lunedì 30 gennaio 2012

21a giornata: Rayo Vallecano 2-3 Athletic.


Tifosi baschi in festa sulle tribune di Vallecas (foto Athletic-club.net).

Rayo Vallecano: Dani Giménez (54' Cobeño); Tito, Arribas, Labaka, Casado; Movilla, Javi Fuego; Trashorras, Michu, Piti(75' Delibasic); Tamudo (25' Rayco).
Athletic: Iraizoz; Iraola, San José, Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe, Íñigo Pérez (67' Ekiza), David López; Toquero (82' Herrera), Llorente, Susaeta (62' Muniain).
Reti: 10' Michu, 16' e 22' Llorente, 27' Arribas, 67' Llorente.
Arbitro: Paradas Romero (comité andaluz).

Una delle peggiori prestazioni dell'era Bielsa ha portato in dote all'Athletic tre punti preziosissimi in chiave "europea", e va detto che se una delle caratteristiche delle grandi squadre è quella di riuscire a vincere anche quando giocano male, allora i biancorossi sono sulla buona strada per diventarlo. Senza mezzi termini, il Rayo avrebbe meritato almeno il pareggio per quanto mostrato nei 90 minuti, ma si è scontrato con l'imprecisione dei suoi attaccanti e con la giornata di grazia di Fernando Llorente, autore della prima tripletta liguera in carriera (la seconda in assoluto dopo quella che, alla prima stagione da professionista, rifilò al Lanzarote in Copa del Rey); Bielsa ha comunque sottolineato a fine gara la personalità dei suoi giocatori, capaci di vincere su un campo davvero complicato, e su questo punto ha certamente ragione.
Sono ben quattro le novità in casa Athletic, dovute sia alle condizioni non ottimali di qualcuno (Javi Martinez e Muniain), sia alla scelta del Loco di far rifiatare De Marcos ed Herrera in vista della semifinale di Coppa in programma martedì; al loro posto ecco dunque San José, Iñigo Pérez, David Lopez e Toquero, con il riojano alla prima stagionale da titolare in campionato. Nel Rayo, più che i veterani Labaka (difensore ex Real Sociedad) e Tamudo, i riflettori sono puntati su Michu, un gigante dai piedi discreti che gioca dietro la prima punta e ha già segnato 7 gol. I biancorossi partono forte, peccato però che siano i biancorossi del Rayo e non quelli di Bilbao: i padroni di casa pressano come ossessi fin dalla linea difensiva avversaria, giocano con grande applicazione in fase di non possesso e si distendono sempre con pericolosità. Dal canto suo, l'Athletic paga fin troppo l'assenza dei titolari, soprattutto perché il triangolo Iturraspe-Iñigo Pérez-David Lopez non funziona come dovrebbe e non riesce ad appoggiare i difensori ad inizio azione, motivo per il quale Amorebieta e San José (del tutto fuori fase, quest'ultimo) si vedono costretti a sparacchiare il pallone con una frequenza preoccupante. La rete di Michu al 10' su schema da calcio d'angolo è la normale conseguenza di un inizio disastroso dei Leoni, che non riescono a reagire neppure dopo aver incassato l'1-0: la manovra resta lenta, gli errori in disimpegno sono troppi e in avanti Llorente è abbandonato a sé stesso. Per fortuna il numero 9 dimostra di essere in giornata di grazia trasformando in gol le prime due azioni offensive degli zurigorri: al 16' anticipa Michu e devia di testa una punizione tagliatissima di Iñigo Pérez, al 22' si esibisce in una splendida azione da centravanti puro (controllo di petto spalle alla porta, tocco laterale per superare il proprio marcatore e diagonale imparabile) e regala ai suoi un immeritato vantaggio. Le cose si mettono bene per i bilbaini, anche perché un buon Tamudo è costretto a uscire per infortunio, e invece al 26' è di nuovo parità, perché Iraizoz respinge centralmente un tiro sul primo palo che avrebbe potuto comodamente deviare in angolo e Arribas, solissimo in area, deve solo spingere il pallone in porta. L'Athletic continua a non azzeccarne una quando manovra, i tre attaccanti sono troppo isolati e la difesa è esposta a una pressione continua da parte dei giocatori del Rayo, senza contare che a livello di prestazioni personali tra Aurtenetxe, San José e uno stralunato Iraizoz (autore al 45' di un dribbling fallito su Michu che per poco non frutta il 3-2) c'è una gara a chi combina la frittata più grossa. Nella ripresa, però, i padroni di casa sono costretti a tirare il fiato dopo un primo tempo giocato a cento all'ora e i Leoni ne approfittano per far valere il maggior tasso tecnico a centrocampo; le linee si alzano, il pallone si trova più spesso nella metà campo dei franjirrojos e di conseguenza si contano più occasioni da gol. Al 52' Susaeta, solo davanti al portiere, lo supera con un pallonetto ma viene anticipato sulla linea prima di poter insaccare di testa (in questa azione si infortuna Dani Gimenez, poi sostituito da Cobeño ), quindi al 56' Llorente chiama subito all'intervento il nuovo entrato con un bel cabezazo. I baschi sono adesso in pieno controllo del match, rischiano a causa dell'ennesimo errore di Iraizoz ma al 67' passano di nuovo in vantaggio con il terzo gol di un memorabile Nando, servito alla perfezione da Toquero e fortunato nel trovare una risposta rivedibile del portiere sul suo colpo di testa centrale. Il Rayo non è squadra da arrendersi e dopo un solo minuto Rayco si divora un gol fatto mancando la deviazione da mezzo metro dopo un grande assist di Piti, complice la difesa di burro dell'Athletic; Bielsa a questo punto interviene e, dopo aver già messo dentro Muniain, sostituisce Iñigo Pérez con Ekiza e passa ad una difesa a tre che spesso diventa a 5 quando i padroni di casa spingono. Il finale è incandescente: Llorente si vede respingere dalla traversa il poker personale, poi la squadra di Sandoval, stremata, si butta in avanti alla rinfusa e crea alcune occasioni ghiotte, vanificate però da un Iraizoz capace di riscattarsi e dalla mira sbagliata di Michu nel recupero.
Finisce così 3-2 per l'Athletic, un risultato assolutamente positivo rispetto al poco fatto dagli uomini di Bielsa sul terreno dell'Estadio de Vallecas. Primo tempo da dimenticare, ripresa buona: un bilancio sufficiente per una gara che, va detto, ci ha visti senza 4 titolarissimi e con un Gorka in giornata-no. Buon per i Leoni che Llorente fosse invece in vena di miracoli, senza di lui penso che la partita sarebbe finita prima di cominciare. In ogni caso, vincere anche quando il gioco non riesce a scorrere fluido come sempre è sicuramente un buon segno per il prosieguo della stagione, nonché la dimostrazione che la mentalità portata da Bielsa è stata trasmessa a tutta la rosa e non solo a chi va in campo più spesso.
I migliori e i peggiori dell'Athletic: tre gol e una traversa su cinque occasioni totali, si può chiedere di più a un attaccante? Francamente credo di no, e con un Llorente tornato a questi livelli (il riposo gli ha fatto bene e la forma adesso sembra ottimale) si può guardare al futuro con notevoli speranze. Nando si porta a casa il pallone e la palma di migliore in campo, nient'altro da aggiungere. Solitamente sono critico con David Lopez, però devo dire che come interno di centrocampo non mi dispiace per nulla: nel mezzo il suo passo cadenzato non si nota e lui ha tecnica e visione di gioco molto buone per il ruolo; si è visto che non giocava da un po', com'era ovvio che fosse, ma nel complesso è stato positivo. Iñigo Pérez non dispiace per grinta e applicazione, Iraola è il migliore in difesa e Toquero, pur non brillando, fornisce la solita prestazione grintosa e offre al numero 9 il cross per il 2-3.
Prova da dimenticare per Iraizoz e San José: il primo sembra con la testa altrove e, tra gli altri errori, regala due palloni pazzeschi agli attaccanti del Rayo, il secondo gioca con una leggerezza imperdonabile e fa un notevole passo indietro rispetto alle ultime uscite. Sottotono Iturraspe, che non trova la lunghezza d'onda per scambiare al meglio con i compagni di reparto, mentre Susaeta si nasconde troppo e finisce per pesare in misura marginale sull'economia della partita.

venerdì 27 gennaio 2012

Ritorno dei quarti di Copa del Rey: Mallorca 0-1 Athletic.


