martedì 30 luglio 2013

Il pagellone 2012/2013: gli attaccanti.


Aduriz, re dei bomber biancorossi e miglior attaccante dell'anno.

Aduriz 7+: prima parte di stagione clamorosa, poi il crollo (soprattutto fisico) che lo ha portato a segnare solo 2 gol nelle ultime 17 partite giocate in Liga, contro i 12 siglati nelle prime 19. In ogni caso, senza le sue prestazioni eccellenti nella metà iniziale dell'annata le cose per l'Athletic si sarebbero messe molto peggio, anche se i suoi gol non sono serviti ad avanzare nelle coppe o a raggiungere una posizione in classifica più tranquilla prima del rush finale del campionato. Purtroppo lo scarso utilizzo di Llorente e la sparizione dai radar bielsiani di Toquero alla lunga hanno penalizzato anche lui, perché con un diverso dosaggio delle energie non ci sarebbe stato il calo fisiologico della seconda parte della temporada e i suoi numeri avrebbero potuto persino essere migliori dei 18 gol totali segnati, di cui come detto 14 nella Liga (record personale di Aritz). Il campo ha confermato ciò che già si sapeva di lui: attaccante molto dotato ma che non manca mai di aiutare la squadra (cosa che forse ne limita lo score realizzativo), è un lottatore nato e sa sempre farsi valere in area avversaria, dov'è temuto soprattutto a causa della grande abilità nei colpi di testa. L'arrivo di Kike Sola potrebbe togliergli spazio, giacché Valverde predilige punte in grado di far salire la squadra ma anche di dialogare con i compagni più che i finalizzatori puri, ma ciò non toglie che il suo apporto di gol sarà sempre prezioso per la causa biancorossa.

Ibai 7: vero dodicesimo uomo dell'Athletic, l'esterno di Santutxu ha offerto un rendimento eccellente per tutta la stagione, soprattutto considerando che ha giocato gran parte delle sue partite da subentrato. Classico calciatore in grado di entrare immediatamente in partita, in più di un'occasione è riuscito a cambiare l'inerzia di gare che sembravano già scritte, dando vitalità ad un attacco spesso asfittico grazie al suo gioco elettrico e al movimento continuo. Difetti? Talvolta è un po' precipitoso quando deve decidere come concludere un'azione, ed inoltre non è abbastanza freddo davanti al portiere. Ciò nonostante è riuscito a segnare cinque gol, tra cui spiccano il destro al volo nel derby con la Real Sociedad e il colpo di tacco (!) che ci ha regalato la salvezza in casa del Saragozza. Forse non abbastanza dotato per essere titolare (ha comunque giocato diverse partite dal primo minuto, soprattutto a causa dell'annataccia di Muniain), è una risorsa importantissima a partita in corso, anche per le notevoli capacità come uomo-assist. Un asso nella manica che anche Valverde sarà felice di potersi giocare nelle situazioni più spinose.

Susaeta 6,5: stagione fatta di alti e bassi, ha comunque concluso con 11 gol (7 in Liga e 4 in Europa) ed è anche riuscito a conquistare la nazionale, con la quale ha esordito a novembre, segnando, nell'amichevole Panama-Spagna 1-5. Ormai è evidente che il nostro numero 14 non è quel campione che sembrò poter diventare ai tempi del suo approdo in prima squadra, nel 2007, tuttavia è indubbio che abbia fatto grandi progressi con Bielsa dopo gli anni in chiaroscuro con Caparros, progressi che lo hanno reso una colonna dell'Athletic e un giocatore di sicuro riferimento per i compagni. Aspettarsi nugoli di avversari lasciati col sedere per terra dopo un dribbling o giocate impossibili sulla linea di fondo concluse con assist da dover solo spingere in porta è sbagliato, ma senza dubbio da Markel avremo sempre impegno e prestazioni abbastanza solide (nonostante la tendenza a eclissarsi dal match di tanto in tanto), condite di tanto in tanto da qualche bel gol e, più spesso, da cross invitanti per le punte. La sua dimensione è questa e, a dirla tutta, io me lo tengo stretto.

