mercoledì 25 febbraio 2009

24a giornata: Getafe 1-1 Athletic.


Llorente esulta dopo il gol del pareggio: è sempre più lui il simbolo dell'Athletic (foto Eitb24).

Getafe: Jacobo; Cortés, 'Cata' Díaz, Mario, Licht (62' Contra); Granero, Polanski (76' Celestini), Casquero, Gavilán; Uche, Soldado (48' Albín).
Athletic: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Etxeita, Koikili; Susaeta (89' Gabilondo), Javi Martínez, Orbaiz (81' Gurpegui) Yeste; Ion Velez (59' Toquero), Llorente.
Reti: 15' Soldado, 40' Llorente.
Arbitro: Ayza Gámez (Comité Valenciano).

Innanzi tutto, mi scuso per la prolungata assenza dovuta in gran parte al lavoro e anche ad alcuni impegni personali che mi hanno impedito di vedere le precedenti partite e di aggiornare il blog con una frequenza decente. D'ora in avanti dovrei tornare a scrivere regolarmente, perdonatemi per questo periodo di assenteismo forzato!

Chiamatela come vi pare: Llorentedipendenza, Llorentemania, Llorentesceltaobbligata. La sostanza non cambia e gli 11 gol in Liga realizzati fin qui dal numero 9 dell'Athletic lo dimostrano. 11 reti, a cui vanno aggiunte le tre segnature di Coppa del Re, che eguagliano il bottino dello scorso campionato (ottenuto però con 13 partite in meno, 22 contro 35) e testimoniano di un'evoluzione eccezionale, simile più a un'esplosione improvvisa che ad un graduale avanzamento di una giovane carriera. A vent'anni Nando era una promessa, a 21 un giocatore che doveva maturare, a 22 un talento smarritosi lungo la via e a 23, all'inizio dell'era Caparros, un'incognita. Ora, a 24 anni meno due giorni, Fernando Llorente da Rincon de Soto (anche se è nato a Pamplona) è senza dubbio il nome nuovo del calcio spagnolo, come peraltro ribadito dal gol segnato nell'amichevole di lusso tra le Furie rosse e l'Ingilterra di Capello. Senza il suo centravanti, l'Athletic è una squadra mediocre, sterile e frustrata dalla pochezza tecnica degli altri attaccanti della rosa, ma quando lui è in campo la musica cambia e la pericolosità della squadra aumenta in maniera esponenziale. Il gioco, com'è normale, si sviluppa esclusivamente intorno a Llorente, cercato con i cross dalle fasce, con i palloni lunghi dalla difesa o con i rari triangoli bassi impostati dai centrocampisti, ed è nella maturità con cui egli accompagna l'azione e con cui catalizza ogni pallone che è più evidente la crescita enorme del giocatore; i gol sono la naturale conseguenza della sua maggior consapevolezza dei propri mezzi, ma sono la fiducia dei compagni e il timore che egli incute alle difese avversarie i giusti termometri per misurare il cambiamento avvenuto in Nando nello spazio di pochi mesi, dal girone di ritorno della scorsa Liga ad oggi. Anche all'interno di una partita piuttosto squallida come quella del Coliseum Alfonso Pérez, in cui si è vista la solita versione da trasferta dei Leoni, il numero 9 ha inciso in maniera pressoché totale sulla prestazione dei suoi: un rigore guadagnato, un gol e una grandissima occasione fallita nella ripresa, in pratica tutto quanto prodotto dai biancorossi nel match, portano la sua firma. La dipendenza della squadra dal suo bomber principe, per non dire unico, è tutta in questo dato, che sottolinea senza bisogno di ulteriori commenti l'imprescindibilità di Llorente e, allo stesso tempo, la mancanza di alternative offensive che attanaglia l'undici di Caparros.
