martedì 26 marzo 2013

Che fine ha fatto... Ibon Gutiérrez?

Le gare di qualificazione ai Mondiali 2014 hanno stoppato i vari campionati nazionali, e in attesa di scrivere un post sui movimenti della società in vista della prossima stagione (ci sono già delle novità importanti sul mercato...), ho deciso di ripescare una rubrica a cui tenevo molto ma alla quale, causa mancanza di tempo, non mi ero più potuto dedicare. Ecco dunque il ritorno di "Che fine ha fatto... ?", l'angolo di approfondimento sulle meteore biancorosse degli ultimi anni. Oggi parliamo di un giocatore che forse qualcuno di voi ricorda, anche se manca da anni dai palcoscenici più prestigiosi del futbol iberico: Ibon Gutiérrez.


Ibon il giorno del debutto contro la Real Sociedad.

La stagione 2005/06 comincia molto presto per l'Athletic, che deve affrontare il primo turno dell'Intertoto già all'inizio di luglio. Il nuovo tecnico Mendilibar, che ha appena sostituito Valverde e che è reduce da una bellissima stagione in Segunda alla guida dell'Eibar (squadra con cui ha sfiorato una clamorosa promozione poi sfumata per pochi punti), decide di non affrettare la preparazione dei titolari e punta così su un blocco formato da giovani promesse del Bilbao Athletic e da alcuni elementi della prima squadra poco utilizzati da Txingurri, su tutti uno Julen Guerrero ormai sul viale del tramonto. I suoi "Leoni di scorta"affrontano subito un avversario rognoso, quel CFR Cluj che nel giro di pochi anni vincerà un campionato e giocherà in Champion's, e vengono eliminati ai rigori; la sconfitta, per quanto inattesa, viene archiviata in fretta (anche se col senno di poi si rivelerà profetica...), anche perché l'attenzione di tutti è sui campioncini che hanno fatto il loro esordio in biancorosso contro i romeni. Ad aver brillato in modo particolare è stato Ibon Gutiérrez, un centrocampista dal fisico minuto ma in possesso di tecnica e visione di gioco, nonché molto bravo nell'interdizione; Mendilibar lo promuove tra i "grandi" per il precampionato e, dopo averlo elogiato con i giornalisti, lo fa debuttare in Primera alla prima giornata, in occasione del derby vinto per 3-0 contro la Real Sociedad. Per fargli spazio accanto ad Orbaiz, il tecnico decide addirittura di spostare in difesa Gurpegi (che con Valverde era stato titolare fisso nel doble pivote), mostrando così di confidare enormemente nel giovane bilbaino. L'impatto con la realtà della Liga è positivo e Ibon conferma tutte le sue qualità, ma quasi subito il giocattolo si rompe e la situazione cambia. Il suo mentore, infatti, viene esonerato dopo 9 giornate e al suo posto arriva Clemente, che lo depenna immediatamente dai convocati per non ripescarlo più. A gennaio il ragazzo cambia aria, tuttavia il prestito al Castellon in Segunda non convince la dirigenza a confermarlo. Il suo contratto, dunque, viene rescisso e il giocatore inizia un lungo percorso nel labirinto delle serie minori (Segunda e soprattutto Segunda B) senza più riuscire ad emergere; attualmente, alla soglia dei 30 anni, milita nel Sestao River, modesta squadra di Segunda B.
Per quale motivo un calciatore che esordisce a 20 anni in Primera e si conquista un posto da titolare in uno dei principali club della Liga non è riuscito non solo a confermarsi, ma neppure a fare un'onesta carriera nella serie cadetta? In questo caso parlerei più che altro di sfortuna, una componente spesso trascurata eppure fondamentale nel calcio. Se Mendilibar non fosse stato esonerato, se il suo Athletic avesse iniziato meglio quel campionato 2005/06, probabilmente Ibon non sarebbe sparito così in fretta dal palcoscenico; prima di scrivere questo post ho cercato un po' in rete e ho discusso con alcuni tifosi sul forum di AupaAthletic, e quasi tutti mi hanno confermato che il ragazzo, come ricordavo, era davvero promettente. Ripeto, spesso è questione di buona o cattiva sorte. Dopo aver lasciato Lezama, per esempio, Beñat è finito al Betis B, l'anno dopo la prima squadra è retrocessa ed il club ha dovuto promuovere i migliori elementi del filial per sostituire chi se n'era andato, ragion per cui l'attuale numero 10 biancoverde è riuscito a trovare spazio (e l'ha sfruttato bene, chiaramente); il cugino di Guti (giuro, è vero!) invece è passato per squadre che non gli hanno permesso di mettersi in evidenza, Athletic di Mendilibar compreso, ed è rimasto nel futbol di secondo piano. Di certo c'è solo che di quel derby di quasi otto anni fa, che all'epoca sembrò a molti l'inizio di una carriera luminosa, a Ibon Gutiérrez non è rimasto che un bel ricordo da narrare, un giorno, ai propri nipoti.

giovedì 14 marzo 2013

27a giornata: Athletic 1-0 Valencia.