Llorente 6: non ho intenzioni di spendere ulteriori parole sulla telenovela che ha occupato un anno e mezzo della recente storia biancorossa, per cui mi limiterò a dire che capisco il giocatore, mi sembra comprensibile il suo desiderio di fare un'altra esperienza e critico solo le modalità del suo addio, che poteva essere gestito in ben altra maniera. Ciò premesso, c'è poco altro da aggiungere riguardo alle prestazioni sportive del riojano, che ha risentito oltremodo della mancata titolarità: una cosa del tutto logica per un giocatore della sua struttura fisica, senza contare che Nando non è mai stato un mostro di tenuta mentale. Costretto ad accontentarsi di spezzoni di partita di 20, 30 minuti al massimo, Llorente ha faticato moltissimo a trovare un minimo di condizione; quando lo ha fatto, almeno parzialmente, sono arrivati tre gol fondamentali per la salvezza, contro Deportivo, Maiorca e Saragozza. Sua è stata l'ultima rete dell'Athletic a San Mamés, la vendetta perfetta per un giocatore che è stato tutto l'anno al centro delle critiche feroci della tifoseria. Da parte mia c'è tuttora solo affetto e riconoscenza per un attaccante straordinario, capace di regalarci emozioni fortissime nel suo percorso in maglia zurigorri. Ci mancherà.

Toquero 5,5: difficile dare un giudizio all'annata del vitoriano, utilizzato talmente poco da meritarsi quasi un "non giudicabile". Bielsa infatti non lo ha mai considerato non solo titolare, ma neanche prima riserva per il ruolo di centravanti, dimensione che almeno gli aveva permesso di trovare un po' di spazio al primo anno con l'argentino al timone; Gaizka ha così passato una temporada a intristirsi in panchina, collezionando la miseria di 16 presenze senza gol in Liga (una da titolare, il resto da subentrato e spesso a meno di 5 minuti dal fischio finale) e di 6 presenze con 2 reti nelle coppe. Numeri che ben rappresentano lo scarso apprezzamento del Loco nei confronti del numero 2, provato talvolta in posizione di ala ma con scarsi risultati. Troverà più spazio con Valverde? Io non ci scommetterei, anzi.

Isma Lopez 5: il ritorno del Figliol Prodigo non sempre è coronato da un lieto fine, e purtroppo la temporada del navarro lo ha dimostrato. Ex perla di Lezama persasi per strada, dopo un campionato straordinario al Lugo, in Segunda B, è stato riacquistato dall'Athletic e su di lui si sono concentrate molte aspettative. Ha iniziato alla grande, con una doppietta nel preliminare UEFA allo Slaven Belupo, ma nelle altre occasioni concessegli da Bielsa non ha mai inciso, dando l'impressione (soprattutto in Liga) di non avere una cilindrata adeguata alla categoria. In pratica la sua stagione è durata tre mesi, perché dopo le ultime partite tra novembre e dicembre non ha più visto il campo. Il fatto che società e giocatore si siano da poco accordati per la rescissione del contratto la dice lunga... Isma si è accasato allo Sporting Gijon in Segunda: personalmente trovo che il doppio salto non gli abbia giovato e sono curioso di vedere cosa potrà combinare in seconda serie, anche perché l'Athletic si è riservato una clausola di acquisto al termine della prossima stagione.

Muniain 4,5: sono volutamente duro con Iker, perché criticare chi non ha mezzi adeguati non è corretto, mentre diventa doveroso quando si parla di giocatori in possesso di un bagaglio tecnico che è appannaggio di pochi. La stagione del navarro è stata semplicemente vergognosa, tra prestazioni scadenti in campo e comportamenti non adeguati fuori, ed è passata come un soffio di vento in un pomeriggio estivo, senza lasciare tracce degne di nota; un solo squillo, il bellissimo gol (unico in Liga!) segnato al Valencia, è infatti troppo poco per uno che potrebbe incidere in ogni partita e contro qualsiasi avversario. Senza dubbio Muniain, convocato un anno fa nell'Olimpica al termine di una stagione massacrante, si è presentato al ritiro dello scorso agosto in condizione fisiche pessime, tuttavia non basta questo per spiegare una temporada deludente sotto tutti i punti di vista; forse ha pesato anche la necessità di doversi confermare ad alti livelli dopo le grandi prestazioni al primo anno di Bielsa, però a molti è sembrato che il navarro fosse scarico, sia fisicamente che, soprattutto, mentalmente. Ora è chiamato a dimostrare che si è trattato solo di un incidente di percorso, altrimenti la sensazione di averlo sopravvalutato, che già ha iniziato a serpeggiare tra gli appassionati, potrebbe diventare una tristissima certezza.

