mercoledì 26 marzo 2008

29a giornata: Athletic 1-0 Getafe.

Athletic Club: Aranzubia; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Del Horno; Susaeta (69' David López), Orbaiz, Javi Martínez, Yeste (84' Garmendia); Etxeberria (68' Gabilondo), Llorente.
Getafe CF: Abbondanzieri; Cortés, Belenguer (78' Kepa), Tena, Licht; Casquero, De la Red; Cotelo (82' Juanfran), Albín, Gavilán (66' Sousa); Uche.
Reti: 29' Etxeberria.
Arbitro: Ramírez Domínguez (Comité andaluz).

Vale doppio la vittoria, meritatissima, dell'Athletic contro il Getafe. Vale doppio per tre motivi, tutti ugualmente importanti: dimostra che la squadra sta finalmente imboccando il sentiero giusto (3 vittorie nelle ultime 3 partite parlano chiaro); rispecchia appieno una partita ben giocata dai nostri, capaci di surclassare con intensità e grinta il calcio organizzato e geometrico degli uomini di Laudrup; permette ai Leoni di tornare a respirare un'aria decente in classifica, grazie ai sette punti di margine sulla zona retrocessione, roba che non si vedeva da tre anni, e a quel -6 dalla zona UEFA che stuzzica alquanto i nostri palati, ormai poco abituati a gustarsi pietanze internazionali, seppure di terz'ordine (leggi: Intertoto).
Dopo le polemiche seguite ai fischi nel minuto di silenzio per Carrasco e dopo lo shock della bottigliata ad Armando al "de Lopera", l'Athletic torna in campo deciso a concentrarsi solo sul calcio giocato. Caparros schiera il 4-4-2 casalingo, ma deve fare a meno di Aitor Ocio, rimpiazzato come sempre da Ustaritz, e ovviamente di Armando, ancora alle prese con i postumi dell'aggressione subita a Siviglia; in attacco spazio ad Etxeberria, alla caccia del gol numero 100 in biancorosso, sulla destra Susaeta è confermatissimo al posto di David Lopez. Davanti ad un Getafe imbattuto da sei partite e che non perde in trasferta dalla giornata numero 19, i Leoni iniziano all'arrembaggio, mostrando un furore agonistico che alza immediatamente il ritmo di gioco e mette in chiara difficoltà gli ospiti, sulle gambe dei quali inizia a farsi sentire il peso dei molteplici impegni affrontati fin qui (la squadra di Laudrup è rimasta l'unica in Spagna impegnata su tre fronti, Liga, Coppa del Re e UEFA). La prima mezz'ora è tutta di marca bilbaina e le occasioni si susseguono senza sosta, passando soprattutto per Llorente che si mostra attivo e ispirato, ma poco concreto al momento di concludere (clamorosa la palla spedita alle stelle al 22' dopo una respinta del portiere). L'occasione più ghiotta, però, capita a Pablo Orbaiz, che approfitta di una sciagurata escursione fuori porta di Abbondanzieri - una mattana tipica del Pato, che scarta due avversari ben lontano dalla sua porta e finisce poi per perdere palla - e conclude da centrocampo, trovando però il salvataggio sulla linea di Belenguer a scongiurare l'1-0. L'appuntamento con il gol del vantaggio è solo rimandato e l'Athletic lo raggiunge meritatamente al 28' proprio col protagonista più atteso, Joseba Etxeberria. Il Gallo, mobile e volitivo, si fa trovare prontissimo alla deviazione sottomisura sul cross dalla sinistra di Del Horno e realizza con un bel tocco di destro la sua centesima rete ufficiale con la maglia dell'Athletic: è la stagione dei record per Etxebe, che quest'anno aveva già festeggiato il gettone numero 400 con i biancorossi e la quattrocentesima partita nella Liga spagnola. Ottenuto il gol, i padroni di casa diminuiscono leggermente la pressione offensiva, anche se restano molto bravi a soffocare le iniziative del centrocampo avversario, vero punto di forza del Getafe, e si fanno vedere con Llorente e Yeste dalle parti di Abbondanzieri, prima che De la Red, in pieno recupero, spaventi Aranzubia con un colpo di testa fuori di poco. Per evitare la paura di un altro dei tipici cali biancorossi nei secondi tempi servirebbe un gol in apertura di ripresa, e per poco Llorente non regala la sicurezza ai suoi con una scaltra deviazione in area, ancora su cross di un buon Del Horno, che supera il Pato ma viene respinta dal palo. E' il 53' e questo episodio fa temere il peggio, ossia una di quelle rimonte viste troppe volte in questa temporada a Bilbao, invece la squadra continua a tenere alti i ritmi e a controllare senza troppi patemi le timide offensive del Getafe, a cui difetta la condizione fisica più che la voglia di recuperare il risultato. Le palle-gol si diradano notevolmente e l'Athletic rischia solo quando Uche, al minuto 67, si presenta indisturbato davanti ad Aranzubia ma viene fermato da un'ottima uscita del portiere riojano. All'83' entra Garmendia per Yeste e dopo appena un minuto il povero Joseba, saltato per contendere il pallone ad Abbondanzieri, viene colpito involontariamente alla testa dal portiere argentino e ricade pesantemente a terra. I giocatori, le panchine e lo stadio tutto trattengono il respiro, perchè sulle prime sembra che il numero 8 giaccia al suolo incosciente, poi per fortuna Garmendia si alza e lascia il terreno di gioco sulle sue gambe, nonostante un'espressione spaesata e un leggero trauma cranico che gli verrà diagnosticato in ospedale. Nulla di grave, solo che l'Athletic resta in dieci e per poco non subisce la peggiore delle beffe. Al 91', infatti, Albin riceve da Kepa e lascia partire un sinistro di prima intenzione da quasi 30 metri: il tiro è perfetto, Aranzubia si distende ma nulla può, per fortuna c'è il palo a frapporsi fra il Getafe e il gol del pareggio, che sarebbe davvero stato una doccia fredda a dir poco immeritata per i Leoni. Come detto, però, il palo salva la porta biancorossa e con essa anche tre punti preziosissimi. Adesso la squadra di Caparros può guardare con un discreto vantaggio alla zona retrocessione, mentre alzando gli occhi vede vicino a sé i posti "europei"; fare calcoli adesso è inutile, bisogna però dire che è bello tornare a parlare di UEFA dopo tutto ciò che abbiamo passato. Il consiglio è comunque quello di volare basso e non farsi trascinare da facili entusiasmi: pensiamo a salvarci il più presto possibile, solo dopo saremo autorizzati a sognare qualcosa di più.

