venerdì 27 gennaio 2012

Ritorno dei quarti di Copa del Rey: Mallorca 0-1 Athletic.


Toquero, Iraola e Susaeta festeggiano il rocambolesco gol basco (foto Deia.com).

Mallorca: Calatayud; Cendrós (67' "Chori" Castro), Chico, Ramis, Bigas; Pereira, Joao Víctor (78' Martí), Tissone, Álvaro (57' Víctor); Alfaro, Hemed.
Athletic Club:
Iraizoz; Iraola, Amorebieta, Javi Martínez, Aurtenetxe; Iturraspe, Ander Herrera (61' Iñigo Pérez), De Marcos; Susaeta, Fernando Llorente (85' San José), Muniaín (40' Toquero).
Reti: 75' Ramis (ag).
Arbitro:
Del Cerro Grande (comité madrileño).
Note: espulso al 90' Chico (M) per gioco violento.

Missione compiuta. Con il minimo sforzo l'Athletic supera il Maiorca di Caparros e accede per la 43a volta alle semifinali di Copa del Rey, dove troverà la rivelazione Mirandés. La partita, tanto per chiarire, è stata davvero brutta, proprio come lo fu quella di Liga al Son Moix: emozioni col contagocce, tanti errori da entrambe le parti e, in definitiva, spettacolo ben misero davanti agli occhi dei pochi sostenitori di casa. Se però l'Athletic aveva tutte le ragioni per tenere il ritmo basso e lasciar scorrere i minuti senza rischiare, non si è capito l'atteggiamento dei baleari, che pur dovendo recuperare il 2-0 del San Mamés nel primo tempo hanno del tutto rinunciato ad attaccare; la prima frazione si è così rivelata un surreale confronto tra il possesso palla dei Leoni, per una volta incentrato più su degli infiniti scambi orizzontali che sulla ricerca della profondità, e l'iper-difensivismo di un Maiorca deciso unicamente ad aspettare l'errore dei palleggiatori avversari per poi colpire in contropiede. Tattica poco comprensibile e ancora meno condivisibile, anche alla luce dell'unica occasione costruita dai padrondi di casa, un tiro di Hemed respinto da un difensore a pochi metri dalla porta. La squadra di Bielsa, invece, pur traccheggiando molto (cosa non nel suo stile) è riuscita a creare tre palle-gol nette: un tiro di Muniain propiziato da un liscio di Chico e salvato da Calatayud, una bella conclusione di Herrera sventata ancora dal portiere e un cabezazo di Llorente su corner uscito di un soffio. Nella ripresa il copione è cambiato, il Maiorca si è svegliato e ha attaccato con maggior continuità, ma si è scontrato prima con una difesa solida dell'Athletic (Javi Martinez ancora una volta è stato un gigante) e quindi con il tragicomico autogol di Ramis, il cui retropassaggio non è stato controllato da Calatayud e ha quindi regalato il vantaggio ai biancorossi. Fortunata la truppa bilbaina in questa occasione, giacché i baleari sono andati sotto proprio nel loro momento migliore. Lo 0-1 è stata una vera mazzata per gli uomini di Caparros e la frustrazione ha portato Chico all'espulsione per un brutto fallo su Susaeta (va detto che l'arbitro era stato fin lì troppo tollerante con i maiorchini, che hanno picchiato davvero troppo e hanno pure costretto Muniain ad uscire per un colpo all'anca). In conlusione, partita poco piacevole ma risultato assolutamente positivo per i Leoni, che sono arrivati alle semifinali senza incassare neppure un gol. Adesso ci aspettano i semi-professionisti del Mirandés: andiamoli a conoscere.

Mirandés, chi erano costoro?
Miranda de Ebro è una cittadina di quasi 40.000 abitanti della provincia di Burgos, nella regione di Castilla y León. La vicinanza con i Paesi Baschi è minima: Bilbao dista un'ottantina di chilometri, Vitoria è a un tiro di schioppo. C'è uno stadio, a Miranda de Ebro, piccolo e molto caratteristico: si chiama Anduva, non ha barriere e sembra più la casa di una squadra di League One inglese che di una formazione iberica. In questo bellissimo impianto gioca il Club Deportivo Mirandés, che milita in Segunda B (suo massimo traguardo) e che da sconosciuto è divenuto noto a tutti gli appassionati di calcio per la splendida cavalcata nell'attuale Coppa del Re. Prima è toccato al Villarreal, fatto fuori nei sedicesimi grazie a uno 0-2 al Madrigal che ha avuto del miracoloso; ma il Submarino Amarillo quest'anno ha perso quasi contro chiunque, e alla cosa non è stato dato molto peso. Poi è stata la volta del Racing Santander: 1-1 al Sardinero, 2-0 ad Anduva e cantabrici a casa; ma il Racing è squadra depressa e deprimente come non mai, e i ragazzi di Pouso, pur meritando grandi applausi, nell'opinione comune sarebbero stati eliminati nei quarti di finale dall'Espanyol, quinto nella Liga. Sul 2-0 per il Mirandés nella partita di andata, disputata al Cornellà-El Prat, a qualcuno stavano venendo un po' di dubbi, ma ci ha pensato il buon Mateu Lahoz a negare due (!) rigori per gli ospiti, che sono stati poi rimontati nel finale e hanno perso 3-2. Il gol di Rui Fonte all'inizio del secondo tempo della partita di ritorno avrebbe fatto calare il sipario in molti stadi, ma non ad Anduva: prima Pablo Infante, personaggio-copertina dei rojillos, ha fatto 1-1, poi in pieno recupero è arivato il gol che sbattutto fuori l'Espanyol e portato il Mirandés in semifinale. È la terza volta che una squadra di Segunda B arriva così lontano: nel 1931 l'impresa fu dello scomparso Deportivo Logroño, eliminato proprio dall'Athletic, mentre nel 2002 il Figueres venne fermato a un passo dal sogno dal Deportivo La Coruña; in entrambi i casi, chi eliminò la "piccola" vinse poi il titolo. Alla guida del Mirandés c'è Carlos "Txarli" Pouso, bizkaino di Leioa e tifoso dei Leoni, che in carriera ha avuto anche un'esperienza in Segunda con l'Eibar. Chiaramente non sono riuscito a vedere partite intere dei rojillos, tuttavia ho letto che in casa puntano molto sul possesso palla e poco sulle palle lunghe (marchio di fabbrica delle serie minori), mentre in trasferta fanno dell'aggressività e del contropiede le proprie armi principali. La stella della squadra, come detto, è il burgales Pablo Infante, direttore di banca e calciatore part-time, a segno contro tutte e tre le formazioni di Primera incontrate finora. 11 giocatori su 20 sono baschi e due di loro (Nacho Garro e Mikel Martins) si sono formati nella cantera dell'Athletic, che qualche anno fa ha seguito l'esterno Muneta e adesso ha chiesto informazioni sul 19enne attaccante Asier Barahona, nato a Miranda de Ebro ma cresciuto calcisticamente nell'Aurrera Vitoria. C'è poi un ex, non un "grande ex" ma comunque con un passato con la zurigorri: è César Caneda (Caneda è il cognome della madre, che lui ha assunto in suo onore), all'epoca conosciuto solo come César, che esordì con l'Athletic nel 1998 e vi giocò a intervalli fino al 2005, mettendo insieme però solo 32 presenze, due delle quali in Champion's. Il gol-qualificazione lo ha segnato lui, e forse non è un caso che sia stato proprio un ex biancorosso a regalare al Mirandés la semifinale contro l'Athletic.

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