Igor Martinez n.g.: solo 6 presenze in totale e un addio a fine stagione con pochi rimpianti da parte della società. Prometteva molto quando arrivò a Bilbao dall'Alaves, forse più dell'altra stella dei vitoriani De Marcos, ma alla prova del campo non ha convinto; a sua parziale giustificazione va detto che un brutto infortunio lo ha fermato proprio quando sembrava poter fare il salto di qualità, ma al momento per lui non c'è spazio e bene ha fatto a cercarsi un'altra sistemazione (il Mirandes in Segunda, ottimo per valutare il suo effettivo potenziale). Personalmente non mi dispiacque al suo primo anno in biancorosso, pur non impressionandomi in modo particolare, tuttavia se non è mai riuscito a ritagliarsi uno spazio importante un motivo ci sarà.

mercoledì 24 luglio 2013

Il pagellone 2012/2013: i centrocampisti.


Ander Herrera esulta dopo il gol al Lione in UEFA.

Ander Herrera 7,5: se non fosse stato per lui, probabilmente la barca sarebbe affondata, o quantomeno avrebbe avuto molte più difficoltà a tirarsi fuori dalle secche della bassissima classifica. Per me è stata la stagione della sua consacrazione definitiva, perché in un contesto assolutamente non facile è stato a lungo il riferimento della squadra, il sostegno al quale aggrapparsi nei momenti bui, la bussola che ha sempre permesso ai compagni di orientarsi in mezzo alla tempesta. Regista avanzato dal tocco vellutato e dalla visione di gioco straordinaria, se saprà aggiungere al suo gioco anche l'inserimento in area e la conclusione potrà ambire ad un posto nel Gotha dei centrocampisti iberici; in effetti a penalizzare il suo voto è stato soprattuto il numero dei gol segnati (1), veramente esiguo per un trequartista, unito ai troppi cartellini rimediati quest'anno (tra cui ben due rossi). Non è chiaro se con Valverde giocherà da supporto all'unica punta o da centrocampista nel doble pivote, ma la sua presenza sarà comunque fondamentale per ottenere una qualità di gioco superiore alla media. Imprescindibile.

De Marcos 6,5: temporada fatta di alti e bassi, con un avvio in sordina e un finale in crescendo, ma senza dubbio positiva soprattutto alla luce del grigiore generale. Per un giocatore come lui, che fa del movimento costante e degli inserimenti in velocità i suoi punti di forza, la condizione fisica è essenziale per rendere al meglio, tuttavia a inizio stagione non era in forma e gli è servito un bel po' di tempo per trovare il top dal punto di vista atletico; nei primi mesi ha dunque arrancato, offrendo un rendimento scadente nonostante la sempre enorme generosità, poi ha iniziato a carburare e nella parte finale del campionato è tornato a offrire prestazioni degne di nota. Tecnicamente non è un fenomeno e in un centrocampo di palleggiatori non sarebbe a suo agio, però è un jolly straordinario, capace anche di giocare in difesa, e ha sviluppato una capacità d'inserimento spiccata, che lo ha portato a segnare ben 6 reti nella Liga (record personale). Valverde presumibilmente lo toglierà dalla zona centrale del campo per utilizzarlo come esterno, offensivo o difensivo a seconda delle esigenze. In ogni caso, è un altro di quegli elementi importantissimi per l'equilibrio della squadra.

Iturraspe 5: altra notevole delusione stagionale, anche lui ha fatto un bel passo indietro rispetto all'anno scorso. Impossibile dire se anche il mediano bizkaino abbia sofferto a causa delle scorie della temporada precedente o se abbia avuto altri problemi (l'anno della conferma è quasi sempre complicato per i giovani), di certo c'è che le sue prestazioni raramente sono state memorabili. Non ha fatto disastri però non ha neppure mai brillato, attestandosi su uno standard di mediocrità non in linea con il suo potenziale; non a caso Bielsa è arrivato a preferirgli Gurpegi e addirittura San José, che ha peraltro risposto con prestazioni di molto più incisive. Abulico e spaesato, ha inciso poco (per tacere degli zero gol realizzati) e raramente si è messo in luce, tanto che spesso, a fine partita, ci si è domandati se avesse giocato o meno. Quest'anno da lui ci aspettiamo ben altro piglio.

Iñigo Perez, Moran, Ruiz de Galarreta n.g.: Moran è stato solo una comparsa, Iñigo Perez e Ruiz de Galarreta sono stati invece fermati da due brutti infortuni a inizio stagione (un peccato, erano partiti molto bene). Il loro destino è incerto: se Ruiz de Galarreta sembra potersi ritagliare uno spazio in prima squadra, gli altri due (in particolare Moran) dovranno convincere Valverde nel precampionato; vedremo quali saranno le decisioni di Txingurri, ma è probabile che il giovane Erik venga ceduto in prestito, mentre Iñigo potrebbe partire (soprattutto se le voci di questi giorni su Mikel Rico dovessero concretizzarsi).

mercoledì 17 luglio 2013

Il pagellone 2012/2013: i difensori.