L'esultanza di Muniain dopo il gol decisivo (foto Diariodenavarra.es).

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Ekiza, Laporte, Aurtenetxe (59' Muniain); San José, De Marcos, Iturraspe; Susaeta, Aduriz (87' Toquero), Ibai (76' Llorente).
Valencia: Guaita; Barragán, Víctor Ruiz (29' Albelda), Mathieu, Cissokho; Tino Costa, Parejo; Feghouli, Banega (80' Jonas), Piatti; Valdez (64' Soldado).
Reti: 79' Muniain.
Arbitro: José Antonio Teixeira Vitienes (Comité Cántabro).

Non sono d'accordo con quanto ho letto dopo la vittoria di domenica contro il Valencia. Da molte parti ho sentito parlare di furto biancorosso, vittoria immeritata, calcio ingiusto, eccetera, mentre solo poche voci isolate ricordavano che: a) l'Athletic ha perso malamente una valanga di punti, e in generale ha raccolto pochissimo nelle partite giocate bene; b) il calcio e la giustizia sono due rette parallele, ma soprattutto chi invoca la giustizia è di solito quello che ha perso; c) io non ho visto una prestazione così orrenda come in molti l'hanno dipinta. Ha ragione Bielsa quando parla di un risultato che ci ha favorito in maniera esagerata, però va detto che la squadra ha espresso un gioco di gran lunga migliore rispetto al vittorioso derby con l'Osasuna, del quale per davvero lo 0-1 finale era stata l'unica cosa da salvare. Intendiamoci, i Leoni non hanno disputato una partita esemplare, tutt'altro, però non sono stati neppure così indecorosi come trovate scritto da molte parti; la mia chiaramente è solo un'opinione, ma ritengo che troppi commentatori si stiano facendo influenzare dalle loro antipatie (per Bielsa e per Urrutia) e stiano perdendo quella capacità di analisi obiettiva che è condizione essenziale per scrivere di calcio nel modo migliore. Io non ho mai nascosto l'ammirazione che nutro per il Loco, tuttavia credo (e spero che me lo potrete confermare) di non avergli lesinato critiche quando la squadra ha deluso, dunque parecchie volte quest'anno, e di aver sempre cercato di tenere separate dimensione umana e dimensiona sportiva. Quando i biancorossi hanno fatto ridere, a prescindere dal risultato, non l'ho mai nascosto, così come ho lamentato (giustamente, a mio modo di vedere) una certa dose di sfortuna in alcune sconfitte non proprio meritate. Contro il Valencia l'Athletic ha giocato bene per 45 minuti e ha subìto per gli altri 45: in pratica, ha fatto troppo poco per sostenere che il risultato finale rispecchi l'andamento della gara, ma anche abbastanza per smentire chi ne demolisce la prestazione dando gli unici meriti al portiere e alla buona sorte. Nella prima frazione i Leoni, pur creando poco davanti a Guaita, hanno avuto una chiara prevalenza territoriale, abbinandovi una manovra scorrevole e una presenza costante nei pressi dell'area; il pressing ha funzionato e la difesa non ha mai sofferto, segno che se la squadra si muove come un blocco unico anche le tanto vituperate marcature a uomo nella zona, marchio di