giovedì 24 aprile 2008

33a giornata: Athletic 5-1 Valencia.

Athletic Club: Armando; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili; Susaeta, Javi Martínez, Yeste (46' Garmendia), Gabilondo (84' David López); Etxeberria, Llorente (72' Aduriz).
Valencia: Mora; Miguel, Alexis, Albiol, Caneira; Marchena; Arizmendi (46' Joaquín), Maduro (46' Morientes), Baraja, Mata (70' Edu); Villa.
Reti: 19' Javi Martínez, 49' e 66' Llorente, 77' Villa, 85' Iraola, 93' Aduriz.
Arbitro: Rubinos Pérez (Comité madrileño).

Quale migliore ricompensa di una vittoria per premiare una trasferta Italia-Bilbao di un manipolo di 20 pazzi innamorati della maglia biancorossa? Noi ci saremmo accontentati di uno striminzito 1-0, o magari anche solo di vedere segnare una rete ai nostri Leoni, ma i ragazzi hanno voluto strafare e ci hanno regalato un risultato impensabile alla vigilia e una prestazione davvero fantastica. 5-1 contro il Valencia campione di Coppa, cinque pere rifilate ad una squadra nella quale un paio di giocatori valgono quanto metà della rosa bilbaina: è stata una soddisfazione immensa e il San Mamés si ricorderà del nostro entusiasmo sugli spalti, anche perchè molti tifosi della Sur hanno ormai imparato che "los italianos" portano bene!
Purtroppo, una volta iniziata la partita, abbiamo dovuto prendere nota di un'assenza importante, quella del Valencia. Troppo brutta la squadra di "Rambo" Koeman per essere vera: debole e poco convinta in difesa, lenta e monocorde a centrocampo, prevedibile e mai pericolosa in attacco, la compagine ché ha suscitato un'impressione di impotenza e rassegnazione davvero incredibile e, per quello che abbiamo visto, sembra una forte candidata alla retrocessione, a meno che la cacciata del tecnico olandese non riesca a dare quella scossa di cui l'ambiente ha bisogno.
A proposito di ambiente, splendido è, come al solito, quello della Catedral, piena in ogni ordine di posti, anche se il tifo risentirà nei 90 minuti dello "sciopero" indetto dai gruppi storici per protestare contro la diffida di 30 membri di Herri Norte a causa di alcuni cori intonati domenica scorsa al Riazor (no comment). Al fischio iniziale di Rubinos Pérez, l'Athletic parte subito bene e si fa preferire nell'occupazione degli spazi e nella circolazione della palla, che resta spesso a terra e transita dai piedi del regista Yeste verso le fasce, in particolar modo sulla destra dove Susaeta e Iraola si mostrano subito molto attivi. Il Valencia rincula immediatamente e pare schiacciato nella morsa biancorossa, anche perchè un mostruoso Javi Martinez impegna da solo i tre centrali di centrocampo di Koeman e lascia Fran libero di impostare; in avanti, Etxebe fa la trottola alle spalle di Llorente, muovendosi molto e spesso con profitto, mentre Nando si occupa di smistare di testa i lanci lunghi che riceve e di far salire la squadra proteggendo il pallone col suo fisico da granatiere, anche se ogni tanto non disdegna azioni palla al piede che strappano applausi al San Mamés. Nonostante il gioco discreto prodotto dai Leoni le palle-gol latitano, tuttavia l'Athletic dimostra di avere la buona stella dalla sua trovando il gol al primo tiro, per di più grazie ad un paio di carambole favorevoli; al 18', infatti, Llorente riceve in area e tocca di destro trovando una deviazione avversaria (forse col braccio), recupera palla e scarica indietro a Javi Martinez, il cui tiro sarebbe tutt'altro che pericoloso se non trovasse la deviazione di Albiol che spiazza Mora e regala il vantaggio ai biancorossi. Esplode la Cattedrale e nella Sur, davanti allo striscione dei Leones Italianos, si salta e si grida di gioia. La reazione valenciana praticamente non esiste a causa dell'enorme difficoltà nel far arrivare il pallone sulla trequarti basca, come se un muro invisibile respingesse non solo il pallone, ma anche i giocatori stessi, che paiono immobili nelle loro posizioni e, tranne rarissime eccezioni (Miguel su tutti), non propongono uno straccio di movimento senza palla; da questo punto di vista, lo schema di Koeman (un falso 4-3-3 che è in realtà un 4-1-4-1) è assolutamente deleterio, visto che ingolfa la linea mediana di elementi con caratteristiche identiche e poco portati ad appoggiare l'azione offensiva, non copre in modo sufficiente le fasce ed oltretutto lascia Villa abbandonato a sé stesso. L'Athletic ha gioco facile nel chiudere gli spazi e ripartire in contropiede, sfruttando soprattutto la verve di Etxeberria che al 33' sfiora il 2-0 con un bel rasoterra da fuori. Non succede molto altro, in verità, e al 45' resta l'1-0 per i Leoni, col Valencia che tira una sola volta (punizione alta di poco di Villa).
Koeman prova a cambiare l'inerzia della gara e sconfessa la sua formazione iniziale: via il desaparecido Arizmendi e Maduro, dentro Joaquin e Morientes nel tentativo di dare verve e peso specifico all'azione d'attacco. La bontà delle scelte dell'olandese non ha però il tempo di essere verificata, perchè dopo appena 4 minuti Llorente riceve da Etxebe, irrompe in area anticipando il suo marcatore e segna di punta il 2-0 biancorosso. Altra esplosione di gioia al San Mamés, quasi più fragorosa della prima, e stavolta il tifo sembra finalmente animarsi e diventa più continuo e compatto (noi italiani ci mettiamo del nostro, sgolandoci, saltando e agitando le nostre sciarpe). Dopo il secondo gol dei Leoni, il Valencia sembra rianimarsi un po' e almeno ci mette un minimo di grinta e determinazione, chiamando tra l'altro Armando alla prima parata del match al 59' (buona respinta di piede su conclusione del "Moro" Morientes). A chiudere definitivamente i giochi, però, ci pensa ancora Llorente, servito da un perfetto filtrante di Garmendia (subentrato a Yeste, infortunato, a inizio ripresa): il tentativo di pallonetto del numero 9 viene stoppato da Mora, la palla però resta lì e Nando è rapido a metterla dentro. 3-0 e addio Valencia. Le gradinate della Catedral adesso risuonano come nei giorni migliori, e nemmeno il gol di Villa spegne le grida e i cori del pubblico. Quando la Norte riprende a tifare, poi, la bolgia è completa, anche perchè Iraola e Aduriz rendono il risultato ancora più bello e la gioia di tutti è incontenibile.
Al fischio finale, noi italiani ci abbracciamo come se fossimo una sola persona e la nostra felicità è davvero palpabile. Indescrivibili i volti dei miei compagni, i cui resoconti di questa meravigliosa trasferta pubblicherò anche qui. Grazie ragazzi per lo splendido fine settimana, e grazie ai Leoni per averci regalato questo 5-1 da leggenda!

