sabato 28 marzo 2009

Alla ricerca dell'attaccante perduto.


Iñigo Diaz de Cerio è da tempo nel mirino dell'Athletic (foto As).

Approfittando del fatto che la Liga è ferma per gli impegni delle nazionali, vorrei recuperare alcune rubriche che non tratto da tempo (i profili, i cachorros), inaugurarne una sul Bilbao Athletic e sulle altre filiali del club e scrivere qualcosa sulle prospettive future della squadra, con particolare riferimento al mercato. Il post di oggi si inserisce in quest'ultimo filone. Nonostante il campionato sia ancora lungo e la posizione dei Leoni resti tutt'altro che definita, con il baratro della retrocessione a sole due lunghezze di distanza, è infatti già possibile tracciare un primo bilancio delle prestazioni dell'Athletic versione 2008/2009, in modo tale da individuare i principali punti deboli che dovranno essere rinforzati in estate. Non c'è bisogno di essere grandissimi esperti per osservare che i numeri più deficitari provengono dal reparto offensivo, ed è dunque del parco attaccanti che intendo occuparmi oggi. Tolto Fernando Llorente, a segno per 12 volte in 25 gare di campionato e per 4 volte in 8 partite di Copa del Rey, gli altri "delanteros" biancorossi hanno quantomeno le polveri bagnate, anche se tale espressione mi sembra francamente eufemistica. Le cifre delle punte parlano chiaro: Ion Velez ha realizzato 4 gol, 2 in Liga e 2 in Coppa, su un totale di 29 presenze; Etxeberria ha racimolato fin qui 2 reti in 16 apparizioni; Toquero, arrivato a gennaio, ha segnato solo contro il Siviglia nella semifinale copera (i suoi gettoni sono 16), mentre Iñigo Velez chiude questa triste graduatoria con uno score degno di un desaparecido, ovvero 5 partite e nessun gol. Numeri che testimoniano della pochezza dell'attacco bilbaino in modo inequivocabile. Il reparto, diciamocelo chiaramente, è uno dei peggiori della Liga per qualità dei suoi componenti, sempre escludendo il fantastico Llorente di quest'anno, ed è impossibile non muovere un preciso atto d'accusa nei confronti di una dirigenza che ha venduto a cuor leggero Aduriz (ma lo sponsor sulla maglia non era stato messo per garantire liquidità?) pensando di poterlo rimpiazzare con Ion Velez o chissà chi altro. Nel calcio, però, non si inventa niente e non è un caso che una punta da 5 gol in Segunda (il succitato Velez), un residuato bellico (Etxeberria), un oggetto misterioso (Iñigo) e un carneade assoluto (Toquero) non siano riusciti a sostituire il mai troppo rimpianto Aritz. Caparros ha provato a rotazione un po' tutti, con l'eccezione di Iñigo che si è trovato chiuso da Llorente (a me, comunque, nel Murcia non era sembrato così scarso), ma i risultati sono sempre stati mediocri; colpa della scarsa qualità tecnica di Velez e Toquero, due che corrono molto e ancor di più sbagliano col pallone tra i piedi, e del declino ormai notorio del Gallo. Per il prossimo anno urgono soluzioni, ma quali? Sappiamo come il bacino basco non brulichi attualmente di grandi attaccanti, dunque i nomi su cui focalizzarsi non sono molti. L'opzione più concreta, al momento, è quella dell'attaccante della Real Sociedad Iñigo Diaz de Cerio, che non sembra intenzionato a rinnovare il suo contratto in scadenza a giugno. Iñigol, come viene chiamato con poca fantasia dai tifosi txuri-urdin, è un classico finalizzatore d'area di rigore: poco appariscente, tecnicamente solo discreto, non è un centravanti di manovra e partecipa raramente al gioco della squadra, tuttavia possiede un innato fiuto del gol, quella rara capacità di saper concretizzare la prima palla utile che gli capita all'interno di una partita. Nonostante la giovane età (compirà 25 anni a maggio) ha già dimostrato di saper giocare e segnare in qualsiasi campionato, giacché somma la bellezza di 68 gol con la Real Sociedad tra Segunda B, Segunda e Primera. E' stato capocannoniere con 26 reti del campionato 2005/06 di Segunda B, ha segnato 7 volte in Liga la stagione successiva, conclusasi con la retrocessione dei donostiarri, ed è poi sceso nella serie cadetta coi txuri-urdin, realizzando 16 centri il primo anno e 4 in 11 partite nel toneo attuale. L'unica incognita sul suo acquisto riguarda il bruttissimo infortunio che gli è occorso a novembre e dal quale si sta ancora riprendendo, una frattura di tibia e perone causata da un pauroso scontro col portiere dell'Eibar Zigor; un giocatore con le sue caratteristiche non dovrebbe risentire più di tanto dei postumi di una lesione del genere, tuttavia i dubbi ci sono e hanno fatto momentaneamente arenare una trattativa che sembrava già in porto. In realtà, alternative a Diaz de Cerio di fatto non esistono. Qualche nome c'è, ma si tratta o di giocatori che devono ancora confermarsi (Agirretxe, Kike Sola) o di giocatori il cui arrivo a Bilbao è impensabile (Joseba Llorente, il cavallo di ritorno Aduriz). Negli ultimi giorni è però spuntato un nuovo obiettivo dell'Athletic: è Jorge Galan, attaccante dell'Osasuna Promesas (la seconda squadra dei navarri), a segno già 14 volte in un torneo difficile come la Segunda B. 20 anni, fisico minuto (1,73 m per 72 kg), Galan è un attaccante tutto mancino molto rapido ed estroso, in possesso di un'ottima tecnica e di uno spiccato senso della porta. La sua clausola di rescissione è di 6 milioni di euro, ma raddoppierebbe se il ragazzo dovesse esordire con la prima squadra (Camacho lo fa allenare spesso con i suoi): una bella cifra per un ventenne, di certo una somma al di fuori delle capacità economiche dell'Athletic.
Cosa farei se fossi un dirigente biancorosso? Innanzi tutto, taglierei due tra Ion Velez, Iñigo e Toquero, con preferenza per i primi due, visto che Toquero è il più fastidioso in fase di pressing e sa regalare assist niente male; prenderei subito Diaz de Cerio a parametro zero, quindi promuoverei almeno uno tra Isma Lopez e Iker Munian (su cui al più presto scriverò un pezzo), dando la precedenza al primo per la maggiore età e la conseguente esperienza in più. Mi sembra il percorso più logico da attuare per coniugare l'arricchimento sotto il profilo tecnico alla valorizzazione dei giovani della cantera. Sarà così? Lo spero, anche se l'attuale dirigenza ci ha abituato alle decisioni più strane...