Riguardo alla partita non c'è molto da dire, se non che l'1-1 finale rispecchia perfettamente l'equilibrio visto in campo. Più manovriero e interessato al possesso palla, il Getafe ha comandanto le danze per buona parte del match, palesando però una certa leggerezza davanti che gli ha impedito di portare grossi pericoli alla porta di Iraizoz, mentre l'Athletic, più diretto e verticale, pur pensando troppo a difendersi e giocando pure maluccio (come spesso avviene in trasferta) ha avuto maggior incisività negli ultimi 20 metri, ovviamente grazie alla presenza del suo biondo ariete. Primo tempo sostanzialmente spaccato in due, con un ottimo Getafe che ha letteralmente dominato per 20'; gli azulones hanno colto una traversa con Soldado dopo appena 3 minuti e sono andati in gol al quarto d'ora sempre con l'ex Real Madrid, anche se l'assist involontario di Javi Martinez (tocco di coscia a rimettere in area una punizione destinata ad uscire) è stato forzato da una spinta piuttosto evidente di Cata Diaz. I Leoni, impalpabili fino al vantaggio avversario, hanno reagito prontamente ottenendo prima una rete annullata per un fallo inesistente di Javi Martinez su Jacobo, quindi un rigore inventato dall'arbitro a causa di una gomitata più che dubbia ai danni Llorente. Le polemiche sono state spente sul nascere dalla brutta battuta di Iraola, che ha calciato rasoterra e piuttosto centralmente (l'abc di come non andrebbe tirato un penalty...) facilitando l'intervento del portiere del Getafe, bravo comunque a battezzare l'angolo giusto. Gli attacchi molto schematici dei bilbaini sono continuati nonostante l'occasione sprecata, col Getafe a farsi vivo solo in contropiede, e hanno portato al gol del pareggio di Llorente in chiusura di tempo. Rete da grande attaccante quella di Nando: controllo spalle alla porta dopo un tocco di petto di Velez, perno sul difensore per girarsi e battuta a fil di palo col destro, veramente tutto molto bello. La ripresa ha visto un Athletic soddisfatto del pari tenere a bada senza toppi patemi le offensive, a onor del vero poco convinte, degli uomini di Víctor Muñoz. La palla-gol più ghiotta è capitata peraltro proprio ai biancorossi, ma Llorente ha incornato incredibilmente a lato un cross di Toquero che chiedeva solo di essere messo dentro. Pareggio giusto e bilancio poco positivo delle ultime tre uscite dei Leoni nella Liga: una sconfitta e due pareggi, poca roba visto che adesso comincia il Tourmalet, come viene chiamata la terribile serie di partite contro le migliori di Spagna, e le occasioni per fare punti non saranno moltissime. Si comincia sabato con Athletic-Sevilla che, per uno strano scherzo del calendario, è anche il match che precede il ritorno della semifinale proprio contro gli andalusi.