Le pagelle dell'Athletic:
Armando 6: in pratica fa lo spettatore non pagante, spaventato solo dalla punizione di Villa nel primo tempo e dal tiro di Morientes tra il 2-0 e il 3-0, peraltro l'unica conclusione sulla quale deve effettuare una parata vera e propria. Non può nulla sul gol di Villa, un'altra punizione deviata in barriera da Amorebieta. Serata di tutto riposo per il vecchietto volante.
Iraola 7: la fascia sinistra del Valencia, difesa da Mata e Caneira, è terreno di conquista per l'Athletic fin dai primi minuti, sia perchè i due ché chiudono poco e male, sia perchè Andoni e Susaeta sono molto ispirati. Il terzino di Usurbil non ha problemi col suo avversario diretto e scende spesso e volentieri, sovrapponendosi con profitto e spingendo con grande continuità. Corona la sua bella partita con la prima rete stagionale nella Liga.
Ustaritz 6,5: altra prova di grande spessore per il centrale biancorosso, che raramente non si è fatto trovare pronto quando ha dovuto sostituire Ocio. Aitor ha più esperienza e guida meglio la difesa, ma a parer mio Ustaritz è un difensore migliore, più veloce e più bravo nell'anticipo. Con Amorebieta forma una coppia perfetta e ottimamente assortita. Villa da solo non la vede mai, con Morientes in campo il lavoro aumenta ma il risultato non cambia.
Amorebieta 6,5: la deviazione sulla punizione di Villa che determina il 3-1 non inficia una prestazione senza sbavature, che dimostra la grande maturità acquisita in questa stagione dal basco venezuelano. Di testa è imperioso e in area le prende tutte lui, in marcatura ringhia sulle caviglie avversarie senza però lasciarsi andare alle entrate scomposte che talvolta gli scappano. Una buona gara davanti agli osservatori di alcune squadre inglesi che lo stanno facendo seguire da tempo.
Koikili 6: partita non molto appariscente per l'ex campione spagnolo di lotta greco-romana, il cui stato di forma è visibilmente calato rispetto alla parte centrale della stagione (non per niente Del Horno è tornato titolare). In difesa è preciso, ma in fase di spinta si vede poco. Annulla comunque Arizmendi e anche contro Joaquin è positivo, nonostante l'ex Betis gli scappi un paio di volte con i suoi giochi di prestigio.
Susaeta 6,5: davvero incredibile la personalità dell'ala di Eibar, che riceve dai compagni moltissimi palloni e tenta sempre di creare la superiorità numerica coi suoi dribbling stretti. All'inizio sembra voler strafare e perde qualche palla di troppo, ma col passare del tempo azzecca qualche giocata, prende confidenza e finisce per deliziare il pubblico con numeri di alta classe (nel secondo tempo, per esempio, strappa applausi a scena aperta con un sombrero di tacco a scavalcare il proprio marcatore). E' ormai un punto fermo dell'Athletic nonostante la giovanissima età.
Javi Martinez 8: non so scegliere un aggettivo per descrivere la prestazione del centrocampista navarro. Fantastico, incontenibile, esagerato: fate voi. Fisicamente è al top della forma e in queste condizioni per gli avversari diventa impossibile limitarlo, anche perchè corre dall'inizio alla fine e riesce a coprire una porzione immensa del terreno di gioco, senza per questo perdere di lucidità. Segna anche lui il primo gol stagionale nella Liga, giusto premio per un'annata disputata in un crescendo rossiniano di prestazioni "monstre" che lo stanno proiettando nell'Olimpo dei centrocampisti iberici.
Yeste 6: appare ispirato da subito, gioca molti palloni con sagacia tattica e grande senso geometrico, tuttavia nei primi 10' prende due belle botte che lo limitano alquanto per il resto del tempo. Caparros lo toglie all'intervallo e Fran si perde la goleada nella ripresa. Salterà per infortunio la partita del Bernabeu (dal 46' Garmendia 6,5: altra bella prova del giovane fantasista di Basauri, che Caparros sta trasformando in un vero e proprio jolly tuttofare. Stavolta Joseba gioca in posizione di regista e lo fa molto bene, tenendo sempre la posizione e regalando bei palloni ai compagni. Splendido l'assist con cui libera Llorente davanti a Mora per il 3-0).
Gabilondo 6: il soldatino biancorosso fa il suo compito senza infamia e senza lode, come spesso gli capita. Spinge poco, anche perchè l'Athletic preferisce cercare Iraola e l'iperattivo Susaeta, ma quando lo fa riesce a creare pericoli al Valencia, come quando libera al tiro un compagno con un bellissimo colpo di tacco. Nella ripresa si preoccupa soprattutto di dare una mano a Koikili per frenare Joaquin ed esce stremato tra gli applausi del San Mamés (dall'84' David Lopez sv).
Etxeberria 7: tre assist, un gol mancato di poco e tanta qualità nel ribaltare l'azione. Questo il match del Gallo, che con Caparros sembra vivere una seconda giovinezza, anche perchè il tecnico di Utrera lo ha riportato nell'amato ruolo di seconda punta. Si muove alle spalle di Llorente senza dare punti di riferimento alla difesa e si incarica di condurre il contropiede biancorosso, riuscendo spesso a portare la palla dalle parti dell'area altrui. Complimenti vivissimi al Gallo, che io per primo davo come praticamente bollito, e auguri per il traguardo delle 414 partite di Liga con l'Athletic che taglierà domenica prossima, raggiungendo un monumento come Txetxu Rojo.
Llorente 8: all'andata aveva segnato due gol, domenica scorsa ne ha messi altri due e ha praticamente messo alla porta Koeman. Deve avere un conto aperto con il Valencia, il nostro Nando, visto che ha segnato 4 reti su 9 totali alla squadra ché... Gioca una grande partita, è bravo a destreggiarsi spalle alla porta e rispolvera il suo killer-instinct andando a segno dopo un'astinenza di un mese e mezzo. Anche lui è uno di quei giocatori di cui si aspettava la maturazione e che sembra finalmente essere cresciuto (dal 72' Aduriz 6,5: in 20 minuti lascia il segno, prima sfiorando la rete con un bel destro a giro e poi trovandola nel recupero con un gran colpo di testa in torsione. In gol a Bilbao dopo moltissimi mesi, ci voleva).
Leones Italianos 10: si presentano in 20 alla Catedral, animano la squadra con canti, battimani e sciarpate e danno il loro contributo alla storica vittoria. Lasciano lo stadio senza voce, ma felici come bambini con un bel gelatone gigante in mano. Mitici!

