lunedì 31 gennaio 2011

21a giornata: Atletico 0-2 Athletic.


Toquero abbracciato da Muniain dopo lo 0-1 (foto Athletic-club.net).

Atlético de Madrid: De Gea; Ujfalusi, Perea, Godín, Filipe Luis (67' Juanfran); Tiago, Assuncao, Elías (46' Domínguez); Reyes; Forlán (77' Diego Costa), Agüero.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; Muniaín (85' Susaeta), Gurpegui (58' Orbaiz), Javi Martínez, David López; Toquero (72' Iturraspe), Llorente.
Reti: 46' pt e 64' Toquero.
Arbitro: Fernando Teixeira Vitienes (C. Cántabro).
Note: espulso al 39' Perea (A) per fallo da ultimo uomo.

Sono le vittorie sui campi difficili come il Calderon che faranno la differenza tra entrare in Europa o restarne fuori: logico dunque che il 2-0 ottenuto ieri dai Leoni in casa dell’Atletico Madrid sia un risultato importantissimo, un successo chiave per capire se l’Athletic è pronto per spiccare il volo. Quest’anno stiamo finalmente assistendo alla metamorfosi che tutti invocavamo da tempo: squadra corta, palla a terra, grande spinta sulle fasce e più rifornimenti giocabili per Llorente (e conseguentemente meno pelotazos dalla difesa verso la testa di Fernando); finora un atteggiamento del genere si è visto più spesso in casa che fuori, ma se Caparros prende coraggio e si decide ad abdicare del tutto al difensivismo da trasferta, quei punti che mancarono l’anno scorso per arrivare in UEFA potrebbero essere fatti senza troppi problemi, visto il livello non eccelso del campionato. E’ innegabile che ieri i biancorossi siano stati fortunati (e anche aiutati da una decisione dell’arbitro), tuttavia è piaciuto il modo in cui è stata affrontata la partita, senza timori reverenziali e soprattutto senza mediani adattati alla fascia o altre amenità. Speriamo che la vittoria serva per acquisire maggior convinzione e non abbandonare la strada intrapresa.
Jokin schiera la stessa formazione della scorsa settimana, confermando David Lopez sulla destra ed Ekiza in coppia con San José in difesa; unica perplessità l’assenza di attaccanti centrali in panchina, visto che Diaz de Cerio e il nuovo acquisto Urko Vera sono rimasti a Bilbao. L’Athletic parte bene e sembra molto più propositivo rispetto a certe trasferte sconcertanti, una su tutte il derby contro la Real Sociedad; Javi Martinez è il catalizzatore del gioco, si piazza davanti a Gurpegi in una specie di rombo e, pur non essendo un regista puro, velocizza il gioco smistando rapidamente la palla sulle fasce, rimanendo al contempo sempre pronto ad inserirsi. Muniain sembra subito ispiratissimo e i terzini spingono con continuità, ragion per cui l’Atletico è costretto a rinculare per i primi minuti di gara. Gli uomini di Quique Sanchez Flores ci mettono un po’ a raccapezzarsi, ringraziano De Gea (bravissimo su una rasoiata di Javi Martinez da fuori) e quindi iniziano a mettere il naso fuori, guidati da un Reyes imprendibile per Koikili. Senza fare nulla di trascendentale i padroni di casa prendono campo: Tiago alle velocità della Liga è un centrocampista sontuoso e fa girare benissimo il pallone, tuttavia i colchoneros vengono traditi dai loro uomini migliori. Aguero, Forlan e Reyes sprecano infatti alcune buone occasioni e l’Athletic, pur soffrendo, riesce a difendere la porta di un Iraizoz impeccabile. Nel momento migliore dei madrileni, poi, i Leoni colpiscono: Koikili mette in mezzo da sinistra, Toquero di petto smorza per Llorente e il numero 9 viene agganciato da Perea in area. Per Teixeira Vitienes è rigore più espulsione del colombiano, e se il penalty ci sta tutto il rosso sembra davvero esagerato. Sul dischetto va proprio Fernando, che strappa il pallone a Muniain e lo difende dall’assalto di David Lopez, ma il riojano è visibilmente nervoso e calcia fuori. Il rigore fallito è una mazzata non da poco per i baschi, che giocano per alcuni minuti come se fossero in apnea e rischiano la beffa su un filtrante di Tiago che coglie scoperta la difesa: Forlan si invola verso Iraizoz, prende la mira ma spara incredibilmente a lato, sprecando un’occasione colossale. La girandola di emozioni e ribaltamenti di fronte si conclude in pieno recupero e a gioire stavolta è l’Athletic, che trova l’1-0 con un piatto al volo di Toquero imbeccato da un cross al bacio di Iraola. E’ il primo gol stagionale per Gaizka, sbloccatosi forse nel momento più importante della Liga dei bilbaini.
La ripresa purtroppo non è all’altezza di un primo tempo scoppiettante e ben giocato da entrambe le squadre. L’Atletico, infatti, dopo un tentativo di forcing iniziale tira i remi in barca e non dà mai l’impressione di poter mettere in discussione il risultato; l’Athletic controlla senza problemi, domina il possesso palla e si permette anche il lusso di sbagliare un gol fatto con Llorente. Il 2-0 è comunque questione di tempo e al 64’ si materializza ancora sull’asse Iraola-Toquero, col primo a mettere dentro un rasoterra invitante e il secondo a insaccare in scivolata. La mezz’ora restante passa senza lasciare grandi tracce, i Leoni sembrano accontentarsi e non spingono più di tanto, anche se sfiorano almeno un paio di volte la terza rete. L’Atletico invece sparisce e riappare solo per incassare i fischi del Calderon, ormai giunto al limite di sopportazione con i suoi (ex?) beniamini.
Vittoria pesante sul campo di una rivale storica: cosa chiedere di meglio alla domenica liguera? Come detto in precedenza, la strada intrapresa ieri è quella giusta e speriamo che la squadra abbia finalmente capito di potersela giocare sempre, anche in trasferta; a un certo punto della stagione lo stava facendo, poi alcune sconfitte eclatanti ma ingenerose (penso al 4-1 di Villarreal o al 5-1 del Bernabeu) avevano fatto ricredere un po' Caparros, tornato a riproporre formazioni troppo conservative lontano dal San Mamés prima del colpaccio di ieri. La qualità di molti dei nostri giocatori, la condizione in crescendo (vedere per credere il devastante Javi Martinez di gennaio) e il sesto posto a +5 dalla settima non possono più farci nascondere: siamo da Europa, andiamo a prendercela.