Toquero, Iraola e Susaeta festeggiano il rocambolesco gol basco (foto Deia.com).

Mallorca: Calatayud; Cendrós (67' "Chori" Castro), Chico, Ramis, Bigas; Pereira, Joao Víctor (78' Martí), Tissone, Álvaro (57' Víctor); Alfaro, Hemed.
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Javi Martínez, Aurtenetxe; Iturraspe, Ander Herrera (61' Iñigo Pérez), De Marcos; Susaeta, Fernando Llorente (85' San José), Muniaín (40' Toquero).
Reti: 75' Ramis (ag).
Arbitro:
Del Cerro Grande (comité madrileño).
Note: espulso al 90' Chico (M) per gioco violento.

Missione compiuta. Con il minimo sforzo l'Athletic supera il Maiorca di Caparros e accede per la 43a volta alle semifinali di Copa del Rey, dove troverà la rivelazione Mirandés. La partita, tanto per chiarire, è stata davvero brutta, proprio come lo fu quella di Liga al Son Moix: emozioni col contagocce, tanti errori da entrambe le parti e, in definitiva, spettacolo ben misero davanti agli occhi dei pochi sostenitori di casa. Se però l'Athletic aveva tutte le ragioni per tenere il ritmo basso e lasciar scorrere i minuti senza rischiare, non si è capito l'atteggiamento dei baleari, che pur dovendo recuperare il 2-0 del San Mamés nel primo tempo hanno del tutto rinunciato ad attaccare; la prima frazione si è così rivelata un surreale confronto tra il possesso palla dei Leoni, per una volta incentrato più su degli infiniti scambi orizzontali che sulla ricerca della profondità, e l'iper-difensivismo di un Maiorca deciso unicamente ad aspettare l'errore dei palleggiatori avversari per poi colpire in contropiede. Tattica poco comprensibile e ancora meno condivisibile, anche alla luce dell'unica occasione costruita dai padrondi di casa, un tiro di Hemed respinto da un difensore a pochi metri dalla porta. La squadra di Bielsa, invece, pur traccheggiando molto (cosa non nel suo stile) è riuscita a creare tre palle-gol nette: un tiro di Muniain propiziato da un liscio di Chico e salvato da Calatayud, una bella conclusione di Herrera sventata ancora dal portiere e un cabezazo di Llorente su corner uscito di un soffio. Nella ripresa il copione è cambiato, il Maiorca si è svegliato e ha attaccato con maggior continuità, ma si è scontrato prima con una difesa solida dell'Athletic (Javi Martinez ancora una volta è stato un gigante) e quindi con il tragicomico autogol di Ramis, il cui retropassaggio non è stato controllato da Calatayud e ha quindi regalato il vantaggio ai biancorossi. Fortunata la truppa bilbaina in questa occasione, giacché i baleari sono andati sotto proprio nel loro momento migliore. Lo 0-1 è stata una vera mazzata per gli uomini di Caparros e la frustrazione ha portato Chico all'espulsione per un brutto fallo su Susaeta (va detto che l'arbitro era stato fin lì troppo tollerante con i maiorchini, che hanno picchiato davvero troppo e hanno pure costretto Muniain ad uscire per un colpo all'anca). In conlusione, partita poco piacevole ma risultato assolutamente positivo per i Leoni, che sono arrivati alle semifinali senza incassare neppure un gol. Adesso ci aspettano i semi-professionisti del Mirandés: andiamoli a conoscere.

Mirandés, chi erano costoro?
Miranda de Ebro è una cittadina di quasi 40.000 abitanti della provincia di Burgos, nella regione di Castilla y León. La vicinanza con i Paesi Baschi è minima: Bilbao dista un'ottantina di chilometri, Vitoria è a un tiro di schioppo. C'è uno stadio, a Miranda de Ebro, piccolo e molto caratteristico: si chiama Anduva, non ha barriere e sembra più la casa di una squadra di League One inglese che di una formazione iberica. In questo bellissimo impianto gioca il Club Deportivo Mirandés, che milita in Segunda B (suo massimo traguardo) e che da sconosciuto è divenuto noto a tutti gli appassionati di calcio per la splendida cavalcata nell'attuale Coppa del Re. Prima è toccato al Villarreal, fatto fuori nei sedicesimi grazie a uno 0-2 al Madrigal che ha avuto del miracoloso; ma il Submarino Amarillo quest'anno ha perso quasi contro chiunque, e alla cosa non è stato dato molto peso. Poi è stata la volta del Racing Santander: 1-1 al Sardinero, 2-0 ad Anduva e cantabrici a casa; ma il Racing è squadra depressa e deprimente come non mai, e i ragazzi di Pouso, pur meritando grandi applausi, nell'opinione comune sarebbero stati eliminati nei quarti di finale dall'Espanyol, quinto nella Liga. Sul 2-0 per il Mirandés nella partita di andata, disputata al Cornellà-El Prat, a qualcuno stavano venendo un po' di dubbi, ma ci ha pensato il buon Mateu Lahoz a negare due (!) rigori per gli ospiti, che sono stati poi rimontati nel finale e hanno perso 3-2. Il gol di Rui Fonte all'inizio del secondo tempo della partita di ritorno avrebbe fatto calare il sipario in molti stadi, ma non ad Anduva: prima Pablo Infante, personaggio-copertina dei rojillos, ha fatto 1-1, poi in pieno recupero è arivato il gol che sbattutto fuori l'Espanyol e portato il Mirandés in semifinale. È la terza volta che una squadra di Segunda B arriva così lontano: nel 1931 l'impresa fu dello scomparso Deportivo Logroño, eliminato proprio dall'Athletic, mentre nel 2002 il Figueres venne fermato a un passo dal sogno dal Deportivo La Coruña; in entrambi i casi, chi eliminò la "piccola" vinse poi il titolo. Alla guida del Mirandés c'è Carlos "Txarli" Pouso, bizkaino di Leioa e tifoso dei Leoni, che in carriera ha avuto anche un'esperienza in Segunda con l'Eibar. Chiaramente non sono riuscito a vedere partite intere dei rojillos, tuttavia ho letto che in casa puntano molto sul possesso palla e poco sulle palle lunghe (marchio di fabbrica delle serie minori), mentre in trasferta fanno dell'aggressività e del contropiede le proprie armi principali. La stella della squadra, come detto, è il burgales Pablo Infante, direttore di banca e calciatore part-time, a segno contro tutte e tre le formazioni di Primera incontrate finora. 11 giocatori su 20 sono baschi e due di loro (Nacho Garro e Mikel Martins) si sono formati nella cantera dell'Athletic, che qualche anno fa ha seguito l'esterno Muneta e adesso ha chiesto informazioni sul 19enne attaccante Asier Barahona, nato a Miranda de Ebro ma cresciuto calcisticamente nell'Aurrera Vitoria. C'è poi un ex, non un "grande ex" ma comunque con un passato con la zurigorri: è César Caneda (Caneda è il cognome della madre, che lui ha assunto in suo onore), all'epoca conosciuto solo come César, che esordì con l'Athletic nel 1998 e vi giocò a intervalli fino al 2005, mettendo insieme però solo 32 presenze, due delle quali in Champion's. Il gol-qualificazione lo ha segnato lui, e forse non è un caso che sia stato proprio un ex biancorosso a regalare al Mirandés la semifinale contro l'Athletic.

martedì 24 gennaio 2012

Recupero 1a giornata: Real Madrid 4-1 Athletic.


Lo sgambetto di De Marcos a Özil cha causerà il rigore del 3-1 (foto Athletic-club.net).

Real Madrid: Casillas; Arbeloa, Ramos, Varane, Marcelo; Granero (73' Lass), Xabi Alonso; Özil, Kaká (78' Callejón), Cristiano Ronaldo; Benzema (67' Higuaín).
Athletic:
Iraizoz; Iraola, Javi Martinez, San Jose, Amorebieta (61' Ibai); Iturraspe, Herrera, De Marcos; Susaeta (67' Iñigo Pérez), Llorente (61' Toquero), Muniain.
Reti:
12' Llorente; 1-1, 24' Marcelo, 46' e 65' C. Ronaldo (rig.), 85' Callejón.
Arbitro:
Mateu Lahoz (Comité Valenciano).
Note: espulso al 64' De Marcos (A) per fallo da ultimo uomo.