giovedì 20 marzo 2008

Bentornato, Carlos!

Ieri il nostro grande Gurpegi ha rifatto la sua apparizione in un incontro della prima squadra, partecipando al match infrasettimanale contro l'Amurrio (vinto per la cronaca 2-0 con doppietta di Aduriz). A poco più di un mese dal termine della squalifica, Carlos è apparso in ottime condizioni fisiche, anche perchè in questi due anni di inattività si è sempre sottoposto a carichi di allenamento di molto superiori a quelli dei compagni, in modo tale da poter ripresentarsi in campo in buona forma. Ti aspettiamo in campo ad Aprile, Gurpe!

mercoledì 19 marzo 2008

Giustizia è fatta.

Risultato omologato al momento della sospensione (2-1 per noi con gol di Yeste e David Lopez), due partite da giocare lontano dal "Ruiz de Lopera" e 9.000 euro di multa per il Betis. I giornali parlano di sanzione esemplare e senza precedenti nel calcio spagnolo. Adesso i betici hanno dieci giorni per presentare ricorso, spero vivamente che ci risparmino questo spettacolo pietoso ma conoscendo il loro presidente (che qui in Italia certa stampa serva definirebbe "vulcanico") temo che non eviteranno l'ennesima caduta di stile. Fatti loro, quel che importa è che giustizia è fatta!

martedì 18 marzo 2008

28a giornata: Betis 1-2 Athletic (partita sospesa al 70').

Real Betis: Ricardo; Damiá, Juanito, Lima, Fernando Vega; Arzu, Rivera; Edu, Capi, Mark González; Pavone.
Athletic: Armando; Iraola, Aitor Orcio, Ustaiz, Del Horno; Javi Martínez, Yeste (31' Orbaiz); Susaeta (54' David López), Etxeberría (65' Garmendia), Gabilondo; Llorente.
Reti: 7' Yeste, 35' Mark Gonzalez, 64' David Lopez (rig.).
Arbitro: Carlos Clos Gómez (c. aragonés).
Note: partita sospesa al 70' dopo che, cinque minuti prima, una bottiglietta piena d'acqua aveva colpito il portiere dell'Athletic Armando in pieno volto, costringendolo ad uscire dal terreno di gioco in barella.