fabbrica della fase di non possesso bielsiana, possono funzionare (neppure io le ritengo la scelta migliore in assoluto, ma ciò non significa che si debbano criticare a prescindere). Le occasioni migliori sono state bilbaine: un colpo di testa da buona posizione di Aduriz finito fuori, un rigore (non nettissimo, ma a termini di regolamento poteva starci) di Tino Costa sullo stesso Aritz e, soprattutto, la traversa colpita da Ibai direttamente su calcio di punizione. Purtroppo la ripresa è stata di segno opposto, anche se ha portato in dote il gol-partita; il Valencia è rientrato in campo con un altro piglio e ha trovato terreno fertile per affondare sulla destra, dove Feghouli ha fatto impazzire Aurtenetxe, e ha messo alla corde l'Athletic, salvato dalle buone parate di Iraizoz (niente di straordinario, ma rispetto agli standard di quest'anno è oro colato) e in gran parte dalla mira sbilenca degli attaccanti ché. Valverde ha provato a sbloccare la situazione inserendo Soldado per Valdez, ma è stato Bielsa a trovare i cambi giusti con Llorente per Ibai e Muniain per Aurtenetxe (con San José scalato centrale e Laporte a sinistra, mossa che probabilmente rivedremo contro il Getafe): la presenza del riojano ha infatti costretto i centrali valenciani a concentrarsi unicamente su di lui e Aduriz, liberando spazi magistralmente sfruttati proprio da Iker. Il numero 19 prima si è infilato in un buco centrale concludendo però malissimo, quindi ha approfittato di un errore di Mathieu su cross di Iraola per piazzare un gran destro sotto il "sette" alla sinistra di Guaita, realizzando così la prima rete stagionale. Txingurri invece non ha fortuna con i cambi, perché è proprio Soldado a mangiarsi nel finale due occasioni nettissime, una delle quali addirittura clamorosa: incredibile che un bomber di razza come lui abbia spedito sopra la traversa un pallone recapitatogli da Jonas a meno di due metri dalla linea di porta, con Iraizoz ampiamente battuto.
Il fatto è che nel calcio vince chi segna, come ben sa l'Athletic che in questa temporada ha perso fior di punti a causa della scarsa capacità realizzativa (per Marcelo sono 20 tondi tondi), e fortunatamente per noi a farlo sono stati gli zurigorri. Mi ripeto: la prestazione non è stata costantemente ad alti livelli e per quanto visto il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, tuttavia bisogna pur dare qualche merito a una squadra che non incassato reti ed è riuscita a piazzare la zampata giusta proprio nel momento di massima pressione avversaria. Vero che Bielsa è il primo a voler vincere grazie alla qualità della propria proposta di gioco, però non si può derubricare a "furto" ogni risultato non meritato al 100%. Mi sembra che la disonestà intellettuale regni sempre di più nel Botxo e mi piacerebbe andare a rileggere gli articoli dei tempi di Caparros (per non dire di Sarriugarte/Mané o Mendilibar/Clemente) di chi adesso si lamenta ad ogni passaggio sbagliato.