Mai tabellino fu più ingannevole: i numeri diranno pure che l'Athletic ha perso di goleada il Clasico col Madrid (ebbene sì, non c'è solo quello tra merengues e Barcellona), ma non raccontano la storia di una partita che i Leoni hanno giocato meglio per un tempo e disputato alla pari fino al secondo calcio di rigore assegnato ai padroni di casa. Da parte mia, sono comunque più che orgoglioso della squadra biancorossa, che non ha rinnegato la sua natura e ha quindi cercato di impostare la sua partita sul fraseggio e sulla qualità delle azioni offensive; non mi aspettavo niente di meno dal Loco Bielsa, tuttavia vedere l'Athletic "torellare" il Madrid (quando solo un anno fa contro certe squadre si vedevano solo botte e pallonate a casaccio...) è stata una grandissima soddisfazione. Peccato per il risultato, chiaramente, però certe sconfitte aiutano a crescere più delle vittorie e credo che questo sia stato un caso del genere.
Bielsa deve fare a meno di Aurtenetxe, squalificato, e per sostituirlo piazza la mossa a sorpresa: sulla sinistra va infatti Amorebieta, che non giocava terzino dai tempi del Clemente-ter, e ad affiancare Javi Martinez al centro c'è San José; nessuna novità nel resto della formazione, mentre a livello di ruoli bisogna sottolineare che, come nelle ultime due uscite, Herrera gioca più arretrato e De Marcos agisce da finto-trequartista, poiché in realtà si scambia spesso e volentieri con Muniain lasciando al giovane navarro lo spazio centrale alle spalle di Llorente. Nel Madrid non c'è Pepe, fermo per infortunio (diplomatico?) dopo le polemiche della partita col Barça, e al suo posto gioca Varane; in attacco si rivede Özil, che insieme a Kaká risulterà il migliore dei blancos. Pronti via e l'Athletic fa vedere anche agli uomini di Mourinho che non è più la squadra timorosa e senza idee di qualche mese fa: gli zurigorri, infatti, provano subito a impadronirsi del centrocampo e a dominare il possesso palla come sono soliti fare da quando alla loro guida c'è il Loco, senza distinzioni tra casa e trasferta; le meringhe dimostrano invece di attraversare un momento poco brillante, riflesso del periodo grigio del loro cervello Xabi Alonso, e si affidano unicamente alle loro enormi individualità e al contropiede, letale quando in rosa ci sono giocatori tanto dotati di classe e velocità. Al 12', però, sono i Leoni a colpire su un contrattacco rapidissimo: Javi Martinez, servito direttamente da Iraizoz, parte con una delle sue classiche cavalcate, scambia con Herrera (splendido il pallone di ritorno del bilbaino) e centra per Llorente, che sbuca sul secondo palo eludendo la diagonale di Arbeloa e insacca al volo di piatto sinistro. I baschi legittimano il vantaggio esibendo un ottimo calcio, fatto di applicazione difensiva, pressing e rapide combinazioni palla a terra, ma purtroppo mancano il colpo del k.o. con De Marcos, che sbuccia incredibilmente a porta vuota un pallone respinto da Casillas dopo una conclusione di Muniain. Gol sbagliato, gol subito: l'Athletic perde un brutto pallone in transizione offensiva, Marcelo triangola prima con Ronaldo e poi con Benzema, sfrutta un rimpallo per entrare in area e fulmina Iraizoz, fin lì chiamato in causa solo con tiri centrali. Si interrompe così l'imbattibilità di Gorka, che si ferma a 20' dal record di Iribar. Iraola e compagni non si scompongono dopo il pari, continuano a cercare di tenere il pallone e, pur sbagliando qualche passaggio di troppo (cosa che facilita le ripartenze madridiste), si fanno apprezzare molto più dei tanto decantati avversari, che per tutto il primo tempo non fanno che sperare nell'invenzione di uno dei loro campioni senza mostrare uno straccio di elaborazione. I biancorossi, al contrario, impressionano per il loro futbol de toque e potrebbero anche andare al riposo in vantaggio, ma prima De Marcos fa la barba al palo con un destro da fuori, quindi Llorente, pescato solo davanti a Casillas al termine di un esaltante 4 contro 3, controlla male, è costretto a calciare col sinistro per evitare il ritorno di un difensore e la mette incredibilmente fuori da posizione favorevolissima. Si va all'intervallo con la sensazione che i Leoni pagheranno i troppi errori di finalizzazione, e puntualmente quello che era un vago sospetto diventa realtà dopo un minuto della ripresa, quando Iturraspe strattona ingenuamente Kaká in area: calcio di rigore e Ronaldo, fin lì pressoché invisibile, trasforma il 2-1. I bilbaini accusano il colpo e iniziano a latitare davanti, dunque Bielsa prova a dare una sterzata al match con un doppio cambio col quale dimostra di avere un'audacia non inferiore alla propria locura. Se l'ingresso di Toquero per Llorente si può spiegare sulla base della necessità di avere in campo un attaccante capace di portare il pressing sulla linea difensiva avversaria (compito che Nando, non al 100%, non riusciva più a svolgere), la mossa di togliere Amorebieta per Ibai, un attaccante, col conseguente arretramento di De Marcos nel ruolo di terzino è un colpo di genio, o di follia, di cui sarebbe stato interessante valutare l'efficacia; purtroppo, l'espulsione dello stesso numero 10 a causa di un fallo da ultimo uomo su Özil, oltre a provocare il secondo penalty segnato da Ronaldo ha l'effetto di depotenziare immediatamente l'intuizione del tecnico argentino, buona o cattiva che fosse, e va da sé che in 10 contro 11 e sotto di due gol l'Athletic si vede impossibilitato a cambiare l'andamento della partita. A mettere la definitiva parola "fine" sulla gara ci pensa poi la terna arbitrale, che prima non vede un calcione a palla lontana di Lass su Toquero, meritevole senza dubbio del rosso diretto, e dopo appena un minuto ignora l'entrata di Sergio Ramos direttamente sulla caviglia di Ibai in piena area di rigore, fallo che avrebbe dovuto portare al rigore per gli ospiti e all'espulsione dell'andaluso per doppia ammonizione. Il signor Mateu Lahoz non è di questo avviso e fa finta di nulla, aggiungendo queste due notevoli macchie a una direzione casalinga e poco equilibrata, col Madrid lasciato libero di picchiare a centrocampo mentre ai Leoni non è stato concesso niente. I 20 minuti finali sono di pura accademia per i padroni di casa, che rimpinguano il loro bottino con la rete del 4-1 di Callejon e mettono così a referto l'ennesima goleada stagionale (del tutto immeritata, stavolta).
La serie di 7 partite senza sconfitte dell'Athletic si interrompe dunque al Bernabeu, tra errori, sfortuna e un arbitraggio ancora una volta ostile ai baschi. Resta comunque la soddisfazione per aver giocato una partita da protagonisti e per aver messo in difficoltà la squadra di Mourinho come a nessun altro, Barcellona a parte, era riuscito. La sconfitta brucia, tuttavia preferisco mille volte perdere una partita del genere che vincere segnando un gol e facendo le barricate per 89 minuti. Le partite contro le prime della classe dicono che siamo tornati a guardare dritto negli occhi le migliori squadre della Liga, e anche se stavolta non abbiamo raccolto niente resta la convinzione di poter puntare ancora più in alto, quando i nostri giocatori (che, ricordiamolo, hanno un'età media bassissima) avranno accumulato l'esperienza necessaria per portare a casa incontri come quello di domenica sera.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 6: punito ben oltre i propri demeriti, sembra davvero un altro rispetto a qualche settimana fa. Sicuro in ogni fase del gioco, uscite comprese, è sempre attento e risponde presente quando il Madrid lo chiama in causa. Il primato di Iribar è lì a un passo, tuttavia il gol di Marcelo non gli permette di superarlo. Non posso dire di essere troppo scontento: il Txopo è il Txopo...
Iraola 6,5: preoccupato più di difendere che di attaccare, in avanti si vede molto meno del solito e la fase offensiva ne risente. C'è da dire, però, che dietro disinnesca un cliente come Cristiano Ronaldo, che in pratica non lo salta mai e finisce per giocare una partita molto sotto la sufficienza (rigori a parte). Positivo.
Javi Martinez 7: gigantesco. Solo il mese scorso avevo sollevato qualche dubbio sul suo spostamento in difesa, tuttavia le sue ultime prestazioni mi hanno fatto ricredere, e di molto. Nonostante il centrocampo continui ad essere un altro senza di lui, non si può negare che il navarro sia sempre più autorevole e sicuro dietro; se poi riesce a unire questa nuova attitudine al ruolo con la vecchia predisposizione a partire in progressione palla al piede (come in occasione del gol biancorosso), beh, il quadro si fa veramente interessante. Chiedere per informazioni a Benzema, bravo ma contenuto benissimo e mai in grado di liberarsi per il tiro.
San José 6,5: Bielsa gli dà fiducia e lui lo ripaga con una prestazione solida e senza sbavature. Non mostra la ruggine da panchina ed è sempre concentrato, cosa che talvolta gli manca, specie quando deve chiudere in seconda battuta su Kaká. Nel secondo tempo soffre come tutti i compagni della difesa.
Amorebieta 6: mossa a sorpresa del Loco, torna ad occupare la corsia sinistra come faceva talvolta a Lezama e con Clemente. Chiaramente la sua indole lo porta a contenere più che a proporsi, e anche quando si spinge avanti mostra tutti i suoi limiti tecnici. Pure non demerita, e anzi presidia con buona sicurezza la sua zona di competenza. Sacrificato sull'altare del tentativo di rimonta (dal 61' Ibai 6: continua a mostrare sprazzi interessanti, anche se gioca sempre troppo poco per incidere. Stavolta avrebbe mezz'ora a disposizione, ma ci si mette l'espulsione di De Marcos a complicare le cose. Si guadagna comunque un rigore visto da tutti tranne che dall'arbitro).
Iturraspe 5: non è un mediano di ruolo, e se contro altri avversari riesce a cavarsela, in questa occasione può fare poco quando viene puntato da un certo Kaká. In difficoltà fin dall'inizio, mostra buone cose solo in fase di possesso, mentre in contenimento si accanisce cercando anticipi che non gli riescono. Ingenuo, troppo ingenuo sul rigore: trattenere a quel modo un avversario che non aspetta altro per cadere è un errore marchiano.
Herrera 7,5: a parer mio il migliore in campo per l'Athletic, e non è una novità nelle ultime partite. Abbina geometrie deliziose a un senso della posizione che lo fa essere sempre nel cuore del gioco: orchestra la manovra biancorossa come un regista consumato, si prende tanti falli e mette lo zampino in ogni azione pericolosa. Cala alla distanza, com'è normale che sia, ma è indubbio che il suo arretramento sia stato assolutamente proficuo.
De Marcos 5: non offre una prestazione da applausi, vero, però il suo match non sarebbe neanche da buttare. Purtroppo per lui, c'è la sua firma su due degli episodi che decidono in negativo la sfida: prima spreca un pallone che è più di un rigore in movimento, quindi provoca il penalty del 3-1 e si becca pure il rosso. Con più lucidità sarebbe potuto essere uno dei protagonisti di questo Clasico. Peccato.
Susaeta 5,5: non incide e, in generale, non fa niente che sia degno di nota, cosa che per un attaccante non è proprio il massimo. Prova a proporsi, si offre per l'uno-due e mette dentro un paio di cross, tuttavia non salta mai l'uomo e non riesce a creare la superiorità dal suo lato, per tacere dei buchi in fase di ripiegamento che lascia alle scorrerie di Marcelo. Partita anonima, merita la sostituzione (dal 67' Iñigo Pérez s.v.).
Llorente 6: bel gol a parte non è il solito Nando. Preso nella morsa Ramos-Varane, gli riesce difficile liberarsi e per tutto il primo tempo viene fermato regolarmente quando prova qualcosa, ragion per cui comincia a cercare l'appoggio invece dello spunto personale. Fallisce in modo clamoroso il possibile 2-1 per l'Athletic e da lì non si riprende più. Ancora non è al meglio, Bielsa lo toglie perché non riesce a pressare il portatore di palla ad inizio azione (dal 61' Toquero 6: messo dentro per disturbare i centrali del Madrid e creare scompiglio coi suoi movimenti da trottola, non ha tempo per far nulla perché dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo la squadra resta in 10. Ci mette comunque la solita abnegazione e provocherebbe pure l'espulsione di Lass, se solo Lahoz e i suoi collaboratori non chiudessero gli occhi).
Muniain 6: meno intreprendente del solito, sembra più preoccupato di rientrare in difesa che di smarcarsi tra le linee per attaccare centralmente l'area del Madrid. Quando lo fa, peraltro, crea i presupposti del 2-0 e risulta difficilmente marcabile, ma continua ad accendersi a intermittenza. Paradossalmente si prende maggiori responsabilità dopo il rosso a De Marcos: troppo tardi.