Laporte il giorno dell'esordio in prima squadra sul campo dell'Hapoel Kiryat Shmona (foto Uefa.com).

Laporte 7: perfino nelle annate peggiori è possibile trovare qualche aspetto positivo, e non c'è alcun dubbio che una delle note più liete della passata temporada biancorossa sia stata l'improvvisa comparsa sulla scena di Aymeric Laporte. Un 18enne francese, noto soltanto agli appassionati di cantera, che si è trovato catapultato a sorpresa in prima squadra e ha risposto con una serie di prestazioni incredibili per qualità e personalità. Ecco, è proprio la personalità il punto di forza del giovanissimo di Agen: fin dalla prima partita lo abbiamo visto giocare a testa alta e senza paura, partire palla al piede in percussioni di 40 metri e addirittura rimproverare compagni di 10 anni più vecchi per un passaggio sbagliato! Insomma, il ragazzo ha la stoffa del leader assoluto e il suo modo di stare in campo lo dimostra chiaramente. Certo, non è ancora del tutto maturo per la Primera e certi errori sono lì a testimoniarlo: fin troppo sicuro in fase di possesso, ha perso diversi palloni in transizione e ha manifestato una certa tendenza a commettere fallo, che non a caso lo ha portato a rimediare 2 rossi e 7 gialli in 17 presenze totali; difetti veniali, in ogni caso, e comunque niente che con un po' d'esperienza non si possa limare. Peccato per l'infortunio che ha privato l'Athletic del suo contributo negli ultimi due mesi, ma la certezza di aver trovato un prospetto di grandissimo centrale resta.

Iraola 6,5: il suo soprannome è "Mister Regolarità" e anche quest'anno ha offerto un rendimento positivo e costante, pur se privo dei picchi qualitativi della prima stagione con Bielsa in panchina. Titolare inamovibile, ha saltato solo 3 partite e ha mostrato una condizione fisica migliore di quella di molti altri compagni, nonostante abbia ormai compiuto 31 anni; sicuramente è stato meno protagonista in fase offensiva, però senza di lui dietro avremmo faticato ancora di più. Mi capita talvolta di leggere qua e là commenti vagamente acidi nei suoi confronti, critiche velate che si focalizzano sulla sua presunta "invisibilità" nel corso dei 90 minuti, ma secondo me chi scrive certe cose non capisce molto di calcio. Iraola dà equilibrio, è sempre al posto giusto e dimostra in continuazione un'intelligenza tattica e una capacità di capire il gioco degne più di un centrocampista centrale che di un terzino; di elementi come lui ne servirebbero almeno altri due o tre, con buona pace di chi giudica un giocatore solo dal numero di volte in cui si rende protagonista di un'azione eclatante. Prezioso.

Ekiza 6,5: ecco un altro giocatore che, pur essendo poco appariscente, risulta tremendamente efficace quando gioca. Nelle poche partite che l'Athletic ha concluso con la porta inviolata lui era in campo: solo un caso? Io credo di no. Centrale rapido, tanto bravo in marcatura e nei recuperi quanto poco a suo agio col pallone tra i piedi, è un difensore vecchio stampo che non concede nulla allo spettacolo, riuscendo però a rimanere sempre molto concentrato e risultando perciò utile in ogni occasione; è insomma un elemento affidabilissimo, non un fenomeno ma un giocatore che trae la propria forza dalla consapevolezza dei propri limiti. Con l'uscita di scena di Amorebieta si candida al ruolo di titolare fisso per la stagione che sta per iniziare, anche in virtù dell'estrema correttezza e della pulizia negli interventi che lo portano a ricevere pochissimi cartellini nel corso del campionato (quest'anno solo 3 in 24 presenze in Liga).

