giovedì 21 aprile 2011

Aymeric Laporte: futuro Leone?


Aymeric con la maglia biancorossa (foto Sudouest.fr).


E' molto tempo che non parlo di cantera e voglio tornare a farlo postando questo ottimo articolo di Isabella Rubens, curatrice del blog "Ligue 2 e dintorni" (trovate il link a destra), su Aymeric Laporte, giovanissimo difensore basco-francese di cui si dice un gran bene. Ringraziando ancora Isabella per la gentilezza, vi segnalo che potete trovare il post completo (ho dovuto riadattarlo per motivi di spazio) cliccando qui.

In Aquitania e precisamente ad Agen, il 27 maggio 1994 nasce Aymeric Laporte, che il 26 gennaio 2011, quattordici anni dopo l'ultima partita di Lizarazu al San Mamés, esordendo in prima squadra nell'amichevole di Zalla diventa ufficialmente il secondo giocatore non spagnolo ad indossare la gloriosa casacca rojiblanca: destino vuole che come l'illustre predecessore anche lui sia un difensore e anche lui sia mancino. Il ruolo di Aymeric in realtà è un po' differente, trattandosi di un centrale difensivo sinistro adattabile ad esterno. L'Athletic Bilbao sembra credere davvero moltissimo nel potenziale di questo piccolo gigante, sedici anni e otto mesi e già 1.87 di altezza per 75 kg, visto che nel primo contratto da professionista del ragazzo è stata inserita una clausola di rescissione di 18 milioni di euro (clausole del genere vengono inserite nei primi contratti da “pro” dei giovani più promettenti dopo i famosi scippi di San José e Berchiche).
La storia di Laporte inizia nel SU Agen: con la maglia biancoblu del piccolo club amatoriale aquitano Aymeric gioca dai cinque ai quindici anni, fino al giorno in cui affronta una selezione di Bizkaia con un’omologa aquitana; mentre il gruppo si trova ancora sulla via del ritorno, il padre di Laporte riceve la telefonata del presidente dell'Athletic, che gli propone un provino per il figlio in occasione di un torneo. Ad adocchiarlo durante l'amichevole è stato Laurent Strzelczak, ex giocatore ed allenatore delle giovanili dell'Aviron Bayonnais, club basco francese, oggi osservatore per i Leoni.
E così Aymeric rompe gli indugi e il venerdì successivo sale su un treno per Bilbao, dove convince subito tutti. Poiché la nuova normativa UEFA vieta ai club di tesserare un minore di sedici anni se nato in un altro stato, inizialmente continua a fare la spola, allenandosi per tutta la settimana a Bilbao con i ragazzi della cantera per poi tornare in Aquitania e giocare nel fine settimana con gli Under 17 Nazionali dello stesso Aviron Bayonnais, con il quale l'Athletic ha stipulato nel 2008 una convenzione di partenariato.
L'infortunio al ginocchio destro che subisce durante un torneo potrebbe mettere tutto in discussione, ma lo staff medico dell'Athletic riesce a rimettere in piedi il ragazzo senza ricorrere all'intervento chirurgico al menisco e ai legamenti crociati previsto inizialmente ed Aymeric durante il periodo in cui è costretto a star fermo dà prova del carattere forte che sembra contraddistinguerlo.
Negli ultimi tre mesi è impressionante l'accelerazione che subisce la sua carriera, senza dubbio grazie anche al prezioso lavoro svolto nel settore giovanile rojiblanco: dopo due partite con lo Juvenil B, prima di Natale viene convocato per la prima volta nella selezione basca per affrontare una selezione di San Sebastian ad Anoeta e con la maglia verde di Euskadi va subito in gol di testa su corner, confermando la sua pericolosità nell’area avversaria; dopo altre tre partite, arriva anche la prima chiamata della Francia Under 17. L'ottava partita in maglia biancorossa la gioca con lo Juvenil A e la decima è proprio l'amichevole a Zalla. Il tecnico Joaquin Caparros, che lo conosce bene perché Aymeric partecipa ogni martedì ad una seduta specifica della prima squadra per la difesa, lo schiera da titolare nel suo ruolo, centrale difensivo alla sinistra di Ustaritz, ed ottiene da lui quarantacinque minuti ad alto livello: Laporte dimostra la sicurezza di un veterano e non perde un pallone, facendo intravedere il suo spirito da lottatore e le sue qualità di rilancio e permettendosi anche la licenza di venire in avanti palla al piede; nella ripresa non rientrerà in campo e per la cronaca la partita si concluderà sul 3-0 per gli ospiti.
E arriviamo così agli ultimi due mesi e alla firma del contratto dopo una trattativa resa estenuante dall'inserimento di altri club. La sensazione è che Aymeric possa davvero bruciare le tappe, anche perché le premesse sono incoraggianti sia sul piano tecnico che su quello caratteriale.