venerdì 6 febbraio 2009

Andata della semifinale di Copa del Rey: Sevilla 2-1 Athletic.


Acosta esulta, Iraizoz impreca: l'argentino ha appena messo dentro il gol del 2-1 (foto Marca).

Sevilla: Palop; Mosquera, Squillaci, Escudé, Fernando Navarro; Jesús Navas, Duscher, Romaric, Adriano (60' Diego Capel); Renato (46' Acosta); Kanouté.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta (90' Ustaritz), Koikili; David López, Orbaiz, Javi Martínez, Yeste (71' Balenziaga); Ion Vélez (62' Toquero), Llorente.
Reti:
42' Llorente, 61' Duscher, 92' Acosta.
Arbitro: Carlos Velasco Carballo (Comité Madrileño).

Chi non ricorda Dorando Pietri, lo sfortunatissimo maratoneta italiano che, alle Olimpiadi di Londra del 1908, cadde più volte in vista del traguardo, lo passò con l'aiuto dei giudici e venne quindi squalificato? L'Athletic ha fatto un po' come lui, resistendo per tutta la ripresa all'assedio sevillista, salvandosi perfino da un calcio di rigore e finendo per crollare proprio all'ultimo assalto, in pieno recupero, dopo l'ennesima mischia nella propria area. Un risultato giusto per quanto visto in campo, senza dubbio, ma rimane comunque l'amarezza per una sconfitta arrivata a tempo scaduto, quando già si prospettava un pareggio (con gol segnato in trasferta, cosa non da poco) per il quale moltissimi avrebbero firmato alla vigilia del match.
E' stata una strana partita, divisa in due parti assolutamente diverse ed oltremodo condizionata dal nubifragio che ha colpito Siviglia un'ora prima del calcio d'inizio, un rovescio che ha messo in serio dubbio la disputa dell'incontro e ha costretto l'arbitro a posticiparlo di 15 minuti. Con un terreno di gioco allagato come Piazza San Marco durante una giornata di acqua alta, nella prima frazione le due squadre hanno usato un solo schema, il "pelotazo" dalle retrovie, visto che qualsiasi tentativo di giocare palla a terra veniva frustrato dalle numerose pozzanghere su cui la sfera si arenava senza scampo, in special modo sulle fasce dove sarebbe servita una barchetta per fare su e giù. Impossibile parlare di pressing e ritmo, anche se la partita è stata da subito vibrante, agonisticamente accesa (senza mai trascendere, bisogna sottolinearlo) e carica di tensione sportiva data l'importante posta in palio; poche anche le occasioni che, visto il contesto da "battaglia navale", sono arrivate per lo più con azioni estemporanee o, per la maggior parte, su palla inattiva. Il Sevilla è stato sfortunato colpendo una traversa con Romaric, mentre l'Athletic ha messo a frutto un finale in crescendo sfiorando la rete con Velez (lob da lontanissimo alto di un soffio, sarebbe stato un eurogol per Ion) e Llorente e trovandola in chiusura ancora con Fernando, bravo a sfruttare una brutta uscita di Palop su corner di David Lopez e ad infilarlo di testa. La ripresa col campo asciutto è stata in pratica un'altra partita: i Leoni hanno avuto l'occasione per chiuderla subito ma l'hanno fallita (Velez in scivolata ha spedito incredibilmente fuori da due passi un cross potente di David Lopez), gli andalusi hanno alzato il baricentro e si sono scatenati soprattutto dopo il pareggio di Duscher. Navas sulla destra si è elevato a protagonista indiscusso del match, tanto che Caparros ha messo dentro Balenziaga per dare una mano a Koikili, operazione peraltro non riuscita visto lo stato di grazia del genietto del Pizjuan; mentre il Sevilla produceva cross, mischie e occasioni in serie, i bilbaini non sono più riusciti a passare la metà campo (Llorente in pratica ha fatto il difensore aggiunto per mezz'ora), affidandosi alle barricate ammucchiate davanti alla propria area e soprattutto alle parate di un Iraizoz strepitoso. Quando l'arbitro ha fischiato un rigore dubbio su Kanouté, a 10' dalla fine, la strenua difesa degli ospiti è stata sul punto di crollare: il maliano, però, ha colto il palo e ha poi trovato l'ennesimo riflesso eccezionale di Gorka sulla ribattuta. Un segno del destino? No, visto che Acosta, entrato a inizio secondo tempo per uno spento Renato, al 92' ha coronato una buona prestazione con un gol dopo l'ennesima mischia stile flipper in area dell'Athletic, regalando così una preziosa vittoria ai suoi e lasciando i Leoni con un amarissimo sapore di beffa in bocca.
Il ritorno, previsto per il 4 marzo, sarà una battaglia. I bilbaini dovranno segnare a tutti i costi e quindi dovranno attaccare, esponendosi in tal modo all'arma letale degli andalusi, il contropiede; la squadra di Jimenez spesso fatica quando deve imporre il gioco, ma dà il meglio di sè quando può giocare raccolta per poi distendersi con straordinaria velocità grazie alle folate dei suoi uomini di fascia, Navas e Capel, due schegge dotate di una tecnica eccellente. Servirà un Athletic attento, razionale, capace di attaccare senza gettarsi scriteriatamente in avanti e di giocare con calma senza però sprecare minuti preziosi. L'impresa è difficilissima, ma non impossibile. Appuntamento al mese prossimo per conoscere l'epilogo di questa grande semifinale.

martedì 3 febbraio 2009

21a giornata: Athletic 3-2 Malaga.


Yeste, grande protagonista del match, esulta dopo il gol dell'1-1 (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Amorebieta, Koikili; David López (68' Susaeta), Orbaiz, Javi Martínez (68' Gabilondo), Yeste; Ion Vélez (46' Toquero), Llorente.
Málaga CF: Goitia; Gámez, Hélder Rosario (87' Fernando), Weligton, Calleja; Nacho, Lolo; Duda (84' José Juan Luque), Baha, Apoño; Albert Luque (75' Adriano).
Reti:
2' Albert Luque, 37' Yeste, 63' Lolo, 71' Llorente, 86' Susaeta.
Arbitro: Rodríguez Santiago (Colegio castellano-leonés).
Note: espulso dopo il termine della partita Weligton (M) per doppia ammonizione.

