lunedì 1 dicembre 2014

DEP Jimmy.


Oggi niente cronaca. Dopo quanto successo ieri a Madrid, parlare di calcio (nonostante la vittoria a Getafe) non ha senso, almeno per me.
16 anni dopo il brutale assassinio di Aitor Zabaleta, un pacifico tifoso della Real Sociedad pugnalato al cuore nei pressi del Vicente Calderón nel 1998, il Frente Atlético ieri è tornato ad uccidere. La vittima è Francisco José Romero Taboada "Jimmy", gallego e membro dei Los Suaves, frangia dei Riazor Blues del Deportivo la Coruña. Un membro di un altro dei popoli odiati dai neofranchisti e un esponente di un gruppo di sinistra: il nemico perfetto. Dopo essere stato colpito alla testa, è stato gettato nel Manzanarre gelato ed è morto per un arresto cardiorespiratorio. Aveva due figli, uno dei quali di 4 anni.
Lascio ai giornalai e ai vari pennivendoli le cronache degli scontri (concordati via Whatsapp, a quanto si dice), le speculazioni sui partecipanti (i Bukaneros del Rayo hanno negato ogni coinvolgimento, ad esempio) e le dotte riflessioni su un fatto del tutto evidente, ovvero che il calcio funziona da valvola di sfogo per tensioni sociali ormai oltre il livello di guardia. Nonostante la morte di Jimmy, nessun editorialista si sentirà di fare un passo indietro. Lo faremo noi tifosi decerebrati anche per loro. Di seguito, il comunicato della Peña Leones Italianos. Non ho altro da aggiungere.

La Peña Leones Italianos condanna la vile esecuzione, perché di questo si tratta, di stampo fascista perpetrata dal Frente Atlético, un gruppo che tuttora imperversa nel calcio spagnolo nonostante la chiara ideologia neonazista e gli atti gravissimi di cui si è reso responsabile nel tempo. Desideriamo inoltre porgere le nostre più sincere condoglianze alla famiglia e agli amici di Jimmy e a tutta la tifoseria del Depor in questi giorni di lutto. Il nostro profondo disprezzo va invece alla LFP e alla RFEF, che hanno lasciato tranquillamente proseguire lo spettacolo mentre una persona moriva. Il calcio moderno vorrebbe che ci trasformassimo tutti in automi, seduti in poltrona e pronti ad applaudire a comando: noi non siamo e non saremo mai così. Il vostro calcio-business non ci avrà mai complici. DEP Jimmy.

martedì 25 novembre 2014

12a giornata: Athletic 3-1 Espanyol.


Il calcio, si sa, non è una formula esatta, ma alla luce degli ultimi risultati dell'Athletic non posso non usare un'espressione tipica dei teoremi matematici: c.v.d., come volevasi dimostrare. Una volta smaltite le fatiche del preliminare, intese come carichi di lavoro specifici totalmente diversi rispetto al recente passato, i giocatori di Valverde hanno infatti ripreso a correre e a vincere, tirandosi fuori dalle zone più pericolose della classifica nel giro di un mese. Sarebbe facile, adesso, mettere alla berlina chi invocava l'esonero di Txingurri o proponeva roghi di piazza per alcuni singoli (un esempio su tutti quello di Etxeita, crocifisso dopo un errore col Porto e ora tra i più in forma), ma l'importante è solo e soltanto che i Leoni si siano ripresi; i tifosi da tastiera, quelli che a chiacchiere vincerebbero Liga e Champion's ogni anno, sinceramente lasciano il tempo che trovano.
Contro l'Espanyol, che si presentava al San Mamés forte di una striscia di 7 partite senza sconfitte contro l'Athletic (i pericos sono stati i primi a violare il nuovo stadio in campionato, lo scorso 16 febbraio), gli zurigorri hanno disputato una partita quasi perfetta. Dopo una prima mezz'ora di studio, con una buona occasione per l'Espanyol in contropiede e poco altro, il gol di un Aduriz sempre più imprescindibile ha indirizzato la partita sui binari dei padroni di casa, splendidi nel gestire al meglio la restante ora di gioco come raramente avevano fatto negli incontri precedenti. Buona circolazione di palla (Iturraspe finalmente è stato all'altezza), pressing a folate ma intelligente, freddezza e lucidità nella trequarti avversaria: questi gli elementi di una vittoria meritata e mai in discussione, specie dopo il bellissimo 2-0 di Viguera. Finalmente Borja ha mostrato sprazzi convincenti di quel talento che gli ha permesso di diventare, la scorsa stagione, capocannoniere e miglior giocatore della Segunda Division; la sua rete, un intelligente tocco d'esterno ad anticipare il portiere, è stata un capolavoro di rapacità e senso del gol, un segnale incoraggiante per il prosieguo della temporada (anche perché Aduriz fin qui è stato commovente, ma non possiamo chiedergli di tirare la carretta da solo fino a giugno). Nella ripresa il copione non è cambiato, anche se l'Espanyol ha fatto qualcosina in più nella seconda parte della frazione, con un tiro fuori di pochissimo di Stuani e un palo colpito da Salva Sevilla. L'Athletic, tuttavia, non è mai andato veramente in sofferenza, anche grazie alla prestazione di alto livello della coppia centrale Laporte-Etxeita, sempre più affiatata e precisa negli interventi. L'eurogol di Iturraspe, un destro da 25 metri di rara precisione, ha dato il via in anticipo ai titoli di coda, peraltro non interrotti dal 3-1 buono solo per l'onore (e per interrompere l'imbattibilità di Iraizoz, che durava da 372 minuti) di Victor Sanchez.
La marcia di avvicinamento ai livelli di gioco di qualche mese fa procede a buon ritmo. Muniain, Iturraspe, Mikel Rico e Laporte stanno iniziando a carburare, peccato solo che la qualificazione in Champion's sia compromessa. C'è però da ottenere la prima vittoria nel girone e da guadagnarsi il passaggio in Europa League: prossima fermata L'viv, avversario lo Shakhtar.