San José 6,5: fino all'ultimo sono stato indeciso se inserirlo tra i difensori o tra i centrocampisti, visto che le migliori prestazioni stagionali le ha fornite nel ruolo di mediano. Alla fine ho scelto la prima soluzione, visto che la maggior parte delle volte l'ex Liverpool ha giocato da centrale al fianco di Gurpegi o Ekiza, ma dal punto di vista del rendimento non ci sarebbe stato neppure da scegliere. È veramente difficile capire per quale motivo il navarro non riesca a dare il meglio di sé quando viene schierato in difesa, in quanto possiede mezzi fisici e tecnici del tutto adeguati; il problema risiede probabilmente nell'approccio mentale, troppo "morbido" per uno che deve duellare con gli attaccanti avversari, e in una generale mancanza di concentrazione che lo porta a commettere errori gratuiti ed evitabili. Poco efficace nell'uno contro uno e dotato di una scarsa propensione alla lotta, "Sanjo" risulta invece molto efficace quando può agire da schermo a protezione della linea arretrata: grazie alla discreta pulizia tecnica è infatti un buon distributore di palloni, e al contempo il senso della posizione da difensore lo rende perfetto per coprire i compagni quando gli avversari attaccano. Con il nuovo tecnico non è chiaro in che ruolo verrà utilizzato, ma per quanto visto nelle ultime due stagioni io lo preferisco senza dubbio in mediana.

Ramalho 6+: nonostante abbia sommato poche presenze (6 in totale) con la maglia della prima squadra, il giovane di Barakaldo ha indubbiamente trasmesso sensazioni positive agli osservatori, sia dal punto di vista del rendimento generale che da quello, più importante per un ventenne, della maturazione come calciatore. Schierato ormai stabilmente sulla fascia destra, grazie agli impressionanti mezzi fisici è riuscito a tenere botta anche contro avversari di rango (su tutti il Real Madrid), e pur dovendo competere con un mostro sacro come Iraola è comunque riuscito a ritagliarsi uno spazio non trascurabile. I miglioramenti tecnico-tattici sono risultati evidentissimi quando, sul finale di stagione, è tornato nel Bilbao Athletic per aiutare i cachorros alle prese con i playoff valevoli per la promozione: è infatti risultato quasi sempre tra i migliori in campo e ha mostrato chiaramente di essere sprecato in un contesto come quello della Segunda B. Spero che trovi gradualmente più spazio con Valverde, di certo la fascia destra sembra aver trovato il giusto ricambio per gli anni a venire.

Gurpegi 6: encomiabile per il carattere e l'atteggiamento in campo, sempre all'altezza della fascia che porta al braccio, a parer mio è stato meno incisivo del passato in termini di prestazioni e rendimento globale. Gli anni passano, gli acciacchi e i due anni di inattività forzata si fanno sentire e anche il fatto di aver giocato quasi tutta la stagione al centro della difesa non l'ha aiutato, visto che stiamo parlando di un mediano purissimo; ciò nonostante non ha mai mollato di un centimetro e, ancora una volta, è riuscito a condurre i suoi compagni alla meta. Non ho ben capito l'insistenza di Bielsa nel proporlo come difensore, visto che non ha nel suo bagaglio tecnico la capacità d'impostare richiesta dal tecnico argentino al centrale deputato all'avvio dell'azione; Carlos è stato comunque encomiabile per abnegazione e capacità di adattamento, due qualità che lo rendono di fatto uno dei giganti della plantilla. È probabile che Txingurri tornerà ad utilizzarlo nella sua posizione preferita, in ogni caso sappiamo che lui per questa maglia darà sempre il 110%.

Aurtenetxe 5: delusione tra le più cocenti della stagione, Jon ha fatto un passo indietro sensibile rispetto all'ottima annata 2011/2012. La sua temporada è iniziata subito male, visto che un infortunio gli ha fatto perdere le prime sei giornate di Liga; una volta rientrato in squadra, tuttavia, ha offerto un rendimento ben al di sotto delle aspettative, giocando partite dimenticabili e condite da errori in fase difensiva non da lui. Bielsa a metà campionato lo ha messo in panchina, schierando al suo posto De Marcos e perfino Laporte, e va detto che il mesetto passato lontano dal campo è servito quantomeno a schiarirgli le idee. Quando è stato riproposto titolare a causa di infortuni e squalifiche, infatti, ha giocato le migliori partite della stagione, tornando a tratti il laterale difficile da superare e positivo in fase di spinta del primo anno del Loco. L'arrivo di Balenziaga non è una buona notizia per lui, vedremo chi dei due riuscirà a spuntarla per la corsa al posto di terzino sinistro titolare.