Le pagelle dell’Athletic.

Iraizoz 6,5: non deve compiere interventi eccezionali, però resta sempre attento e concentrato e non commette alcun errore quando l’Atletico spinge, e ad un portiere si chiede soprattutto questo. Spettatore non pagante nella ripresa.
Iraola 8: prestazione superlativa, da interprete del ruolo con pochi rivali in Europa quale Andoni è. Due assist, una spinta continua, pochissimi palloni sbagliati: più che un terzino, un regista aggiunto, una fonte di gioco imprescindibile per la squadra. Del Bosque era in tribuna, se non lo convoca è uno scandalo.
San José 6: sembra tornato ai suoi livelli dopo un periodo di appannamento quasi fisiologico. Comanda la difesa senza incertezze, è bravo ad accorciare per tenere corta la squadra e controlla senza sbavature Aguero e Forlan. Unica sbandata in occasione della palla-gol concessa all’uruguagio in chiusura di primo tempo, era fuori posizione.
Ekiza 6,5: sorprende ogni giorno di più il canterano, promosso a sorpresa da Caparros in prima squadra e da subito a suo agio nel cuore della difesa biancorossa. E’ molto pulito nell’intervento, sa ingaggiare il corpo a corpo con l’avversario e possiede anche un lancio lungo non disprezzabile. Molto positivo.
Koikili 5,5: per una volta è migliore quando spinge rispetto a quando difende. In proiezione offensiva è lui ad innescare l’azione del rigore ed a servire a Llorente un comodo pallone per il 2-0, ma quando Reyes avanza soffre terribilmente. Nella ripresa traballa in un paio di uno contro uno con l’andaluso, per sua fortuna il raddoppio taglia le gambe agli avversari.
David Lopez 6: è in un buon momento di forma e ha il piede caldo, ma tirando le somme è il meno incisivo davanti. Si vede più a palleggiare a centrocampo che a cercare il fondo per il cross, incombenza che lascia spesso e volentieri ad un inarrestabile Iraola. Continuo a preferirgli mille volte Susaeta.
Javi Martinez 8: migliore in campo in assoluto insieme al terzino di Usurbil, a centrocampo è dominante come pochi calciatori sanno essere. Da solo impegna i due centrali dell’Atletico, velocizza il gioco giocando a uno-due tocchi e soprattutto è ovunque: lo trovi a dare una mano in difesa, in appoggio alle punte e a presidiare la metà campo, come se avesse un paio di gemelli in campo. Gigantesco, quasi mostruoso.
Gurpegi 6: si piazza qualche metro dietro a Javi Martinez e si mette a far legna come meglio gli riesce. A parer mio è tornato ai suoi standard pre-squalifica, quando di incontristi puri più forti di lui nella Liga ce n’erano pochi. Ad inizio ripresa perde alcuni brutti palloni e Caparros lo toglie (dal 58’ Orbaiz 6,5: il suo ingresso mi era sembrato poco comprensibile, invece Jokin azzecca in pieno la mossa. Congela la partita facendo girare con grande sapienza tattica il pallone, e dopo il suo ingresso l’Atletico scompare. Saggio).
Muniain 7: lui invece non stupisce neanche più. Ogni volta che parte in progressione sono dolori, salta come minimo un avversario e non perde neppure un pallone. Gli manca lo spunto finale (cross, tiro o filtrante che sia), la ciliegina sulla torta, ma per il resto fa tutto e lo fa alla grande (dall’85’ Susaeta s.v.).
Toquero 7,5: doppietta pesantissima, si sblocca dopo un intero girone senza gol e regala all’Athletic una vittoria chiave per il prosieguo della stagione. E’ sempre il solito Gaizka, generoso, arruffone e anche un po’ ottuso quando parte da centrocampo per pressare il portiere, però stavolta sa essere decisivo quando serve. Leggenda vivente (dal 72’ Iturraspe 6: fa il suo a partita già ampiamente decisa).
Llorente 5: in generale non gioca una brutta partita, però quei due errori avrebbero potuto pesare come macigni. Brutta la sceneggiata sul rigore: prima strappa la palla dalle mani di Muniain, quindi si rifiuta di darla a David Lopez e infine completa l’opera sparacchiando fuori. Clamoroso il gol che si mangia a inizio ripreso e che tiene pericolosamente in vita l’Atletico ancora per parecchi minuti. Se vuole essere un leader deve avere un altro atteggiamento.

Caparros 7,5: a Jokin quel che è di Jokin, non sbaglia niente e ottiene la terza vittoria consecutiva. Capisce di dover osare e propone una formazione aggressiva e capace di giocare a viso aperto contro un Atletico che doveva fare risultato a tutti i costi; ottenuto il vantaggio, riesce a congelare la partita con i cambi e a portare a casa un successo che vale tanto oro quanto pesa. Avanti così.

giovedì 27 gennaio 2011

Notizie del giorno.


Urko Vera in un'amichevole contro l'Athletic (foto Deia).

Ora è ufficiale: Urko Vera è un giocatore dell’Athletic. Il 23enne di Barakaldo, capocannoniere del girone 2 di Segunda B con il Lemona, è stato iscritto nella rosa del Bilbao Athletic ma si aggregherà da subito alla prima squadra, e chissà che Caparros non decida di convocarlo per la prossima partita. L’accordo con il Lemona è stato chiusa sulla base di 10.000 euro (che potranno aumentare a seconda delle prestazioni del giocatore) più il prestito dell’attaccante del filial Gorka Laborda, un’operazione dunque molto vantaggiosa per il club di Ibaigane. Nonostante le frasi di Macua (“non venderò Llorente finché sarò presidente” – il suo mandato scade a giugno – e “per Llorente servono 63 milioni”), a parer mio l’arrivo di Urko Vera è un ulteriore indizio della probabile partenza di Fernandote, soprattutto perché l’Athletic ha insistito per tesserare subito Urko: l’intento è chiaro, provarlo adesso e testarne le capacità in Liga per capire se possa costituire o meno un’alternativa credibile al numero 9. Sicuramente Llorente non si muoverà fino al termine della stagione, poi a decidere il suo futuro saranno vari elementi (non ultima la permanenza di Mourinho sulla panchina del Madrid). Si annuncia una lunga telenovela, intanto auguro a Urko Vera di ripercorrere le orme di Koikili e Toquero, catapultatisi con profitto dalla Segunda B alla Primera.