Bielsa 6,5: ho letto diverse critiche al nostro allenatore, soprattutto per la gestione dei cambi, critiche che però non condivido. Imposta una partita gagliarda e ha il merito di non snaturare la sua squadra, ottenendone in cambio un primo tempo che l'Athletic avrebbe meritato di chiudere con almeno un gol di vantaggio. Nella ripresa decide di osare e lo fa senza guardare in faccia a nessuno, cosa che me lo fa apprezzare ancora di più: sostituisce senza troppi riguardi un Llorente che non correva più e prova l'azzardo con Ibai al posto di Amorebieta, spostando De Marcos nella posizione di terzino sinistro ultraoffensivo. La mossa secondo me era giusta, purtroppo l'espulsione di Oscar non permette di verificarla all'atto pratico. Nel dopo-partita è sempre un signore: dichiara che il Madrid ha meritato (mica tanto...) e non fa polemica con l'arbitro. Altro stile.

giovedì 19 gennaio 2012

Andata dei quarti di Copa del Rey: Athletic 2-0 Mallorca.


Llorente ha appena incornato il pallone dell'1-0 biancorosso (foto Athletic-club.net).

Athletic Club:
Iraizoz; Iraola (46' Íñigo Pérez), Javi Martínez, Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe, Herrera (87' San José), Muniain; De Marcos, Llorente, Susaeta (89' Toquero).
Real Mallorca:
Calatayud; Cendrós, Nunes, Ramis, Cáceres; Pereira, Tissone (56' Martí), Joao Víctor, Castro (66' Nsue); Hemed (46' Alfaro), Víctor Casadesus.
Reti:
35' Llorente, 59' Muniain.
Arbitro:
González González (Castilla y León).