martedì 24 marzo 2009

28a giornata: Villarreal 2-0 Athletic.


Mati Fernandez batte Iraizoz per il 2-0 (foto As.com).

Villarreal CF:
Diego López; Ángel, Fuentes, Godín, Capdevila; Cazorla, Senna, Eguren, Ibagaza (82' Matías Fernández); Nihat (64' J. Llorente), Rossi (87' Bruno Soriano).
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Aitor Ocio, Koikili; Susaeta, Orbaiz (86' Iñigo Velez), Javi Martínez, Gabilondo; Toquero (60' Garmendia), F. Llorente.
Reti:
68' Cazorla, 91' Matias Fernandez.
Arbitro: Carlos Velasco Carballo (Colegio Madrileño).
Note: espulso al 78' Susaeta (A) per doppia ammonizione.

E' ufficiale: l'Athletic non solo non è una squadra medio-grande, ma non ha neppure, al momento, i mezzi per dare continuità alle proprie prestazioni quando incontra i top team della Liga. Dopo la disastrosa "scalata" del girone d'andata, il ritorno sul Tourmalet ha confermato il suo impietoso verdetto: 4 sconfitte su 4 gare contro le prime della classe, 3 gol fatti contro 11 reti subite e prove spesso all'insegna dell'impotenza, tolta la gara col Real positivamente influenzata, a livello di prestazione, dal fattore campo. Alcuni risultati positivi e la sbornia di Copa del Rey hanno forse fatto dimenticare ai più che quella biancorossa è, attualmente, una formazione mediocre, non tanto per la qualità dei singoli (molti dei quali sono giovani e davvero bravi, è bene tenerlo presente) quanto per l'assoluta mancanza di un'identità tecnico-tattica, di un gioco riconoscibile, di una fisionomia che le appartenga in toto. Dopo il calcio offensivo e spumeggiante di Valverde e le barricate del biennio Clemente-Mané, i Leoni hanno intrapreso un percorso di totale rinnovamento con Caparros i cui risultati, tuttavia, stentano ad arrivare; non parlo di risultati pratici (la finale di Coppa basta e avanza, da quel punto di vista), quanto del soddisfacimento di obiettivi a lungo termine quali il conferimento alla squadra di un impianto di gioco stabile e di una personalità che si stentano a vedere, nonostante l'utrerano sia alla guida del club da quasi due anni. L'Athletic si muove spesso in modo disomogeneo, spinto più dal furore agonistico che da un piano tattico preciso, e dà il meglio di sé quando si scatena senza riflettere troppo, spinto dalle urla del suo pubblico, pressando altissimo, lottando su ogni pallone come se fosse l'ultimo e attaccando a folate, ma è chiaro che un tale sistema non offre garanzie certe per il futuro; sulla partita secca, specie se in casa, i bilbaini possono dare fastidio a molti, però nel lungo periodo il loro modo di giocare non può essere redditizio. Spentasi l'euforia copera, i biancorossi sono passati a suon di sberle dal sogno UEFA ad una dura realtà che parla di appena due lunghezze di margine sulla zona retrocessione, ovvero, a vedere la cosa da un'altra prospettiva, di 10 punti persi in sette giornate di campionato. Se la situazione non è drammatica, poco ci manca.
Dopo la partitaccia casalinga con il Madrid, Caparros decide di non cambiare uomini e si limita a sostituire lo squalificato Yeste con Gabilondo e l'infortunato David Lopez con Susaeta; Pellegrini risponde schierando una linea offensiva di pigmei (Rossi, Nihat, Cazorla, Ibagaza), il cui scarso peso fisico è però compensato da un tasso tecnico fuori dalla norma. L'intento dell'allenatore del Submarino Amarillo è chiaramente quello di sollecitare la retroguardia avversaria in uno dei suoi maggiori punti deboli, la mancanza di velocità dei centrali, ma nel primo tempo l'Athletic concede pochissimo spazio grazie ad una prova difensivamente impeccabile di tutti i suoi elementi. Gabilondo e Susaeta giocano molto bassi per contrastare le avanzate di Capdevila e Angel ed evitare il riproporsi delle situazioni di uno contro uno sulla fascia che sono costate il match con i merengues, Javi Martinez si incarica di soffocare le geometrie di Senna e, in tal modo, Rossi e Nihat hanno poche occasioni di ricevere palloni giocabili nei pressi della porta di Iraizoz. Quando lo fanno, peraltro, sono pericolosissimi, tuttavia alcune parate di Gorka scongiurano il peggio. La condotta di gara dei Leoni, assai proficua dietro, non è altrettanto efficace in avanti: un tiro di Gabilondo su cui Diego Lopez, fresco di convocazione, concede molto al pubblico e un paio di palle-gol vanificate da Toquero sono tutto ciò che il bilbaini mettono insieme in 45 minuti. Proprio Toquero è l'emblema perfetto dell'Athletic attuale: se il calcio fosse solo corsa, generosità e pressing sarebbe da Pallone d'oro, ma il problema è che un attaccante dovrebbe segnare, ogni