Torna caldissimo il nome di Ander Herrera: il giovane centrocampista bilbaino in forza al Saragozza è nel mirino di Athletic e Villarreal, ma i baschi sono avvantaggiati perché, a differenza del Submarino amarillo, sono disposti a lasciare il giocatore in Aragona fino a giugno pagando 4 milioni subito e altri 3-4 a fine stagione. Ander ha già rifiutato nei mesi scorsi un’offerta dei biancorossi, tuttavia la situazione attuale del suo club potrebbe portarlo a cambiare idea molto velocemente; il Saragozza, infatti, è alle prese con una voragine di bilancio e con una situazione sportiva disastrata e non riesce proprio a risollevarsi e a ritornare ai livelli pre-retrocessione. Logico quindi che una delle maggiori promesse del calcio iberico desideri cambiare aria, anche perché il suo talento non riesce compiutamente ad esprimersi in una realtà che deve fare i conti con le dure leggi della zona retrocessione. Io, però, non lo prenderei, e questo per tre motivi: 1) era già stato contattato e ha risposto chiaramente di preferire il Saragozza, squadra di cui è tifoso, all’Athletic, e per me dopo parole del genere può restare benissimo dov’è; 2) l’operazione ha un costo importante, specie per le casse non proprio floride di Ibaigane; 3) l’Athletic deve tornare a valorizzare i prodotti della sua cantera, dunque preferirei senza dubbio dare una possibilità a Iturraspe, Iñigo Perez o a qualche altro cachorro (tra Bilbao Athletic e Juvenil i centrocampisti abbondano) piuttosto che tesserare uno che con Lezama non c’entra per niente.

Capitolo rinnovi: la società ha iniziato le trattative per i prolungamenti di Iraola, Gurpegi e Javi Martinez. In particolare, al giovane navarro verrà aumentato lo stipendio, che sarà portato ai livelli di quelli di Llorente (il più pagato con 2,2 milioni a stagione), e verrà alzata la clausola di rescissione che attualmente è di 30 milioni. Javi Martinez recentemente ha dichiarato di voler raggiungere le mille partite con la maglia dell’Athletic, speriamo che sia così e che riesca a resistere alle sirene (soprattutto inglesi) che da qualche tempo lo chiamano con insistenza.

Ieri l'Athletic ha vinto 3-0 in amichevole contro lo Zalla, a segno Igor Martinez, Diaz de Cerio e il giovane Guillermo. Caparros ha fatto giocare le riserve e ha provato cinque giovanissimi, il già citato Guillermo, Ruiz de Galarreta, Seguin, Guarrotxena e il basco-francese Aymeric Laporte, promettente centrale di 16 anni. Molto buone le prove di Guille, Aymeric e Ruiz de Galarreta, regista di centrocampo che è una delle maggiori speranze delle giovanili biancorosse. Da segnalare che De Marcos ha giocato 90 minuti da terzino destro, ruolo nel quale Caparros lo sta provando dall'inizio della stagione.

martedì 25 gennaio 2011

20a giornata: Athletic 3-0 Hercules.


L'esultanza dei biancorossi dopo l'1-0 di Javi Martinez (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Koikili; David López, Gurpegui (46' Orbaiz), Javi Martínez, Muniain (77' Gabilondo); Toquero, Llorente (66' De Cerio).
Hércules CF: Calatayud; Cortés, Abraham Paz (61' Cristian), Pamarot, Peña; Fritzler (61' Rodríguez), Abel Aguilar; Rufete, Valdez, Tiago Gomes (72' Portillo); Trezeguet.
Reti: 5' Javi Martínez, 59' Llorente, 64' Muniain.
Arbitro: Undiano Mallenco (Comité Navarro).