Isabella Rubens - Ligue 2 e dintorni

martedì 19 aprile 2011

32a giornata: Osasuna 1-2 Athletic.


Muniain esulta davanti ai tifosi dell'Osasuna dopo il gol-vittoria (foto Athletic-club.net).

Osasuna: Ricardo; Nelson, Sergio, Miguel Flaño, Monreal; Puñal, Nekounam; Cejudo (67' Soriano), Pandiani (77' Coro), Camuñas (86' Lekic); Kike Sola.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Amorebieta, Castillo; Gurpegui (6' David López), Iturraspe, Orbaiz (56' Susaeta), Muniain; Toquero (61' San José), Llorente.
Reti: 51' Kike Sola, 69' Llorente, 90' Muniain.
Arbitro: Paradas Romero (Comité Andaluz).
Note: espulsi al 57' Castillo (A) e all'87' Sergio (O), entrambi per doppia ammonizione.

Grazie a un regalo di Ricardo, portiere dell’Osasuna, l’Athletic ottiene una rimonta insperata e stacca Siviglia e Atletico Madrid nella corsa alla qualificazione UEFA. Non è stato un bel derby, chiariamolo subito: specie nel primo tempo, la partita è stata infatti nervosa e molto contratta, con pochissime occasioni da gol e una ruvidezza nei contrasti che ha ben rappresentato la tensione che attualmente corre nei rapporti tra le due società. Spettacolo migliore nella ripresa, se non altro per l’alternarsi di episodi e per il finale segnato dall’incredibile azione che ha portato al gol di Muniain. Sensazioni contrapposte a fine gara: i Leoni si sono rilanciati d’autorità nel loro sprint europeo, i rojillos invece vedono da molto vicino la zona retrocessione.
Nonostante i magri risultati ottenuti contro il Madrid, Caparros ripropone il centrocampo “muscolare” con Gurpegi a destra e la coppia Orbaiz-Iturraspe (sostituto di Javi Martinez) nel mezzo; in difesa si rivede Amorebieta, che rileva un San José a corto di fiato nelle ultime uscite, mentre non c’è turnover per Llorente, regolarmente al suo posto al centro dell’attacco. Il primo tempo, come già anticipato, è di una noia mortale: l’Osasuna mostra un possesso palla prolungato ma sterile, l’Athletic non riesce mai a passare dal settore centrale della mediana e opta per verticalizzazioni o azioni sulle fasce mai pericolose, soprattutto perché non supportate dal movimento in blocco della squadra; i bilbaini ancora una volta appaiono sulle gambe e non riescono ad accompagnare armoniosamente la manovra offensiva, finendo per attaccare solo tramite palle lunghe o iniziative dei singoli. In questo contesto desolante, l’unico episodio di rilievo è rappresentato dall’infortunio di Gurpegi, costretto a uscire dopo 6 minuti a causa di uno scontro fortuito con Monreal: per Carlos sette punti di sutura alla testa e una visita all’ospedale di Pamplona prima del rientro a Bilbao. Dopo 45’ davvero mosci, senza uno straccio di palla-gol netta, il derby si accende nella ripresa, e gli eventi sembrano spingerlo verso i navarri. I padroni di casa prima passano in vantaggio al 51’ con una girata in mischia di Kike Sola, prodotto della cantera di Lezama, quindi si ritrovano in superiorità numerica a causa del rosso per doppia ammonizione di Castillo, probabilmente il giocatore più espulso della Liga in rapporto ai minuti giocati (anche se va detto che il secondo giallo è inesistente, Nelson si tuffa e l’arbitro abbocca). Il palo colpito da un cross di Camuñas legittima il vantaggio dell’Osasuna e non lascia molte speranze per l’ultima mezz’ora ai biancorossi, che però trovano risorse inaspettate e iniziano a giocare a calcio proprio nel loro momento di maggior difficoltà. Vuoi per un certo rilassamento dei navarri, vuoi per la rabbia seguita allo svantaggio, l’Athletic sale di tono: i bilbaini tengono di più la palla a terra e cercano maggiormente la regia di Iturraspe, molto cresciuto rispetto al primo tempo, che smista velocemente il pallone cercando la verticalità di David Lopez e Susaeta, entrato al posto di Orbaiz (con Muniain a transitare con ampia libertà di movimento nella terra di nessuno tra Llorente e il centrocampo). Ed è sull’asse Itu-Lopez che si sviluppa l’azione dell’1-1: il biscaglino apre sulla destra, l’ex rojillo mette dentro un gran cross e Llorente, alla prima assistenza decente, si smarca benissimo e colpisce alla perfezione di testa. Il pareggio è un risultato che va bene a tutti, sia ai Leoni, in 10 e piuttosto stanchi, sia all’Osasuna, alla ricerca di punti buoni per tenere lontano il terzultimo posto; le squadre si accontentano e non forzano granché in avanti, ma al 90’ Ricardo decide di fare un regalo agli avversari uscendo senza motivo su un lancio lungo per Muniain e scontrandosi con Nelson, peraltro in anticipo: Iker deve solo prendere la mira e insaccare a porta vuota con un destro liftato dalla distanza.
Finisce dunque 2-1 per l’Athletic un derby brutto e mal giocato da entrambe le formazioni, apparse sottotono e con pochi elementi nelle giuste condizioni per incidere. Non mi piace ripetere concetti già espressi nelle scorse settimane, tuttavia devo tornare a scrivere che i bilbaini mi sembrano “cotti”, anche se possono contare su alcune individualità in grado di risolvere partite contro rivali non trascendentali. Domenica prossima altro derby, stavolta contro la Real Sociedad; nell’undici iniziale ci saranno giocoforza molte novità, visto che Iraizoz, Muniain, Castillo e Iturraspe saranno squalificati, ma per i Leoni l’obiettivo non cambia: vincere (c’è anche la brutta sconfitta dell’andata da riscattare) e proseguire la corsa verso l’Europa.