Le pagelle dell'Athletic.

Iraizoz 7: sembra che la sosta ai box (leggi: panchina) abbia fatto bene al navarro, sufficiente a Pamplona nonostante qualche incertezza in uscita e molto positivo contro il Valencia. Dice no a Feghouli, Piatti e Parejo con dei buoni interventi e in generale non trasmette la solita insicurezza al reparto arretrato. Non fa nulla di incredibile, ma di questi tempi anche una prestazione poco più che normale a Bilbao lascia il segno.
Iraola 6,5: buon primo tempo, cala alla distanza ma Piatti è di gran lunga il meno pericoloso tra gli avversari, segno che in fase di contenimento ha fatto il suo dovere. Mezzo voto in più per il cross da cui nasce il gol di Muniain.
Ekiza 6,5: sicuro e tranquillo, alterna interventi puliti ad alcune spazzate senza andare troppo per il sottile, ma ciò che conta è il risultato. Conferma di essere di gran lunga il più affidabile dietro, non a caso quando c'è lui in campo non è raro finire la partita con la porta inviolata.
Laporte 6,5: al fianco di Ekiza è più sciolto e gioca con maggior calma, evitando di ricadere in alcuni errori che lo avevano accompagnato di recente. Con l'uscita di Aurtenetxe viene provato nell'inedito ruolo di terzino sinistro e se la cava bene, dimostrando buona duttilità.
Aurtenetxe 5: voto anche troppo generoso per il laterale di Amorebieta, che dopo un primo tempo discreto affonda in modo palese nella ripresa. Feghouli lo fa letteralmente impazzire, scappandogli più volte e quasi provocando un suo autogol, e dopo 20 minuti di passione Bielsa lo toglie. Non riesce a tornare al livello dell'anno scorso, probabilmente anche lui ha bisogno di schiarirsi le idee in panchina (dal 59' Muniain 7+: hombre del partido. Il suo ingresso non ha un impatto immediatamente felice, ma col passare dei minuti prende coraggio, inizia a sciorinare buone giocate ed è protagonista delle uniche due azioni da gol costruite dall'Athletic nel secondo tempo. Segna la prima rete stagionale con un destro  potente e preciso, speriamo che si sia sbloccato anche psicologicamente e che possa disputare un finale di stagione all'altezza dei suoi enormi mezzi tecnici).
San José 6,5: anche i suoi detrattori daranno atto al Loco di aver trovato la collocazione migliore per il navarro. Troppo lento e poco incisivo da centrale, l'ex Liverpool dà il meglio di sé come mediano, ruolo nel quale dimostra ottimo senso della posizione e piede non disprezzabile. Se la cava anche quando viene arretrato al posto di Laporte, salvando un'occasione importante con un anticipo su Soldado, ma il suo posto negli undici ormai è a centrocampo.
De Marcos 5,5: a livello di forma sembra tornato in buone condizioni, non a caso corre per tutta la partita e dà un grande aiuto ai compagni con i suoi recuperi e con i suoi inserimenti senza palla. Il problema è che non riesce ad essere lucido quando deve decidere la giocata, cosa accentuata dall'assenza di Herrera, il suo partner favorito per il dialogo palla a terra. Generoso ma arruffone.
Iturraspe 6-: con la squalifica di Herrera avanza il proprio raggio d'azione, abbandonando la classica posizione di pivote per prendere in mano le redini del gioco. Anche lui, come molti compagni, gioca una gara dai due volti, con un primo tempo buono e una ripresa dimenticabile. Pressato dai centrocampisti del Valencia, va in confusione e sbaglia molto. Ander è un'altra cosa.
Susaeta 5,5: continua la sua temporada interlocutoria. Gioca sempre ma raramente è incisivo, aldilà di qualche gol anche pesante, e pure contro la squadra di Valverde è più fumo che arrosto. Almeno è attivo nella sua zona di competenza e non rinuncia mai alle sue tipiche azioni in fascia, cosa che lo distingue da altri compagni meno intraprendenti.
Aduriz 5: ha palesemente bisogno di tirare il fiato, e se questo vuol dire ricorrere al separato in caso Llorente o a Toquero non importa. Sta giocando ininterrottamente da agosto e, non avendo più 20 anni, è chiaro che non riesce più a offrire il rendimento pazzesco di qualche settimana fa. Sbaglia un colpo di testa che per lui dovrebbe essere elementare, non aiuta la squadra e viene facilmente tenuto a bada da una coppia di centrali improvvisata come Mathieu-Albelda. Non segna da 7 partite, un dato che parla da solo (dall'87' Toquero s.v.).
Ibai 7: si conferma ancora una volta l'uomo più pericoloso, almeno fino all'ingresso di Muniain, sia con le conclusioni da fuori (bellissima la punizione con cui colpisce la traversa), sia con i cross, specialmente quelli di esterno che spiazzano sempre le difese altrui. Non pensavo che potesse essere più di un dodicesimo uomo da inserire a partita in corso, mi sta smentendo e va benissimo così (dal 76' Llorente 6: gioca con più voglia del solito, come già accaduto a Pamplona, ed è importante perché il suo ingresso impegna i centrali e libera spazi per gli esterni. Contro l'Osasuna ne approfittò Susaeta, stavolta è il turno di Muniain. Non è un caso).

lunedì 4 marzo 2013

26a giornata: Osasuna 0-1 Athletic.


I Leoni festeggiano a fine partita (foto Athletic-club.net).

Osasuna: Andrés Fernández; Marc Bertrán, Arribas, Miguel Flaño, Damiá (84' Puñal); Lolo, Silva; Oier (69' J. Llorente), Armenteros, De las Cuevas (65' Masoud); Kike Sola.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, San José, Laporte, Aurtenetxe; Iturraspe, Herrera, De Marcos (70' Ekiza); Susaeta (90' Toquero), Aduriz (60' Llorente), Ibai Gómez.
Reti: 63' Susaeta.
Arbitro: Fernando Teixeira Vitienes (Comité Cántabro).