venerdì 18 aprile 2008

32a giornata: Deportivo 3-0 Athletic.

Deportivo La Coruña: Aouate; Manuel Pablo, Lopo, Pablo Amo, Coloccini, Filipe Luis; Wilhelmsson (60' Riki), Sergio, De Guzmán, Lafita (87' Juan Rodríguez); Xisco (83' Taborda).
Athletic Bilbao: Armando; Iraola, Aitor Ocio (66' Muñoz), Amorebieta, Koikili; David López, Javi Martínez, Yeste, Gabilondo (75' Cuéllar); Garmendia (59' Aduriz), Llorente.
Reti: 31' Coloccini, 64' Sergio (rig.), 79' Filipe.
Arbitro: Daudén Ibáñez (Colegio Aragonés).

L'Athletic esce meritatamente sconfitto dal confronto con l'altra squadra in grande ripresa della Liga, il Deportivo di Lotina, passato come i Leoni dalla zona retrocessione alle immediate vicinanze dell'Europa nel giro di un mese e mezzo. Il punteggio finale ben rappresenta il divario visto in campo tra le due squadre, un Depor solido dietro e propositivo in attacco e un Athletic spuntato e traballante (nonché assai svagato) in difesa; non è un caso che l'incolpevole Armando abbia incassato 3 gol, cosa che non accadeva da Barcellona-Athletic 3-1 di inizio girone d'andata. Troppe chiacchiere intorno alla UEFA? Troppa euforia? Per me sì. Un ambiente che viene da due stagioni tribolatissime e al limite della caduta in Segunda come quello biancorosso non può esaltarsi per un filotto di sei risultati utili consecutivi, che non rappresentano niente se paragonati alle sofferenze che la squadra ha vissuto finora (anche in questo campionato, è bene ricordarselo). Forse questo stop servirà a tutti (giocatori, società, tifosi) come bagno d'umiltà e potrà anche avere un effetto positivo sulle prestazioni future dei bilbaini, a partire dalla difficile sfida di domenica sera con il Valencia.
C'è poco da dire riguardo alla cronaca: l'Athletic parte benino e si fa vedere due volte con Llorente, senza però impensierire Aouate, quindi perde progressivamente mordente e subisce l'iniziativa avversaria senza soluzione di continuità. Al 31', dopo alcune occasioni sbagliate, il Depor aggiusta la mira e fa centro con Coloccini, che regala poi alla platea un'esultanza polemica nei confronti di Caparros, alla guida dei biancazzurri fino all'anno passato e mai troppo amato da tifosi e giocatori galiziani (il difensore argentino dichiarerà poi di aver dedicato il gol alla madre...mah). Nell'occasione va sottolineato l'atteggiamento passivo della difesa bilbaina, elogiata in settimana per essere la meno battuta della Liga insieme a quella del Barça, che lascia colpire di testa in area ben due giocatori del Depor prima che la palla finisca a Coloccini per il cabezazo decisivo. Il tempo si chiude dopo aver visto un chiaro dominio gallego, poi però l'inizio della ripresa segna il risveglio dell'Athletic, vicino al pari con un colpo di testa di Javi Martinez sugli sviluppi di un calcio d'angolo e con due conclusioni, una di David Lopez (Susaeta è rimasto a giocare con il Bilbao Athletic a rischio retrocessione) e l'altra di Iraola, ben sventate da Aouate. Nel momento migliore dei baschi, Lotina si gioca la carta vincente: Riki. L'ex Getafe prima sfiora l'eurogol con un pallonetto alto di poco, quindi si procura un rigore per un dubbio fallo di Amorebieta e dà a Sergio la possibilità di chiudere la gara: il catalano non si fa pregare, spiazza Armando e segna. Sotto di due gol e con un gioco offensivo degno delle peggiori giornate (pallonate a cercare la torre Llorente), l'Athletic si rassegna al peggio e nemmeno la fantasiosa mossa di Caparros di inserire Muñoz per Ocio, spostando Javi Martinez al centro della difesa per far partire l'azione palla a terra dalle retrovie, dà i frutti sperati. Dopo un paio di fiammate i Leoni rinculano e il Depor coglie due pali prima di mettere la parola "fine" alla contesa grazie ad un gran gol del terzino Filipe, bravo a superare l'uscita di Armando con un bel tocco sotto. Non succede più nulla fino al triplice fischio dell'arbitro, che arriva a sancire il brusco risveglio dell'Athletic dopo un inizio di primavera da sogno; troppo solido il 5-4-1 del Depor per un attacco apparso privo di idee e soluzioni alternative alla palla lunga, schema che rende inutile la seconda punta (Garmendia prima e Aduriz poi non sono pervenuti) e che frustra le potenzialità di Nando Llorente, a cui peraltro manca il gol ormai da diverse settimane, anche se ha sempre giocato bene fino al match del Riazor. Nulla è perduto in chiave Intertoto, che resta distante due punti, mentre per il discorso UEFA sarà meglio rimandare a tempi migliori. Per fortuna, la sconfitta del Murcia e i pareggi di Saragozza e Recreativo non hanno complicato le cose in chiave salvezza, che tutti danno per assodata ma che io aspetto ancora a considerare raggiunta; la matematica non mi è mai piaciuta, però in casi del genere è l'unica ancora in grado di darci il minimo di certezza necessario per far riposare coronarie e sistema nervoso.