Forse è presto per parlare di Athletic-spettacolo come nell'era Valverde, l'ultima ad essere accompagnata da gioco e risultati, però se tre indizi fanno una prova la terza rimonta in quattro partite (dopo Atletico e Valencia) fornisce delle chiare indicazioni sulla squadra di Caparros. Sembrava che il tecnico di Utrera avesse perso il filo del discorso dopo l'ottimo girone di ritorno della scorsa Liga, tanto che le maggiori certezze dei biancorossi erano venute meno: la difesa era tornata un colabrodo, l'attacco non riceveva palloni decenti e il gioco era regredito al monoschema del "pelotazo" dalle retrovie verso Llorente. Adesso i Leoni paiono un'altra squadra, forte, determinata, consapevole dei propri mezzi e capace di proporre un calcio piacevole nella sua semplicità. La riprova, dopo la grande partita di Coppa a Gijon, è arrivata sabato contro il Malaga, senza dubbio la sorpresa più grande della Liga; di fronte alla formazione di Tapia, che sa supplire all'assenza di grandi nomi (tolto forse il solo Luque, peraltro lontano anni-luce dal giocatore che fu al Depor) con una splendida organizzazione, i bilbaini hanno sofferto, hanno saputo reagire e alla fine si sono imposti grazie ad una "garra" degna dei tempi migliori.
Non fa turnover Caparros, nonostante l'impegno incombente di Copa del Rey con il Siviglia, e dell'undici sceso in campo mercoledì al Molinon non sono della partita appena due elementi, l'infortunato Aitor Ocio e Gabilondo, sostituiti da Ustaritz e Yeste; solo un'assenza anche in casa Malaga, dove lo squalificato Eliseu viene rimpiazzato da Nacho. Proprio come contro lo Sporting, passano due minuti e gli avversari dell'Athletic sono già avanti. Stavolta tocca al redivivo Luque dare un dispiacere al pubblico del San Mamés con una deviazione da cobra dell'area di rigore su un tiro ciccato di Duda; la posizione del catalano non è chiarissima, tuttavia sono evidenti gli errori della difesa biancorossa, che lascia prima il portoghese liberissimo al limite e poi non riesce a salire con sufficiente reattività per mettere chiaramente l'ex Depor in fuorigioco. Qualche tempo fa, mazzate del genere erano assolutamente letali per i Leoni, per i quali rimontare era sempre una "Mission impossible" e che non riuscivano quasi mai a forzare le difese schierate dei propri rivali; quello attuale è però un Athletic diverso, più caparbio e soprattutto più deciso ad aprirsi e anche a rischiare qualcosa sui contropiedi altrui pur di giungere al gol. La partita si accende e diventa da subito bellissima e ricca di capovolgimenti di fronte: da una parte c'è un Malaga che gioca a memoria, prontissimo a sfruttare le ripartenze e ad inserirsi in ogni buco lasciato dai padroni di casa, mentre dall'altra i Leoni spingono a mille, guidati da un Orbaiz sontuoso in regia e con Yeste in grande spolvero dopo la bella prestazione copera. I biancorossi sfiorano il pareggio con Velez, splendido ad entrare in area in dribbling e stoppato solo dal portiere, e due volte con Llorente (clamoroso il tiro alto al 12' dopo un erroraccio di Goitia in presa), ma rischiano anche di incassare la seconda rete andalusa, in particolar modo al 25' con Baha che arriva in ritardo di un niente sul tiro cross di Gamez dalla destra. La partita inizia logicamente a calare di ritmo superata la mezz'ora di gioco, tuttavia i bilbaini non mollano la presa e al 37' raccolgono i frutti di un primo tempo speso alla ricerca dell'1-1: Llorente, lanciato da Yeste, entra in area dalla sinistra, attira su di sé due difensori e scarica al limite ancora per Fran, che non ci pensa due volte e lascia partire un mancino liftato e angolatissimo su cui Goitia non può davvero nulla. Golazo del numero 10 che, a dispetto della posizione defilata sulla fascia, è nel vivo del gioco, crea lo spazio per le sovrapposizioni di Koikili e quando si accentra mette spesso in apprensione la difesa avversaria. Il Malaga risponde e rischia di tornare immediatamente in vantaggio con Duda, il quale salta Iraizoz ma si trova il pallone sul destro, non il suo piede, spedendolo sull'esterno della rete a porta vuota e fallendo così l'opportunità di riportare in vantaggio i suoi proprio in chiusura di primo tempo. La ripresa si apre con Toquero al posto di Velez, infortunato, e con un'intensità di gioco alquanto scemata rispetto alla frazione precedente. L'Athletic senza