Castillo 5: dopo un'annata in bianco a causa di un brutto infortunio, questa era l'ultima occasione per conquistarsi quello spazio mai concessogli da quando arrivò a Bilbao quattro anni fa. Purtroppo per lui tutto si è risolto nell'ennesimo buco nell'acqua, metafora perfetta di un'avventura in maglia biancorossa che definire negativa è poco. Bielsa qualche occasione a inizio campionato gliel'ha concessa, ma Xabi non è stato in grado di coglierla e nel giro di un paio di partite è tornato speditamente nel dimenticatoio. Terzino discreto in fase di spinta ma totalmente inadeguato dal punto di vista difensivo, saluta l'Athletic senza aver lasciato alcuna traccia del proprio passaggio. Ripartirà dalla Segunda con il Las Palmas.

Amorebieta 4: voto bassissimo sia per le prestazioni, francamente negative, sia per il modo orribile con cui ha gestito il suo addio all'Athletic. Non discuto la scelta di lasciare la squadra, senza dubbio legittima, tuttavia credo che la forma sia importante e che un calciatore biancorosso dovrebbe mostrare più rispetto per il club che lo ha cresciuto e per i tifosi che lo hanno sempre appoggiato; andarsene così, rifiutando il rinnovo e sparendo dai radar per mesi, è stato davvero un brutto gesto da parte del basco-venezuelano. In campo Amorebieta è sembrato fin da inizio stagione svagato e con la testa altrove; Bielsa lo ha tollerato per un po', quindi lo ha giubilato dopo la performance oscena offerta nel ritorno di Coppa del Re con l'Eibar, quando un rigore assurdo da lui provocato ha portato all'eliminazione dei Leoni. Lo salutiamo nel modo peggiore dopo ben otto anni di prima squadra; perdiamo un difensore buono, non eccezionale, dotato di grandi mezzi (soprattutto atletici) ma frenato da una testa non all'altezza, che gli ha impedito di fare una carriera di ben altro spessore. Non credo che ci mancherà.

mercoledì 10 luglio 2013

Il pagellone 2012/2013: i portieri.


Iraizoz in ginocchio, immagine perfetta per rappresentare la sua stagione (foto Diariodenavarra.es).

Iraizoz 4: annus horribilis per il numero 1 navarro, già in declino almeno da un paio di stagioni ma mai così in basso, a livello di prestazioni, da quando indossa la maglia dell'Athletic. Insicuro in uscita e da incubo sulle palle alte (ogni cross e ogni calcio d'angolo era una potenziale fonte di pericolo), due fondamentali che non sono mai stati i suoi cavalli di battaglia, quest'anno si è "distinto" anche per alcune papere tra i pali che finora ci aveva risparmiato, e che di fatto lo hanno reso un portiere di ben scarsa affidabilità. Lo stesso Bielsa, che lo aveva sempre ritenuto titolare inamovibile, è arrivato a metterlo in panchina per scelta tecnica, e solo la bruttissima prestazione di Raul nel derby casalingo con la Real Sociedad gli ha permesso di recuperare il posto perduto. Iraizoz mi pare ormai avviato lungo il viale del tramonto, in quanto non sembra essere uno di quei portieri che migliorano con l'età, alla Zoff per fare un esempio nostrano. Personalmente ritengo che la costruzione di una difesa più forte e sicura passi giocoforza dal suo accantonamento, e in tal senso nutro molte speranze in Iago Herrerin, reduce da un gran campionato col Numancia in Segunda e che godeva di grande credito ai tempi delle giovanili e del Bilbao Athletic.

Raul 4: inutile sparare sulla croce rossa, la sua partitaccia contro la Real Sociedad la ricordano tutti e aggiungere altri commenti sarebbe ingiusto. E pensare che il 25enne di Bilbao in precedenza aveva ben figurato nelle sue apparizioni in UEFA, in Copa del Rey (era stato uno dei pochi a salvarsi nella disastrosa eliminatoria con l'Eibar) e anche in Liga col Malaga (Iraizoz era squalificato), tanto da meritarsi una chance a causa del rendimento pessimo di Gorka. Buona la prima, nel ritorno con lo stesso Malaga, disastrosa la seconda. Bielsa ha deciso così di ripristinare le vecchie gerarchie, dimostrando forse scarso coraggio (ma evidentemente non era convinto del tutto del suo numero 13) e dando una mazzata terribile al giovane portiere. Raul non è un fenomeno, tuttavia nelle sue rare apparizioni mi è sempre sembrato un estremo difensore di buona qualità, probabilmente frenato da un carattere un po' fragile; di certo al momento decisivo non ha retto la pressione e non è riuscito ad imporsi come nuovo portiere titolare, al contrario di quanto fece, per dire, l'allora diciassettenne Buffon al Parma. Si è bruciato per sempre a Bilbao? Probabile, e le voci che al momento lo vorrebbero cedibile in prestito non sono confortanti. In ogni caso, un peccato che sia andata così.