tanto, e vedere una punta sbagliare uno stop a tu per tu col portiere o concludere in porta con la forza di un Pulcino non è ammissibile a questi livelli; simpatia a parte, se il buon Gaizka da gennaio ad oggi ha realizzato la bellezza di un gol, tra l'altro in Copa, non è un caso che la squadra si ritrovi a soffrire. O segna Llorente o il tabellino resta inchiodato sullo 0, questa è la verità. Tralasciando i due errori arbitrali che avrebbero potuto indirizzare su altri binari la gara (fallo da espulsione di Ibagaza su Amorebieta e mani clamoroso di Godin in piena area...e Villar?), va detto che un brutto primo tempo si chiude meritatamente sullo 0-0, risultato che ai Leoni potrebbe anche andare bene.
Il fatto è che i "gialli" non sembrano volersi accontentare e nella ripresa scendono in campo con un'altra convinzione rispetto al primo tempo, alzano il baricentro e cominciano a bombardare Iraizoz. Rossi, ispiratissimo, sfiora il gol in pallonetto, quindi è Nihat a spaventare i baschi al 58' con un destro che lambisce il primo palo dopo un assist al bacio di Ibagaza. L'Athletic non esiste dalla mediana in su ma le sue barricate sembrano tenere, sennonché un possibile contropiede biancorosso si arena sul nascere a causa di uno scivolone di Susaeta e la squadra si trova inspiegabilmente scoperta: Rossi cavalca sontuosamente con la palla al piede, evita Iraola e Koikili, clamorosamente risucchiato fuori posizione, e serve alla perfezione Cazorla, libero di avanzare, prendere la mira e infilare Gorka con un destro che è una rasoiata. I Leoni si trovano ora nella spiacevolissima situazione di dover attaccare e si espongono fatalmente al contropiede del Submarino, una vera arma impropria che produce due occasioni strepitose nel giro di dieci minuti: la prima viene sprecata da Joseba Llorente, entrato al posto di Nihat, che calcia fuori solo davanti a Iraizoz, mentre la seconda è vanificata dall'egoismo di Rossi, che sceglie la conclusione invece del comodo assist per l'ex attaccante della Real Sociedad. Le velleità di rimonta dei baschi si infrangono in modo definitivo sull'espulsione per doppio giallo di Susaeta (discutibile, e molto, la prima ammonizione comminata a Markel), anche perché l'unico guizzo di Llorente, un minuto prima, era stato sventato in sicurezza da Diego Lopez. Servito poco e male, Nando non ha avuto una sola palla pulita a disposizione ed è questo il maggior atto di accusa al non-gioco di Caparros: disporre di un centravanti come il navarro e non riuscire ad innescarlo nel corso di un'intera partita è un peccato che grida vendetta quasi più dei punti persi al Madrigal. Il gol finale di Mati Fernandez è una perla che fa felici i molti appassionati del cileno e che restituisce proporzioni più giuste ad una vittoria netta e mai in discussione per l'undici di Pellegrini, che può rimproverare ai suoi solo la mancanza di cattiveria in avanti e una certa timidezza di fronte al gioco fisico degli ospiti nel primo tempo. In casa Athletic c'è poco da stare tranquilli, visto che, alla ripresa del campionato, ci sarà da ricevere il Maiorca e da far visita ai cugini dell'Osasuna, squadre molto più in salute della formazione biancorossa; i Leoni hanno fatto meno punti di tutti nel girone di ritorno, appena 5 in 9 partite, e la loro media è ovviamente da retrocessione. La pausa del campionato arriva giusto in tempo per schiarire le idee a tecnico e giocatori in vista del rush finale della Liga, nella speranza che la squadra, similmente a quanto fece nel girone d'andata, riesca a fare punti con le dirette avversarie ora che il ciclo terribile è concluso. Bando alle manie di grandezza, comunque: finale o non finale, l'uscita definitiva dal tunnel in cui il club è entrato nell'era Lamikiz è ancora di là da venire.

giovedì 19 marzo 2009

27a giornata: Athletic 2-5 Real Madrid.


Il momento chiave del match, l'espulsione di Yeste (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Aitor Ocio, Amorebieta, Koikili (46' Balenziaga); David López (52' Gurpegi), Javi Martínez, Orbaiz (56' Susaeta), Yeste; Toquero, Llorente.
Real Madrid: Casillas; Sergio Ramos, Pepe, Metzelder, Heinze; Robben (66' Faubert), Lass, Sneijder, Marcelo; Raúl (64' Higuaín); Huntelaar (79' Parejo).
Reti:
22' Robben, 34' Heinze, 36' Heinze (ag), 45' Llorente, 47' e 61' Huntelaar, 84' Higuaín (rig.).
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).
Note: espulsi Yeste (A) al 37' per comportamento non regolamentare, Ion Vélez (A) al 57' e Luci (allenatore in seconda dell'Athletic) al 71' entrambi per proteste e direttamente dalla panchina.