I più e i meno: merita un'ovazione Aritz Aduriz, senza il quale l'Athletic sarebbe perduto. Anche venerdì sera ha influito come nessun altro sul risultato, segnando un gol e inventando dal nulla l'azione (coronata da un assist sontuoso) che ha portato al raddoppio. E poi le palle difese, le sponde di testa, i corpo a corpo coi difensori avversari... andrebbe clonato, altroché. Bravo anche Borja Viguera, che ha realizzato il primo gol ufficiale in biancorosso e da lì in avanti è andato in crescendo, mostrando qualità non banali. Merita la continuità di cui ha bisogno. Muniain finalmente è stato incisivo, Mikel Rico sta salendo di livello e Iturraspe (gran gol a parte) è sulla via del pieno recupero. La coppia centrale Etxeita-Laporte ha confermato di essere in grandissimo spolvero.
Nessuna insufficienza piena, anche se Susaeta pure con l'Espanyol non ha brillato particolarmente. Un po' sottotono, Markel, in linea con una prima parte di stagione non all'altezza dei suoi mezzi. E se altri giocatori venerdì hanno dato segni di ripresa, l'ala di Eibar (corner-assist per Aduriz a parte) non ha battuto colpi particolari. Sarà per la prossima...

Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Etxeita, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico; Susaeta (68' Beñat), Viguera, Muniain (88' Unai López); Aduriz (81' San José).
RCD Espanyol: Casilla; Javi López (68' Arbilla), Colotto, Álvaro, Fuentes; Cañas, Víctor Sánchez; Lucas (55' Caicedo), Abraham (55' Salva Sevilla), Stuani; Sergio García.
Arbitro: Melero López (Andalucía).
Reti: 29' Aduriz, 43' Viguera, 77' Iturraspe, 84' Víctor Sánchez.

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 10 novembre 2014

11a giornata: Valencia 0-0 Athletic.


Buon pareggio dell'Athletic in uno degli stadi più "stregati" della Liga, quel Mestalla dove i Leoni hanno vinto solo una volta negli ultimi 27 anni. Ed è un pareggio che vale più del semplice punto ottenuto: gli uomini di Nuno Espirito Santo avevano infatti sempre vinto in casa, mentre il rendimento di quelli di Valverde in trasferta è stato finora piuttosto deficitario (1 vittoria, 4 sconfitte e il pareggio di ieri). Txingurri si è presentato inoltre con molte assenze e una formazione inedita (e con due giovanissimi) nelle posizioni offensive, con Guillermo a sinistra, Unai Lopez al centro e De Marcos a destra dietro a Borja Viguera.
Date le premesse chiunque avrebbe firmato per il punto, ma ancor più importante è, a parer mio, la ritrovata solidità difensiva. Nelle ultime tre partite di campionato, l'Athletic non ha incassato reti nonostante abbia giocato contro il terzo (Valencia) e il quinto (Sevilla) miglior attacco; dato importantissimo vista la difficoltà dei biancorossi nell'andare a rete, specie quando Aduriz non è in campo. Anche ieri la coppia formata da Laporte ed Etxeita è stata quasi perfetta, tolto un errore di Xabi su Piatti al quale ha rimediato un Iraizoz molto attento; a sinistra Balenziaga cresce, e se Iraola a destra è in buone condizioni continua ad essere un cliente difficile per tutti sulla sua fascia di competenza. Intendiamoci, l'Athletic attuale non è neppure cugino di secondo grado di quello dello scorso anno, ma è giusto che non lo sia: la squadra aveva bisogno di ritrovare fiducia e l'unico modo per farlo, come dichiarato più volte da Valverde, era smettere di subire gol con la facilità dei primi tre mesi della temporada. L'operazione sta riuscendo: gli zurigorri si sono compattati, hanno smesso di regalare palloni agli avversari e hanno ricominciato a giocare con grinta e a pressare gli avversari con buona continuità. Le trame della scorsa stagione per il momento non si vedono, però il gioco semplice e lineare proposto ora da Iturraspe e soci sta portando quei risultati che finora non erano arrivati. Chiaramente la fase offensiva ne risente (non è certo colpa di Viguera se davanti arrivano palloni col contagocce...), tuttavia tenere in equilibrio il match è importante perché permette di poter sfruttare anche la minima occasione: ieri tale occasione è capitata a 10' dalla fine ad Etxeita in mischia, e se Diego Alves non avesse parato di faccia (!) ora staremmo commentando una vittoria clamorosa al Mestalla.
La nuova sosta per le nazionali arriva al momento giusto: i ragazzi potranno ricaricare ulteriormente le pile per dare l'assalto all'Europa League e portarsi nelle zone più nobili della classifica, sfruttando un calendario liguero che adesso si farà più semplice (Real Madrid, Barça, Valencia, Sevilla, Malaga e Celta, ovvero sei delle prime sette, sono già state affrontate). Sull'avventura in Champion's, che per motivi di tempo non ho potuto seguire al meglio, scriverò un post riassuntivo durante la pausa.

Valencia CF: Diego Alves; Barragán, Mustafi, Otamendi, Gayá; Javi Fuego, Tavares; Feghouli (80' Carles Gil), Rodrigo, Piatti (68' Negredo); Alcácer.
Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Etxeita, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico; De Marcos, Unai López (51' Ibai), Guillermo (39' Beñat); Viguera (77' Kike Sola).
Arbitro: Del Cerro Grande (Madrid).

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 3 novembre 2014

10a giornata: Athletic 1-0 Sevilla.