Per la seconda settimana consecutiva è impossibile parlare di calcio in relazione alla partita dell'Athletic. Stavolta non si tratta di un minuto di silenzio non rispettato, come domenica scorsa contro il Valladolid, ma di un episodio a mio giudizio ben più grave: la sospensione del match a causa dell'aggressione ad Armando, il nostro grande vecchio, per mezzo di una bottiglietta piena d'acqua. Teatro del vergognoso lancio è stato il "Ruiz de Lopera" di Siviglia, impianto non nuovo ad ospitare episodi simili; l'anno scorso, infatti, durante il derby di Coppa del Re tra Betis e Siviglia, il tecnico dei biancorossi Juande Ramos venne colpito alla testa da una bottiglia di Coca-Cola ghiacciata e stramazzò al suolo incosciente, una scena davvero terribile, tanto che in un primo momento si pensò addirittura che l'allenatore andaluso fosse in pericolo di vita. Ad Armando è andata leggermente meglio: ferita sotto l'occhio, tanto sangue e alcuni giorni di riposo assoluto, in modo da evitare problemi più gravi alla retina; se solo la bottiglia lo avesse colpito qualche centimetro più su, adesso il portiere di Sopelana avrebbe probabilmente perso l'occhio destro.
L'aspetto positivo della vicenda è che il vigliacco autore del lancio, un 40enne che si era fatto prestare l'abbonamento dalla sua vicina di casa, è stato immediatamente identificato e consegnato alla sicurezza dai suoi vicini di posto, inferociti per il gesto dell'uomo (e forse consapevoli delle conseguenze disciplinari e sportive della bottigliata). La responsabilità della società, però, è indubbia. Si sapeva che la partita era a rischio di incidenti, poche storie. La tifoseria betica, di chiare simpatie nazionaliste, vede già di per sé l'Athletic come fumo negli occhi, e ovviamente la settimana di polemiche sul minuto di silenzio non rispettato a Bilbao non ha fatto che esaltare ancor di più lo spirito bellicoso con cui i supporter biancoverdi affrontano di solito questo match; le parole del presidente Lopera, che come sempre quando apre bocca perde un'occasione per tacere, hanno ulteriormente soffiato sul fuoco dell'odio verso la squadra basca, i cui giocatori sono infatti stati accolti sul terreno di gioco con simpatici epiteti quali "terroristi", "assassini" e chi più ne ha, più ne metta. Quando l'andamento della partita si è fatto deprimente per il Betis, sotto 2-1 a 20' dalla fine (peraltro con un rigore inesistente a favore dei Leoni), la pressione è salita oltre il livello di guardia e il primo idiota presente sulle gradinate ha fatto saltare il tappo. Al 65', un minuto dopo il gol dal dischetto di David Lopez, Armando si apprestava a battere un calcio di rinvio. Il portiere basco si è voltato vero la curva, camminando verso la sua porta per prendere la rincorsa, e mentre avanzava è stato colpito dal lancio perfetto dello spettatore. Che non si trattasse di una recita in stile Dida si è capito quando Armando si è tolto un guanto, già rosso di sangue, per poter toccare la ferita senza ingombri, e anche i volti dei giocatori di entrambe le squadre erano indicativi della gravità del momento. Una volta chiusa sommariamente la ferita, il giocatore di Sopelana è stato portato fuori dal campo in barella e l'arbitro Clos Gomez non ha potuto far altro che sospendere il match.
Con uno stile degno di un capobanda portoricano del Bronx, Ruiz de Lopera si è affrettato a chiedere che i restanti 20 minuti della partita vengano recuperati più avanti, a porte chiuse, mentre la linea dell'Athletic è quella di ottenere la vittoria a tavolino, cosa che comporterebbe la sacrosanta squalifica del campo del Betis. La decisione della Federazione è attesa per questo pomeriggio, ed è scontato dire che il significato della sentenza della Disciplinare ha un'importanza che travalica il semplice contesto sportivo. Non infliggere la sconfitta per 3-0 ai sivigliani, infatti, sarebbe come avallare implicitamente il comportamente irresponsabile non solo del tifoso-lanciatore, responsabile solo "fisico" del gesto, ma anche di quei dirigenti e quegli organi di stampa che fomentano l'odio con dichiarazioni e articoli degni del rogo e per i cui autori servirebbe la fustigazione in pubblica piazza. Sono questi signori i mandanti occulti della violenza becera di qeusti pseudo-tifosi che poi, per dirla tutta, servono come paravento per la repressione verso gli ultras. Sono questi signori che, in Spagna come in Italia, rendono l'aria irrespirabile e avvelenano l'ambiente calcio. Sono questi signori che dovrebbero essere manganellati dai poliziotti e presi a calci e sputi dagli altri tifosi, non un 40enne che ha tirato una bottiglia senza nemmeno pensare a cosa stava facendo. Vergogna.

mercoledì 12 marzo 2008

27a giornata: Athletic 2-0 Valladolid.