PS Domani (o meglio, stasera alle 19) parto per Bilbao con un'altra ventina di tifosi italiani dei Leoni. Obiettivo: San Mamés, ore 22, Athletic-Valencia. Se non cade l'aereo, vi prometto un bel reportage pieno di foto e di appunti di viaggio. Ciao a tutti!

lunedì 14 aprile 2008

Euskal Herria: nazionale da Europei?

In un commento recente, LatinoHeat ha parlato della nazionale basca e mi ha fatto pensare a quale sarebbe la forza della tricolor qualora dovesse arrivare a confrontarsi con le migliori selezioni europee. Il post che segue è nato dalle mie elucubrazioni del sabato pomeriggio.

Un paio d'anni fa, Javier Clemente (all'epoca commissario tecnico della Serbia) sostenne in un'intervista che la selezione dei Paesi Baschi, qualora venisse riconosciuta dalla FIFA, potrebbe tranquillamente competere in qualunque fase finale, sia di un Mondiale che di un Europeo. Ottimismo del vecchio Javi, motivato anche dal sogno di allenare la Selekzioa, o ragionamento realistico di uno che il calcio lo conosce come lo proprie tasche? La risposta può arrivare solo dopo un'attenta analisi delle potenzialità del calcio basco, analisi che esuli dalla lettura dei tabellini delle amichevoli della tricolor e consideri tutto lo spettro dei giocatori di Euskal Herria, soprattutto quelli che per vari motivi non possono essere convocati per la tradizionale partita di Natale.
Portieri. Indubbiamente la leggendaria scuola basca non propone più interpreti del calibro del "Chopo" (il pioppo) Iribar, di Arkonada e di Zubizarreta, tuttavia vi sono alcuni elementi discreti e dal rendimento sicuro. Iraizoz, portiere titolare dell'Athletic, è senza dubbio il miglior numero 1 basco attuale; ha uno stile molto particolare, non è bello da vedere e appare sempre piuttosto sgraziato, tuttavia ha riflessi felini e un'efficacia tutt'altro che trascurabile. Armando gli è subentrato al momento dell'infortunio e, pur non essendo più giovanissimo (è in pratica il Dino Zoff biscaglino), offre un rendimento costante che ne farebbe una riserva ideale per la nazionale. Riesgo della Real Sociedad non è il massimo, soprattutto nelle uscite, così come Lafuente, attuale "secondo" all'Espanyol, un estremo difensore che soffre spesso di gravi amnesie. Meglio puntare su Almunia dell'Arsenal, maturato moltissimo nell'ultimo biennio nel quale è riuscito a scalzare il tedesco Lehmann dalla porta dei londinesi; il navarro non mi fa impazzire, tuttavia è l'unico portiere basco assieme ad Iraizoz (finalista di UEFA con l'Espanyol) ad avere una certa esperienza internazionale.
Difesa. Ancora non sembra vero, viste le due ultime stagioni di Liga, ma quest'anno l'Athletic ha uno dei migliori reparti arretrati del campionato e il blocco costituito dai suoi 4 titolari mi sembrerebbe l'ideale anche per la Selekzioa. Iraola, Ocio (o Ustaritz, che ne prenderà a breve il posto), Amorebieta e Del Horno inamovibili, dunque. C'è grande abbondanza per quanto riguarda le alternative ai terzini: a sinistra sono convocabili il biancorosso Koikili, l'ex giputxi Garrido (ora al Manchester City) e il promettente Nacho Monreal dell'Osasuna, autore fin qui di una buonissima stagione; a destra i nomi principali sono due, il giovane Azpilicueta, anch'egli in forza ai rossi di Pamplona, e il sempre arzillo Lopez Rekarte dell'Almeria, bandiera della Real Sociedad nell'ultimo decennio e giocatore a torto sempre sottovalutato dai selezionatori spagnoli. I ricambi, numerosi sulle fasce, latitano un po' nel settore centrale della difesa, dove il solo Ustaritz è all'altezza della coppia Amorebieta-Ocio. Nella Real Sociedad giocano Labaka, Ansotegi e Mikel Gonzalez, ma se l'ultimo è, in prospettiva, un buon giocatore, i primi due lasciano parecchio a desiderare; Labaka ha mantenuto ben poche delle promesse di inizio carriera, è piuttosto lento e perde facilmente l'uomo, mentre Ansotegi è tecnicamente più che approssimativo e pachidermico nei movimenti. Cruchaga, capitano dell'Osasuna, è stato per anni un difensore coi fiocchi, ma è ormai giunto all'età pensionabile e una nazionale basca competitiva dovrebbe prescindere dai suoi servigi; altra cosa è Miguel Flaño, anch'egli in forza alla squadra di Pamplona, elemento affidabile e in grado di dare un discreto cambio ai possibili titolari. Non consigliabile il ripescaggio di giocatori quali Luis Prieto, Murillo, Exposito e Zubiaurre, ormai più abituati ai sedili delle panchine che al confronto con l'avversario. In definitiva, la difesa è buona ma presenta lacune da non sottovalutare, specialmente per ciò che riguarda le alternative ai centrali titolari.