Edit 11/07: è stato ufficializzato nella serata di ieri il passaggio di Raul in prestito al Numancia, in Segunda. Zorte on!

martedì 9 luglio 2013

Inizio ufficiale della stagione 2013/2014.


(Foto Athletic-club.net).

Con la fotografia di rito e il primo allenamento a Lezama si è aperta oggi la nuova temporada dell'Athletic. Tutti presenti tranne Muniain, giustificato perché ancora in vacanza per qualche giorno, e come si vede dalla foto in apertura la rosa è, al momento, fin troppo ampia. Il mercato ha infatti portato ben cinque facce nuove (Iago Herrerin, Beñat, Balenziaga, Etxeita e Kike Sola), a cui si aggiungono i tre innesti del Bilbao Athletic (Albizua, Moran e Saborit) che svolgeranno la preparazione con la prima squadra, in attesa che Valverde decida del loro futuro; non serve Sherlock Holmes per dedurre che la primera plantilla sia alquanto sovraffollata, ragion per cui nei prossimi giorni si parlerà soprattutto di mercato in uscita. In tal senso, bisogna registrare l'addio definitivo di Iban Zubiaurre, che ricorderemo negli anni come l'acquisto più assurdo nella storia del club: vicende giudiziarie a parte, è incredibile che un ragazzo promettente come lui sia passato dalle luci della ribalta al dimenticatoio assoluto, senza riuscire a tornare a livelli decenti dopo la squalifica comminatagli per aver firmato per l'Athletic pur essendo ancora vincolato con la Real Sociedad. Agur Iban, e in bocca al lupo per tutto!
Tornando ai Leoni, ci sono diversi giocatori che hanno richieste dalla Segunda (dove, lo ricordo, sono tornate due importanti società basche come Alaves ed Eibar), in particolar modo il portiere Raul, Saborit, Moran e Isma Lopez, e il club dovrebbe mandarli in prestito per evitare di lasciarli ai margini per un'intera stagione. Più delicata la situazione di Ruiz de Galarreta: "perla" della cantera, ha saltato per infortunio praticamente tutto lo scorso campionato ma ha comunque moltissimi estimatori, soprattutto nella categoria de plata, però a molti sembra un peccato privarsi di un giocatore dotato di così tanta classe da poter incidere anche quest'anno con la zurigorri. C'è poi il caso-Toquero, chiuso dall'arrivo di Kike Sola e per il quale si prospetta un'altra annata da comprimario assoluto: su Gaizka sembrava esserci l'interessamento del Celta (che ha poi smentito tutto), ma in ogni caso è chiaro che il giocatore non vorrebbe passare altri mesi tra panchina e tribuna. Insomma, ci sono diverse situazioni in divenire (anche quella di Iñigo Perez non è chiarissima) che vanno valutate nei prossimi giorni, visto che, come detto più volte, i dorsales disponibili sono solo 25 e partire per il ritiro in 30 sarebbe un'operazione inutile se non controproducente. Intanto vi annuncio che da domani si parte col pagellone della stagione 2012/2013, non mancate!

lunedì 1 luglio 2013

Addio, San Mamés.


Foto Athletic-club.net (piccola, così fa meno male... forse).