Il video del minuto di silenzio al San Mamés.

Athletic Club: Armando; Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; Susaeta (75' David López), Orbaiz (89' Garmendia), Javi Martínez, Gabilondo; Aduriz (61' Ramos), Llorente.
Real Valladolid: Sergio Asenjo; Pedro López, Bea, García Calvo, Marcos; Borja (46' Sisi), Álvaro Rubio; Vivar Dorado, Kome (72' Capdevila), Sesma (79' Ogbeche); Manchev.
Reti: 5' e 68' Gabilondo.
Arbitro: Ayza Gámez (Comité Valenciano).
Note: espulso al 55' Pedro López (V) per fallo da ultimo uomo su Aduriz.

Povero Gabilondo. Neppure nel giorno in cui segna due gol e porta l'Athletic a +4 sulla zona retrocessione, "Oso ondo" (soprannome di Igor che in basco significa "molto bene, alla grande") si guadagna la luce dei riflettori, oscurato da un evento che ha poco a che vedere con le vicende del campo. Parlo del minuto di silenzio osservato per l'assassinio dell'ex politico socialista Isaias Carrasco, ucciso da un commando di ETA ad Arrasate. Era la prima volta che al San Mamés entrava la politica, visto che fino a domenica gli unici minuti di silenzio consentiti riguardavano la morte di personaggi importanti per la storia del club. L'epilogo era facile da immaginare: fischi e cori dalla Norte e da altri settori dello stadio, minuto di silenzio interrotto dopo una decina di secondi, polemiche a non finire. Dare un giudizio su quanto è successo non è facile. Ho letto molti commenti al riguardo, sia di giornalisti che di persone comuni, e mi sento di dire che è troppo semplicistico liquidare la questione come se si fosse trattato dell'ingerenza di una banda di cretini. E' sempre molto facile parlare dalla sedia della propria camera, lontani centinaia di chilometri da Bilbao e più o meno inconsapevoli di cosa significhi vivere nei Paesi Baschi. Questo non è un blog politico, come ricordavo in un commento di qualche giorno fa, ma solo un sito amatoriale di calcio. Tuttavia, mi sento di fare delle precisazioni, perchè troppo spesso la gente parla per sentito dire. Innanzi tutto, l'errore più grave è stato di Macua, che poteva benissimo evitare di far osservare il minuto di silenzio che la RFEF ha posto come facoltativo, pur invitando le società a rispettarlo (a Pamplona, per esempio, non è stato fatto). In secondo luogo, va chiarita la natura della contestazione. Prima sono stati intonati cori a favore dei prigionieri politici e delle vittime della Stato spagnolo, quindi sono iniziati i fischi rivolti non a Carrasco, bensì ad un'altra parte della tifoseria. Riporto di seguito l'importante testimonianza di un socio dei Leones Italianos che domenica era allo stadio:

"Da quello che ho potuto vedere e sentire nei "famigerati" 10 secondi della Catedral, i fischi non erano assolutamente per il povero Isais Carrasco... Per lo meno metà stadio se ne è rimasta seduta senza partecipare nel minuto di silenzio, mentre circa 200-300 persone (settore HNT) e un'altra cinquantina (settore A. S.) ha cominciato a cantare in denuncia della morte (civile) che decine di migliaia di persone soffrono nella "democratica" Spagna del "caro" ZP...i FISCHI sono iniziati solo quando all'inizio della partita (è successo tutto in pochissimi secondi) sono proseguiti alcuni "cori politici" (per la precisione PNV ESPAÑOL!!!) direzione palco, cosa che peraltro avviene domenicalmente, e da lì sono iniziati i fischi provenienti principalmente dalla tribuna PR. BAJA (dove sto abitualmente io). Nel 1978 ci fu l'unico precedente di un minuto di silenzio totale, spontaneo, per un morto del conflitto politico in E.H. (precisamete fu per ARGALA)...poi negli ultimi trenta anni sappiamo tutti qual è stato l'atteggiamanto dell' Athletic in merito ai "minuti di silenzio" (sicuramente il piu' accertato, appunto perche' evita la divisione tra vittime del confilitto di serie A - morti per mano di ETA - e quelli di serie B - morti per mano del terrorismo di Stato- ). Tutte meritano assolutamente il massimo rispetto (e il povero Isaias, tra l'altro "tifosissimo" dell'Athletic, anche!)".