L’Athletic non smentisce la sua fama di schiacciasassi tra le mura amiche e stavolta tritura il malcapitato Hercules, superato 3-0 in una partita mai in discussione. Occhio ad esaltarsi troppo però: il rendimento esterno del club di Alicante è veramente penoso, basti pensare che Trezeguet e soci hanno rimediato la miseria di 6 punti su 33 disponibili lontano dal Rico Perez e non segnano fuori casa addirittura da ottobre (incredibile pensare che l’unica vittoria in trasferta dei biancoblu sia arrivata al Camp Nou!). I Leoni sono stati bravi a sbloccare subito il risultato, evitando così di rimanere pericolosamente bloccati sullo 0-0 per troppo tempo, e a quel punto è bastato occupare con attenzione gli spazi e sfruttare i movimenti ad allargare la difesa di Toquero (non proprio uno schema che rivoluzionerà il prossimo decennio calcistico, ma è comunque efficace) per controllare senza patemi e chiudere il match al momento giusto.
E’ tempo di conferme per Caparros: Jokin infatti schiera ancora una volta dal primo minuto Ekiza e David Lopez, relegando in panchina gli altri due centrali disponibili, Ustaritz e Ocio, e Susaeta, apparso poco brillante nelle ultime uscite; in attacco la coppia è sempre formato da Llorente e Toquero, con il rientrante Diaz de Cerio pronto ad esordire. Proprio come la settimana scorsa contro il Racing, 5 minuti dopo il fischio d’inizio i biancorossi sono già avanti: angolo di David Lopez, Javi Martinez (terzo gol consecutivo per il navarro) stacca indisturbato a centro area e indirizza il pallone sotto l’incrocio alla destra di Calatayud. Il vantaggio immediato consente all’Athletic di impostare la partita che preferisce, difendendosi con ordine e attaccando con rapide folate sulle fasce; nel mezzo Javi Martinez è dominante come nella scorsa stagione, sugli esterni Muniain e un positivo David Lopez non fanno mai mancare i rifornimenti per le punte e in avanti Toquero è sempre pronto ad allargarsi per fare spazio alle imbucate dei centrocampisti. L’unica nota parzialmente negativa è rappresentata da Llorente, un po’ abulico e talvolta fuori dal gioco, che necessita visibilmente di una pausa che gli consenta di recuperare un minimo di energie. E l’Hercules? Praticamente non pervenuto, tanto che Iraizoz non deve compiere una sola parata impegnativa in tutto il primo tempo. San José ed Ekiza, poi, sembrano Baresi e Costacurta di fronte ad un attacco che non riceve un pallone decente; inutile avere in rosa Trezeguet se non si è capaci di assisterlo, perché il francese o viene servito negli ultimi 20 metri o diventa un peso morto. I Leoni insomma sono in pieno controllo della gara, mantengono il possesso della palla e sfiorano il 2-0 con una rasoiata di Koikili, tuttavia vanno al riposo con una sola rete di scarto.
Stavolta, però, il temuto calo nel secondo tempo non c’è: troppa poca cosa l’Hercules per inquietare una squadra convinta e tornata ad un buon livello atletico com’è attualmente quella basca. Gli alicantini ci provano, creano un’occasione pericolosa con Valdez (male Iraizoz in uscita) ma riescono ad essere insidiosi solo qualche minuto, per poi cadere non appena l’Athletic inizia a spingere. La traversa di Toquero, la cui maledizione sotto porta continua inesorabilmente, è l’antipasto prima della rete di Llorente, che appare improvvisamente per insaccare un cross perfetto di Iraola. Stagione particolare quella di Fernandote: fino all’anno scorso pesava moltissimo sulla manovra della squadra ed era spesso costretto ad inventarsi i gol, mentre in questa temporada segna come un finalizzatore puro e non è più così fondamentale per lo sviluppo dell’azione offensiva. 5’ dopo il 2-0 i Leoni chiudono definitivamente la partita con Muniain, che realizza il secondo gol stagionale rubando palla sulla trequarti e battendo Calatayud al termine di una discesa irresistibile, nella quale corre più velocemente lui palla al piede rispetto ai difensori che lo inseguono. A questo punto Caparros decide giustamente di tutelarsi togliendo Llorente e lo stesso Muniain per inserire Diaz de Cerio e Gabilondo; non accade più niente di significativo e il match termina dunque sul punteggio di 3-0 per i padroni di casa.
Una bella vittoria per l’Athletic, frutto di un gioco a tratti spumeggiante e di una ferrea applicazione tattica, tuttavia non bisogna dimenticare (come ho scritto all’inizio) che l’Hercules è una delle peggiori squadre della Liga per rendimento in trasferta. Individuare dove finiscono i meriti dei biancorossi ed iniziano i demeriti degli ospiti è essenziale per tenere nella giusta considerazione la partita di ieri, che altrimenti rischierebbe di essere sovrastimata; per ottenere la sospirata qualificazione europea, infatti, bisogna iniziare a far risultato anche lontano dal San Mamés, perché vincere solo in casa equivale a fare la fine dell’anno scorso, quando la zona UEFA svanì per una manciata di punti.

mercoledì 19 gennaio 2011

Aggiornamenti di mercato.


Urko Vera con la maglia rossonera del Lemona.

Nonostante il mercato normalmente non sia uno degli aspetti principali della realtà Athletic, in questi giorni il nome del club bilbaino è uno dei più caldi in ottica trattative. Il motivo ha un nome e un cognome: Fernando Llorente. L’ariete biancorosso, come sanno ormai anche i sassi, è da tempo uno degli obiettivi di mercato del Real Madrid e l’infortunio che terrà Higuain lontano dai campi quasi fino al termine della stagione, unito all’involuzione preoccupante di Benzema, ha riportato prepotentemente alla ribalta l’ipotesi che lo vorrebbe accasato alla merengues già a gennaio. In questi giorni sui quotidiani della casa (Marca e As) è tutto un fiorire di complimenti, frasi zuccherose e inviti più o meno espliciti provenienti dalla Casa Blanca e destinati a Llorente; oggi ci si è messo addirittura Cristiano Ronaldo, che ha dichiarato di riconoscere in Fernando il profilo perfetto del centravanti gradito a Mourinho, e se si fanno intervenire i pezzi da 90 significa che da Madrid vogliono forzare la mano alla dirigenza basca. Macua per adesso fa orecchie da mercante, ed è giusto così: capisco l’irritazione dello spogliatoio dei Leoni (testimoniata ieri dalle parole di Koikili) quando i giornali parlano di Llorente-dipendenza e di squadra incapace di far male senza il numero 9, però è innegabile che la situazione oggettiva sia né più né meno questa. Con Llorente fuori l’Athletic non solo segna pochissimo, ma perde anche un buon 70-80% della sua pericolosità nella metà campo avversaria; d’altra parte, basta osservare la rosa per capire che non c’è una controfigura del riojano, anche perché si è ben pensato di spedire l’unico altro uomo d’area della squadra (Diaz de Cerio) a fare panchina al Cordoba. I numeri, poi, sono impietosi: Toquero, Velez, Igor Martinez e De Marcos sono ancora fermi a quota zero reti, mentre Muniain (che gioca comunque esterno sinistro) ha realizzato sabato sera il primo gol stagionale. Un attacco che definire asfittico è poco. Logico quindi che la dirigenza e Caparros non vogliano cedere Llorente nella finestra invernale del mercato, tuttavia ciò non significa che a giugno le cose non cambino; personalmente ritengo quasi inevitabile che Fernando vada a Madrid, sia per il peso economico dell’offerta (non meno di 30 milioni, una manna per Ibaigane), sia per il desiderio del giocatore di misurarsi in un contesto che gli consenta di sfruttare appieno le sue enormi capacità. Il momento della verità è arrivato, e in cuor mio ho sempre saputo che un giocatore del genere, qualora fosse sbocciato, prima o poi avrebbe voluto andarsene. Signori, Llorente è un fuoriclasse e se vuole provare a calcare i palcoscenici più prestigiosi deve lasciare Bilbao. Di certo non è un pesetero alla Ezquerro e io non criticherò mai le sue scelte, anche se per parlare di questa problematica ci sarà tempo.
Dando scontato che don Fernando a gennaio non se ne vada, la società deve comunque muoversi in prospettiva di una sua partenza in estate. Il nome che gira in questi giorni per sostituire il campione del Mondo è quello di Urko Vera, che non avrà un appeal mediatico paragonabile a quello di Llorente ma che rappresenta un prospetto davvero interessante. Nato a Barakaldo 23 anni fa e cresciuto nelle giovanili di Lezama, l’attuale centravanti del Lemona (Segunda B, 11 gol realizzati finora) è un granatiere di 190 cm per 85 kg, descritto dagli osservatori come un attaccante che ha nel colpo di testa e nel gioco spalle alla porta i suoi punti di forza, pur non risultando affatto disprezzabile tecnicamente; dicono di lui che sia un calciatore di carattere, lottatore e molto disciplinato. Fino all’anno scorso la sua carriera era stata frenata dal lavoro di magazziniere, che gli impediva di allenarsi al 100% e di rendere di conseguenza, però da questa stagione ha deciso di tentare la carta del professionismo e i risultati si sono visti subiti. Osservatori di varie squadre di Primera e Segunda (Getafe, Depor, Sporting, Racing, Rayo e Murcia) lo seguono da tempo, tuttavia il giocatore è tifoso dell’Athletic e la sua scelta è pressoché scontata. L’unico dubbio riguarda il momento del suo arrivo a Bilbao: Caparros lo vorrebbe subito, magari con un dorsal del Bilbao Athletic per poterlo osservare da vicino, mentre Macua sembra orientato a lasciarlo dov’è fino a giugno perché il presidente del club cementero, Mitxi, ha dichiarato di essere dispostissimo a cedere il suo gioiello purché finisca in prima squadra, mentre non condivide l’ipotesi di farlo giocare nel Bilbao Athletic, che milita nel medesimo girone di Segunda B del Lemona. Probabile che prevalga la linea di Macua, specie se Llorente (come tutti auspicano) dovesse rimanere.
Sempre sul fronte del mercato, da segnalare la cessione in prestito di Ion Velez al Numancia e i rinnovi quasi in dirittura d’arrivo di Aitor Ocio (un anno di contratto a stipendio ribassato) e Koikili, disimpegnatosi benissimo come sostituto di Aurtenetxe, che peraltro ne avrà ancora per 4 mesi a causa dell’infortunio alla spalla.