Non era facile: partita di andata in casa, riposo minimo dopo l'impegno contro il Levante (match più difficile di quanto mostrato dal punteggio di 3-0), un avversario come il Maiorca di Caparros, squadra ostica e guidata da un tecnico che conosce alla perfezione i Leoni dopo 4 anni passati a Bilbao. Personalmente temevo molto questo incontro, e invece è andata bene, benissimo, con l'unico rammarico del gol annullato nel finale a Susaeta per un fuorigioco inesistente; l'Athletic ha giocato una gara intelligente, ineccepibile dal punto di vista della fase difensiva e molto positiva per qualità ed efficacia delle trame d'attacco. Una vittoria meritata, dunque, anche se il passaggio del turno non è ancora certo.
Bielsa schiera la sua formazione-tipo, ma c'è una variante tattica nel suo sistema di gioco: Herrera gioca qualche metro più indietro rispetto alla sua posizione abituale, cosicché in posizione di treqartista va Muniain, con Susaeta e De Marcos rispettivamente sulla sinistra e sulla destra del fronte offensivo (è la soluzione che speravo da qualche tempo, perché è in quel ruolo che Iker dà il meglio di sé). Caparros risponde col suo classico 4-4-2 molto abbottonato, lascia Hemed isolato in avanti (con Victor a muoversi a piacimento dietro di lui) e punta tutto sui contropiedi orchestrati dal Chori Castro e da Pereira. La prima parte del match è molto equilibrata: i biancorossi tengono palla ma cercano di scoprirsi il meno possibile, i baleari attuano un buon pressing, presidiano con ordine la propria metà campo e ripartono con i due velocisti sulle fasce, ma in definitiva le occasioni da gol prima della mezz'ora sono solo due. Al minuto 8 un tiro di Castro deviato da Herrera obbliga Iraizoz a un grande intervento, mentre al 20' Aurtenetxe spaventa Calatayud con un bel colpo di testa su cross di De Marcos. La partita si accende intorno alla mezz'ora, perché i padroni di casa premono con più insistenza e in tal modo finiscono fatalmente per mostrare il fianco al contropiede ospite: De Marcos ed Herrera sfiorano l'1-0 con due tiri da fuori, quindi Pereira si vede respingere da un ottimo Gorka una conclusione in diagonale dalla media distanza. Il gol è alla portata di entrambe le squadre e per fortuna al 35' arriva quello dell'Athletic: Herrera premia da par suo la sovrapposizione di De Marcos, il cross di Oscar è al bacio e Llorente, smarcatosi benissimo in mezzo all'area, insacca di testa senza dover neppure saltare. Bellissima azione e rete simile a quella dello stesso Nando contro il Levante. Ottenuto il vantaggio, i Leoni iniziano un vero e proprio monologo con il Maiorca a fare da spettatore, anche perché a questo punto si vedono tutti i limiti delle squadre di Caparros: finché c'è da difendere a oltranza va bene, ma quando c'è da proporre qualcosa è notte fonda. Gli uomini di Jokin si mettono così a difendere l'1-0, risultato che comunque potrebbe anche andare bene in vista della gara di ritorno, ma rinunciando ad attaccare non fanno altro che agevolare gli zurigorri. L'uscita di Iraola durante l'intervallo (Llorente diventa capitano, bel segnale mentre ci sono le trattative per il rinnovo del giocatore) è quasi fuzionale al secondo tempo pensato da Bielsa, in quanto il posto a centrocampo lasciato libero da De Marcos, scalato terzino, viene occupato da Iñigo Perez, con Herrera trequartista e Muniain di nuovo in fascia. Il nuovo schieramento permette all'Athletic di avere un palleggiatore in più in mezzo e, in tal modo, di aggirare il pressing meno convinto del Maiorca, premessa di una ripresa letteralmente dominata dai bilbaini. Il nuovo entrato spaventa su punizione Calatayud, quindi Muniain trova il gol che stava cercando inutilmente da diverso tempo con un colpo di testa (!) su cross di Susaeta, splendido nel controllare di esterno-tacco un pallone arrivatogli leggermente indietro. Sul 2-0 l'Athletic va in controllo e non rischia nulla, anzi segnerebbe pure il 3-0 con Susa se il guardalinee non fischiasse un fuorigioco inesistente al numero 14; un peccato, perché la terza rete avrebbe probabilmente chiuso ogni discorso riguardo alla qualificazione, che invece - pur pendendo dalla parte dei biancorossi - rimane ancora da guadagnarsi al Son Moix.
Tirando le somme, i Leoni hanno sfoderato un'ottima prestazione e hanno ottenuto un risultato importante, che andrà difeso con le unghie e coi denti nella gara di ritorno. Sugli scudi Herrera, Susaeta, Muniain, De Marcos e Iturraspe, Llorente sta tornando quello di prima dell'infortunio, dietro Javi Martinez è sempre più sicuro. Domenica prossima il banco di prova più importante, il Real Madrid al Bernabeu. L'anno scorso non avrei neanche sperato nel pareggio, mentre stavolta so che sarà una partita aperta a ogni risultato: forse è questo il merito principale di Bielsa, e peggio per chi non l'ha ancora capito.

lunedì 9 gennaio 2012

18a giornata: Getafe 0-0 Athletic.


Muniain in azione: non è stato un gran pomeriggio per il navarro (foto Athletic-club.net).

Getafe: Moyá; Varela, "Cata" Díaz, Rafa, Masilela; Pedro Ríos (71' Gavilán), Míchel, Casquero (76' Lacen), Barrada; Güiza (82' Diego Castro), Miku.
Athletic: Iraizoz; Iraola, Javi Martínez, Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe, De Marcos (54' San José), Ander Herrera; Susaeta, Muniain (83' Ibai), Toquero (65' Llorente).
Arbitro: Álvarez Izquierdo (Comité Catalán).

Neanche Bielsa è riuscito a sfatare la maledizione del "Coliseum Alfondo Pérez", l'unico campo di Primera dove l'Athletic non ha mai vinto, e nonostante le parole del Loco a fine gara ("pareggio giusto" secondo il tecnico argentino) bisogna dire che è stato il Getafe a meritare maggiormente la vittoria. La partita, in ogni caso, è stata alquanto dimenticabile, soprattutto nel corso di un primo tempo tattico, combattuto ma assolutamente povero di occasioni da rete; più interessante la ripresa, nella quale i padroni di casa hanno giocato meglio ma sono stati impreicis al momento di finalizzare le buone trame proposte. I Leoni, pressoché invisibili negli ultimi 20 metri fino all'ultima parte del match, hanno rischiato di passare in vantaggio al 73' con l'unica azione degna di nota di Susaeta,il cui destro da posizione laterale ha colpito palo e traversa prima di uscire. La risposta degli azulones si è avuta dopo 6 minuti, quando un colpo di testa di Miku sugli sviluppi di un corner è stato respinto dalla traversa a Iraizoz battuto. Sono stati gli ultimi, o per meglio dire gli unici, squilli di tromba davvero rilevanti all'interno di una gara che si è conformata alla mediocrità di una giornata di Liga segnata da ben quattro pareggi per 0-0, caso anomalo per un campionato che solitamente non fa mai mancare gol e spettacolo. L'Athletic ha confermato di essere rientrato dalla pausa natalizia in condizioni tutt'altro che ottimali: molti giocatori stanno faticando a ritrovare il passo e, più in generale, si nota una mancanza di brillantezza in alcuni degli elementi cardine della squadra, peraltro già vista nelle ultime uscire del 2010. Susaeta ha perso colpi dopo un buon inizio e non riesce a ritrovare il bandolo della matassa, Herrera e Iturraspe spesso si limitano al compitino, De Marcos è stato sostituito per la seconda volta consecutiva dopo neppure un'ora e Muniain (ieri alla centesima presenza da professionista, ennesimo record) continua a sembrare sprecato sulla fascia. C'è poi il problema evidente dell'attacco, all'asciutto da 197 minuti: Toquero non segna, non apre spazi e non crea mai i presupposti per far male agli avversari, mentre è bastata una mezz'ora scarsa di un Llorente al 30% per spaventare i centrali del Getafe e tenerli entrambi occupati (Gaizka, ahimé, spesso si marca da solo). Mi piacerebbe risentire adesso tutti gli espertoni - e vi giuro che ne ho trovati, su blog e forum biancorossi - che blateravano di un Llorente sopravvalutato e addirittura inoffensivo senza Toquero, e che allo stesso tempo esaltavano il numero 2 come se fosse il nostro Messi: adesso avranno capito, forse, che in realtà era la presenza del riojano a far sì che il partner potesse rendere al meglio, mentre da solo il vitoriano è un attaccante più dannoso che inutile. E intanto Aduriz segna e regala un punto prezioso al Valencia di fronte al Villarreal...

mercoledì 4 gennaio 2012

Andata degli ottavi di Copa del Rey: Albacete 0-0 Athletic.


Bielsa urla, ma non riuscirà a scuotere i suoi giocatori (foto Deia).

Albacete:
Campos; Alba, Castillo, Santamaría, Zurdo; Tete, Rocha (79' Añón), Candela (69' Colorado), Adriá; David Torres (60' Núñez), Calle.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Javi Martínez, Amorebieta, Aurtenetxe; Iturraspe, De Marcos (46' Ibai), Ander Herrera (89' Iñigo Pérez); Susaeta (46' San José), Toquero, Muniain.
Arbitro: Mateu Lahoz (Colegio Valenciano).