martedì 12 aprile 2011

31a giornata: Athletic 0-3 Real Madrid.


Kakà batte Iraizoz dal dischetto e segna il suo primo gol (foto Athletic-club.net).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Castillo; Gurpegui (46' David López), Orbaiz, Javi Martínez (61' Iturraspe), Muniain; Toquero (78' Gabilondo), Llorente.
Real Madrid: Casillas; Sergio Ramos, Albiol, Garay (77' Carvalho), Arbeloa; Pepe, Lass, Granero; Kaká, Di María (66' Xabi Alonso); Higuaín (61' Cristiano Ronaldo).
Reti: 13' e 53' Kaká (rig.), 69' Cristiano Ronaldo.
Arbitro: Clos Gómez (colegio aragonés).

E’ più difficile commentare uno 0-3 di fronte agli arci-rivali del Madrid o provare a dare una spiegazione al calo verticale dell’Athletic negli ultimi due mesi? Tra queste due opzioni opterei per la prima, senza dubbio. E non solo a causa del mio cuore tifoso, che mi rende amarissimo il boccone inghiottito sabato pomeriggio, ma anche perché le ragioni delle prestazioni deficitarie offerte dalla squadra biancorossa dopo l’illusoria serie di quattro vittorie consecutive mi sembrano del tutto palesi. Un allenatore ripiombato nei dubbi e nelle contraddizioni tattiche che pareva essersi lasciato alle spalle; una condizione fisica pessima, con molti giocatori bolliti o quasi; una mancanza di carattere, di mentalità vincente, di attitudine pugnace nelle partite che contano sotto gli occhi di tutti. Dal mix di questi tre fattori nasce, secondo me, lo scadimento del gioco dei Leoni e il conseguente precipitare in classifica, col vantaggio sulle inseguitrici praticamente azzerato. La partita contro un Real Madrid imbottito di riserve e con la testa lontanissima dalla Liga è stata impietosa nel mostrare tutti i difetti dei bilbaini in soli 90 minuti, e serve a poco prendersela con l’arbitraggio pro-merengues o con gli errori dei singoli, che pure ci sono stati: l’Athletic è alla canna del gas e servirà un mezzo miracolo per strappare una qualificazione UEFA che solo poche giornate fa era vicinissima.
Caparros conferma la squadra vittoriosa sul campo dell’Almeria, riproponendo dunque Gurpegi sulla destra con Orbaiz in cabina di regia; in difesa resta intoccabile la coppia San José-Ekiza, mentre a sinistra si rivede Castillo. Come detto, il Madrid presenta invece un undici modello squadra B: in panchina, infatti, si accomodano Cristiano Ronaldo, Marcelo, Adebayor, Ricardo Carvalho,Ozil e Xabi Alonso, insomma non proprio gli ultimi venuti. Fin dalle battute iniziali i Leoni si mostrano molto meno freschi dei loro rivali storici, cui le riserve danno il giusto apporto di brillantezza atletica; Gurpegi, il più in palla dei centrocampisti, è isolato sulla fascia, quando al centro Orbaiz non ha più il passo per giocare a ritmi alti e Javi Martinez necessita visibilmente di una pausa. Mourinho con grande intelligenza sceglie di lasciare il possesso palla agli avversari, protegge la difesa con Pepe in posizione di mediano e imposta una partita basata sulle ripartenze rapide una volta riconquistato il pallone, cosa che avviene spesso a causa della lentezza della manovra basca e del confronto impietoso tra le due linee di centrocampo. La difesa zurigorri si trova dunque scoperta in molte occasioni e i tagli di Di Maria e Kakà prendono d’infilata i due centrali, esposti a delle brutte figure negli uno contro uno. L’azione del primo gol madridista è emblematica di quanto appena illustrato: Iraola sale ma l’Athletic perde palla, Di Maria viene immediatamente servito nello spazio lasciato vuoto dal terzino e con la sua velocità punta verso la porta tagliando fuori San José, poi è innegabile che Iraizoz sbagli come un principiante nell’uscire (l’argentino infatti era ancora in posizione troppo laterale per far male) e nel commettere un fallo