L'Athletic che risorge dopo un periodo estremamente buio, capace di ricordare a molti le sofferenze del "biennio nero" 2005/2007, ha la faccia pulita e piena di gioiosa stupefazione di Xabi Etxeita. Il centrale di Zornotza, dopo una stagione vissuta ai margini, è riuscito finalmente a ritagliarsi un ruolo da protagonista: gol vittoria una settimana fa ad Almeria, prestazione clamorosa ieri contro il Siviglia e sei punti in due partite che portano soprattutto la sua firma. Fatto strano per un centrale, ma se il ritorno della squadra su buoni livelli dipende innanzi tutto dal miglioramento della fase difensiva (parole di Valverde), è giusto che questa mini-serie positiva abbia trovato un testimonial come Etxeita. Ieri il numero 16 non ha sbagliato nulla: ottimo in marcatura su un cliente difficile come Bacca, ha strappato applausi a scena aperte con almeno tre chiusure eccezionali, dal valore né più né meno di un gol segnato; un piacere aver ritrovato il centrale che fu grandissimo protagonista della promozione dell'Elche di due anni fa, la cui sicurezza ha finito per contagiare in maniera più che positiva lo zoppicante Laporte di questa prima parte di temporada.
In generale, comunque, è stato tutto l'Athletic a fornire una prestazione di grande spessore, ricordando in alcuni momenti la squadra fantastica di qualche mese fa. Di fronte a un Siviglia lanciatissimo (in caso di vittoria, gli andalusi sarebbero stati primi in solitaria davanti al Real Madrid), i Leoni hanno iniziato subito con l'intensità dei giorni migliori, aggredendo in modo ossessivo i portatori di palla avversari e proponendo il gioco diretto e verticale marchio di fabbrica di Valverde. Le fasce, in particolare, hanno martellato come mai prima d'ora quest'anno, e non è un caso che il gol sia nato sull'asse Susaeta (assist) - Aduriz (gran tiro al volo), seppur su un'azione iniziata da un calcio piazzato dalla sinistra. Genera ottimismo il numero contenuto degli errori in fase d'impostazione, fin qui vero tallone d'Achille della squadra, seppur Iturraspe sia ancora lontano dai suoi picchi di rendimento più alti. Il dilemma del trequartista sembra poi aver trovato una soluzione grazie a De Marcos: Oscar chiaramente non garantisce la qualità di Ander Herrera in transizione, ma è in grado di creare scompiglio nelle difese avversarie col suo movimento costante, i tagli dal centro verso l'esterno e la ricerca ossessiva della profondità; in attesa che Ager Aketxe maturi (i colpi, come ha mostrato ieri, sono quelli del centrocampista di razza), per il numero 10 si prospettano molte partite da titolare come vertice alto della mediana biancorossa.
Novembre non poteva iniziare in un modo migliore per l'Athletic, atteso ora dal confronto con il Porto di mercoledì, decisivo per mantenere accesa la flebile speranza del passaggio del turno. La condizione fisica è in crescita, la convinzione è tornata e tanti giocatore-chiave fin qui deludenti stanno migliorando a vista d'occhio: possiamo farcela.

I più e i meno: voto 10 in pagella per Xabi Etxeita, autore di 90 minuti da Eniclopedia del Difensore Centrale. Aduriz ha dimostrato una volta di più di essere l'unico in grado di far male in area avversaria (e speriamo che il suo infortunio muscolare non sia grave), mentre De Marcos ha creato più di un grattacapo a Pareja e soci con i suoi movimenti. Bene anche Mikel Rico, continuo e splendido in interdizione, un Susaeta voglioso e un Muniain sempre al centro del gioco. A me è piaciuto molto anche Iraola, sicuramente in fase calante ma in possesso di una classe che lo rende tuttora un terzino elegante ed efficace (quando il fisico lo sostiene).
In una giornata positiva quasi per tutti, da segnalare le persistenti difficoltà di Iturraspe, che non è tranquillo e dà l'impressione di giocare con la testa piena di cattivi pensieri. Guillermo ha lottato e si è impegnato parecchio, ma non sembra avere il fisico e l'attitudine del puntero.

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Etxeita, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Rico; Susaeta (61' Aketxe), Muniain (81' Gurpegui), De Marcos; Aduriz (28' Guillermo).
Sevilla FC: Beto; Coke, Nico Pareja, Carriço, Tremoulinas; Krychowiak, Mbia (46' Banega); Aleix Vidal, Denis Suárez, Vitolo (46' Gameiro); Bacca (69' Iago Aspas).
Reti: 13' Aduriz.
Arbitro: Javier Estrada Fernández (Comité Catalán).

Foto: Athletic-club.net.

venerdì 26 settembre 2014

5a giornata: Rayo Vallecano 2-1 Athletic.


Quattro sconfitte su cinque partite: per trovare un avvio così negativo dell'Athletic nella Liga bisogna andare indietro di diversi anni, e più precisamente al secondo del famigerato biennio nero (2 punti in 5 partite con Felix Sarriugarte in panchina). Eppure questa è la stessa squadra che, neanche un mese fa, si è guadagnata una storica qualificazione ai gironi di Champion's League mandando a casa un avversario del calibro del Napoli, non il primo venuto. Da allora i Leoni, tolto l'estemporaneo successo col Levante, non sono più riusciti a vincere, hanno palesato enormi difficoltà in zona il gol e hanno commesso errori degni della Prima Categoria. Molti commentatori parlano apertamente di crisi, individuando nella mancata sostituzione di Herrera e nella scarsa ampiezza della rosa (da cui deriverebbe la difficoltà di Valverde di ricorrere al turnover) le sue cause principali. Io invece vado controcorrente: eccovi i tre motivi per i quali, secondo me, l'Athletic non è in crisi.
1) La capacità di reazione: il secondo tempo col Granada e il primo a Vallecas hanno mostrato una squadra viva, capace di lottare e decisa a ribaltare la situazione in cui si trova suo malgrado. L'anno scorso una partita come quella con la squadra di Caparros sarebbe finita con una vittoria in rimonta, mentre adesso è un periodo in cui va tutto storto e il pallone non è entrato. Il gioco, però, sta salendo di livello, così come la forma di alcuni giocatori. Anche Valverde mi sembra più reattivo: a Vallecas ha proposto un'inedita disposizione del triangolo di centrocampo, con Beñat al fianco di Iturraspe e Mikel Rico più avanzato, e in generale mi sembra più elastico del passato anche col turnover. Le sconfitte fanno male, ma ancor più grave sarebbe perdere senza dare segni di vita. Non mi sembra questo il caso.
2) Gli errori individuali: ripercorrendo la genesi delle quattro sconfitte degli zurigorri, è impossibile non notare come siano il frutto non solo di prestazioni sotto la media, ma anche (e soprattutto) di alcune clamorose topiche dei singoli. A Malaga il gol dei padroni di casa è arrivato a causa di un retropassaggio troppo corto di Gurpegi a Iraizoz. A Barcellona un brutto Athletic stava portando a casa la pellaccia, nonostante non meritasse il punto, fino al disimpegno sbagliato di Laporte che ha innescato il contropiede di Messi e il successivo gol di Neymar. Contro il Granada Iturraspe è inciampato sul pallone (!) e ha lanciato a rete Cordoba, mentre il Rayo (che fino all'1-1 non aveva neppure visto il colore della divisa di Iraizoz) è stato gentilmente rimesso in partita da Gorka, che si è fatto passare un pallone innocuo sotto il petto. Quando questi errori scompariranno (e prima o poi succederà, anche solo per un mero dato statistico), i risultati saranno diversi. Una squadra che perde quattro volte a causa di quattro sciocchezze macroscopiche, alcune delle quali piuttosto rare da vedere sui campi della massima serie, può essere poco concentrata, poco serena o semplicemente sfortunata, ma non in crisi totale.
3) La squadra è quella dello scorso anno: con l'eccezione (pesante) di Ander Herrera, allenatore e giocatori sono gli stessi capaci di conquistare un quarto posto miracoloso solo pochi mesi fa. Il gruppo ha le capacità tecniche e morali per tornare in alto, senza dubbio, a meno che non si voglia pensare che a Lezama siano diventati tutti degli asini dall'oggi al domani. Su questa partenza ad handicap pesano diversi fattori: la preparazione particolare (la squadra è stata portata al picco di forma per il preliminare e ora soffre, probabilmente per un carico aggiuntivo inserito dopo il Napoli; ciò spiegherebbe come Muniain, per dirne uno, volasse un mese fa e sia piuttosto imballato ora), la difficoltà nel reggere il duplice impegno campionato-Champion's, l'oggettiva difficoltà della sostituzione di Ander, la scarsa esperienza di giovani chiamati ad un ruolo da protagonisti... ciò nonostante, non bisogna dimenticare che siamo solo alla quinta giornata e che basterebbe inanellare un paio di risultati positivi per mettersi alle spalle il periodaccio attuale. L'Athletic si è conquistato un credito notevole lo scorso anno e non mi sembra giusto invocare addirittura l'esonero di Valverde (sì, ho letto anche questo) alle prime difficoltà.