La Copa, si sa, non è una competizione come tutte le altre. Più simile alla gloriosa F.A. Cup inglese che alla snobbatissima Coppa Italiota, il più antico torneo iberico è foriero di grandi sorprese e clamorosi sgambetti, uno su tutti il celeberrimo 4-0 rifilato dai semi-professionisti dell'Alcorcon al Madrid di Pellegrini qualche stagione fa. Bielsa aveva visto giusto predicando umiltà prima dell'incontro con l'Albacete, già autore dell'eliminazione dell'Atletico Madrid, perché alla prova dei fatti i manchegos si sono rivelati squadra compatta e difficile da affrontare. È stata insomma una partita difficile, con poche occasioni da ambo le parti e un equilibrio difficilmente spiegabile viste le due categorie di differenza tra le formazioni che si sono affrontate nella bella cornice del Carlos Belmonte. L'Athletic, non in forma smagliante (troppi panettoni?), non ha mostrato la solita velocità nella circolazione della palla e ha stentato parecchio dalla trequarti in su, anche perché Toquero non ha accezzato un movimento e ha mostrato una volta di più di non poter essere un sostituto credibile di Llorente. Nella ripresa il Loco ha provato ad aggiustare la gara con alcuni correttivi interessanti, passando alla difesa a tre con l'inserimento di San José (De Marcos, uscito dall'ultima partita di Liga con uno squarcio nelle zone intime, per me non avrebbe dovuto neanche iniziare) e spostando Muniain in posizione di trequartista, ma nonostante la crescita esponenziale di Bart Simpson, autore di alcune discese palla al piede da urlo, il punteggio non si è sbloccato. L'Albacete in pratica ha tirato una sola volta con Calle, anche se una chiusura di Amorebieta su Tete è stata provvidenziale per evitare all'avversario un comodo uno contro uno con Iraizoz, mentre l'Athletic ha sfiorato lo 0-1 con Iraola nel primo tempo (palo esterno, splendido nell'occasione il lancio di prima di Iturraspe) e con Muniain e Iñigo Pérez, autore di uno splendido calcio di punizione sventato da Campos con un gran volo. Lo 0-0 è tutto sommato giusto ma non lascia tranquilli in vista del ritorno: al San Mamés i Leoni dovranno vincere, un pareggio con gol infatti li estrometterebbe dalla Coppa. Poteva comunque andare peggio, per informazioni chiedere a Racing (sconfitto 2-0 dal Mirandes) e Levante (battuto 2-1 dall'Alcorcon, vero ammazza-grandi degli ultimi anni).

Brevissima di mercato: De Marcos ha rinnovato fino al 2016 con clausola di rescissione fissata a 32 milioni. Ottima notizia a parer mio. Aupa Oscar!

martedì 3 gennaio 2012

Un nuovo inizio.

Cari amici vecchi e nuovi, è con grandissima felicità che posso finalmente annunciarvi la rinascita ufficiale di questo blog, fermo ormai da tre mesi a causa di una congiuntura di eventi che ho provato a riassumervi nel post di benvenuto di qualche giorno fa. Il problema principale è stato quello di Splinder: la notizia della chiusura della piattaforma che mi aveva ospitato per 6 anni mi è arrivata come una mazzata tra capo e collo, anche perché all'inizio quei (censura) di Dada sono rimasti in silenzio, generando in tal modo una montagna di voci sulla data in cui i blog sarebbero stati cancellati. Fortunatamente dopo un po' ci è stato fatto sapere che avevamo tempo fino al 31 gennaio per salvare i nostri contenuti e trasferirli su un'altra piattaforma, ma a quel punto mi sono dovuto scontrare con una procedura di migrazione lunga e complessa, resa peraltro ancor più difficoltosa dal doppio lavoro che sto svolgendo in questo periodo e che non mi ha lasciato molto tempo per il trasloco da Splinder a Blogger. Alla fine ce l'ho fatta, e anche se la grafica resta provvisoria sono riuscito almeno ad importare e catalogare per data ed etichette tutti i vecchi post. Devo dire che rivedere ogni singolo articolo scritto dall'aprile del 2005 ad oggi è stato bello ed emozionante: ho rivissuto periodi della mia vita molto diversi, ho ripercorso la storia dell'Athletic in questi ultimi anni e mi sono fatto grandi risate rileggendo alcune opinioni che oggi, com'è normale che sia, sono cambiate radicalmente (su tutte, il mio giudizio su Ernesto Valverde, all'epoca condizionato dall'ostracismo nei confronti di Julen Guerrero). Per riprendere il filo del discorso adesso serve un bel post riassuntivo, che è per l'appunto quello che state leggendo adesso. Vi avverto subito che sarà molto lungo, quindi preparatevi! Scusandomi per la latitanza, vi dò ancora una volta il benvenuto su Athletic Club Bilbao - Il blog italiano, con la speranza che questo spazio possa essere animato e vivace anche più di quello vecchio.

Marcelo Bielsa e l'Athletic.
Di solito non sono un granché con le previsioni, però stavolta ho avuto ragione a predicare pazienza dopo le prime, negative giornate di Liga. D'altra parte non serviva un tecnico diplomato al supercorso di Coverciano per capire che il passaggio dal 4-4-2 di Caparros (rigido, bloccato e privo di soluzioni offensive elaborate) al calcio di Bielsa sarebbe stato tutt'altro che indolore: credo infatti che non esistano sulla faccia della Terra due concezioni di futbol così agli antipodi, ed era preventivabile che ai Leoni sarebbe servito più del mese di precampionato per assimilare gli schemi del Loco e i movimenti coordinatissimi da essi implicati. Per questo motivo sono convinto che le critiche riversatesi sul rosarino a inizio stagione fossero quasi tutte preconcette, figlie da un lato dell'ostilità verso Urrutia (voluto fortemente dalla base, come dimostrato dallo scarto abissale rifilato a Macua alle elezioni, ma avversato da un apparato mediatico quasi tutto schierato dalla parte dell'ex presidente e della sua cricca politico-affaristica), dall'altro dell'affetto di molti tifosi verso Caparros; non si spiegano, altrimenti, i fiumi di parole rancorose e spesso maligne scaricati su Bielsa dopo tre partite, roba che al confronto la capacità di giudizio di un Sandro Bondi verso Berlusconi potrebbe essere definita specchiata e intellettualmente onesta. Per fortuna il nostro mister attuale è un gran signore, come dimostrato dall'atteggiamento tenuto nei confronti del mondo biancorosso: primo critico di sé stesso, obiettivo e franco, l'ex ct del Cile ha saputo conquistare in primis la fiducia dei tifosi, quindi ha convinto anche i più scettici tra i suoi detrattori dando alla squadra un impianto di gioco che negli ultimi anni a Bilbao non si era mai visto. Le prestazioni da urlo contro Barcellona e Siviglia hanno segnato la svolta definitiva nel rapporto tra Bielsa e l'ambiente bizkaino, tanto che adesso si può affermare che tra Marcelo e la famiglia zurigorri sia scattata la scintilla; vedere per credere lo striscione "Athletic Karajo!" (Athletic, dai cazzo!, in slang argentino) che da qualche settimana fa bella mostra di sé sugli spalti del San Mamés.

Il gioco.

Come detto, all'inizio non è stato facile per l'Athletic trovare il bandolo della matassa, ma per fortuna la qualità della rosa (tasto su cui in passato ho battuto molte volte) e la capacità di apprendimento, dovuta all'età media molto bassa della maggioranza dei giocatori, hanno reso la fase di adattamento meno lunga del previsto. Come sempre un ruolo decisivo è stato giocato dalla piscologia, e non è un caso che la striscia di 10 partite senza sconfitte da fine settembre a fine novembre sia cominciata con il 2-0 sul Paris Saint-Germain e la successiva vittoria nel derby in casa della Real Sociedad, due risultati che hanno dato alla squadra la convinzione nei propri mezzi che fin lì era mancata. Adesso, dopo i primi sei mesi della gestione-Bielsa, è possibile analizzare con sufficiente obiettività l'impatto della filosofia calcistica dell'argentino sulla realtà biancorossa, storicamente orientata su un'idea di gioco più britannica che latina (gioco sulle fasce, fisicità e sviluppo verticale e diretto dell'azione piuttosto che passaggi orizzontali, trame elaborate e palla a terra). Da questo punto di vista, è innegabile che il Loco abbia decisamente rotto con la tradizione del passato ed abbia applicato il suo credo senza dubbi di sorta, riuscendo a dare alla squadra un'impronta ben definita e un gioco piacevole e spumeggiante. Abbandonato il "suo" 3-3-1-3 in favore di un 4-3-3 più tagliato sulle caratteristiche dei singoli, Bielsa non ha rinunciato ai cardini del proprio sistema: pressing altissimo, difesa mista zona-uomo (certe marcature dedicate, tipo Amorebieta su Messi in ogni zona del campo, sono davvero rare oggigiorno), fraseggi continui senza alzare quasi mai il pallone, intercambiabilità di ruoli, dominio del possesso palla, insomma tutti quegli elementi che agli appassionati fanno amare le squadre del rosarino da tempi non sospetti. C'era la fondata paura che una tattica di questo tipo non attecchisse in un club come quello basco, sia per le succitate ragioni storiche, sia perché era dai tempi di Valverde che i Leoni non tentavano un approccio maggiormente aggressivo (oltre al quadriennio di Caparros, insufficiente dal punto di vista della fase offensiva, non vanno dimenticati i due anni da incubo Mendilibar/Clemente e Sarriugarte/Mané, conclusi con due salvezze ottenute all'ultimo tuffo). La prova del campo, invece, ha mostrato non solo che il calcio di Bielsa, una volta digerito, riesce a coniugare bel gioco e risultati, ma anche che i calciatori dell'Athletic sono oltremodo adatti (per età, caratteristiche fisiche e capacità tecniche) ad interpretarlo nel modo migliore. Era almeno dal 2005 che i tifosi zurigorri non vedevano i propri beniami esprimersi a questi livelli, con grande continuità e momenti di bellezza sfolgoranti, senza dimenticare che l'Athletic è tornato finalmente a giocarsela alla pari con tutte le migliori, Barcellona incluso. Insomma, il morale è alto sia dentro che fuori Lezama, e per la prima volta da parecchio tempo c'è la sensazione di poter puntare a grandi traguardi.