Ma cosa si apettavano lorsignori, che la gente se ne stesse tranquilla? Ignorano forse che più della metà di chi siede in quelle curve ha avuto un parente o un amico picchiato, imprigionato o ammazzato nelle carceri spagnole? Per quale motivo non c'è mai stato un secondo, non un minuto, di silenzio per le vittime dei GAL, per i prigionieri politici e per i loro parenti morti sulle strade, nel tentativo di raggiungerli in prigioni lontane centinaia di chilometri dai Paese Baschi (se non sapete di cosa parlo, cercate su Google il sito di "Euskal Presoak")? Mi sembra quasi il caso-Sandri...certe morti pesano più di altre? Vale più un poliziotto morto non si sa come fuori da uno stadio o un tifoso ammazzato ad un autogrill? Vale più un ex politico del PSOE o un cittadino basco morto per le torture subite durante un interrogatorio?

Ripeto, è troppo facile parlare senza conoscere la situazione, come peraltro hanno fatto i giornali italiani. A tale proposito, riporto il pezzo del blog di un amico:

"15 righe, quante imprecisioni ! Tutto perchè si è voluto per forza di cose parlare di un fatto successo senza conoscere il benchè minimo dettaglio !! Sto parlando di questo articolo apparso ieri su "La Repubblica" on line: BILBAO, CORI AL MINUTO DI SILENZIO.

Premessa, fate conto che io ero allo stadio, nel senso che non ero li fisicamente, ma ci sono stato tante volte al San Mames di Bilbao che lo conosco come le mie tasche, e molti di quelli che erano li sono amici miei.

Svisceriamo l'articolo nei punti salienti e correggiamo le ZOZZERIE ivi presenti.

Cominciamo con la prima parte dell'articolo.

"Una parte del pubblico dello stadio San Mames non ha rispettato il tributo al politico socialista Isaias Carrasco, ucciso venerdì dall'Eta"

Niente da eccepire, se non che ISAIAS CARRASCO era un ex-politico socialista, in quanto si era allontanato dal suo partito recentemente.

"Prima della partita Athletic-Valladolid, durante il minuto di silenzio raccomandato dalla Lega calcio spagnola, cori e fischi sono venuti dalla 'Cattedrale', il settore tradizionalmente occupato da tifosi vicini alla sinistra indipendentista basca"

E qui cominciano i dolori, "La Catedral" è il soprannome dello stadio SAN MAMES di Bilbao. Il nomignolo fu dato allo stadio dell'ATHLETIC agli inizi dell' era del calcio spagnolo, quindi non è, come si evince dal pezzo, solo una parte dello stadio. Per inciso quella parte di stadio mostrata anche nel video si chiama " fondo norte" (curva nord) dove risiede un gruppo di tifosi ben definito che si chiama appunto HERRI NORTE, corretto invece che sono i ragazzi vicini alla sinistra indipendentista basca.

"Secondo la stampa spagnola, era la prima volta che la squadra basca faceva osservare un minuto di silenzio dopo un attentato attribuito all'Eta."

Tentennamento inutile e fuori luogo. Non sono di certo un membro dell'Accademia della Crusca, ma quel "secondo la stampa spagnola" ci dice che il giornalista prende con le pinze la notizia sul fatto che sia la prima volta che la squadra basca etc etc. Ma secondo voi ( sono un genio lo so), perchè un giornalista e un quotidiano dovrebbero prendersi la briga di dare risalto a un fatto accaduto, prendendo però con le molle una segnalazione che è per forza di cose veritiera ? Lo sanno tutti gli spagnoli, nei paesi baschi NON SI CELEBRANO MINUTI DI SILENZIO CON MOTIVO POLITICO ! E qui vi rimando all'ultima cagata dell'articolo :

"Tutte le altre partite della 27ma giornata della Liga spagnola di calcio si sono aperte ieri e oggi con un minuto di silenzio in omaggio all'ultima vittima dell'Eta"

Se chi ha scritto l'articolo si fosse preso la briga di verificare anche solo una delle cose che ha riportato, non avrebbe avuto nessuna difficoltà nel riscontrare che a PAMPLONA, Navarra, Paesi Baschi, allo stadio "Reyno de Navarra", per la partita OSASUNA-ALMERIA il minuto di silenzio non è nemmeno cominciato. E la stessa cosa sarebbe successa allo stadio di ANOETA, San Sebastian capoluogo della Guipuzkoa , Paesi Baschi, se la squadra di casa la REAL SOCIEDAD non fosse stata impegnata in trasferta.

Mi rendo conto che dovrei stare a spiegare i motivi del perchè nei Peasi Baschi non si celebrano minuti di silenzio per motivi politici, vi metto solo sulla strada, forse che nel resto della Spagna si è celebrato mai un minuto di silenzio in ricordo dell'ECCIDIO DI GUERNIKA?