Rayo Vallecano: Cristian Álvarez (46' Toño); Quini (27' Tito), Zé Castro, Ba, Insua; Trashorras, Baena; Licá (79' Manucho), Bueno, Kakuta; Leo Baptistao.
Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Gurpegui, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Beñat, Mikel Rico (90' Toquero); Susaeta (60' Viguera), Aduriz, Muniain (81' Guillermo).
Reti: 20' Aduriz, 38' e 89' Leo Baptistao.
Arbitro: Melero López (Comité andaluz).

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 22 settembre 2014

4a giornata: Athletic 0-1 Granada.


Se l'intenzione di Valverde era quella di testare l'affidabilità dei giocatori fin qui meno utilizzati, la risposta francamente non è stata positiva. Certo, sarebbe ingeneroso bocciare tutti dopo una sola partita, peraltro decisa da un clamoroso errore individuale di uno dei titolarissimi (Iturraspe); è però indubbio che i Leoni abbiano evidenziato scollature evidenti tra i reparti e una difficoltà nella manovra riconducibili, almeno in parte, alla mancanza di affiatamento delle riserve. Tutto ciò senza dimenticare gli avversari: il Granada ha mantenuto al San Mamés l'imbattibilità stagionale e ha in rosa alcuni elementi di buonissimo livello, su tutti Piti, Ruben Rochina e il velocissimo centravanti colombiano Jhon Cordoba. Caparros, con il suo classico 4-4-2, ha chiuso bene gli spazi all'Athletic e ha impostato la squadra per ottenere il massimo dai contropiede orchestrati sul suo ottimo duo d'attacco, un atteggiamento attendista che ha premiato il tecnico di Utrera con la prima vittoria contro la sua ex squadra da quando ha lasciato Bilbao. Continuano invece i problemi per Valverde, ma più che contro il turnover credo che Txingurri debba puntare il dito verso alcune delle supposte colonne della squadra: Moran e Unai Lopez non hanno giocato bene, è vero, ma se Susaeta e Muniain continuano a non incidere, se Aduriz non trova la porta e se anche un giocatore iper-affidabile come Iturraspe inizia a commettere errori da scuola calcio, il quadro generale si fa preoccupante. Intendiamoci, niente è compromesso: siamo solo alla quarta giornata e, come ha dichiarato Iraola, con 6 punti tra mercoledì e sabato (trasferta a Vallecas e derby casalingo con l'Eibar, dunque due match ampiamente alla portata degli zurigorri) la situazione diventerebbe immediatamente più tranquilla, però i giocatori devono darsi una svegliata. Nel secondo tempo si è vista una reazione discreta, frustrata purtroppo dalle parate di Roberto e dall'imprecisione al tiro dei biancorossi, ed è da lì che bisogna ripartire per invertire la tendenza (3 sconfitte su 4 partite di Liga sono davvero troppe). Tra le poche cose da salvare di ieri, oltre al ritorno di Iraola e alla buona partita di Etxeita, c'è sicuramente l'ottimo impatto sulla gara di Borja Viguera: entrato al posto di Unai Lopez, ha giocato da trequartista/seconda punta, combinando bene con i compagni ed elevando di molto il tasso di pericolosità dell'attacco. Finora l'ex Alaves, capocannoniere l'anno scorso in Segunda, è stato utilizzato pochissimo, ma non è difficile prevedere che potrebbe trovare molto più spazio nelle prossime settimane.

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Etxeita, San José, Balenziaga; Iturraspe, Morán (54' Mikel Rico); Susaeta (77' Guillermo), Unai López (46' Viguera), Muniain; Aduriz.
Granada CF: Roberto; Nyom, Babin, Murillo, Foulquier; Héctor Yuste, Rochina (61' Eddy), Fran Rico, Piti (67' Juan Carlos); Success, Córdoba (73' Javi Márquez).
Reti: 38' Córdoba.
Arbitro: José Antonio Teixeira Vitienes (comité cantabro).

Foto: Athletic-club.net.

giovedì 18 settembre 2014

1a giornata del girone H di Champion's League: Athletic 0-0 Shakhtar.


