani hanno strameritato la vittoria e l’avrebbero ottenuta in ogni caso, ma davvero non posso non dire nulla all’indirizzo del direttore di gara. Un rigore inesistente, un gol fantasma convalidato e un rosso inventato pendono sul piatto dei regali ai padroni di casa: due gol su tre sono stati confezionati dal Barça con l’aiuto di Megía Dávila, un po’ troppo, mi pare, persino per una squadra tanto superiore come lo è stato il Barcellona rispetto all’Athletic. Tre indizi fanno una prova, come si suol dire, e a questo punto non serve Grissom per muovere un’accusa formale alla giacchetta nera madrilena. La squadra di Rijkaard è stata immensa, ma anche l’arbitro ci ha messo del suo...un fatto che rende questa sconfitta più amara di quanto dovrebbe essere.

I migliori e i peggiori nell’Athletic: da applausi la partita di Markel Susaeta, 20 anni, nessun timore reverenziale e tanta qualità nei piedi. Il canterano si rivela fin dal primo tempo l’uomo più pericoloso tra i biancorossi e si segnala per alcune azioni davvero interessanti, specie quando si trova a partire da una delle due fasce per poi accentrarsi e tentare la giocata, tiro o assist che sia. Caparros lo schiera subito titolare e lui lo ripaga con una prestazione importante ed un gol: bravo. Iraizoz, forse un po’ sorpreso da Ronaldinho sul primo gol del Barcellona, si riscatta compiendo alcuni ottimi interventi, in particolar modo uno su Deco nella ripresa. Javi Martinez si presenta al Nou Camp in gran spolvero: corre per due, recupera e gioca molti palloni ed è sempre il primo ad inserirsi negli spazi lasciati sguarniti dal centrocampo avversario. Generoso come al solito Aduriz, Amorebieta è terribilmente scomposto ma almeno non si fa saltare sempre come un birillo.
Dal lato dei peggiori, giornata da incubo per Koikili, costretto a fronteggiare un Messi francamente immarcabile; l’espulsione è più che altro un errore dell’arbitro, ma rappresenta la degna conclusione di una partita durissima per l’ex giocatore del Sestao, abituato senza dubbio a marcare giocatori di caratura molto meno pregiata del giovane campione argentino. Gabilondo è sempre il famigerato Uomo Invisibile, e stavolta non arriva un golazo memorabile a risollevare una prestazione a dir poco incolore. Ion Velez viene inserito a sorpresa nel secondo tempo (Llorente in panchina non l’ho ben capito), è servito poco e male ma ha il demerito di sprecare un’occasione d’oro a tu per tu con Valdes; il Barcellona concede poche chance come quella, un peccato che il canterano non l’abbia saputa cogliere. Non pervenuto David Lopez, mentre Ustaritz, di solito rognoso nell’uno contro uno, si fa ipnotizzare troppe volte dalle magie dei prestigiatori blaugrana.