Non è stata fortunata la trasferta annuale a Bilbao di noi Leones Italianos, solitamente più abituati a festeggiare che a deprimerci per una sconfitta di tali proporzioni. Le dimensioni del passivo non ingannino, però: l'Athletic, supportato come sempre da un pubblico strepitoso (noi italiani compresi), può uscire a testa alta da questo Clasico giocato con intensità e grande cuore, anche se con poco raziocinio.
Dopo il semi-turnover di Barcellona, Caparros torna a schierare la sua formazione-talismano, quella per intenderci vittoriosa contro il Siviglia in Copa, e dunque ecco rientrare dal primo minuto Aitor Ocio, David Lopez e Toquero; assenze pesanti in casa madridista, con Ramos costretto a rinunciare a Cannavaro e Gago: l'ex tecnico del Tottenham piazza Metzelder al centro della difesa, conferma Marcelo esterno sinistro di centrocampo e sposta Sneijder a fare coppia con Lassana Diarra sulla mediana. La Catedral è strapiena e le sue antiche mura amplificano all'inverosimile le urla dei 40.000 tifosi biancorossi, in mezzo ai quali, sparsi in Curva Nord, ci sono anche 35 hintxak italiani che non si risparmiano nell'animare la squadra. I Leoni partono a mille e cercano di mettere la partita sull'unico piano nel quale possono fare la differenza, quello del ritmo: difesa alta, aggressività a centrocampo e raddoppi continui sulle fasce non danno respiro alla manovra del Real e creano anzi una pressione costante nei pressi della porta di Casillas, pressione alla quale non si accompagnano però adeguate occasioni da rete. Una punizione dal limite di Yeste e alcuni calci d'angolo in serie non sono sufficienti a superare il numero 1 merengue, che proprio al San Mamés giocò dieci anni fa la sua prima partita nella Liga, e il non riuscire a concretizzare una prima parte di assoluta superiorità è il maggior peccato dei biancorossi. Il Madrid, da grande squadra qual è, colpisce invece alla prima occasione seria che riesce a creare e lo fa col suo uomo di maggior classe, quel Robben che, nelle giornate di grazia, è un folletto inafferrabile dalle movenze leggere eppure devastanti. Servirebbero i raddoppi di Yeste per contrastarlo, ma Fran (pur giocando una grande partita) non conosce il significato della parola "ripiegamento" e abbandona spesso Koikili a degli uno contro uno che lo vedono sconfitto in partenza. Emblematica l'azione del primo gol: Robben cede palla a Sneijder, scatta subito passando a doppia velocità il solitario Koi, supera Ocio in dribbling stretto appena dentro l'area e trafigge Gorka con un gran sinistro sotto l'incrocio opposto. L'Athletic sbanda e per gli ospiti si aprono d'improvviso gli spazi che per 20 minuti erano stati minuziosamente serrati dai baschi: ancora Robben spreca alla mezz'ora, scegliendo il tiro da posizione decentrata invece dell'assist per Raul o Huntelaar appostati a centro area, quindi Heinze pare chiudere anticipatamente la contesa con un inserimento in anticipo su Gorka (e sulla difesa tutta, presa d'infilata in modo dilettantesco) coronato dall'incornata che vale il 2-0. Nonostante il risultato e l'arbitraggio di Muñiz Fernandez, che è tutto fuorché casalingo (due bilbaini ammoniti nei primi 5' di gioco, a fronte dell'impunità concessa a Lass e soprattutto Heinze), il pubblico della Catedral non molla e intona canti a non finire per la sua squadra, che a sorpresa reagisce e trova subito l'1-2. La giocata è polemica e si sviluppa a partire da un contrasto sulla fascia dopo il quale Sneijder resta a terra, con i Leoni a proseguire l'azione senza mettere la palla fuori: Yeste va al tiro, Casillas respinge a mano aperta ma sul seguente cross rasoterra di David Lopez c'è il goffo intervento di Heinze, che in scivolata anticipa il proprio portiere e insacca. Iker protesta vibratamente, Yeste lo spintona in maniera più che ingenua e l'arbitro lo espelle con severità forse esagerata. La scempiaggine del numero 10 resta e aggrapparsi alla sceneggiata stile Oscar di Casillas serve a poco. Nonostante l'inferiorità numerica, l'Athletic ci crede e riesce ad ottenere un insperato pareggio proprio in chiusura grazie a Llorente, il cui perfetto colpo di testa su punizione di David Lopez incoccia nel palo, carambola sul portiere avversario e si insacca.
La gioia per il 2-2 è moltissima, tuttavia le prospettive per la ripresa sono fosche vista l'inferiorità numerica, grazie a cui il Real si trova a poter disporre di un vantaggio tattico che, a lungo andare, non può non rivelarsi fatale per i padroni di casa. Caparros toglie Koikili, in bambola e già ammonito, ed inserisce Balenziaga, lasciando Llorente isolato in avanti e spostando Toquero sulla fascia sinistra, mossa obbligata che depotenzia la manovra già di per sé poco omogenea dell'Athletic. Non c'è nemmeno il tempo di valutare l'assetto deciso dall'utrerano che le merengues tornano avanti: i biancorossi perdono palla e si trovano spezzati in due tronconi troppo distanti, i difensori rinculano dentro l'area e per Huntelaar è un gioco da ragazzi stoppare il suggerimento di Raul e beffare Iraizoz con un rasoterra sul primo palo che passa sotto le gambe di Iraola, un po' troppo generoso nella marcatura dell'olandese. Il vantaggio riporta i madridisti sul velluto, giacché i Leoni devono giocoforza scoprirsi per tentare la rimonta, e sull'ennesimo contropiede di Robben è ancora Huntelaar a sigillare il 2-4 con un pallonetto di ottima fattura. La rete, giunta peraltro appena dopo un'occasionissima di Javi Martinez (tiro salvato da Casillas con un gran balzo), frustra la mossa di Caparros di inserire Susaeta per Orbaiz e di fatto chiude i conti; prima della calata del sipario, però, c'è ancora tempo per la quinta rete ad opera di Higuain, una vera coltellata per i tifosi che comunque non smettono mai di cantare e di protestare per la condotta di gara dell'arbitro, che permette tutto al Real e niente all'Athletic (vedere per credere l'ammonizione ad Amorebieta per un'entrata sul pallone, le gomitate di Heinze condonate sempre e comunque, il tocco di mano in area di Pepe non sanzionato e le espulsioni dalla panchina di Velez e dell'allenatore in seconda Luci).
Tirando le somme, abbiamo assistito ad una partita bella ed emozionante, partecipando con grande calore al tifo sfrenato del San Mamés e guadagnandoci ancora una volta la simpatia degli altri aficionados biancorossi. Peccato per il risultato, ma la nostra spedizione in terra basca è stata senz'altro positiva.