Anche altri giornali hanno voluto per forza dare risalto alla cosa, e tutti hanno scritto qualcosa prendendo spunto, per sentito dire o peggio COPIANDO dallo spagnolo e riportando una traduzione maccheronica che ha dell'assurdo. Il quotidiano "La Stampa" nella versione cartacea a pagina 3 dell'edizione di ieri lunedi 10 marzo, riportava un trafiletto in cui veniva scritto che il " minuto di silenzio veniva interrotto dall'arbitro dopo solo 8 secondi mediante l'uso del megafono". Ma immaginatevi voi un arbitro al centro del campo che con il megafono dice a tutti " il minuto di silenzio finisce qua ", ovvio che chi ha scritto il pezzo ha buttato giù due righe tanto per, senza rileggere l'assurdità della cosa. Leggendo i quotidiani spagnoli che parlano della cosa trovo questo articolo in cui viene scritto:

"Es de suponer que por la situación creada, el árbitro del partido Athletic Club-Real Valladolid, el valenciano Ángel Ayza Gámez, decidió que no se alargase y recortó el minuto a unos 8 segundos desde que se dieron las últimas palabras por megafonía y pitó el final del minuto." che tradotto significa che l'arbitro ha decretato la fine del minuto di silenzio giusto quando la "megafonia" della stadio stava terminando le ultime parole. Le parole che introducevano la motivazione del minuto di silenzio. L'ho fatta io la ricerca, ho fatto io una traduzione semplice e non faccio il giornalista...ci voleva tanto?

MA CAMBIATE MESTIERE, LA GENTE HA BISOGNO DI PROFESSIONISTI E PROFESSIONALITA' NON DI CIALTRONI CHE SCRIVONO A COMANDO!!".

Questo è quanto. La condanna di ETA e del terrorismo è ferma e direi ovvia, ma prima di parlare a vanvera credo che bisognerebbe conoscere i fatti. La vita nei Paesi Baschi non è simile a quella nel resto della Spagna, chi dà per scontato questo punto è un superficiale. Si sentono i fischi e subito si fa 2+2: sono etarras, sono terroristi, sono imbecilli, sono incivili, sono vigliacchi, ecc ecc. Nessuno ha pensato che i fischi non fossero per Carrasco. Nessuno ha provato, come ho fatto io, a sentire cosa dicevano i cori e a dare un'occhiata alle bandiere che sventolavano nella Norte. Nessuno ha capito che quella era una contestazione alla democratica e civile Spagna, non un appoggio a ETA. Si può discutere dell'opportunità della protesta, prima però sarebbe bene informarsi. C'è perfino gente che si è scandalizzata perchè i giocatori dell'Athletic non si sono abbracciati a metà campo, ma sono rimasti a capo chino nelle loro posizioni. Un peccato grave anche questo?

Per quanto riguarda la partita, mi sembra quasi superfluo soffermarmi sull'andamento del match. Valladolid migliore sul piano del gioco, Athletic che ringrazia Gabilondo, Llorente (autore di due assist) e Armando, salvatore della patria in più occasioni. Non mi sento di aggiungere altro, per chi vuole vedere un po' di calcio ecco il link al filmato con le azioni salienti del match: Athletic-Valladolid.


martedì 4 marzo 2008

26a giornata: Almeria 1-1 Athletic.


Llorente osserva il suo colpo di testa che entra nella porta dell'Almeria (foto As).

UD Almería: Alves; Bruno, Pulido, Carlos García, Mané; Juanito; Melo (57' Soriano), Corona (82' Uche); Juanma Ortiz (54' Jose Ortiz), Crusat, Negredo.
Athletic Club: Armando; Iraola, Amorebieta, Ocio, Koikili; Susaeta (89' Ustaritz), Javi Martínez (66' Orbaiz), Yeste, Gabilondo; Etxeberría (71' Aduriz), Llorente.
Reti:
59' Negredo (rig.), 72' Llorente.
Arbitro:
Undiano Mallenco (Comité navarro).