Il calcio è uno sport incomprensibile. Puoi giocare bene, molto meglio degli avversario, e perdere beccando gol a ogni loro tiro in porta; oppure puoi giocare in maniera oscena, subendo di tutto e di più per un'ora abbondante, e vincere grazie ad una rete estemporanea e ad un finale discreto. Perché? Nessuno può dirlo, e in fondo è proprio nell'incapacità di svelare il mistero profondo di questo sport che risiede il suo fascino. Prendiamo l'Athletic visto di recente: a Valladolid e a Siviglia (sponda Betis) pareggia pur creando occasioni da rete a iosa; schiaccia l'Atletico in casa e sembra lanciato verso la rincorsa all'Europa, poi gioca contro l'Espanyol e perde 4-0 in casa senza sapere bene come; a Malaga gioca discretamente ma perde 1-0, mentre nel derby basco al San Mamés disputa un gran primo tempo, passa in vantaggio e sembra poter trionfare, però subisce il golletto di Griezmann e crolla, finendo per perdere 3-1. A Pamplona, sfida cruciale visto che la zona retrocessione dista solo tre lunghezze, i Leoni giocano una prima frazione ai limiti del ridicolo e rischiano più volte di andare sotto, ma quando tutto sembra portare al collasso Susaeta segna e il derby numero 2 si tinge di biancorosso. Difficile dare una spiegazione tecnico-tattica a questa serie di risultati pazzeschi, quasi sempre indipendenti da quanto mostrato dalle squadre sul campo; semplicemente, bisogna accettare il gioco del calcio così com'è e rallegrarsi quando la sorte decide di restituire, come sabato, qualcuno dei punti persi immeritatamente per strada.
Bielsa sa di giocarsi il tutto per tutto (in caso di sconfitta l'esonero pare inevitabile) e punta sulla formazione che al momento gli dà maggiori garanzie: San José sostituisce Ekiza, ancora acciaccato, Ibai gioca al posto dello squalificato Muniain e, novità principale, in porta torna Iraizoz. Spendo due parole sull'accantonamento di Raul dopo il disastroso derby con la Real (il gol del 2-1 di Agirretxe è nato da una sua topica colossale): non lo trovo giusto, mi sembra una mossa che equivale a dire a chi fischiava Gorka: "Visto? Anche questo è tutto fuorché affidabile"; è un gettare in pasto al pubblico un ragazzo di 24 anni, chiaramente nervoso per la situazione ambientale bollente, e non serve a rafforzare l'autostima di Iraizoz, che è tornato al suo posto solo per demeriti altrui. Per la prima volta Bielsa mi ha deluso, devo dirlo. Chiusa parentesi. Il primo tempo è la summa di tutti gli obbrobri mostrati a più riprese dall'Athletic in questa stagione: squadra molle, distanze tra i reparti abissali, difesa svagata e, soprattutto, una quantità industriale di errori gratuiti in fase di palleggio che apre all'avversario di turno le porte dell'area di rigore. L'unico motivo per cui gli zurigorri non vanno all'intervallo sotto di almeno due gol è l'imprecisione dei padroni di casa al tiro sommata a qualche intervento discreto di Iraizoz, che comunque nel corso della gara tornerà a palesare le solite, gravissime lacune in uscita alta (fortunatamente indolori, ma solo grazie a qualche colpo di fortuna notevole). In attacco i bilbaini quasi non esistono, e in effetti si vedono solo nel finale con un colpo di testa di Aduriz da buona posizione finito fuori: Aritz è alla sesta partita senza segnare e sembra davvero aver bisogno di rifiatare. Il Loco non cambia nulla durante l'intervallo e il copione della gara resta immutato, con l'Osasuna che pressa alto, occupa benissimo gli spazi e colpisce in contropiede, mentre l'Athletic tiene palla senza costrutto. Dopo una colossale occasione divorata da Armenteros, tuttavia, ecco la chiave di volta del match: Ibai crossa da sinistra con l'esterno del piede destro, un colpo che ha in canna e aveva già mostrato quest'anno, Llorente (entrato per Aduriz) attira su di sé entrambi i centrali e sul palo lungo sbuca indisturbato Susaeta, eccellente nell'insaccare al volo di piatto l'assist del numero 11. Il gol gela il Sadar e rivitalizza i Leoni, che finalmente cominciano ad azzeccare più di un paio di passaggi di fila e costruiscono altre due occasioni notevoli, una con Ibai (tiro centrale dopo un ottimo lavoro di protezione di Llorente, culminato con dribbling alla Iniesta e assist) e l'altra proprio col riojano, che calcia alto da buonissima posizione. Nota di merito per Nando, apparso concentrato e voglioso di giocare come mai si era visto nei mesi scorsi. Nel finale l'Osasuna prova generosamente l'assalto al fortino, ma Bielsa blinda la difesa con l'inserimento di Ekiza e, nonostante un paio di grossi brividi, i suoi riescono a portare a casa la vittoria col minimo scarto.
Sono tre punti che valgono moltissimo quelli conquistati dall'Athletic a Pamplona con la prestazione forse peggiore del 2013; il mister probabilmente non sarà contento del gioco dei suoi, però in certe situazioni conta solo vincere e l'importante è aver ottenuto il successo, peraltro su un campo storicamente ostico e di fronte ad un concorrente diretto per la salvezza. Potrebbe essere questa la famosa "partita della svolta", che invochiamo da mesi e ancora non si è vista? Il prossimo impegno in casa contro il Valencia potrebbe darci qualche risposta in più.