Non è andata come speravamo. Il ritorno dell'Athletic nella fase a gruppi della Champion's dopo ben 16 anni era iniziato nel migliore dei modi: San Mamés strapieno, la tradizionale offerta floreale al busto di Pichichi da parte di Srna (lo Shakhtar esordiva infatti alla Catedral), la musica più amata da calciatori e tifosi europei... ma una volta scesi in campo, i Leoni hanno dovuto fare i conti con un avversario duro e coriaceo, tutt'altro che il facile boccone che il sempre iper-ottimista ambiente zurigorri si era immaginato. Se il successo sul Napoli aveva spinto qualcuno a volare probabilmente troppo alto, lo 0-0 lo ha riportato coi piedi per terra: la Champion's League è una competizione terribilmente difficile, e la differenza tra una squadra che ci gioca ogni anno, talvolta da protagonista, e un'altra che vi si affacciava ieri per la prima volta nel nuovo millennio si è vista tutta. Quel grandissimo allenatore che risponde al nome di Mircea Lucescu (69 anni e non sentirli) ha preparato la partita alla perfezione e i suoi giocatori, come sempre, hanno seguito le indicazioni del romeno in modo perfetto. Se a tutto ciò si aggiunge l'emozione dell'esordio che ha appesantito le gambe di molti giocatori dell'Athletic, l'imprecisione negli ultimi 25 metri (difetto che sta diventando un peccato capitale per i biancorossi) e un equivoco tattico di cui parlerò più avanti, risulta chiaro come questa prima partita del girone H sia stata veramente dura per i bilbaini. L'Athletic è partito forte, con un pressing alto e la solita intensità sulle fasce, ma lo Shakhtar non si è scomposto e ha fatto leva sulle ottime doti di palleggio dei suoi giocatori (6 brasiliani in campo fanno la differenza, in tal senso) per superare i primi 10 minuti di forcing; dopodiché, i Leoni hanno perso slancio e gli ucraini hanno preso in mano le redini del gioco, chiamando più volte in causa Iraizoz e lasciando ben poche possibilità di ripartire a Muniain e compagni. I 90 minuti sono passati con poche emozioni, due mezze palle-gol zurigorri (una per Mikel Rico e l'altra per Ibai, con conclusioni purtroppo deboli e centrali), una punizione sull'esterno della rete sempre di Ibai e tanto, troppo Shakhtar. Niente di trascendentale per i minatori, intendiamoci, ma in ogni caso sono stati loro a dominare il possesso palla e a gestire i tempi del gioco. Valverde ha tentato di cambiare le carte in tavola, ma gli ingressi di Susaeta, Aketxe e Guillermo non sono serviti a far girare il match, nonostante il buon impatto soprattutto del giovane Ager. Il problema più evidente emerso ieri, ma comunque già palesatosi nelle prime giornate di campionato, è la difficoltà nel trovare una connessione proficua tra il doble pivote del centrocampo e il reparto offensivo; in altre parole, la partenza di Herrera per Manchester ha lasciato scoperta la squadra in un punto nevralgico dello schema di Txingurri, che aveva pensato di avere il ricambio in casa ma si sta probabilmente ricredendo. Beñat, infatti, è troppo lento e compassato per poter incidere in posizione avanzata: la colpa chiaramente non è del giocatore, però insistere nel proporlo come vertice alto potrebbe minare in modo consistente la già flebile autostima che il numero 7 ha ricostruito in estate dopo una temporada molto complicata. Per esprimersi al meglio, a parer mio l'ex Betis dovrebbe giocare nel suo ruolo naturale di centrocampista centrale di manovra, tuttavia al momento è chiuso dall'intoccabile coppia Iturraspe-Mikel Rico e potrebbe trovare spazio in tal senso solo con il turnover. Le alternative si chiamano Unai Lopez, Aketxe (che purtroppo si è rotto un dito del piede e ne avrà per almeno un mese e mezzo) o Muniain, con Ibai titolare sulla sinistra, altrimenti un'altra soluzione potrebbe essere una rischiosa modifica del sistema di gioco. La scelta non sarà facile per Valverde, eppure non sembra più rinviabile se si vuole evitare di essere prevedibili nella metà campo altrui come a Barcellona e ieri con lo Shakhtar.
Migliori e peggiori: sugli scudi Iraizoz, indubbiamente in un momento magico, l'impeccabile coppia Gurpegi-Laporte e un Mikel Rico inesauribile. Male invece il già citato Beñat, Muniain (del tutto fuori dal match) e Aduriz, controfigura sbiadita del bomber implacabile del preliminare col Napoli.

Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Laporte, Gurpegi, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico; Ibai, Beñat (63' Susaeta), Muniain (74' Aketxe); Aduriz (76' Guillermo).
Shakhtar: Pyatov, Srna, Kucher, Rakitskiy, Azevedo; Fernando Lucas (72' Fred), Stepanenko; Costa Teixeira, Taison (79' Marlos); Adriano (88' Gladkiy).
Arbitro: Tasos Sidiropoulos (Grecia).

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 15 settembre 2014

3a giornata: Barcelona 2-0 Athletic.