Le pagelle dell'Athletic:
Iraizoz 6: incassa cinque gol senza troppe colpe, e anzi ne evita almeno un altro paio. Sulla rete di Heinze la sua uscita può sembrare avventata, tuttavia l'errore è più dei compagni che se lo fanno sfuggire che suo.
Iraola 5,5: positivo quando spinge, non soffre troppo Marcelo ed è bravo a tenerlo basso con le sue scorribande. Commette però due gravi mancanze: non controlla bene Huntelaar in occasione del 2-3 (il pallone gli passa sotto le gambe) e falcia Marcelo regalando al Real il rigore che fissa il punteggio sul risultato definitivo.
Aitor Ocio 5,5: prova a guidare il reparto arretrato con la solita esperienza, anche se il coordinamento difensivo viene a mancare più di una volta. Nel primo tempo si arrangia come può, nella ripresa la squadra è allo sbando e anche lui paga dazio.
Amorebieta 5: Huntelaar è un brutto cliente e certi duelli rusticani sulla trequarti difensiva dell'Athletic lo dimostrano. Costantemente sulle spine, finisce per perdere lucidità ed è fuori posizione quando l'olandese batte per due volte Iraizoz. Si becca il giallo su un intervento pulito e molto bello: non era serata.
Koikili 4,5: all'inizio riesce a tenere Robben e sembra potergli prendere le misure, poi però viene abbandonato da Yeste e si trova spesso preso in mezzo tra l'olandese e Sergio Ramos. Ridicolizzato dall'ex Chelsea sul primo gol, perde la bussola e non riesce più a ritrovarsi. Già ammonito, viene giustamente sostituito da Caparros a inizio ripresa (dal 46' Balenziaga 6: entra e sembra ispirato in un paio di discese, peccato che la doppietta di Huntelaar tagli le gambe alla squadra. Se non altro, riesce a contenere di più Robben grazie alla propria velocità).
David Lopez 6: sufficienza risicata che si guadagna col cross che provoca l'autorete di Heinze e con l'assist a Llorente per il 2-2. Presenza quasi invisibile, gioca con troppa timidezza e ben presto i compagni iniziano a preferirgli uno Yeste ispirato, almeno fino all'infausta espulsione (dal 52' Gurpegi 6: lotta da par suo anche se è spesso in inferiorità numerica a centrocampo. Si guadagna l'ovazione del San Mamés quando va a rifilare una gomitata all'impunito Heinze. Cartellino giallo e applausi per lui).
Javi Martinez 6: inizia come tutto l'Athletic, con grande ritmo e intensità, poi si spegne progressivamente, ingabbiato in una partita spezzettata dai falli e che presto si fa molto dura. I madridisti lo picchiano senza ritegno quando prova a partire e l'arbitro non lo tutela mai, contribuendo in ciò a farlo sparire dal match. Generoso, se non altro.
Orbaiz 5: non è una partita da geometri, specie se disegnano traiettorie con calma (quasi con lentezza) come il navarro. In un contesto del genere servono più i guantoni che il righello, Caparros lo capisce troppo tardi (dal 59' Susaeta 6: qualche spunto apprezzabile, ma entra troppo tardi).
Yeste 5: il migliore dell'Athletic nella prima mezz'ora, è ispirato come nelle giornate di grazia e da solo spaventa la retroguardia del Real con azioni palla al piede e conclusioni da fuori, anche se la sua latitanza nella fase difensiva si fa sentire. Scalda per due volte i guanti di Casillas, originando peraltro il gol dell'1-2, ma rovina tutto commettendo un'ingenuità non nuova per lui quando spintona il portiere avversario e si becca il rosso. Casillas esagera, lui però dovrebbe capire di avere 30 anni, non 12.
Toquero 5: un ectoplasma che vaga sul terreno della Catedral, si batte e corre moltissimo ma non riesce a lasciare tracce del suo passaggio. Ha un'unica occasione, nel secondo tempo, e non trova di meglio che sparacchiare in curva.
Llorente 6,5: compito improbo quello del numero 9, chiamato a duellare da solo contro una coppia di centrali fisicamente potentissimi quali Pepe e Metzelder. Non ha molti palloni giocabili e uno di questi lo mette dentro con un gran colpo di testa, mostrando di essere ormai diventato un centravanti maturo e pericoloso per ogni difesa. Nel secondo tempo non ha più rifornimenti e sparisce lentamente, anche se resta uno degli ultimi ad arrendersi.
Leones Italianos 10 e lode: è nelle sconfitte che si vede l'attaccamento di una tifoseria e non c'è alcun dubbio sul fatto che gli italiani abbiano risposto "presente" nonostante il duro passivo a sfavore dell'Athletic. Presentatisi in 35, tifano senza sosta, seguono i cori di incitamento della Norte anche sul 2-5 e si meritano gli abbracci caloroso e le manifestazioni di amicizia degli hintxak baschi a fine gara. Grandi!

martedì 10 marzo 2009

26a giornata: Barcellona 2-0 Athletic.