Ha il nome di un vento dei Mari del Sud. Quando lo senti per la prima volta, ti evoca il calore della brezza che soffia su isole lontane immerse in un mare cristallino, ma non potresti essere più lontano dalla verità. El Aliento de San Mamés. Non è un vento, ma ne possiede alcune caratteristiche: quando si alza soffia forte, non si può fermare ed è amato dagli amici e temuto dai nemici. È il respiro del San Mamés, la Catedral del Futbol, lo stadio dell’Athletic Club di Bilbao così chiamato perché è l’impianto calcistico più antico della penisola iberica. Fra qualche settimana, però, l’ultima frase andrà declinata al passato. Il San Mamés chiude i battenti, e se è vero che la nuova casa del club biancorosso è già quasi pronta, qualche decina di metri a fianco della Catedral, altrettanto certo è che il vecchio stadio ci mancherà terribilmente. Mancherà a chi dell’Atheltic Club è tifoso da anni, come noi che scriviamo, e mancherà a tutti gli amanti del calcio romantico, antimoderno e rivoluzionario che a Bilbao sanno di poter sempre trovare un approdo sicuro. In cuor nostro, tuttavia, crediamo che il San Mamés mancherà a molte più persone: a chi crede che gli stadi siano come i vestiti, da cambiare quando diventano troppo stretti; a chi ama lo stadio-centro commerciale, dove è più importante mangiare un tramezzino ai gamberetti che tifare (Sir Alex, quanto avevi ragione…); e a chi ignora perfino dove sia il San Mamés, chiama l’Athletic Club “l’Atletico” o “il Bilbao” e crede che leggere di sport sia comprare la Gazzetta o Tuttosport. Ecco, loro sono quelli che più ci fanno compassione. Non tanto perché trovano la bomba sull’ultimo attaccante della strisciata di turno più interessante di un’analisi tattica del gioco del Borussia Dortmund, di una compilation dei gol di Matt LeTissier o del video della rissa tra Athletic e Barcellona in una vecchia Coppa del Re degli anni ’80, ma perché non hanno conosciuto la magia di San Mamés e ormai non potranno più conoscerla. Vi compiangiamo, sventurati, noi che quella magia l’abbiamo vissuta. Noi che abbiamo sentito l’Aliento de San Mamés, il Respiro della Cattedrale, ché la Cattedrale è viva, respira, s’incazza, bestemmia ed esulta, e i tifosi sono solo l’espressione ultima dei suoi sentimenti. Noi che abbiamo urlato, pianto e gioito su quegli spalti e con loro, da lontano, mentre lo stomaco si torceva per il desiderio impossibile di voler essere lì, in piedi, a soffrire col vecchio San Mamés. Noi che abbiamo festeggiato una salvezza nel 2007 come voi festeggiate le Coppe del Mondo.  Noi che abbiamo passeggiato per le kaleak ai lati dello stadio, abbiamo visitato il Museo come si visita una chiesa, abbiamo fatto una foto vicino al busto di Pichichi, abbiamo comprato una maglietta (rigorosamente senza sponsor, quando ancora si poteva) al negozio dello stadio, abbiamo salito le scalinate dopo aver mangiato un bocadillo e bevuto l’ennesima caña e a un certo punto, senza preavviso, abbiamo visto il campo illuminato dai riflettori, e ci è sembrato di non aver mai visto un vero prato prima di allora. Noi che sentiamo i brividi lungo la schiena rivedendo i vecchi video degli anni ’70, quando la Catedral aveva la rete protettiva tra spalti e campo e i tifosi si arrampicavano in cima con una torcia in una mano e un’ikurriña nell’altra dopo ogni gol. Noi che ci commuoviamo come bambini quando troviamo sul Tubo un filmato di tre minuti di una vecchia partita dove eravamo là, e ancora sentiamo sulla pelle il respiro dello stadio e nelle ossa il terremoto provocato dagli hintxak che saltano.
Il San Mamés chiude i battenti, ma in un momento così triste non riusciamo ad essere totalmente sconfortati. Perché noi, a differenza di altri, siamo stati parte della Catedral del Futbol. Potranno abbattere il vecchio San Mamés, ma questo nessuno potrà mai togliercelo.

PS In tema di addii, ecco il messaggio scritto ieri da Bielsa per salutare la tifoseria dell'Athletic. La traduzione non serve, per comprendere lo spessore dell'uomo basta il testo originale.

"A la hinchada del Athletic:

Después de dos años, es el momento de despedirme y expresar mi agradecimiento por todo lo que he recibido durante este periodo en Bilbao. Me siento orgulloso de haber pertenecido al Athletic y honrado por obtener en su día la oportunidad de dirigir al primer equipo. El fútbol, que tantas veces tiene un lado mágico, me premió con la posibilidad de vivir dos campañas inolvidables, que en mi caso han significado una formidable experiencia humana y profesional.

Esta intensa etapa ha trascendido lo futbolístico. Aprendí que Bizkaia se expresa a través del Athletic. La afición se emociona con el fútbol de una manera singular. Creo que he comprendido los sentimientos, valores y principios que sostienen al Athletic.

He recibido mensajes en las ultimas semanas. En estas circunstancias, quiero agradecer a todas las personas que me enviaron obsequios y cartas de despedida. No encuentro la forma de devolver ese afecto.

Finalmente quiero recordar con cariño a los niños de Bizkaia, porque con su ingenuidad transmiten de forma natural lo que significa el sentimiento por el Athletic y garantizan que el vínculo seguirá siendo masivo, duradero e indestructible.

Le deseo suerte al equipo y los mayores éxitos en el recorrido que viene.

Marcelo Alberto Bielsa"