Nonostante i commenti del giorno dopo siano stati più positivi che altro, personalmente non sono per nulla soddisfatto della prova dell'Athletic al Camp Nou (dove i biancorossi hanno ottenuto l'undicesima sconfitta nelle ultime 11 stagioni...). Il motivo non risiede tanto nella sconfitta in sé, che contro il Barcelona può starci, quanto nell'atteggiamento oltremodo remissivo dei Leoni, apparsi rinunciatari e scesi chiaramente in campo per puntare al pareggio. Un errore grave, gravissimo. Conta poco sottolineare come il primo gol di Neymar sia arrivato al 79', quasi a voler intendere che il piano era pressoché riuscito: tralasciando il fatto che alla fine, in ogni caso, la sconfitta è arrivata, non si può non sottolineare come la decisione di lasciare l'iniziativa al Barça abbia clamorosamente favorito la squadra di Luis Enrique, che ha così potuto esaltare i propri punti di forza e mascherare le proprie debolezze. Sì, perché i blaugrana al momento sono ancora un cantiere aperto, e se è vero che in attacco fanno paura (anche se per vincerla hanno dovuto aspettare l'ingresso di un campione vero come Neymar, al posto di un Munir interessantissimo ma ancora acerbo), è innegabile che non abbiano ancora assimilato le idee tattiche del loro allenatore; in particolare, sabato si sono trovati più volte sfilacciati, con distanze anche abissali tra i reparti, e senza dubbio una squadra più cinica dell'Athletic avrebbe approfittato in altro modo dei molti contropiede concessi dai culé (per tacere della loro difesa più che rivedibile, con un Piqué ormai in caduta libera). Di fronte a un Barcelona di medio cabotaggio era lecito attendersi qualcosa di più, premesso in ogni caso che sulla scelta di attendere e ripartire c'è poco da discutere, visto che andare a far possesso palla nella culla del tiqui-taqua è una missione impossibile. Tuttavia, un conto è occupare gli spazi con aggressività per poi sfruttare al massimo ogni ripartenza, un altro è attestarsi dietro la metà campo badando a non prenderle e riducendo la fase offensiva a qualche sporadica iniziativa dei singoli. In alcuni frangenti i biancorossi mi sono sembrati quasi "caparrossiani" nell'interpretazione del match, come se riconoscessero la superiorità degli avversari e aspettassero l'inevitabile conclusione. Iraola in settimana aveva dichiarato che l'Athletic dà il peggio di sé quando si chiude dietro: aveva ragione, come si è visto in campo sabato pomeriggio, eppure trincerarsi nella propria metà campo è stato proprio ciò che la squadra ha fatto. Un vero peccato, soprattutto perché gli zurigorri erano partiti molto bene, con alcune buone iniziative su entrambe le fasce e un piglio simile a quello del clasico dello scorso anno, conclusosi con un immeritato 2-1 per i catalani dopo 90 minuti giocati alla pari. Forse l'imminente partita di martedì con lo Shakhtar ha suggerito (inconsciamente o meno) ai giocatori di risparmiare energie fisiche e mentali, ma la sensazione di aver sprecato un'ottima occasione per tornare a fare punti al Camp Nou resta.
A livello di singoli, sono state splendide le prestazioni di Iraizoz (probabilmente nel miglior momento della carriera) e Iturraspe, autore di alcune chiusure difensive strepitose e sempre lucido col pallone tra i piedi; bene anche Gurpegi, Mikel Rico e un De Marcos molto positivo in fase di spinta. Laporte ha macchiato con l'errore in disimpegno che ha innescato l'1-0 una partita fin lì perfetta, ma ha comunque confermato di avere una caratura da grandissimo centrale. Insufficienze per tutto l'attacco: fumoso e inconcludente Susaeta, troppo incostante Muniain, isolato e poco pungente Aduriz. La nota maggiormente negativa, a mio parere, è però rappresentata da Beñat, che mi sembra davvero poco a suo agio come trequartista, ruolo per il quale non possiede né il passo né i tempi di gioco; se Unai Lopez o Aketxe dovessero esplodere, credo che anche quest'anno il numero 7 avrebbe più di un problema ad assicurarsi un posto da titolare.

FC Barcelona: Bravo; Montoya, Mathieu, Mascherano (45' Piqué), Alba; Busquets, Rakitic, Iniesta; Munir (62' Neymar), Messi, Pedro (77' Sandro).
Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Laporte, Gurpegi, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico, Beñat (62' Ibai); Susaeta (62' Unai Lopez), Aduriz, Muniain.
Reti: 79' e 83' Neymar.
Arbitro: David Fernández Borbalán.

Foto: Athletic-club.net.

sabato 16 agosto 2014

Si va in ferie!



Anche quest'anno è arrivato il momento delle (meritate?) ferie: il blog resterà chiuso fino alla prima settimana di settembre, dunque non vi troverete gli aggiornamenti sul preliminare di Champion's League col Napoli e sull'inizio della Liga. Spero di riuscire a postare qualcosa sui canali social (Facebook e Twitter), i cui feed trovate subito in alto nella colonna a destra, tuttavia non posso promettere nulla. Con l'occasione vorrei parlare brevemente del nuovo aspetto del blog, che, come avrete sicuramente notato, ha cambiato layout e non solo. Come avevo avuto modo di scrivere qualche tempo fa, ho intenzione di trasformarlo da sito di attualità a spazio per analisi, riflessioni e approfondimenti sul club zurigorri; attraverso i social network darò conto di tutte le principali news sulla squadra e cercherò di coprire in diretta le partite, mentre sul blog rimarranno gli articoli post-gara (per lo meno dei match principali), che saranno affiancati da quelle "rubriche" che ho sempre avuto in mente (focus sulla cantera, "Che fine ha fatto", storia e storie dell'Athletic e dei suoi giocatori principali, ecc.) ma che, per motivi di tempo, non sono mai riuscito ad iniziare o a portare avanti con costanza. Lascio infine a vostra disposizione i commenti del post per scambiarvi idee e impressioni su quanto accadrà nei prossimi giorni, raccomandandovi (ma so che sarete impeccabili come sempre!) di utilizzarli con grande attenzione, visto che la moderazione sarà assente. Buone vacanze a tutti, aupa Athletic!

venerdì 8 agosto 2014

Lezama 2013/2014: analisi della stagione dei cachorros.



Seguendo una tradizione estiva ormai consolidata, torno a proporvi il resoconto delle tre principali squadre giovanili biancorosse (Bilbao Athletic, Basconia e Juvenil de Honor) nella temporada passata. Anche in quest'occasione mi sono avvalso dell'aiuto indispensabile de La Cantera de Lezama (che ha pure un ottimo account Twitter), sito riconosciuto anche dai media ufficiali come principale fonte di informazioni riguardo alla cantera degli zurigorri. Ringraziando ancora Javi, fondatore e principale redattore del web magazine, vi lascio senza ulteriori preamboli alle prese con il post, senza dubbio abbastanza lungo (eufemismo). Buona lettura!