I più e i meno.

Il giocatore simbolo dell'Athletic di Bielsa per me è Oscar De Marcos, la cui trasformazione da oggetto misterioso a jolly insostituibile è paradigmatica del nuovo corso che sta iniziando a Bilbao. Preso dall'Alaves con la fama di futura stella, il vitoriano fece bene al primo anno, utilizzato da Caparros come seconda punta o ala destra, ma non seppe ripetersi in quello successivo, durante il quale finì ai margini (collezionò solo 15 presenze totali, meno di quelle già ottenute in questa temporada) venendo bocciato senza appello dopo un tentativo di riconversione, peraltro dagli esiti discreti, in terzino di spinta. Sinceramente questa stagione ci si aspettava poco da lui, invece il Loco ha dimostrato subito di apprezzarne le caratteristiche, in special modo la facilità di corsa, l'adattabilità e la capacità di sacrificio che lo rendono uno di quei jolly che il rosarino ama alla follia, un po' come Vidal che nel Cile veniva usato da esterno, da centrale, da mediano e da terzino; allo stesso modo, De Marcos ha cambiato molti ruoli (laterale sinistro, ala, incursore di centrocampo) e ogni volta si è fatto trovare pronto, risultando in più di un'occasione migliore in campo e scendendo raramente sotto la sufficienza piena. Ha polmoni, visione di gioco discreta, piede pulito e buon tiro, inoltre davanti al portiere è freddo (retaggio dei suoi trascorsi di attaccante puro) e ha già messo insieme 4 gol; tirando le somme, un giocatore preziosissimo e in fase di ascesa prepotente. A molti osservatori piace più quando gioca sulla fascia, mentre io lo preferisco centrocampista per come sa dialogare con i compagni e, soprattutto, inserirsi a rimorchio; in ogni caso, è lui una delle sorprese più liete di questa prima parte di stagione, non solo dell'Athletic ma della Liga tutta. Altro giocatore-copertina è senza dubbio Muniain, i cui partitoni ormai non fanno più notizia nonostante questo ragazzo abbia appena compiuto 19 anni. Pazzesco per maturità, classe e personalità, Iker sta pagando adesso un calo fisiologico dopo una prima parte di stagione da urlo. C'è però un dubbio sulla sua posizione in campo: meglio vertice alto del trivote di centrocampo (posizione nella quale ha giocato, benissimo, durante l'assenza di Herrera) o ala sinistra in attacco? Per me il suo ruolo ideale è quello di trequartista con licenza di inserirsi negli spazi aperti dall'unica punta, ma in questo caso la coabitazione con Ander diventa difficile a meno di non voler arretrare l'ex Saragozza... Bielsa sembra prediligere Herrera dietro Llorente (o Toquero) con Muniain largo a sinistra, posizione nella quale Bart Simpson mi pare un po' lontano dal cuore del gioco, vedremo se in futuro cambierà qualcosa. Tra gli altri promossi metto senza dubbio Aurtenetxe, gran bella conferma, un ritrovato Amorebieta (tranne quando prova ad impostare, un pianto), le garanzie Llorente, Iraola e Gurpegi (quest'ultimo finché non si è rotto), e pure Gabilondo, autore fin qui di una stagione positiva. Meritano un discorso a parte Herrera, Iturraspe e Iñigo Perez: il primo, dopo un inserimento complicato dall'infortunio al ginocchio, sta prendendo pian piano possesso delle chiavi del centrocampo; Itu gode della confidenza di Bielsa, ha giocato alcune buone gare ma deve ancora imporsi e mostrare maggior personalità; il navarro, scartato nel precampionato dal Loco, ha convinto col passare delle settimane l'allenatore e si è ritagliato spazi importanti in prima squadra, segnalandosi per l'ottimo piede sinistro e per una generosità che in mediana lo rendono prezioso.
Giudizio in sospeso, invece, per Javi Martinez, Susaeta e Toquero. Il numero 24 sta vivendo una temporada complessa a causa dello spostamento in difesa, scelta che francamente reputo poco condivisibile, e anche quando è stato schierato a centrocampo non ha inciso come sa e può fare; non dico che stia giocando male, tutt'altro, solo che noto nettamente la mancanza delle sue corse coast-to-coast e dei suoi inserimenti a fari spenti, nonché della sua presenza fisica e carismatica sulla linea mediana dello schieramento. Susaeta, molto utilizzato, ha alternato buone cose a prestazioni confuse e segnate dalle solite scelte incomprensibili (ad esempio, dribbling inutili o passaggi cervellotici che neppure i compagni capiscono); in questo momento è in ripresa, tuttava David Lopez, pur giocando pochino, ha mostrato stranamente di essere più in palla. Toquero non ha convinto del tutto, pur mettendo in mostra le solite doti di corsa e generosità, anche se va detto che il ruolo di unica punta in sostituzione di Llorente non è adatto alle sue caratteristiche.
Veniamo infine ai bocciati, che per il momento si concentrano soprattutto in difesa. L'arretramento di Javi Martinez ha tolto spazio a San José ed Ekiza, e pur non potendo dire che i due, quando sono stati chiamati in causa, abbiano fatto male, è chiaro che al momento sono solo riserve. Koikili e Zubiaurre non hanno ancora visto il campo, Aitor Ocio è fuori per infortunio ma non avrebbe comunque giocato un solo minuto. Gorka Iraizoz ogni tanto è stato decisivo con le sue parate, ma troppe volte a inizio campionato si sono persi punti per colpa sua: niente di clamoroso, diciamo che un 5,5 è il voto più adatto.

Liga.