evitabile in piena area. Rigore netto e Kakà non sbaglia. La reazione dei Leoni è confusa e lascia ancora più spazi al contropiede del Madrid, vicinissimo al gol due volte con Higuain (il suo tiro di prima da 40 metri dopo un’uscita di testa di Iraizoz, uscito di poco, sarebbe stato la fotocopia di quello di Stankovic allo Schalke) e altre due con un immarcabile Di Maria, mentre per i padroni di casa si segnalano solo una conclusione di Muniain parata senza problemi da Casillas e un tiro di Gurpegi che fa la barba al palo; aldilà delle occasioni, è però l’andamento generale del match a risultare sfavorevole ai biancorossi, che non danno mai l’impressione di poter prendere il sopravvento, anche se solo per pochi minuti, e rischiano di capitolare ogni volta che gli uomini di Mourinho decidono di accelerare. La ripresa inizia con David Lopez al posto di Gurpegi, scelta incomprensibile nonostante il cartellino giallo rimediato da Carlos nella prima frazione: togliere l’unico centrocampista apparso in partita per inserire un esterno senza cambio di passo è una mossa per me assurda, e non a caso la sostituzione non apporterà nulla al gioco dell’Athletic. I Leoni provano a pressare con maggior intensità, si guadagnano un paio di punizione dalla trequarti non sfruttate ma mostrano presto di non avere in mezzo al campo il ritmo necessario per infastidire il Madrid; quando poi il signor Clos Gomez decreta al 53’ un secondo rigore per un fallo di Castillo su Di Maria (il tocco c’è, l’argentino però cade come se qualcuno dalle tribune gli sparasse), realizzato con freddezza ancora da Kakà, la gara finisce con 40 minuti di anticipo. Poco dopo Toquero sfiora il 2-1 con un sinistro a lato dopo un buco dei centrali merengues, mentre al 69' non sbaglia Cristiano Ronaldo, entrato da otto minuti, che si beve San José e scarica in rete per il 3-0 definitivo.
Tralasciando l’inutile cronaca del resto della partita, credo sia opportuno concentrarsi sui problemi che la squadra sta palesando e che probabilmente la terranno fuori dalla prossima coppa UEFA. Delle formazioni in lotta per un posto europeo, infatti, l’Athletic è quella messa peggio, sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale, minato da una serie di risultati sconfortanti. La cosa che più mi ha colpito della partita di sabato è stata l’assenza assoluta di carattere, per di più di fronte a una squadra piena di giocatori di seconda fascia e già rassegnata ad assistere alla vittoria blaugrana in Liga: se la famosa garra dei bilbaini, molto meno leggendaria di quanto si potrebbe pensare, non viene espressa in partite del genere, quando deve venire fuori? La mancanza di personalità di alcuni giocatori, Llorente su tutti, è quasi disarmante e fa il paio con una condizione atletica drammaticamente in calo. Sembra di assistere a un film già visto negli anni scorsi, con la squadra in lotta per l’Europa fino ai due terzi del campionato che si squaglia quando gli altri riprendono tono; se tre indizi fanno una prova, a questo punto è lecito sospettare dei metodi di preparazione scelti dall’allenatore, che peraltro ci mette sempre del suo ignorando anche un pur minimo turnover (esempio tratta dalla partita di sabato: sotto di tre gol a 20 minuti dal termine, perché non dare un po’ di riposo a Llorente?). Molti, troppi elementi hanno assoluto bisogno di tirare il fiato, e non a caso col Madrid i giocatori più brillanti fisicamente sono stati Toquero, che è stato fermo 3 settimane per infortunio, il redivivo Castillo e i soliti Muniain (che ha l’età verdissima dalla sua) e Gurpegi, un uomo che non si risparmia mai. Insomma, lo sprint per una piazza UEFA è stato appena lanciato, ma l’Athletic sta già arrancando e per spuntarla dovrà fare davvero un'impresa.