Messi, autore del secondo gol, fermato da Koikili (foto Athletic-club.net).


FC Barcelona: Valdés; Puyol (91' Víctor Sánchez), Piqué, Márquez, Sylvinho; Busquets, Xavi, Iniesta (82' Gudjohnsen); Messi, Eto'o, Henry.
Athletic Bilbao: Iraizoz; Iraola, Gurpegi, Amorebieta, Koikili; Susaeta, Orbaiz (75' Muñoz), Javi Martínez (46' Toquero), Gabilondo; Yeste; Llorente (60' Garmendia).
Reti: 17' Busquets, 31' Messi (rig.).
Arbitro: Undiano Mallenco (Colegio Navarro).

Era prevedibile, soprattutto dopo la festa seguita alla vittoria in semifinale di Coppa contro il Siviglia. Troppo concentrato il Barcellona, reduce da cinque giornate senza vittorie, per un Athletic ancora con la testa alla partita (e al dopopartita...) di mercoledì scorso. Il 2-0 va perfino stretto ai catalani, dominatori assoluti del match e tornati a +6 sul Real grazie al pareggio merengue nel derby con l’Atletico; per i Leoni una sconfitta che non fa male, visto che la zona "calda" della classifica dista sempre sei lunghezze e un altro tratto del Tourmalet è ormai alle spalle.
Nelle fila biancorosse non ci sono gli infortunati Ocio, David Lopez e Velez, sostituiti da Gurpegi (cervellotica la scelta di Caparros di arretrare Carlos quando ha in panchina un buon prospetto come Etxeita), Susaeta e Yeste, che va a fare la mezzapunta dietro Llorente con Gabilondo sulla sinistra; Guardiola schiera il Barça secondo il 4-3-3 specialità della casa, ritrova Iniesta dopo un mese di assenza e presenta Busquets in luogo di Touré come vertice basso della mediana. Consci di dover ottenere assolutamente i tre punti, i padroni di casa partono a tambur battente e costringono subito nella propria trequarti l’Athletic, che si difende in modo un po’ affannoso e non trova grande qualità nelle ripartenze; il ritorno di Iniesta restituisce ai catalani quel ritmo che pareva smarrito e i tre attaccanti riprendono a muoversi con armonia e sincronismo, in particolar modo con Messi, che si accentra attirando Koikili e aprendo autostrade per Puyol, ed Eto’o, i cui smarcamenti senza palla mandano subito in ambasce il finto difensore Gurpegi. La prima palla gol, però, capita ai baschi al 15’: Yeste, imbeccato centralmente, buca una difesa blaugrana troppo alta e distratta, si presenta davanti a Valdes in tutta solitudine e ha pure la possibilità di prendere la mira, ma il suo sinistro è troppo liftato e finisce per uscire clamorosamente alla destra del portiere. Neppure il tempo di disperarsi che il Barcellona, da squadra di rango qual è, passa in vantaggio con Busquets, lasciato solo in area sulla punizione di Xavi (Gurpegi in ritardo) e favorito anche da una mezza incertezza di Iraizoz in uscita. La mazzata subita dai Leoni è notevole e quella di Guardiola è squadra troppo esperta per non approfittarne, dunque non c’è da meravigliarsi quando al 31’ Iniesta, sempre funambolico palla al piede, si procura un rigore dopo una gran percussione centrale. Rigore che, visto al replay, sembra assai dubbio, ma va detto che a velocità normale il contatto pareva esserci tutto (autore del fallo un Gurpegi in serata no, pur con le attenuanti del giocare fuori ruolo). Messi dal dischetto fa 2-0 e la pratica è archiviata. L'Athletic, infatti, non ha la forza né la convinzione per ribaltare il risultato e la ripresa è una specie di tiro al bersaglio di marca blaugrana, con goleada finale evitata solo dai pali (3, due di Eto’o e uno di Iniesta) e dai grandi interventi di Iraizoz. Caparros alza bandiera bianca e toglie in tutta fretta Javi Martinez (sostituito addirittura all’intervallo) e Llorente, inventandosi uno schema con Garmendia a supporto di Toquero. Va da sé che un attacco del genere stenterebbe a mettere in difficoltà persino il Barcellona B, ma di certo Jokin non ha in mente la rimonta ma bada più che altro a preservare i suoi in vista del Real. A 15’ dalla fine entra pure Muñoz, il sipario invece arriva dopo l’ennesima occasione fallita da Eto’o, impreciso e anche sfortunato.
L’anteprima della finale di Copa del Rey è dunque appannaggio dei catalani, ma sicuramente il 13 maggio l’atteggiamento dei biancorossi sarà ben diverso. Intanto prepariamoci al secondo grande Clasico della Liga, quell’Athletic-Real Madrid che vedrà la presenza sugli spalti della Peña Leones Italianos e quindi del sottoscritto, sempre che non cada l’aereo. Alla prossima settimana!

venerdì 6 marzo 2009

Ritorno della semifinale di Copa del Rey: Athletic 3-0 Sevilla.


Toquero, quasi in lacrime, esulta dopo il gol del 3-0: l'Athletic è in finale (Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio, Amorebieta, Koikili; David López (87' Gabilondo), Orbaiz, Javi Martínez (79' Gurpegui), Yeste; Toquero (68' Ion Vélez), Llorente.
Sevilla: Palop; Mosquera, Squillaci, Prieto, Fernando Navarro; Navas, Fazio (35' Luis Fabiano), Romaric (77' Duscher), Adriano (46' Capel); Renato; Kanouté.
Reti: 4' Javi Martínez, 34' Llorente, 36' Toquero.
Arbitro: Mejuto González (Colegio Asturiano).