Ha ragione Bielsa: l'Athletic in campionato ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato. Dopo il primo mese di assestamento, infatti, i bilbaini hanno iniziato a giocare un gran calcio, ma a conti fatti si sarebbe potuto ottenere di più; sfortuna, mancanza di cattiveria e qualche distrazione di troppo hanno privato i Leoni di almeno 5-6 punti, con i quali la squadra adesso sarebbe in zona Champion's. Andiamo a vedere nel dettaglio cos'è accaduto negli incontri di Liga che ho "bucato".
Athletic- Barcellona 2-2 (21' Herrera, 23' Fabregas, 79' Llorente, 91' Messi): partita clamorosa dei Leoni, raggiunti solo nel recupero da un Barcellona in difficoltà come poche volte quest'anno. Due volte in vantaggio, i biancorossi peccano d'ingenuità subendo un gol evitabile al 91', ma mettono comunque a referto una prestazione superba, specie nella prima frazione. Il cambio di mentalità, oltre che di gioco, rispetto all'era Caparros è evidente: con l'utrerano era impensabile poter vincere certe partite, mentre adesso c'è la sensazione di poter fare risultato contro chiunque.
Siviglia-Athletic 1-2 (5' Iraola, 14' Jesus Navas, 71' De Marcos): la dimostrazione di quanto detto sopra si ha dopo una settimana al Sanchez Pizjuan, campo che negli ultimi anni aveva riservato ai Leoni una serie di scoppole davvero pesanti. Con il piglio della squadra di rango, l'Athletic mette sotto per 90 minuti una formazione ostica come quella andalusa e ottiene la prima vittoria di grandissimo prestigio dopo le imprese mancate di un soffio contro Valencia e Barcellona. Fondamentale lo spostamento di Muniain dietro le punte con l'arretramento di Herrera, mossa che spariglia le carte e fa pendere la bilancia dalla parte dei baschi. Una curiosità: è la prima partita nella quale Bielsa schiera i suoi con il 3-3-1-3.
Athletic-Granada 0-1 (31' Iñigo López): sfortuna e incapacità di violare il muro avversario sono le ragioni della sconfitta che mette fine alla serie di 10 risultati utili consecutivi degli zurigorri. Il catenaccio degli ospiti regge dopo il gol di Lopez (primo tiro del Granda nello specchio) e l'Athletic appare senza idee e un po' stanco. Interessante l'analisi di Iñigo Perez a fine gara: serve un piano B per fronteggiare adeguatamente le squadre che si chiudono.
Maiorca-Athletic 1-1 (2' Alvaro, 46' pt Amorebieta): una delle peggiori partite dell'era Bielsa insieme alla trasferta di Gijon. Caparros imbriglia i Leoni impostando la partita nel modo che conosce meglio, ovvero intasando la propria trequarti e puntando sulle ripartenze veloci dei propri attaccanti; il gol a freddo di Alvaro, propiziato da un rinvio ciccato in area da Amorebieta, e la prestazione non ottimale di molti giocatori dell'Athletic (Muniain ed Herrera su tutti) fanno il resto, per fortuna lo stesso Amorebieta rimedia insaccando il gol del pari. Pareggio meritato per una partita francamente brutta, con tanti giocatori biancorossi alla canna del gas.
Athletic-Racing 1-1 (79' Aurtenetxe, 92' Alvaro): altri due punti buttati via in pieno recupero, anche se stavolta il rammarico è ancora più grande perché davanti ai Leoni c'è un Racing tutt'altro che irresistibile. La squadra sbaglia troppo nel primo tempo, trova un gol meritato (nonostante il calo nella ripresa) con Aurtenetxe a 10' dalla fine ma non riesce a tenere il vantaggio, facendosi rimontare da Alvaro proprio all'ultimo tuffo. Peccato, la squadra comunque sembra in ripresa.
Athletic-Saragozza 2-1 (7' Susaeta, 22' Ponzio rig., 86' Toquero): partita pesantemente condizionata dall'errore dell'arbitro sul rigore assegnato al Saragozza. Javi Martinez, infatti, entra sul pallone ma si vede fischiare fallo con conseguente espulsione; l'Athletic, che stava dominando, incassa l'1-1 e si ritrova pure con l'uomo in meno. La reazione della squadra è però eccezionale e porta a un dominio assoluto sul match, risolto poi da Toquero con un tocco sotto misura su assist di uno strepitoso De Marcos. Tre punti assolutamente meritati per i Leoni.

Coppa UEFA.

Inserito in un girone all'apparenza non troppo complicato, l'Athletic si è comportato in maniera egregia ed è stato bravissimo ad evitare il trappolone-PSG: i parigini hanno perso punti preziosi contro il Red Bull Salzburg e hanno finito per far entrare nei giochi per il passaggio del turno anche gli austriaci, cosa che avrebbe potuto rivelarsi molto pericolosa se i Leoni fossero rimasti invischiati in questa lotta a tre per la qualificazione. La truppa di Bielsa, però, ha inanellato una vittoria dopo l'altra, con l'unico passo falso del 2-2 interno proprio contro il Salisburgo, e ha ottenuto il passaggio matematico del turno come prima classificata alla penultima giornata, mentre ai francesi non è bastato battere proprio i biancorossi nell'ultima partita per superare i bibitari e approdare agli ottavi. Quello che sembrava un gruppo in cui ci sarebbe stato da lottare solo col PSG per il primo posto si è dunque rivelato tutt'altro, e bene ha fatto Bielsa a non sottovalutare l'impegno europeo facendo giocare sempre l'undici titolare (cui ha dato riposo solo nell'ininfluente trasferta al Parco dei Principi). Ora per l'Athletic c'è la Lokomotiv Mosca, squadra ostica ma non impossibile; se i baschi dovessero superare l'ostacolo russo si regalerebbero un appuntamento con la storia: per loro ci sarebbe la vincente di Ajax-Manchester United. Solo a scriverlo vengono i brividi!

Copa del Rey.

Al primo turno il Real Oviedo, squadra di Segunda B, è stato superato con un doppio 1-0. Ora l'Athletic è atteso dall'Albacete, altra compagine di Segunda B, e l'andata si giocherà proprio stasera al "Carlos Belmonte". Ciò che rende ottimisti, tuttavia, non è tanto il prossimo turno piuttosto abbordabile, quanto l'inserimento dei biancorossi nella parte più favorevole del tabellone della Coppa. Il club bilbaino è stato infatti sorteggiato nel lato che comprende formazioni di Segunda e di Primera "bassa" (Mirandes - addirittura di Segunda B -, Racing, Cordoba, Espanyol, Real Sociedad, Maiorca), mentre nel lato opposto si trova tutta la crema della Liga, ovvero Barcellona, Real Madrid, Valencia, Siviglia; ciò non significa che l'Athletic sia già in finale, questo è chiaro, tuttavia non si può negare che la strada verso l'atto conclusivo della competizione sia tutt'altro che in salita. C'è poi un dato confortante da ricordare: per due volte nella loro storia gli zurigorri hanno sconfitto l'Oviedo nelle eliminatorie e per due volte si sono poi aggiudicati la Copa. Nient'altro che una curiosità statistica, però...

Rosa: infortuni e mercato.

La situazione più preoccupante è senza dubbio quella di Llorente: uscito all'intervallo della partita di ritorno contro lo Slovan del 1 dicembre, sembrava dovesse fermarsi per una decina di giorni al massimo e invece è ancora fuori (non è stato convocato neppure per l'incontro di Copa del Rey di stasera). Il problema al ginocchio sinistro non accenna a risolversi e anche l'ultimo allenamento per Nando si è concluso con una borsa di ghiaccio sull'articolazione, mentre Bielsa si è affrettato a dichiarare che il numero 9 non è ancora pronto. Purtroppo i tempi di recupero sono nebulosi e non vorrei che il centravanti riojano dovesse sottoporsi a un intervento di pulizia al ginocchio, eventualità che lo terrebbe lontano dai campi per almeno uno o due mesi. Intanto qualche giorno fa è stato operato Xabi Castillo, che dovrà rimanere fermo fino al termine della stagione per superare la tendinopatia cronica al ginocchio destro; una sfortuna per il terzino di Durango, perché se è vero che da quando è stato prelevato dalla Real Sociedad ha fatto poco per giustificare il suo acquisto, bisogna anche ammettere che Bielsa sembrava averlo rilanciato durante il precampionato. Castillo si unisce all'altro lungodegente Aitor Ocio, la cui stagione è finita praticamente prima di cominciare (e comunque sarebbe stato sempre ai margini), mentre il povero Zubiaurre dovrebbe rientrare a breve anche se ipotizzare un suo impiego futuro sembra più fantascienza che altro (la vicenda di Iban è talmente kafkiana che meriterebbe un libro, "Il terzino che non riusciva a giocare"). Igor Martinez, infine, ha recuperato dall'infortunio che lo sta tenendo fuori da inizio stagione e nelle prossime settimane potrebbe fare capolino nella lista dei convocati di Bielsa. Dal punto di vista del mercato, segnalo con piacere il rinnovo di Iñigo Perez, passato dalla situazione di scartato alla firma fino al 2015, mentre non si segnalano operazioni in entrata o in uscita. Aduriz, invocato dal San Mamés in occasione di Euskal Herria-Tunisia (0-2 per gli africani il risultato finale), rimarrà a Valencia almeno fino a giugno, mentre stanno uscendo delle indiscrezioni secondo cui l'Athletic sarebbe interessato a Zurutuza della Real Sociedad. Buon giocatore, per carità, ma con tutti i centrocampisti che Lezama sta sfornando (Ruiz de Galarreta su tutti) a cosa servirebbe il basco-francese dei cugini? Io continuo a sostenere che l'unico ruolo in cui siamo scoperti, tra prima squadra e giovanili, è quello di vice-Llorente, per il quale mi muoverei decisamente verso Kike Sola dell'Osasuna (è un ex canterano dell'Athletic, cosa da non sottovalutare); altre operazioni mi sembrano inutili, anche perché Bielsa non mi sembra un grande amante delle rotazioni.