Le pagelle dell’Athletic.

Iraizoz 4: decide in negativo la partita con l’uscita senza senso che frutta il rigore del vantaggio madridista. Sembra in confusione, è spesso incerto e si avventura fuori dalla sua porta anche quando non dovrebbe: perché non dare almeno una possibilità a Raul, molto bravo nell’amichevole con il Celtic?
Iraola 5: gioca quasi di più nella metà campo avversaria che nella propria, segno che gli manca il fiato per fare entrambe le fasi, e nei buchi che lascia Di Maria sguazza a piacimento. E’ uno dei giocatori che più avrebbe bisogno di riposare, ma sembra che Caparros non contempli la possibilità di tenerlo fuori anche solo per un turno.
San José 4,5: lasciato solo di fronte agli inserimenti dei trequartisti avversari, mostra di non avere ancora la personalità e la classe per gestire determinate situazioni di gioco. Completa un pomeriggio da incubo facendosi saltare come un pivello da Cristiano Ronaldo in occasione del 3-0. Acerbo.
Ekiza 5: stesso discorso del compagno di reparto. Soffre tremendamente in campo aperto e non ha gli strumenti per leggere i contropiedi del Madrid in maniera ottimale. Una difesa di sbarbatelli può andare bene ogni tanto, ma contro certe squadre un po’ d’esperienza non guasterebbe.
Castillo 4,5: continua ad ogni partita a far aumentare le recriminazioni verso chi lo ha riportato a Bilbao. In difesa è un disastro e sul rigore è più che ingenuo: vero che Di Maria si lascia andare, ma con un arbitro che non aspetta altro come si fa a provare un intervento in scivolata in area? Un po’ meglio quando spinge, ma non mette due cross di fila. Rimandatelo a San Sebastian.
Gurpegi 6,5: nonostante venga confinato per l’ennesima volta sulla fascia, riesce a far sentire il suo peso a centrocampo pur con la spada di Damocle di un’ammonizione nei primissimi minuti. Spesso si accentra per dare una mano e non può coprire tutti i buchi, ma fa quel che può al massimo delle sue possibilità. La sua sostituzione è assolutamente dannosa (dal 46’ David Lopez 5: un fantasma che vaga per il campo, si vede solo quando va a battere le punizioni. Inutile).
Orbaiz 5: non ha più il passo per giocare a ritmi elevati e non riesce sia a contrastare che a cucire il gioco. Vederlo annaspare in mezzo al campo suscita una gran tristezza se si pensa al giocatore che fu, ma l’allenatore non sembra accorgersene. Largo ai giovani.
Javi Martinez 5: cotto come poche altre volte era capitato di vederlo. Viene surclassato dai centrocampisti blancos senza reagire e contribuisce a scoprire la difesa allungandosi e non rientrando in tempo. Pure lui necessita di una pausa, altrimenti rischia di finire la stagione sulle ginocchia (dal 61' Iturraspe 6: nella mezz'ora che disputa si mette in grande evidenza, a quando la promozione a titolare?).
Muniain 7: il migliore dei suoi, ed è indicativo che a svettare su tutti sia un ragazzino di 18 anni. Gioca senza timori reverenziali e costringe Ramos, non il primo che passa, a stare spesso sulle sue, obbligandolo peraltro al fallo sistematico quando prende palla. Gli manca ancora la conclusione, se lima questo difetto può diventare decisivo.
Toquero 6-: corre tanto come sempre ed è uno dei pochi a palesare una condizione fisica decente, peccato che sprechi l’opportunità di riaprire il match spedendo fuori il pallone del possibile 2-1 In ogni caso i suoi limiti sono noti e non gli si può chiedere di cantare e portare la croce. Utile (dal 78' Gabilondo s.v.) ...
Llorente 5: stretto nella morsa Albiol-Garay, aiutati sovente da Pepe, riceve pochi palloni giocabili e non incide. Mostra comunque scarso carattere e poca attitudine alla lotta, oltre a proseguire nella serie di partite senza segnare. Deve rifiatare, ma chi lo spiega a Caparros?