lunedì 17 gennaio 2011

19a giornata: Athletic 2-1 Racing.


Muniain esulta dopo il 2-0 (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ocio (55' Ustaritz), Ekiza, Koikili; David López, Gurpegui, Javi Martínez, Muniain; Toquero (79' Susaeta), Llorente (46' Igor Martínez).
Racing de Santander: Toño; Pinillos (75' Ariel), Henrique, Torrejón, Cisma; Kennedy, Colsa, Lacen, Adrián (62' Iván Bolado); Munitis, Rosenberg.
Reti: 6' Javi Martínez, 10' Muniain, 74' Iván Bolado.
Arbitro: Ramírez Domínguez (Comité andaluz).
Note: espulso al 90' Munitis (R) per doppia ammonizione.

Bastano dieci minuti all’Athletic per archiviare la pratica Racing e ottenere tre punti fondamentali per riproporre le proprie ambizioni di una qualificazione in UEFA. Molto male i cantabrici, scesi in campo con la chiara intenzione di non subire gol e ritrovatisi subito a dover impostare una partita offensiva che non è nelle loro corde; tranquilli invece i Leoni, che non hanno faticato troppo a controllare la reazione avversaria e hanno rischiato di complicarsi la vita solo a causa di una distrazione difensiva. Per gli uomini di Caparros è comunque arrivata la prima vittoria del 2011.
Difesa da inventare in casa biancorossa: Amorebieta è ancora infortunato e San José è squlificato, dunque in campo va l’inedita coppia Aitor Ocio-Ekiza, alla seconda presenza consecutiva dopo l’esordio di Malaga. Altra novità la presenza di David Lopez con Susaeta in panchina, per il resto la formazione è quella tipica. Come detto, in soli 10’ l’Athletic si porta sul 2-0 grazie alle reti di Javi Martinez e Muniain; il centrocampista navarro replica il gol della scorsa giornata e segna con un colpo di testa spalle alla porta su punizione di David Lopez, mentre Bart Simpson, imbeccato da un perfetto cross rasoterra di Toquero, spedisce il pallone alle spalle di Tono con un terra-aria di prima intenzione, per poi festeggiare facendo onore al proprio soprannome e mostrando ai fotografi il proprio parastinco con l’effigie della creatura di Matt Groening. Il Racing non ha i mezzi per fare la partita e per quasi mezz’ora non arriva mai a vedere Iraizoz, poi ha un sussulto d’orgoglio e spreca due occasionissime con Munitis (destro alto dopo aver saltato il portiere) e Kennedy (traversa dopo una botta da fuori), ma sono azioni estemporanee e per il resto del tempo sono i padroni di casa a controllare agevolmente il match. I bilbaini potrebbero chiudere ogni discorso segnando una terza rete e in effetti ci provano fino all’intervallo, anche se devono arrendersi di fronte al palo colpito da David Lopez con il solito calcio da fermo e ad un paio di palle-gol fallite da Llorente.
La ripresa inizia senza lo stesso numero 9 in campo: Nando è uscito ammaccato da uno scontro con Henrique e deve lasciare spazio a Igor Martinez. I minuti scorrono senza grandi sussulti: Caparros giustamente ordina di cedere l’iniziativa al Racing, il cui possesso palla è sterile e senza sbocchi, e i suoi sembrano quasi risparmiare energie per gli impegni futuri. La strategia dei Leoni presenta comunque dei rischi, perché basta un gollonzo dei cantabrici per cominciare a soffrire, e puntualmente al 74’ Bolado, lasciato solo in mezzo all’area, mette dentro di testa una punizione da sinistra e riporta sotto i suoi. Per fortuna la squadra di Portugal si conferma una delle peggiori della Liga in quanto a creazione di gioco e all’Athletic basta stringere un po’ i denti per portare a casa una vittoria più ampia di quanto non dica il punteggio finale.
I tre punti sono preziosi per le ambizioni europee dei biancorossi e sono fondamentalmente meritati per quanto visto sul terreno appena rizollato del San Mamés. Unica nota negativa (insieme all’infortunio di Llorente, ancora da quantificare) una certa leggerezza difensiva, dovuta probabilmente anche alla mancanza di affiatamento di giocatori alla prima partita insieme, che ha rimesso in discussione una gara già chiusa. Note assolutamente positive le prestazioni di Muniain e soprattutto di Javi Martinez, tornato su livelli di eccellenza pressoché assoluta.

venerdì 7 gennaio 2011

Ritorno degli ottavi di finale di Copa del Rey: Athletic 1-1 Barcellona.