Bilbao Athletic
Il finale amarissimo (sconfitta all'ultima giornata con il Leganés e addio playoff) non deve far sottostimare la seconda stagione consecutiva di alto livello disputata dai cachorros. Gran parte del merito va data a Ziganda, capace di costruire una squadra in grado di rimanere nelle posizioni nobili della classifica fino alla fine nonostante i moltissimi cambi operati in estate dalla società, fatto normale per un filial (il cui scopo è far crescere i giovani, non vincere). Kuko ha comunque potuto contare su una rosa ben assortita e ricca di giocatori di talento, nella quale sono emersi alcuni elementi di valore assoluto. Ecco, reparto per reparto, un'analisi dettagliata dei singoli.
Portieri: dopo un 2013 ricco più di infortuni che di partite, Kepa Arrizabalaga è finalmente riuscito a trovare continuità (nonostante la rottura di un pollice a gennaio) e ha ribadito di avere le carte in regola per poter salire a breve in prima squadra. Imbattuto 9 volte su 25 partite, ha offerto ottime prestazioni, specie nel finale della temporada, ed è tornato a mostrare quell'eleganza e quella sobrietà che da sempre lo contraddistinguono. Il maggior protagonismo di Kepa ha tolto spazio a Gorka Magunazelaia, buon rincalzo quando il titolare è stato assente ma di livello inferiore rispetto a vari prospetti di Lezama nel ruolo, ragion per cui la dirigenza ha deciso di svincolarlo dopo 3 stagioni nel Bilbao Athletic.
Difensori: sugli scudi il capitano Unai Bustinza, terzino destro (ma all'occorrenza anche centrale) insostituibile sia in campo che nello spogliatoio; il suo rendimento costante e di ottimo livello ne farà il sostituto naturale di Iraola a partire dalla stagione che sta per iniziare. A destra si sono visti anche Markel Etxeberria (13 presenze) e Iñigo Lekue (25, ma solo 10 da titolare), due giocatori dal profilo simile: tanta corsa, buona tecnica (soprattutto il primo) e una spiccata predisposizione a curare di più la fase offensiva. Etxeberria, titolare fino all'infortunio che lo ha tenuto fuori 4 mesi, resta una delle grandi speranze di Lezama nel ruolo.
Nel pacchetto dei centrali a mettersi maggiormente in luce è stato Oscar Gil; mediano ai tempi dello Juvenil, da qualche anno è stato arretrato e ha mostrato di avere qualità molto interessanti come difensore: è potente ma anche rapido, salta molto (pur non essendo altissimo) e gioca sempre con semplicità e grande concentrazione. Jon Garcia (titolare inamovibile) e Mikel Fernandez (solo 12 partite a causa degli infortuni), nonostante abbiano offerto un rendimento all'altezza, non sono stati confermati in vista della prossima stagione.
Concludiamo con i laterali sinistri: Egoitz Magdaleno, partito titolare ed in seguito stoppato dagli infortuni, è un esterno alto riconvertito a terzino con tutti i pro e i contro del caso, ovvero ottima incidenza in attacco e scarsa propensione difensiva; Igor Arnaez, infortunato durante tutto il girone di andata, è stato uno dei migliori in quello di ritorno, segnalandosi per la disciplina tattica e l'ottima capacità di corsa, tuttavia non è stato confermato per i raggiunti limiti di età (chi supera i 23 anni non può fare la spola tra filial e prima squadra, dunque in questi casi bisogna scegliere e chi non può salire viene spesso sacrificato).
Centrocampisti: fa notizia la rescissione di Iñigo Eguaras, giocatore chiave nella mediana di Ziganda grazie alla splendida tecnica e alla capacità di far uscire il pallone dalla trequarti difensiva con grande facilità. Forse ancora un po' leggero nei contrasti, il navarro sembrava destinato ad un prestito, invece è stato ceduto definitivamente in Segunda. Il suo sostituto sarà al 100% Iker Undabarrena, un classe '95 che quest'anno ha assaggiato la categoria grazie alle 9 presenze da titolare e ai 12 ingressi a partita in corso; mediano dotato di gran tecnica e ottimo passaggio, dovrà migliorare in fase difensiva per fare il salto di qualità. Purtroppo Jon Iru continua ad essere perseguitato dalla sfortuna: dopo essere rimasto fermo fino a gennaio per un infortunio, l'incontrista bilbaino ha giocato bene nella seconda parte del campionato e sembrava poter essere protagonista nella nuova temporada, ma la rottura di un legamento crociato del ginocchio lo obbligherà ad un altro lungo stop forzato.
Per quanto riguarda i "creativi" di centrocampo, sia Ager Aketxe che Unai Lopez hanno disputato un campionato strepitoso. Il primo, apparso in tutte e 38 le partite del torneo (36 da titolare), ha avuto un peso enorme nel sistema offensivo della squadra: autore di 6 gol e 10 assist, è stato spesso fondamentale con i suoi velenosissimi calci piazzati (possiede un sinistro educatissimo) ed è migliorato sia a livello fisico che dal punto di vista tattico, meritandosi il titolo di miglior cachorro dell'anno da parte de La Cantera de Lezama. Lopez è stato invece la rivelazione dell'anno: alla prima esperienza in assoluto in Segunda B, il 18enne trequartista di Errenteria ha stupito tutti per la qualità assolutamente superiore alla media del suo futbol, fatto non solo di colpi di classe e di una grande visione di gioco, ma anche di una garra e di una vena combattiva che vanno ben aldilà del fisico minuto. Non è un caso che entrambi i ragazzi siano stato scelti da Valverde per il precampionato della prima squadra.
Attaccanti: come certificato dalle 9 presenze collezionate con i "grandi" in Primera, Guillermo ha mantenuto l'alto livello di prestazioni (anche dal punto di vista realizzativo) che aveva raggiunto nella seconda parte della stagione 2012/2013, ribadendo il suo status di punto di riferimento principale tra gli attaccanti di Lezama. Centravanti rapido e dal buon fiuto del gol, è letale quando viene lanciato negli spazi, mentre perde di efficacia nelle partite più "fisiche" o quando deve giocare spalle alla porta; può essere anche utilizzato sulla fascia e Valverde lo ha già provato come ala. La promozione in prima squadra di Guille ha aperto il gran ballo delle prime punte, che alla fine ha premiato il fenomenale Iñaki Williams (arrivato a metà stagione dal Basconia): il coloured bilbaino ha tutto per diventare un campione, in quanto è dotato di una progressione devastante, di una discreta tecnica e di un fantastico fiuto del gol (8 reti in 14 presenze parlano chiaro, peraltro alternandosi tra il ruolo di centravanti e quello di ala destra); i netti miglioramenti nel gioco aereo e in quello spalle alla porta lo rendono il principale candidato alla maglia da puntero titolare per la prossima stagione. L'irruzione di Williams ha fatalmente tolto spazio a Mario Barco, classico riferimento centrale dotato di buoni mezzi fisici e di un gran colpo di testa; il navarro resta comunque un'opzione utile per Ziganda, che potrà utilizzarlo per variare il gioco o per sparigliare le carte a partita in corso.
Tra gli esterni offensivi, da sottolineare la stagione travolgente di Iker Guarrotxena, che ha confermato di poter fare la differenza se gli infortuni lo lasciano in pace. Ala destra classica, portata al dribbling e alla ricerca del cross dal fondo, Iker è in grado sia di servire palloni perfetti ai compagni che di andare a concludere l'azione in prima persona, come confermano i numeri eccelsi che ha collezionato (11 reti e 6 assist); in un futuro prossimo potrebbe diventare l'erede di Susaeta, mentre per il momento andrà a farsi le ossa in Segunda. Ci si aspettava di più da Sabin Merino, reduce da una stagione di altissimo livello al Basconia, ma lo spostamento da prima punta ad esterno sinistro non gli ha giovato; Ziganda ha comunque dimostrato di apprezzarlo, visto che lo ha schierato 38 volte (26 da titolare), ma sinceramente in molti vorrebbero vederlo giocare con continuità nel suo ruolo naturale. Male, infine, Jonxa Vidal, passato nel giro di un anno da titolare fisso, sul quale si erano generate buone aspettative, ad elemento di secondo piano. La decisione di lasciarlo libero è un'ulteriore conferma della sua perdita di importanza nello scacchiere di Lezama.
Stagione 2014/2015
Arrivi: Alex Remiro, Jon Ander, Yeray Alvarez, Unai Bilbao, Urtzi Iriondo, Gorka Iturraspe, Martin Bengoa, Aitor Seguin, Jurgi Oteo, Gorka Santamaria (Basconia); Nestor Salinas (Amorebieta, fine prestito); Ander Artabe (Laudio, fine prestito); Jorge Garcia (Barakaldo); Mikel Juaristi (Laudio); Jon Ander Amelibia (Arenas); Mikel Vesga (Alaves B).
Partenze: Magunazelaia (Oviedo); Jon Garcia (CD Lugo); Arnaez (svincolato); Mikel Fernandez (Eldense); Eguaras (CE Sabadell); Jonxa (Barakaldo); Guarrotxena (CD Tenerife); Bustinza, Aketxe (Athletic).
Rosa (tra parentesi l'anno di nascita dei giocatori)
Portieri: Kepa (1994), Remiro (1995).
Difensori: Oscar Gil (1995), Etxeberria (1995), Lekue (1993), Magdaleno (1991), Yeray (1995), Unai Bilbao (1994), Urtzi Iriondo (1995), Artabe (1993), Juaristi (1992), Amelibia (1994).
Centrocampisti: Undabarrena (1995), Jon Iru (1993), Unai Lopez (1995), Gorka Iturraspe (1994), Bengoa (1994), Salinas (1993), Jorge Garcia (1993), Vesga (1993).
Attaccanti: Seguin (1995), Jurgi (1996), Mario Barco (1992), Williams (1994), Sabin (1992), Santamaria (1995).