Caparros 5: prepara la partita male e la gestisce peggio. Piazzare Gurpegi sulla fascia toglie peso specifico al centrocampo e scopre il settore centrale, inoltre non convincono alcune scelte di formazione (Castillo su tutte). Non riesce a reagire al vantaggio madridista: non cambia nulla in avanti, dove Llorente è troppo isolato, aspetta il solito calcio piazzato che stavolta non arriva e finisce per perdere di goleada. La stagione ormai è avviata sui binari delle annate appena trascorse, cosa di certo non positiva. Il suo tempo a Bilbao sembra finito.

mercoledì 6 aprile 2011

30a giornata: Almeria 1-3 Athletic.


Muniain (nascosto dai difensori dell'Almeria) ha appena insaccato il gol dell'1-1 (foto Athletic-club.net).

UD Almería: Diego Alves; Michel, Marcelo Silva, Carlos García (82' Corona), Luna; M'Bami, Bernardello; Juanma Ortiz (57' Kalu Uche), Piatti, Crusat (63' Ortiz Bernal); Ulloa.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Ekiza, Castillo; Gurpegi, Orbaiz, Javi Martínez (46' Iturraspe), Muniain (86' Amorebieta); Toquero, Llorente (80' De Marcos).
Reti: 5' Piatti, 28' Muniain, 51' Toquero, 60' Orbaiz.
Arbitro: Mateu Lahoz (colegio valenciano).