Centrocampo. Come sottolineava LatinoHeat nel suo commento, è questo il reparto migliore di una teorica nazionale basca, e qui risiedono gli elementi di maggior caratura e prestigio internazionale. Basta elencare alcuni nomi per capire la bontà del centrocampo basco: Orbaiz, Javi Martinez, Yeste, Mendieta, Raul Garcia e soprattutto Arteta e Xabi Alonso. Forza, tecnica, imprevedibilità, corsa, geometria: le caratteristiche di un centrocampo da favola ci sono tutte. Orbaiz e Xabi Alonso sono due registi strepitosi, Javi Martinez è fisicamente straripante (e migliora a vista d'occhio tatticamente e tecnicamente), Raul Garcia, titolare fisso nell'Atletico Madrid, ha polmoni e cervello, Yeste è la fantasia al potere, Mendieta ha l'esperienza di chi ha giocato due finali consecutive di Champion's, Arteta è un uomo di fascia che sa sempre creare la superiorità numerica. Se a questi signori aggiungiamo il rientrante Gurpegi, eccellente mediano di contenimento, il folletto Susaeta e un signor centrocampista qual è Aranburu della Real Sociedad, il quadro si fa completo ed è davvero roseo. Non mancano poi elementi di scorta comunque di prim'ordine: l'altro txuri-urdin Xabi Prieto, indolente e carattaerialmente limitatissimo ma dotato di grandi piedi, il capitano dell'Osasuna Puñal, geometra affidabile e costante, il soldatino Gabilondo, senza dimenticare l'ottimo mediano del Tolosa Pantxi Sirieix, basco francese. Insomma, c'è abbondanza in ogni settore del reparto e la qualità media è davvero molto alta. L'unico problema è decidere chi lasciare fuori di questo lotto eccellente, ma se la Selekzioa venisse riconosciuta dalla FIFA dovrebbe giocare più di una partita all'anno e ovviamente non avrebbe sempre tutti questi elementi a disposizione. Certo che con un centrocampo così, i tifosi della tricolor sarebbero quasi autorizzati a sognare...
Attacco. Forse la nota più dolente, non tanto per la qualità quanto per il numero dei giocatori selezionabili. In parole povere: Euskal Herria può contare su pochi attaccanti di buon livello, e di questi pochi ancora meno hanno una minima esperienza internazionale. Etxeberria è l'eccezione che conferma la regola, ma è risaputo che il rapporto del Gallo con la porta avversaria non è mai stato dei più idilliaci... Scontata la presenza di altri due Leoni, Aduriz e Fernando Llorente, nonché dell'altro Llorente, Joseba, una delle grandi rivelazioni della Liga coi suoi 14 gol segnati finora, peraltro senza battere i rigori. DI questi tre, comunque, il solo Joseba Llorente è una punta in grado di segnare con regolarità; Nando aspetta ancora la maturazione definitiva, mentre Aduriz, attaccante rapido e generoso che sa esaltarsi in contropiede, non ha nel suo DNA più di una decina di reti a stagione. Le alternative a questi quattro nomi sono poche e quasi tutte di incerta affidabilità. Al grande vecchio Urzaiz restano al massimo un paio di stagioni di carriera, senza contare che in quella attuale ha giocato non più di 5-6 partite nell'Ajax e sarà ovviamente arrugginito; le straordinarie qualità di Isma non si discutono, ma gli anni, purtroppo, passano per tutti. Nella Real Sociedad non è titolare, però segna spesso entrando dalla panchina e i gipuzcoani devono ringraziare lui per la loro attuale posizione in Segunda: parlo di Diaz de Cerio, centravanti che non ha né un grande fisico né una tecnica brasileira, e che però può contare su un fiuto del gol da vero rapace delle aree di rigore; il txuri-urdin è poco appariscente e stilisticamente grezzo, tuttavia appartiene a quella razza di attaccanti che, in un modo o nell'altro, riescono sempre a metterla dentro. Dietro di lui il nulla, o quasi: Velez del Murcia aveva fatto vedere buone cose, ma è stato presto accantonato; Gari Uranga, Real Sociedad, è un'altra promessa non mantenuta; l'osasunista Kike Sola, infine, ha mostrato dei bei numeri quest'anno, tuttavia è ancora molto giovane e nessuno può sapere se continuerà sulla buona strada o si smarrirà come molti altri prima di lui (il quotidiano As ha parlato in settimana di un interessamento dell'Athletic per la giovane punta navarra). Tirando le somme, il reparto offensivo sembra quello più debole e maggiormente dipendente dalle prestazioni di un paio di singoli.
Concludendo... Ipotizzando di schierare la nazionale basca con un classico 4-4-2, la formazione-tipo potrebbe essere composta da: Iraizoz; Iraola, Ocio (Ustaritz), Amorebieta, Del Horno; Arteta, Xabi Alonso, Javi Martinez, Yeste; Joseba e Fernando Llorente. Tutto sommato, mi sembra un undici piuttosto competitivo, considerando anche il calibro di alcuni esclusi. Questa squadra potrebbe giungere alla fase finale di una grande manifestazione internazionale, e magari dire la sua nel corso del torneo? Secondo me la risposta è sì. Se nazionali come Polonia e Croazia si sono qualificate per gli Europei e altre come Serbia, Scozia, Irlanda del Nord e Finlandia hanno lottato a lungo per il passaggio del turno di qualificazione, non vedo perchè un'eventuale selezione basca non potrebbe farlo. I giocatori ci sono, le motivazioni anche: manca solo l'ok dalla federazione internazionale. Arriverà mai il beneplacito FIFA? Penso di no, e il motivo non è la paura che Euskal Herria possa vincere un mondiale.