L'attesa è una situazione molto particolare all'interno dell'esperienza di vita di un essere umano. Una lunga attesa, in particolare, se da un lato tortura terribilmente colui che aspetta, dall'altro gli assicura che l'evento tanto desiderato, quando giungerà, sarà più bello e più dolce per ogni minuto in più passato a sperare nella sua comparsa. L'Atletic ha dovuto attendere per 24 anni, tanto è trascorso dalla sua ultima finale, Atletico Madrid-Athletic di Copa del Rey, disputata il 30 giugno del 1985 e vinta per 2-1 dai colchoneros di Hugo Sanchez. La sconfitta del Bernabeu fu il canto del cigno di una generazione straordinaria, quella dei Goikoetxea e degli Zubizarreta, dei Liceranzu e dei Sarabia, dei Dani e degli Urkiaga e di tanti altri, capace di regalare al club bilbaino due "Ligas" epiche, una Coppa del Re e una Supercoppa; al termine della stagione, infatti, tutti i pezzi pregiati furono venduti per far fronte alla mancanza di liquidi che attanagliava le casse societarie e per i Leoni iniziò un lunghissimo periodo di digiuno che dura a tutt'oggi. Il 3-0 di ieri non vale ancora alcun trofeo, tuttavia le emozioni che è riuscito a suscitare in noi tifosi (ma anche, credo, in chi non è un hintxa biancorosso) sono state fortissime e totali, come solo il calcio sa regalare, con buona pace dei suoi critici e detrattori. Il futbol è da sempre romanzo popolare e metafora eccezionalmente veritiera della vita stessa, eppure è solo in occasioni come quella di ieri che è possibile rendersene conto, presi come siamo (e per "noi" intendo tutti gli appassionati di pallone) ad evitare di sporcare la nostra passione con tutto il marciume del calcio moderno. Doping, corruzione, strapotere delle televisioni, soldi, interessi politico-economici, svendita a poco prezzo di simboli e valori comuni...tutto è stato spazzato via, anche se solo per una notte, dall'incredibile spettacolo del San Mamés. Vedere all'opera una tifoseria come quella zurigorri non ha prezzo, altro che Mastercard: gente di ogni età che ha affollato prima le strade e quindi la Catedral, che ha cantato a squarciagola per 90 minuti e che infine ha riempito il prato con un'invasione pacifica di struggente bellezza. E' stata una serata d'altri tempi e anche la partita si è adeguata a questo leit-motiv, proponendo la miglior versione possibile dei Leoni.
Lo scenario del match è tipicamente basco: San Mamés strapieno, pioggia e freddo, con il tocco di una finale all'orizzonte a rendere più pepato il tutto. Sceso in campo col 4-4-2 tipico di Caparros e in formazione tipo, eccezion fatta per Toquero in luogo di Velez, l'Athletic non tradisce le speranze di tutti i suoi tifosi e fin dall'inzio riversa sul campo un furore agonistico e una garra eccezionali, come se volesse da subito mostrare al presidente andaluso Del Nido (sue le parole "ci mangeremo il Leone dalla testa alla coda") che la pelle del felino ultracentenario è troppo coriacea per i denti dei suoi giocatori; quel Leone, simbolo della squadra e di tutta Bilbao, ne ha passate moltissime e dentro di sé ha ancora un fuoco che brucia e che spinge gli zurigorri ad aggredire gli avversari con un'intensità pazzesca. Il gol di Javi Martinez arriva presto, prestissimo, ed è esemplare in tal senso: dopo la sponda aerea di Llorente, infatti, il navarro si avventa sulla sfera quasi con rabbia, conclude trovando la respinta di Palop ma è il più lesto a scagliarsi sulla respinta e a scaraventarla in rete. Lo stadio esplode, è una bolgia infernale e forse agli uomini di Jimenez sembra davvero di essere finiti in un girone dantesco. La punizione riservatagli dal Re degli inferi calcistici è quella di non riuscire a toccare il pallone e, ad un certo punto, pare quasi che i padroni di casa stiano giocando con un uomo in più, tale è la superiorità tattica e atletica che mostrano nel primo tempo. Yeste, dominatore del gioco, fa quel che vuole a sinistra e al 34' corona una prima mezz'ora superba con un assist al bacio per la testa di Llorente, che prende l'ascensore e schiaccia in porta il 2-0, confermandosi grande trascinatore dei bilbaini. Il tecnico andaluso corre ai ripari inserendo Luis Fabiano, al rientro dopo un mese di stop, per l'invisibile Fazio, ma dopo un solo minuto Nando, ancora lui, ruba palla sulla trequarti e serve a Toquero un pallone che va solo messo dentro. E' il primo gol per l'ex Sestao, autore di una gara strepitosa, ed è anche la rete che seppellisce il Siviglia e manda in estasi un intero popolo.
Dopo questa prima frazione da urlo, l'Athletic tira un po' i remi in barca nella ripresa, ma a conti fatti rischia solo in un paio d'occasioni (specie su un colpo di testa di Kanoutè finito fuori di un niente, con Iraizoz uscito a farfalle) e anzi punge spesso in contropiede. Al triplice fischio può iniziare una festa attesa per 24 anni, come ben dimostrano la gioia purissima, le lacrime di commozione e il calore infinito dei tifosi biancorossi. L'Athletic è in finale, ancora una volta. Qualcuno aspetta Godot per tutta una vita, ogni tanto, invece, i sogni diventano realtà.

lunedì 2 marzo 2009

25a giornata: Athletic 1-2 Sevilla.