Con un buon secondo tempo (dopo una prima frazione inguardabile) l’Athletic supera il fanalino di coda Almeria, squadra non certo peggiore di chi la precede ma precipitata in un baratro di insicurezza da cui difficilmente riuscirà ad uscire. Agli uomini di Caparros è bastato uno sforzo minimo per rimontare una partita iniziata male e per portare a casa tre punti vitali in chiave europea, visti i risultati delle immediate inseguitrici: ora i Leoni sono quinti a pari punti con il Siviglia e possono continuare a sognare un posto nella prossima Coppa UEFA.
Jokin lascia a Bilbao Koikili, Susaeta e Urko Vera, schiera titolare Castillo e torna a proporre Gurpegi sulla destra, con Javi Martinez e Orbaiz nel mezzo; in attacco si rivede Toquero dopo tre settimane di stop, mentre Amorebieta si accomoda ancora una volta in panchina. L’approccio alla partita dell’Almeria è molto più deciso di quello dei baschi, timidi e quasi svogliati, e dopo appena 5’ i padroni di casa vanno in vantaggio con un’azione esemplificativa dell’attitudine opposta delle due squadre: Crusat aggredisce sulla trequarti Orbaiz, troppo lento nel disimpegno, e serve subito Piatti, che si infila in mezzo ai due centrali e batte Iraizoz da distanza ravvicinata. Il gioco dei bilbaini non riesce a decollare e la manovra si affida solo al lancio lungo, ma l’Almeria non ha la qualità e la tranquillità necessarie per amministrare il vantaggio e approfittare della giornata-no di tre giocatori chiave, Iraola, Javi Martinez e Llorente, probabilmente stanchi dopo la partita in nazionale sul campo di patate della Lituania. La squadra di Oltra, brava solo a difendersi con ordine, non riesce a creare le condizioni per sferrare il colpo del k.o. e così facendo lascia in partita gli avversari: errore fatale, perché i Leoni sono maestri nello sfruttare l’episodio e dopo una prima avvisaglia al 19’ (colpo di testa di Gurpegi su cui Muniain arriva in ritardo di un niente) pareggiano. Orbaiz batte un altro calcio d'angolo, Gurpegi svetta ancora una volta e sul suo colpo di testa Diego Alves può solo toccare il pallone, che finisce sui piedi di Bart Simpson per il più comodo dei tap-in. In pratica la fotocopia dell’azione di prima, coronata stavolta dalla rete. L’Almeria subisce il colpo, l’Athletic è soddisfatto per il pareggio e si arriva all’intervallo senza troppi sussulti. La ripresa si apre con Iturraspe in campo al posto di un impalpabile Javi Martinez, e il giovane di Abadiño non spreca l’occasione concessagli dall’utrerano; subito in partita, Ander si piazza al fianco di Orbaiz e dirige le operazioni come un direttore d’orchestra consumato, velocizzando il gioco e dando maggior verticalità alle offensive basche. I padroni di casa perdono visibilmente terreno e alla prima occasione vengono puniti da Toquero, che riceve palla da Llorente sul vertice destro dell’area, rientra e col sinistro conclude sul primo palo, trovando il 2-1 con l’evidente complicità del portiere. Neanche il tempo di riorganizzare le idee che l’Almeria va sotto di nuovo: il merito stavolta è di Orbaiz, che si inventa un tiro-capolavoro da più di 30 metri (non si capisce bene se voluto o meno, ma tant’è) e realizza così il primo gol della stagione. Il 3-1, più casuale che altro, mette la partita in ghiacciaia e nell’ultima mezz’ora gli zurigorri si limitano a tenere la palla lontana dalla propria porta senza forzare più di tanto. Iraizoz fa buona guardia su due conclusioni pericolose di Piatti ed Ulloa e al fischio finale il punteggio non è cambiato.
Massimo risultato col minimo sforzo, Athletic cinico, il peso della qualità: di frasi fatte per descrivere questa vittoria ce ne sarebbero parecchie, ma la verità è che l’Almeria sembra psicologicamente non attrezzata per reggere lo stress della lotta punto su punto verso la salvezza. Una volta incassato il pareggio sugli sviluppi di una palla inattiva (situazione che la squadra basca sa sfruttare come poche altre nella Liga), gli andalusi hanno mollato e sono stati travolti quando Caparros ha dato ai suoi maggior ordine con l’ingresso di Iturraspe. Se per gli uomini di Oltra la situazione si fa quasi disperata, i Leoni toccano quota 45 e possono tornare a sorridere: la classifica dal quinto posto in giù è sempre molto corta (teoricamente anche il Levante, nono a 38 punti col Maiorca e autore di un’incredibile rimonta, può aspirare a un posto UEFA) e ci sarà da stringere i denti, ma per ora siamo davanti e questo è ciò che conta. Intanto sabato prossimo è il momento di una delle partita più importanti dell’anno: al San Mamés arriva il Real Madrid. C’è da aggiungere altro?