sabato 12 aprile 2008

Stagione finita per Orbaiz.


Orbaiz esce dal terreno di gioco dopo l'infortunio subìto durante la partita con il Recreativo (foto As).

Ne avrà per almeno 3 mesi Pablo Orbaiz, il cervello del centrocampo dell'Athletic, operato a inizio settimana per risolvere i problemi alla caviglia destra che lo tormentano da inizio anno. La situazione in classifica dei Leoni, che hanno praticamente raggiunto la salvezza, ha spinto i medici del club a scegliere di operare il nostro numero 16 adesso per averlo disponibile all'inizio della prossima stagione, invece che rimandare l'intervento a fine campionato come era stato preventivato qualche tempo fa. Orbaiz, 29 anni, è un giocatore tanto forte quanto fragile e nella sua carriera si è già dovuto confrontare con due infortuni gravissimi ad entrambe le ginocchia, dunque gli auguriamo tutti una pronta guarigione e un arrivederci a presto sul campo.

Asier Del Horno, titolare nelle ultime 4 partite di campionato, si è infortunato al piede destro e starà fermo per 2-3 settimane. Al suo posto tornerà dunque Koikili, che oggi era il prescelto per la conferenza stampa e ha parlato della sua recente esclusione, mostrandosi amareggiato ma non arrabbiato e pronto a dimostrare sul campo che si è dovuto accomodare in panchina più per le buone prove offerte nell'ultimo mese da Del Horno (giocatore di un'altra caratura rispetto al terzino ex Sestao, questo è innegabile) che per un proprio calo di rendimento. Questo è lo spirito giusto, Koi!

martedì 8 aprile 2008

31a giornata: Athletic 1-0 Espanyol.


Garmendia abbracciato dai compagni dopo aver siglato la rete decisiva (foto Eitb24).

Athletic Club: Armando; Iraola, Ocio, Amorebieta, Del Horno (67' Koikili); Susaeta, Javi Martínez, Yeste (37' Muñoz), Gabilondo; Garmendia (57' Etxeberria), Llorente.
RCD Espanyol: Kameni; Zabaleta, Jarque, Torrejón, David García; Ángel, Moisés; Rufete (46' Coro), Luis García (87' Jonathan), Valdo (46' Riera); Tamudo.
Reti: 14' Garmendia.
Arbitro: Paradas Romero (Comité andaluz).
Note: prima dell'inizio della partita, la Banda Municipal de Bilbao e la Banda di Txistularis hanno eseguito l'inno dell'Athletic per festeggiarne il 25° anniversario.