L'ambiente splendido della Catedral (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, Ustaritz, Ocio, Koikili; Susaeta (46' David López), Gurpegui, Javi Martínez, Gabilondo (79' Muniain); Toquero (67' De Marcos), Llorente.
Barcelona: Pinto; Alves, Piqué, Abidal, Adriano (61' Iniesta); Busquets, Xavi (77' Puyol), Keita; Messi, Villa (90' Afelllay), Pedro.
Reti: 74' Abidal, 85' Llorente.
Arbitro: Muñiz Fernández (Colegio Asturiano).

Un grande Athletic esce a testa altissima dagli ottavi di finale di Coppa del Re, eliminato solo dalla regola dei gol segnati in trasferta nel doppio confronto col Barcellona. L’amarezza per essere usciti senza perdere viene compensata dalla soddisfazione di aver visto una squadra capace di mettere in difficoltà i catalani come raramente capita di vedere, tanto che lo stesso Guardiola alla fine ha reso l’onore delle armi ai Leoni dichiarando che “en La Catedral no ves el momento de que acabe el partido”. Pep ha ragione: una volta di più, infatti, il pubblico del San Mamés è stato fantastico e ha creato un ambiente da brividi, tifando incessantemente per 90’ e tributando anche un’ovazione finale ai giocatori, eliminati ma non sconfitti e comunque autori di una gara straordinaria per intensità, abnegazione e intelligenza tattica. Unica nota stonata, il lancio di un oggetto che ha colpito Abidal nel secondo tempo, abitudine sciocca che ogni tanto si ripresenta sugli spalti dello stadio bilbaino. Tornando alla partita, devo fare i miei complimenti a Caparros, che ha preparato benissimo la partita ed è riuscito a mettere in difficoltà il Barça fino all’ultimo minuto, cosa francamente non da tutti; Jokin è stato sicuramente favorito dalla condizione fisica non ottimale dei blaugrana, appesantiti dalle feste e dal richiamo di preparazione (diversa da quella dei Leoni, che non sono impegnati in Europa), tuttavia ha azzeccato quasi ogni mossa e ha proposto un Athletic finalmente in grado di lottare alla pari con una grandissima della Liga. Peccato solo per l’assenza di Muniain, le cui caratteristiche avrebbero sicuramente rappresentato un grattacapo non da poco per la linea difensiva di Guardiola.
Caparros schiera il miglior undici possibile (tranne come detto “Bart Simpson”) nel quale figura l’inedita coppia difensiva Aitor Ocio-Ustaritz, mentre per il resto la formazione è quella di sempre; Guardiola risponde con un turnover appena accennato e lascia riposare solo Valdes, Puyol e Iniesta, sostituiti da Pinto, Adriano (con Abidal che fa il centrale) e Keita. Dopo un inizio molto forte del Barcellona, che sfiora subito il gol con Villa (parata prodigiosa di Iraizoz sul Guaje), l’Athletic prende le misure agli avversari e inizia a mostrare la sua versione più brillante: occupa molto bene gli spazi, pressando al momento giusto, fa girare bene il pallone quando può ed è rapidissimo a proporre il contropiede quando riesce ad interrompere le transizioni offensive dei catalani. Dal canto loro, Messi e compagni attuano il loro solito gioco di tocchi brevi e ficcanti, tuttavia non paiono brillantissimi e non riescono a superare le maglie fitte della difesa biancorossa. La chiave del match sta tutta nell’atteggiamento né rinunciatario né sfrontato dei bilbaini, che attendono il Barça senza schiacciarsi sulla linea dell’area e al contempo riuscendo a non allungarsi quando escono in pressing. L’Athletic gioca come se fosse un blocco unico, insomma, e in tal modo realizza un duplice obiettivo: aiuta la linea difensiva quando i blaugrana attaccano e avanza in modo armonico portando sempre almeno 3-4 uomini nei pressi della porta di Pinto, dando a Llorente e Toquero il supporto necessario per creare azioni potenzialmente pericolose. I catalani ci capiscono poco e si affidano alle accelerazioni palla al piede di Messi, che parte arretrato in posizione centrale, ma la guardia di Ustaritz in prima battuta e di Ocio in raddoppio regge bene per tutto il primo tempo. La partita è dunque equilibrata, veloce e giocata con un gran ritmo; occasioni ce ne sono poche, perché pochi sono gli spazi lasciati scoperti da ambo le parti, però l’incontro è davvero godibilissimo. Susaeta al 14’ spara alto la palla buona, Messi e Pedro inquietano Iraizoz e in chiusura Gurpegi, su azione d’angolo, colpisce di testa e alza un pallonetto verso il secondo palo che esce di pochissimo, osservato da un Pinto già fuori causa.
Il secondo tempo inizia con David Lopez dentro per Susaeta, toccato duro in precedenza, e conun gran sinistro da fuori di Koikili controllato bene da Pinto. Col passare dei minuti è il Barcellona che prende il sopravvento su un Athletic sempre più sulle gambe; i biancorossi, via via più stanchi a causa della mole di lavoro che devono sobbarcarsi, rinculano metro dopo metro e lasciano fatalmente dei buchi nei quali Pedro è il più lesto ad infilarsi. Guardiola capisce di dover forzare la mano e inserisce Iniesta, insieme a Xavi il miglior centrocampista del mondo quando si tratta di piazzare un filtrante tra le maglie della difesa, arretrando Busquet al fianco di Piqué e spostando Abidal sulla fascia. Caparros risponde con De Marcos per Toquero, stremato,e proprio da un’azione caparbia del vitoriano viene fuori un pallone d’oro per Llorente, troppo lento nel controllo e murato al momento del tiro. L’inerzia della gara, in ogni caso, è chiaramente dalla parte dei blaugrana e al 74’ il gol, nell’aria da qualche minuto, arriva: la difesa dei Leoni è troppo arretrata, Messi controlla al limite dell’area e premia la sovrapposizione di Abidal, che conclude di prima intenzione e batte Iraizoz con un diagonale di sinistro. Pep si tutela immediatamente con un cambio poco “barcellonesco”, Puyol per Xavi, e Jokin prova il tutto per tutto inserendo Muniain. L’Athletic prova l’assalto furioso, sfiora la rete con una rovesciata di Javi Martinez e all’86’ trova l’1-1 con Llorente servito dal solito Iraola. Gli ultimi minuti sono intensissimi ma producono solo un’occasione clamorosa per Villa in contropiede, mentre i bilbaini non riescono più a tirare in porta.
Si interrompe così agli ottavi l’avventura dei biancorossi nella Copa 2011, eliminati senza perdere in 180’ minuti contro i più forti del mondo. Un risultato di cui andare indubbiamente fieri e che pone, a parer mio, il solito interrogativo: se la squadra fosse messa in campo sempre con questo spirito, in casa e in trasferta, dove potrebbe essere adesso?