dubbio paga le fatiche infrasettimanali e tiene basso il ritmo, il Malaga inizialmente si adegua per poi alzare il baricentro minuto dopo minuto, come se volesse togliere campo agli avversari senza fargliene rendere conto. Un colpo di testa di Baha, fuori di poco, dopo un'uscita avventata di Iraizoz è lo squillo di tromba che dà inizio a 5 minuti di fuoco nei pressi dell'area zurigorri, sottoposta a una pressione continua che culmina, al 63', nel 2-1 di Lolo su punizione perfetta di Duda. Potrebbe essere un colpo quasi da ko, invece anche stavolta gli uomini di Caparros non si scompongono e mettono anzi sul piatto del match quelle forze residue che sembravano voler risparmiare; Jokin decide anche di inserire forze fresche e si gioca un doppio cambio intelligente e coraggioso, inserendo Susaeta per David Lopez e Gabilondo per Javi Martinez, con Yeste che va ad accomodarsi vicino ad Orbaiz per formare una coppia di mediani poco aggressiva ma di gran qualità. Fondamentale per il funzionamento del nuovo undici è Toquero, che gioca in appoggio a Llorente e spesso e volentieri rientra anche oltre la linea di metà campo per dare una mano ai compagni e permettere a Yeste di tirare il fiato. I Leoni crescono e, dopo un colpo di testa fuori di un soffio di Gabilondo, raggiungono il pari al 71' con Llorente, a segno grazie ad una botta mancina dopo un controllo destro-sinistro al limite da applausi. Ruggisce il San Mamés e gli ultimi venti minuti diventano davvero incandescenti, perché le due squadre non si accontentano del pari e si lanciano in attacchi ripetuti e un po' sconclusionati alla porta altrui, disunendosi a causa della fatica e lasciando ampi spazi per il contropiede. All'81' Welington non approfitta di un'altra uscita a cercare farfalle di Iraizoz, quindi all'82' Iraola con un destro incrociato fa la barba al palo di Goitia. Le emozioni però non sono finite, visto che a 4' dal termine Toquero pesca Susaeta con un cross perfetto e Markel è altrettanto splendido nell'indirizzare il suo colpo di testa sul palo lontano, battendo il portiere basco del Malaga per la terza volta. E' l'apoteosi per l'Athletic, una festa che il neo entrato José Juan Luque prova ad interrompere con una punizione dal limite che, ahilui, finisce alta di poco sulla traversa. Il terzo 3-2 in rimonta diventa realtà al fischio finale dell'ottimo Rodriguez Santiago ed è un altro importante mattone verso la costruzione di un'dentità definita per il club biancorosso, atteso in settimana dal Siviglia per l'andata di Copa del Rey. Sarà la partita più importante fin qui e, aldilà di come andrà a finire, speriamo di rivedere sul terreno del Sanchez Pizjuan l'atteggiamento, la mentalità e la forza d'animo mostrati dai Leoni in quest'ultimo mese.
I migliori e i peggiori nell'Athletic: copertina d'obbligo per Yeste, autore di una prova senza dubbio ottima e che replica il buon secondo tempo contro lo Sporting Gijon. Quando Fran ha voglia di giocare, mostra di poter incidere anche in posizioni che non gli appartengono troppo e fa rabbia pensare ad altre partite nelle quali il numero 10 sembrava passeggiare svogliato per il campo. Un gol, un assist (il lancio per Llorente in occasione del 2-2), tante giocate di qualità; forse lo ha aiutato il gioco a viso aperto del Malaga, ma resta il fatto che le sue giornate no sono dovute più alla testa che ad altro e su questa cosa il giocatore dovrebbe riflettere. Spettacolare Ustaritz al centro della difesa: è lui a tenere in gioco Luque nell'azione dell'1-0, è vero, però è lesto a riprendersi e ad esaltarsi con un paio di recuperi da urlo; tecnicamente è il centrale più dotato, speriamo solo che gli infortuni lo lascino in pace. Orbaiz sembra aver messo da parte le indecisioni e il piattume di inizio stagione e sta tornando partita dopo partita ai livelli che gli competono. Grande partita del navarro in regia, così come quella del solito, immenso Llorente là davanti. Segnalazione finale per Toquero: non è appariscente, tuttavia si sacrifica moltissimo, corre per tre e confeziona anche l'assist per il gol decisivo di Susaeta.
Nessuna prestazione realmente insufficiente tra i Leoni, anche se un paio di uscite da brividi di Iraizoz non lo rendono certo uno dei migliori in campo. Anche Javi Martinez è poco brillante e forse tira un po' il fiato dopo le grandi partite disputate ultimamente.