Nel contesto di una Liga ormai impazzita (Real e Barça che hanno un passo da provinciale, Valencia disperso, Saragozza che oggi sarebbe retrocesso), una certezza per gli appassionati c'è: il comportamento casalingo dell'Athletic. Con il sole o con la pioggia, di pomeriggio oppure di sera, d'inverno o in primavera il copione non muta, anche se, ultimamente, a cambiare sono stati i risultati, per fortuna in meglio. Anche la partita contro l'Espanyol non ha apportato variazioni significative allo spartito che i Leoni suonano al San Mamés da inizio torneo: primo tempo su ottimi ritmi, condito da un gol e da altre occasioni clamorose, e ripresa vissuta in un crescendo rossiniano di sofferenza che stavolta non è stata seguita dal pari avversario grazie ad una serie di miracoli (ed errori altrui) davvero clamorosa.
L'Athletic scende in campo con il 4-4-2 caparrossiano ormai assodato, anche se ci sono variazioni sostanziali nella formazione iniziale. Con Orbaiz che ne avrà per almeno un mese a causa dell'infortunio rimediato a Huelva, Jokin sceglie di piazzare Yeste a fianco di Javi Martinez e non dà fiducia a Muñoz, positivo domenica scorsa; in difesa rientra Ocio al posto dello squalificato Ustaritz, ma la grande novità viene dal reparto offensivo, dove Garmendia viene scelto a sorpresa come partner di Llorente. L'Espanyol, 8 sconfitte nelle ultime 11 gare di campionato, si presenta a Bilbao schierata da Valverde col suo classico 4-2-3-1, ma all'assenza dell'infortunato De la Peña si aggiunge quella di Riera, a cui Txingurri preferisce Valdo. Come spesso accade al San Mamés, l'inizio dell'Athletic è veemente e il pressing furioso dei Leoni costringe per lunghi minuti i "periquitos" nella propria metà campo; ai padroni di casa sembra mancare la lucidità necessaria per sfondare e far male a Kameni, tuttavia la prima palla-gol è anche quella buona. Al 14', infatti, Gabilondo lavora un buon pallone sulla sinistra e crossa alla perfezione verso Garmendia, che scatta abilmente tra i due lenti centrali dell'Espanyol, stacca e batte il portiere camerunense con un preciso colpo di testa. E' il primo gol stagionale per il fantasista di Basauri, che premia così la decisione di Caparros di schierarlo dall'inizio. Per Garmendia la soddisfazione è immensa, anche perchè ad agosto era stato scartato per fare posto al rientrante Ezquerro ed era stato reintegrato in tutta fretta solo quando il passaggio di Santi dal Barcellona all'Athletic sfumò; per lui, tifosissimo dei biancorossi fin dalla più tenera età, è stato difficile non mollare e ritagliarsi un suo spazio giorno dopo giorno, faticando e lottando per convincere il tecnico delle proprie potenzialità, dunque questa rete ha quasi il sapore della consacrazione.
Ottenuto il vantaggio, l'Athletic non si accontenta e sfiora il 2-0 al 27' con Javi Martinez, il cui destro a botta sicura su suggerimento di Garmendia esce di poco alla sinistra di Kameni, anche se è evidente l'errore del giovane centrocampista navarro, che sceglie la potenza invece di piazzare la palla sul palo opposto. Dieci minuti più tardi esce Yeste, toccato duro, ed entra Muñoz, quindi al 38' l'Espanyol si fa vedere per la prima volta in area basca e per poco non pareggia subito i conti con Rufete, il cui sinistro a girare dal vertice destro dell'area supera Armando ma viene respinto dal palo. Proprio in chiusura di tempo l'Athletic potrebbe chiudere virtualmente la contesa: splendido l'assist di Iraola per Susaeta, il giovane canterano si invola, spiazza con un piattone destro Kameni ma angola troppo la conclusione e spedisce la palla fuori di un soffio. Come un pugile alle corde che si salva grazie al gong, l'Espanyol evita di capitolare all'ultimo secondo e rientre in campo dopo l'intervallo con più determinazione e voglia di giocare; Valverde ci mette del suo, togliendo Rufete e Valdo per Coro e Riera, e gli effetti delle sue mosse si vedono già al 54', quando Coro mette un gran pallone in area dalla fascia destra che Luis Garcia doma ed offre poi a Tamudo, sul cui tiro dal limite Armando si distende e blocca. L'Athletic è inconsistente in fase di interdizione, supportata a centrocampo dal solo Javi Martinez, e cede progressivamente campo agli ospiti, che giocano meglio e costringono gli avversari a difendersi e tentare sporadiche sortite in contropiede. Llorente spaventa Kameni con un cabezazo su corner di Gabilondo, ma sono i perici ad andare davvero ad un passo dal gol al 64': Iraola si tuffa per liberare di testa in modo maldestro e consegna il pallone a Riera, che supera di slancio Armando, prende la mira e conclude a botta sicura, trovando però un miracoloso Aitor Ocio a respingere sulla linea di porta. Dopo un paio di buoni interventi di Armando, al 74' l'Espanyol si trova il pareggio servito su un piatto d'argento da Susaeta, che travolge Tamudo in area in modo tanto inutile quanto plateale. E' calcio di rigore e sul dischetto va proprio Tamudo, lo specialista biancazzurro: il tiro del capitano dei catalani è forte e centrale ma alto, altissimo, e la palla si perde tra le confortevoli braccia della Sud. Esplode il San Mamés, si rianima l'Athletic mentre cala il buio sulla squadra di Valverde, che si sgonfia come un palloncino bucato dopo aver fallito la più comoda delle occasioni. I Leoni controllano agevolmente l'ultimo quarto d'ora di partita e vanno anche vicini al raddoppio con una sventola di Javi Martinez, trovandolo poi in pieno recupero grazie ad un colpo di testa di Llorente, che si vede però annullare la rete per un chiaro fuorigioco. Finisce dunque 1-0 per i bilbaini, che mettono in cascina il sesto risultato utile consecutivo (quattro vittorie e due pareggi) e raggiungono quota 43 punti, il che equivale ad avere praticamente raggiunto la salvezza. La zona UEFA resta a 5 lunghezze di distanza, i punti di vantaggio sulla terzultima sono invece 10. Direi che è ancora presto per stappare lo spumante, ma se non altro possiamo iniziare a tenerlo in fresco.

martedì 1 aprile 2008

30a giornata: Recreativo 1-1 Athletic.

Recreativo: Sorrentino; Yago Bouzón, Beto (46' Zahinós), Quique Álvarez, Poli; Varela (82' Ersen Martin), Jesús Vázquez, Carlos Martins, Camuñas; Sinama Pongolle, Marcos Ruben (74' Javi Guerrero).
Athletic: Armando; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Del Horno; Susaeta, Orbaiz (54' Garmendia), Yeste (68' Muñoz), Gabilondo; Etxeberria (46' Aduriz), Llorente.
Reti: 14' Amorebieta (ag), 81' Aduriz.
Arbitro: Bernardino González Vázquez (Comité Gallego).
Note: espulso al 93' Yago Bouzón (R) per doppia ammonizione.