Un punto su un campo difficile come quello dell'Almeria non va mai buttato, ma grande è l'amaro in bocca per un Athletic che gioca meglio e meriterebbe il bottino pieno, non trovandolo però a causa delle ormai arcinote difficoltà negli ultimi 20 metri. Non è un problema di attaccanti, non ora che Llorente sembra finalmente aver superato i dubbi amletici che lo hanno bloccato nell'ultimo biennio, ma è più che altro una difficoltà nel trovare sbocchi all'azione offensiva quando si arriva nei pressi dell'area avversaria; la squadra, insomma, anche quando domina non riesce a creare molte azioni pericolose, dunque la beffa è sempre in agguato (e anche contro la squadra di Emery abbiamo rischiato di subirla).
Caparros abbandona il 4-2-3-1 usato nelle ultime trasferte e torna al 4-4-2, cambiando però diversi elementi nei ruoli chiave: spicca soprattutto l'assenza in mediana di Orbaiz, in luogo del quale gioca Yeste, che torna dunque a interpretare il ruolo di pivote dopo diverse giornate; a sinistra si rivede Gabilondo (prova diligente la sua), in avanti c'è Etxeberria, al rientro dopo l'infortunio, in coppia con l'intoccabile Llorente. Unai Emery, il tecnico basco degli andalusi, risponde col suo 4-3-3 d'assalto e con la sua formazione-tipo, dove spicca su tutti la stellina Negredo. L'Almeria è squadra che fa del pressing alto e dei ritmi forsennati le chiavi del proprio gioco, pertanto ci si aspetterebbero i padroni di casa all'assalto e un Athletic tutto difesa e contropiede; non è così, invece, e fin dalle battute iniziali i baschi si fanno preferire nel possesso palla e nella veloce circolazione della stessa, tenendo lontano dalla propria area gli avversari grazie al baricentro alto e alla spinta sulle fasce, in particolare sulla destra dove Susaeta è come sempre il più frizzante dei suoi. Al dominio territoriale dei Leoni, purtroppo, non corrisponde un adeguato numero di palle-gol, tanto che Alves si spaventa solo a causa di una conclusione da lontano di Koikili al 10' (gran botta fuori di poco) e di due tentativi di Yeste al 22' e Gabilondo al 39', col primo in particolare che chiama il portiere di casa ad un intervento non semplice. L'Almeria non riesce a trovare il bandolo della matassa e soffre soprattutto a centrocampo, limitandosi a chiudere gli spazi nella propria trequarti ed a tentare qualche sortita in contropiede, senza tuttavia giungere mai a tirare verso la porta difesa da Armando. Al riposo è 0-0, Caparros presumibilmente dice ai suoi di affondare i colpi e l'Athletic rientra in campo deciso ad aumentare la pressione nei pressi dell'area avversaria. Al 54' i Leoni vanno vicinissimi al gol con Gabilondo, che taglia sul primo palo in direzione del cross dalla destra di Susaeta e devia di sinistro trovando però la risposta di puro istinto di Alves, bravo e fortunato nel respingere il tocco da due metri di Igor. Sembra il preludio al gol, invece a passare in vantaggio è l'Almeria, che al 59' trova l'1-0 col suo primo tiro in porta del match, peraltro su rigore; il penalty lo segna Negredo, ma il merito va alla grande giocata del nuovo entrato José Ortiz, che prende palla sulla destra, buca in diagonale la difesa dei baschi e viene atterrato ingenuamente da Yeste appena dentro l'area. Il rigore è sacrosanto e ci sarebbe pure l'espulsione di Fran, già ammonito, sul quale Undiano Mallenco sorvola non senza colpa. Se Emery è stato bravo ad inserire José Ortiz e Soriano per gli spenti Juanma e Melo, altrettanto capace si dimostra Caparros quando decide di far entrare Orbaiz, in grado di prendere d'infilata la difesa alta dell'Almeria coi suoi lanci millimetrici. I frutti del cambio si vedono due minuti dopo l'ingresso in campo di Don Pablo, al 68': lancio del navarro per Llorente, Nando salta Alves e al momento del tiro lascia all'accorrente Etxeberria, posizionato meglio, ma il piatto destro a botta sicura del capitano viene salvato sulla linea da Pulido. Etxebe si dispera per aver mancato il 100° gol in biancorosso e lascia il campo ad Aduriz, tuttavia il meritato pareggio lo sigla ancora una volta Llorente, che risponde così a Negredo nella sifda tra giovani bomber e dimostra di aver finalmente preso coscienza dei propri mezzi. L'azione è molto bella e parte dal solito lancio di Orbaiz che pesca stavolta Susaeta, bravo a far sponda di testa per Nando che irrompe e insacca con un cabezazo che toglie il tempo ad Alves e lo brucia sul suo palo. Ottenuto il pari, l'Athletic commette l'errore di rilassarsi e per poco non paga carissimo questa brutta abitudine. Emery, infatti, si rischia negli ultimi minuti Kalu Uche in avanti, la sua squadra alza il baricentro e sfiora due volte il gol, prima con un colpo di testa di Soriano che esce di pochissimo e quindi, al minuto 88, con un altro colpo di testa di Uche murato da Amorebieta, sulla cui respinta Ortiz calcia malamente a lato. Caparros fiuta l'aria che tira e corre ai ripari inserendo Ustaritz per Susaeta, cambio che blinda il pareggio e consente ai baschi di ottenere un punto comunque prezioso. La zona retrocessione è sempre in agguato e dista giusto una lunghezza...inutile dire che il match di domenica con il Valladolid assomiglia tantissimo ad uno spareggio salvezza.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: con una difesa alta come quella dell'Almeria servivano prima le geometrie di Orbaiz, quest'anno spesso in difficoltà con ritmi di gioco elevati ma che ha dalla sua una capacità d'impostazione e un lancio lungo con pochi eguali nella Liga. Susaeta è un folletto sulla destra, peccato che talvolta manchi di lucidità al momento d chiudere l'azione, come quando, nella ripresa, tira da posizione defilata invece di servire Llorente; la sua capacità si saltare l'uomo e la sua velocità restano comunque due delle poche armi su cui i Leoni si basano per scardinare le difese altrui. Buono Gabilondo sulla sinistra, non fa niente di eccezionale ma fa sentire la sua presenza, è diligente come al solito e sfiora anche il gol. Llorente non riceve moltissimi palloni, ma quando viene messo in grado di concludere fa male: i suoi progressi sono incoraggianti e adesso Nando somma 7 reti in Liga, 5 delle quali realizzate nelle ultime sei partite.
Nessuna prestazione davvero negativa tra i baschi, anche se Etxeberria è fumoso e cade troppe volte, facendo innervosire pubblico e avversari. Yeste gioca discretamente, è generoso e si sacrifica molto in fase di copertura, peccato però per quel fallo ingenuo che finisce per sporcare una prestazione altrimenti positiva.