Le pagelle dell’Athletic.

Iraizoz 6,5: gran parata su Villa a inizio partita, poi (incredibile a dirsi) non deve praticamente più intervenire. Incolpevole sul gol.
Iraola 6,5: dalle sue parti transita il Guaje, cliente difficile ma in serata storta, e non fatica troppo a contenerlo. Sale meno del solito, ovviamente, ciononostante l’assist per Llorente è suo.
Aitor Ocio 6,5: tolto precipitosamente dalla naftalina per le assenze di Amorebieta e San José, si fa trovare pronto aldilà di ogni aspettativa e disputa una buona partita. Gioca quasi da libero, intervenendo in seconda battuta quando uno dei componenti del tridente blaugrana scappa via, e si salva spesso con l’esperienza e il senso della posizione. Come riserva di lusso va ancora benissimo.
Ustaritz 6: viene chiamato subito in causa dopo i disastri contro il Depor e migliora sensibilmente, anche se palesa ancora le incertezze che lo accompagnano da almeno due stagioni. Quando lo puntano raramente riesce a non farsi saltare, ma stavolta si arrangia in qualche modo e porta a casa la pagnotta.
Koikili 7: guardandolo fermare Messi lanciato in corsa ho ripensato alla sua prima partita al Camp Nou con l’Athletic, quando la Pulga lo umiliò in ogni modo, e ho visto un altro giocatore. Se tutti avessero il suo spirito di combattente nato saremmo una delle prime quattro squadre della Liga. Da rinnovare, e subito.
Susaeta 5,5: si deve preoccupare di contenere Adriano più che di salire, ma in ogni caso è fumoso e produce poco o nulla davanti. Spreca una grande occasione, poi si fa male ed è costretto a uscire all’intervallo (dal 46' David Lopez 5: presenza impalpabile, nella ripresa la squadra arretra visibilmente e lui non si vede mai).
Javi Martinez 6,5: lavoro enorme il suo, deve contenere le iniziative del centrocampo catalano e supportare la squadra nelle azioni di rimessa. Per un’ora ci riesce, dopodiché va in apnea e finisce a fare il mediano. Ancora non sembra fisicamente al top.
Gurpegi 7: altro straordinario esempio di abnegazione e voglia di superare ogni ostacolo, Carlos è ovunque e tampona qualsiasi falla con lo spirito di un carpentiere alle prese con uno scafo in balia degli scogli. Sfiora una rete clamorosa nel finale del primo tempo, un gol che avrebbe potuto cambiare la storia di questa stagione.
Gabilondo 6,5: quando c’è da difendere e da tenere la posizione è sempre utilissimo, e forse è per la sua duttilità tattica che Caparros lo preferisce a Muniain. Molto cercato dai compagni, mette dentro alcuni cross interessanti e non fa mancare il suo appoggio all’azione offensiva. Promosso (dal 79' Munian s.v.).
Toquero 6,5: corre come un pazzo per tutto il tempo in cui resta in campo e non è raro vederlo in ripiegamento sulla mediana per contenere le avanzate dei catalani. In fase di pressing è preziosissimo, peccato solo che sia un attaccante e che in zona tiro non si veda mai (dal 67' De Marcos 6: entra in un momento difficile, lotta e crea dal nulla una delle migliori occasioni del secondo tempo).
Llorente 6,5: nella morsa Piqué-Abidal (fantastico il francese da centrale) ha vita durissima, ma non sono poche le volte in cui riesce a vincere i duelli rusticani con la coppia difensiva del Barça. Corre meno dei compagni ma segna ancora, per me un centravanti deve fare questo.

giovedì 6 gennaio 2011

17a giornata: Athletic 1-2 Deportivo.


Iraizoz incredulo dopo il rigore assegnato al Deportivo (foto Athletic-club.net).

Athletic: Iraizoz; Iraola, San José, Ustaritz, Castillo (62' Gabilondo); David López (59' Susaeta), Gurpegui, Orbaiz, Muniain; Toquero (59' Vélez), Llorente.
Deportivo: Aranzubia; Laure, Lopo, Aythami, Colotto, Manuel Pablo; Juan Domínguez (84' Juca), Rubén Pérez, Juan Rodríguez; Lassad (49' Antonio Tomás), Adrián (90' Pablo Álvares).
Reti: 21' (rig.) e 52' Adrián, 86' Llorente.
Arbitro: Rubinos Pérez.
Note: espulsi al 34' San José (A) per fallo da ultimo uomo, al 45' Juan Rodriguez (D) e all'88' Ustaritz (A) per doppia ammonizione.