Non segnava dal 22 ottobre (Valladolid-Athletic 1-2). Aritz Aduriz ha attraversato un lunghissimo periodo di buio, come talvolta accade ad attaccanti anche molto più famosi, e ha finito per perdere la titolarità, ma ieri è riemerso dalle sabbie mobili dell'astinenza da gol e ha regalato un punto pesantissimo all'Athletic, che in caso di sconfitta sarebbe tornato a vedere da vicino la zona retrocessione. Parliamoci chiaro: ieri i Leoni meritavano senza dubbio di perdere. Lenti, troppo rilassati e senza idee in attacco, i bilbaini devono ringraziare l'incapacità del Recreativo di chiudere la contesa con un altro gol, oltre alle prestazioni del già citato Aduriz e di Muñoz, fin qui utilizzato col contagocce ma apparso sempre lucido e determinato nei rari spezzoni concessigli da Caparros.
Il rientro tra i pali di Armando dopo i noti fatti di Siviglia è la novità principale nella formazione biancorossa, anche se dal punto di vista squisitamente tattico è più importante l'inserimento di Gabilondo in luogo dello squalificato Javi Martinez, col susseguente accentramento di Yeste in posizione di pivote accanto ad Orbaiz; Del Horno è ancora una volta in campo al posto di Koikili, segno che Asier ha riconquistato il posto perso inopinatamente a inizio torneo. Il Recre, in cerca di punti salvezza, schiera le due punte e parte a mille all'ora, mettendo in seria difficoltà il pacchetto arretrato dei baschi fin dalle battute iniziali. Dopo aver spaventato Armando con un paio di cross molto pericolosi non sfruttati dagli attaccanti, i padroni di casa vanno vicinissimi al vantaggio al 13', quando Sinama Pongolle incorna in tuffo un cross dalla destra di Camuñas e manda il pallone a stamparsi sulla faccia interna della traversa; la difesa biancorossa libera in corner e il pericolo sembra passato, peccato però che il calcio d'angolo battuto da Martins venga toccato con la nuca da Amorebieta e si insacchi alle spalle di un incredulo Armando, che stava andando incontro alla palla in tutta tranquillità vista l'assenza di avversari nelle sue vicinanze. Il gol subito non sveglia i Leoni, che anzi rischiano di capitolare dopo appena 3 minuti e ancora per un autogol: Iraola, infatti, sporca una conclusione innocua di Sinama e spiazza Armando, salvato proprio all'ultimo secondo dal provvidenziale intervento sulla linea di Ustaritz. Athletic non pervenuto almeno fino al 30', quando l'assedio del Recreativo viene interrotto da una buona combinazione sulla destra tra Etxeberria e Susaeta, sul cui cross prima Iraola e quindi Gabilondo non riescono a trovare la deviazione vincente. E' comunque un fuoco di paglia e il primo tempo si chiude infatti con un'altra grande occasione per gli andalusi, con Ruben che si impappina e non riesce a concludere dopo essere stato pescato solo in area da un bel cross di Varela. Si va dunque al riposo sull'1-0 per il Recre, ma agli uomini di Zambrano il punteggio va sicuramente stretto per quello che hanno fatto vedere sul campo. Caparros prova a dare una scossa alla squadra sostituendo uno spento Exteberria con Aduriz, ma è ancora la squadra di Huelva a sfiorare il raddoppio al 55' grazie ad una percussione di Sinama, molto attivo e pericoloso, che supera Ustaritz e centra per Ruben, anticipato con un mezzo miracolo da Del Horno. L'ingresso di Garmendia per l'infortunato Orbaiz non aumenta la pericolosità biancorossa e anzi finisce per squilibrare molto la squadra, che si trova a giocare con una coppia di centrocampisti centrali assolutamente nulli in interdizione e rischia così di capitolare di fronte alle iniziative di Ruben (destro alto al 61') e Sinama (tiro fuori di poco dopo slalom irresistibile al 68'); Jokin corre ai ripari, toglie lo spaesato Yeste e inserisce al suo posto Muñoz, che ad una discreta visione di gioco sa abbinare grinta e peso specifico in fase difensiva. Il cambio del tecnico di Utrera è di quelli azzeccati: all' 81' l'ex mediano dell'Osasuna supera la linea di centrocampo palla al piede, chiede e ottiene l'uno-due da Llorente e lancia con un pallonetto calibratissimo Aduriz, bravo a superare Sorrentino con un sombrero e ad insaccare di testa evitando il ritorno del portiere italiano. Dopo aver ottenuto uno dei pareggi più immeritati della stagione, l'Athletic rischia addirittura di fare bottino pieno ancora con Aduriz, che al 91' viene anticipato da un grande intervento in scivolata di Poli proprio mentre sta per battere a rete davanti a Sorrentino. L'epulsione in pieno recupero di Bouzon non permette al Recre l'assalto finale, dunque al triplice fischio è 1-1 e i locali possono giustamente sentirsi derubati di due punti. In casa Athletic, l'aspetto più positivo del match è rappresentato senza dubbio dalla capacità di ottenere un pareggio prezioso nonostante una prestazione più che deludente dal punto di vista del gioco, forse una delle peggiori nel contesto di un girone di ritorno alquanto positivo; uscire indenni da una sifda che per gli avversari rappresentava una sorta di "dentro-o-fuori", per di più giocando male, appena un anno fa sarebbe stato quasi impensabile. La zona retrocessione resta a 7 punti, quella UEFA dista solo cinque lunghezze, anche se ci sono un po' troppe pretendenti per quei due soli posti disponibili.