sabato 1 marzo 2008

Il doppio record di Jonas.


Il giovanissimo Jonas Ramalho in azione durante l'amichevole tra Athletic e Amorebieta (foto As).


Mercoledì è stato un giorno speciale per l'Athletic. Non c'entra, come ovvio, l'amichevole disputata a Urritxe contro la formazione basca dell'Amorebieta, che milita in Terza Divisione, e neppure la doppietta di Etxebe con cui i biancorossi hanno regolato i modesti avversari; no, ciò che ha reso straordinaria questa partitella non è stato un evento del campo, bensì l'esordio in maglia zurigorri di un ragazzino che non ha ancora compiuto 15 anni, Jonas Ramalho Chimeno. Il piccolo (si fa per dire, è già altro 1 metro e 80) Jonas ieri ha stabilito due record eccezionali, uno dei quali, in particolare, lo renderà immortale nella storia del club: è il più giovane esordiente di sempre in prima squadra ed è in assoluto il primo giocatore di colore a vestire la camiseta dei Leoni. Nato a Barakaldo il 10 giugno del 1993, Ramalho è figlio di una basca e di un angolano stabilitosi da molti anni in Euskal Herria, dunque non infrange minimamente la filosofia del club e anzi ne rappresenta il naturale approdo, visto e considerato il carattere multietnico della società globale nella quale viviamo. Tralasciando le stucchevoli polemiche che sono sorte intorno all'esordio di Jonas, coi soliti giornalisti da due soldi pronti a tirare fuori storie passate e a mettere in dubbio l'etica e la filosofia dell'Athletic, non possiamo che fare un grandissimo in bocca al lupo al ragazzo, difensore centrale più che promettente a cui auguriamo una luminosa carriera. Simile augurio va anche all'attaccante Iker Munian, altro giovanissimo (ha compiuto da poco 15 anni) che ieri ha esordito insieme a Jonas, ma di cui, per ovvie ragioni, si è parlato meno. Il precedente record di precocità dell'esordio in biancorosso apparteneva a Galdos, ora disperso, e a Garmendia, attuale numero 8 della prima squadra, che Jupp Heynckes fece debuttare a 16 anni in un'amichevole contro il Real Union di Irun; inutile dire che tutti speriamo che i due ragazzi terribili possano seguire le orme di Joseba e avere magari anche il suo stesso, sconfinato amore per la maglia.
Altra notizia relativa al post-partita dell'amichevole con l'Amorebieta: Del Horno ha rimediato una lesione muscolare e starà fuori almeno 3 o 4 settimane. Non ci sono davvero più parole per descrivere l'annataccia del gallartino, giunto come salvatore della patria e scomparso ben presto dall'undici titolare. Etxeberria, al contrario, ha dato buone indicazioni nel test di mercoledì e potrebbe partire titolare domenica sera ad Almeria.