Kanouté supera Etxeita e batte Armando, realizzando l'1-1 per il Siviglia. Nella ripresa il maliano segnerà anche il gol vittoria per i suoi (fot Athletic-club.net).

Athletic Club: Armando; Ustaritz, Etxeita, Amorebieta, Balenziaga; Susaeta, Gurpegui, Muñoz (55' Iturraspe), Gabilondo (80' Garmendia); Ion Vélez (59' Íñigo Vélez), Toquero.
Sevilla FC: Palop; Mosquera, Squillaci, Dragutinovic, Fernando Navarro; Romaric, Fazio (53' Renato), Duscher, Capel (74' Konko); Perotti, Kanouté (65' Acosta).
Reti: 26' Gabilondo, 39' e 58' Kanouté.
Arbitro: Mateu Lahoz (Colegio Valenciano).

L'Athletic ha per caso giocato una partita di Liga? La domanda, come diceva Antonio Lubrano, nasce spontanea, visto che la formazione biancorossa scesa in campo di fronte al Siviglia di Jimenez somigliava più al Bilbao Athletic, magari con qualche innesto d'esperienza (ma di poco minutaggio), che alla prima squadra dei Leoni. Chiara la scelta di Caparros di far riposare tutti o quasi i titolari in vista della semifinale di Copa del Rey di mercoledì, mentre il suo collega andaluso, dovendo pensare al terzo posto in campionato da difendere, ha applicato il turnover solo a pochi elementi, uno su tutti Jesus Navas (l'arma più devastante in forza ai sivigliani, soprattutto perché il 2-1 dell'andata permetterà loro di giocare in contropiede). L'undici scelto da Jokin era quindi più adatto ad un'amichevole infrasettimanale che ad una partita di Liga e ovviamente il risultato del match lo ha confermato. Intendiamoci, non intendo certo giustificare la sconfitta trincerandomi dietro l'alibi delle molte assenze e anzi devo dire che approvo la scelta di Caparros, anche se la sua ostinazione nel far giocare sempre gli stessi rivela un'intrinseca limitatezza proprio nelle occasioni in cui i titolari sono sostituiti da giocatori che il campo lo vedono col lanternino. Mancanza di ritmo partita, scarsa coesione, difficoltà visibili nel trovarsi e nel coprire il campo in modo armonico: tutti difetti palesati ieri dall'Athletic e di cui i giocatori, scesi in campo con grande abnegazione e spirito di sacrificio, non sono imputabili più di tanto. Lo spazio concesso ai vari Armando (all'esordio stagionale), Muñoz (redivivo, sembra che i reparti speciali che lo stavano cercando sui monti baschi possano finalmente tornare a casa), Iñigo Velez e compagnia da un lato fa piacere, ma dall'altro fa nascere seri dubbi sulla lungimiranza di uno staff tecnico incapace di trovare alternative serie in ruoli specifici; Ustaritz terzino destro e la coppia d'attacco Ion Velez-Toquero, volenterosi ma nulla più, sono solo due degli esempi di una programmazione societaria assai poco lungimirante. A parer mio, Caparros avrebbe anche potuto far esordire i due giovani virgulti che aveva convocato per l'occasione, l'interessante trequartista Adrien Goñi e il difensore Unai Medina, ma l'utrerano, forse giustamente, ha preferito gratificare con un po' di minuti il citato Iñigo, Garmendia (al rientro da un infortunio di lungo corso) e Iturraspe, il cui splendido precampionato aveva fatto prospettare un altro tipo di stagione per lui.
Poco da dire sul match, assolutamente squilibrato a favore di un Siviglia dominatore del campo (possesso palla medio di 61a 39) ma poco incisivo in avanti, con i bilbaini a fare più da sparring partner che a contendere veramente l'iniziativa agli avversari. Visto che il calcio è uno sport sorprendente, però, ad andare in vantaggio sono proprio i Leoni, che passano al 26' con un sinistro velenoso di Gabilondo, bravo a risolvere una mischia dopo un calcio d'angolo. Gli uomini di Jimenez, fin lì preoccupati più di trovare la giocata ad effetto o la soddisfazione personale che di segnare, ci mettono poco più di 10 minuti ad organizzarsi e quindi a pareggiare, ovviamente grazie al loro uomo migliore, Kanouté: il maliano doma un cross di Mosquera, originato dall'ennesima leggerezza stagionale di Balenziaga, dribbla nello stretto Etxeita e batte Armando con un piatto destro potente. Nella ripresa gli ospiti partono all'assalto nel tentativo evidente di chiudere al più presto la pratica, sfiorano il gol un paio di volte e lo trovano infine ancora con Kanouté, che semina Etxeita e Amorebieta per poi infilare Armando con un gran diagonale dal limite. Caparros tenta qualcosa con i cambi e inserisce Iñigo per avere una torre al centro area su cui fare riferimento (un surrogato di Llorente, ahimé somigliante all'originale come una banconota con su scritto "Fac simile"), ma il Siviglia ha buon gioco nel controllare la partita e rischia solo a due minuti dal termine, quando Toquero a tu per tu con Palop si fa stoppare dal portiere ex Valencia.
E' una sconfitta che non fa male all'Athletic e non è nemmeno troppo sensato analizzarla in vista della Coppa, poiché la squadra che disputerà la semifinale non sarà nemmeno parente di quella vista ieri, sia negli uomini che, si spera, nell'atteggiamento. Di certo c'è solo una cosa: la vera partita deve essere ancora giocata. A mercoledì.