"Manos arriba, esto es un atraco!". Ancora una volta, purtroppo, abbiamo dovuto sentire questo coro levarsi dagli spalti del San Mamés, protesta civilissima e del tutto giustificata nei confronti di un direttore di gara che ha letteralmente fatto più danni della grandine. Non trovo altri modi per definire l’operato del signor Rubinos Perez, che ha pesantemente influenzato l’andamento della gara con tre semplici mosse: prima ha regalato ad Adrian un rigore inesistente (Ustaritz tocca il pallone, l’attaccante del Depor cade sullo slancio), quindi ha espulso San José per un fallo da ultimo uomo in realtà poco chiaro e infine ha completato il suo capolavoro non vedendo un tocco di mano solare di Manuel Pablo nei minuti di recupero. Fatti vivissimi complimenti all’arbitro, non bisogna però dimenticare le colpe dell’Athletic, ancora una volta incapace di tradurre in reti sonanti un dominio (territoriale e di gioco) mai messo in discussione dai galiziani; francamente i problemi di finalizzazione cominciano a diventare palesi e non stupisce la decisione di Caparros di far giocare un Llorente malandato piuttosto che affidarsi a un improbabile tandem Toquero-Ion Velez. Dopo il discreto bottino di reti della scorsa stagione potrebbe stupire l’involuzione realizzativa di Toquero, ancora fermo a quota zero gol, ma per me è solo la conferma che Gaizka di buono ha solo la facilità di corsa e lo spirito di abnegazione. Bravi dunque gli uomini di Lotina a sfruttare le poche occasioni create e la serata di grazia tra i pali di Aranzubia, il grande ex, mentre per i Leoni (e per Caparros) è arrivata l’ennesima bocciatura al momento di fare il salto di qualità (leggi: entrare nei posti “europei” della classifica). Niente di nuovo sotto il sole.
Il Barcellona incombe e Caparros fa turnover, lasciando a riposo Amorebieta, Koikili, Javi Martinez e Susaeta; c’è invece Llorente, non al meglio, e a sinistra parte titolare Muniain, in gol nell’amichevole natalizia dell’Euskal Selekzioa contro il Venezuela, vinta 3-1 dalla Tricolor. Nel primo quarto d’ora l’Athletic è un’iradiddio e sfiora il gol in bent re occasioni, ma gli errori clamorosi di Llorente dopo 30 secondi e di Toquero al 5’, uniti al miracolo di Aranzubia su tentativo di autogol di Juan Rodriguez al 16’, impediscono ai biancorossi di passare in vantaggio. Dal punto di vista del gioco, tuttavia, i baschi mostrano la loro migliore versione: grande pressione, azioni ficcanti su entrambe le fasce e un ritmo forsennato nelle transizioni offensive che mette alle corse il Depor. Dopo un’altra occasione per Llorente, murato al momento del tiro da Lopo, i galiziani mettono per la prima volta il naso fuori dalla loro metà campo e ovviamente passano. Il merito, però, come detto è tutto dell’arbitro, che scambia un’entrata nettamente sul pallone di Ustaritz per uno sgambetto ai danni di Adrian e fischia un rigore scandaloso, trasformato con precisione dallo stesso numero 10 biancoblu. L’Athletic accusa il colpo e non riesce a trovare più la misura nell’ultimo passaggio, mentre il Depor, sornione, può dedicarsi unicamente alla difesa e alla ricerca del contropiede grazie alla velocità di Adrian e Lassad. Una dimostrazione chiara di ciò si ha al 34’, quando un lancio lungo per Adrian coglie scoperta la difesa biancorossa e costringe San José al fallo sullo scatenato avversario; il replay mostra che il tocco del giovane difensore navarro, tocco peraltro di braccio, è lieve, ma Adrian recita bene, si lascia cadere e induce l’arbitro ad estrarre il rosso per Mikel. La reazione dei Leoni stavolta è veemente e negli ultimi minuti ci vuole tutta la classe di Aranzubia, portiere ingiustamente considerato scarso a Bilbao, per salvare i suoi sul diagonale a botta sicura di David Lopez al 41’, mentre è la mancanza di freddezza e di precisione a tradire prima Toquero e poi Gurpegi, a un passo dal gol del pari proprio in chiusura. L’espulsione di Juan Rodriguez per doppio giallo nei minuti di recupero sembra essere il viatico per una ripresa diversa per la squadra di Caparros e invece al 52’ il Deportivo raddoppia ancora con Adrian, che sfrutta un rinvio del portiere per scappar via a Ustaritz ed è fortunato a trovare la deviazione di Gurpegi sul suo tiro. Jokin si gioca le tre sostituzioni intorno al 60’ e inserisce Velez, Susaeta e Gabilondo, tuttavia la pressione continua dell’Athletic non produce risultati fino all’86’, quando Iraola si inventa un’azione da applausi e mette sulla testa di Llorente il pallone che vale il sospirato 1-2. Inizia a questo punto una vera e propria partita nella partita, un assedio d’altri tempi che vede i baschi all’arma bianca e i galiziani a spazzar via qualunque pallone si trovi a transitare dalle loro parti, e neppure l'espulsione di Ustaritz all'88' per doppio giallo cambia le cose. I minuti più drammatici sono quelli di recupero, nei quali succede tutto e anche di più. Tutto inizia al 92’, con Llorente che interviene male su un cross, probabilmente non aspettandosi che il pallone passasse, ma chiama comunque Aranzubia alla deviazione in corner; sale Iraizoz per il calcio d’angolo ed è proprio lui a colpire di testa, trovando però la “parata” di Manuel Pablo, ovviamente ignorata da Rubinos Perez. Al 94’, infine, Gabilondo batte una gran punizione da 30 metri ma ancora una volta Aranzubia c’è e va a togliere la palla dall’incrocio.
Finisce così con una vittoria a dir poco immeritata per la squadra di Lotina, cui si può attribuire un unico merito, quello di essere stata estremamente cinica, capitalizzando al massimo le pochissime situazioni create e sfruttando gli aiuti palesi del direttore di gara. Riguardo all’Athletic c’è poco da criticare, perché i biancorossi hanno giocato bene e hanno avuto il solo torto di sprecare davvero troppo. Llorente a parte (che pure, gol a parte, ha fallito almeno 3-4 occasioni nitide) non segna nessuno: di Toquero ho detto prima, ma non è che Muniain, Igor Martinez, De Marcos o Ion Velez stiano facendo meglio dal punto di vista realizzativo. Chi ha avuto la geniale pensata di cedere in prestito Diaz de Cerio, l’unico altro centravanti di ruolo della rosa, dovrebbe fare un bell’esame di coscienza, prendendo magari in considerazione la possibilità di richiamarlo dal prestito entro la fine del mercato di gennaio e prima che succeda qualcosa di irreparabile (leggi: ipotetico infortunio di Llorente, che ci priverebbe dell’unico attaccante in grado di far gol). Intanto stasera si gioca la partita di ritorno di Coppa del Re contro il Barça: sarà durissima, ma si parte dallo 0-0 del Camp Nou (dove tutti davano i Leoni per spacciati) e nessuno ci vieta di sognare.