Basconia
Se il Bilbao Athletic ha disputato un ottimo campionato, la temporada del Basconia finisce direttamente tra quelle da incorniciare. I gialloneri, dopo una partenza complicata, hanno messo la quinta nel girone di ritorno e hanno scalato posizioni su posizioni, concludendo al quarto posto il loro girone di Tercera. Sfortunatamente, la mancata qualificazione del Bilbao Athletic ai playoff ha impedito alla squadra di Vicen Gomez (ottimo tecnico, passato purtroppo alle giovanili della Dinamo Kiev) di disputare i propri, perché, in caso di promozione del Basconia, l'Athletic si sarebbe trovato con due squadre satellite in Segunda B (eventualità vietata dalla LFP). Ciò non cancella un'annata comunque bellissima, nella quale molti giovani si sono messi in luce con delle prestazioni davvero incoraggianti per il futuro del club.
Nota: dei tre elementi che hanno giocato metà stagione nel Basconia e metà nello Juvenil de Honor (Villalibre, Rahmani, De Eguino) si parla nell'articolo sullo stesso JdH.
Portieri: ad alternarsi tra i pali sono stati Alex Remiro e Jon Ander Felipe, due estremi difensori molto diversi tra loro. Alto e dominatore del gioco aereo il primo (comunque dotato di buoni riflessi), più piccolo di statura ma con grandissime doti tra i pali il secondo; entrambi hanno ben figurato, tuttavia a Lezama puntano forte su Remiro e Jon Ander è stato infatti ceduto in prestito.
Difensori: la coppia centrale Yeray Alvarez-Unai Bilbao si è rivelata una delle chiavi della buonissima stagione del Basconia. Yeray, un vero leader, è un centrale completo, rapido, efficace nei contrasti e nel gioco aereo, mentre il gigante Unai (192 cm di altezza) è un difensore sobrio, senza fronzoli e chiaramente dominante sui palloni alti; entrambi sono stati promossi al Bilbao Athletic. Buona anche la stagione di Imanol Corral (che sarà parte della rosa giallonera anche il prossimo anno), centrale sinistro impiegabile anche come terzino, mentre il veterano Unai Elgezabal è stato relegato ad un ruolo secondario dall'ottimo rendimento di Yeray e non è stato confermato.
Più che discreti i laterali Jon Agirrezabala, terzino destro bloccato però da un infortunio nel momento migliore della stagione, e Urtzi Iriondo, mancino, molto veloce e anche piuttosto tecnico.
Centrocampisti: come in prima squadra è stato l'anno di Ander Iturraspe, così nel Basconia il fratello Gorka si è ritagliato un ruolo da grande protagonista. Interno destro molto tecnico, forse un po' lezioso in alcuni frangenti del gioco, si è trovato a meraviglia nel sistema basato sulle combinazioni palla a terra sviluppato da Vicen Gomez; fisicamente è ancora in fase di maturazione, ma senza dubbio si è segnalato come un centrocampista da tenere in grande considerazione. Qualche metro più indietro di Gorka ha brillato anche Martin Bengoa, proposto quest'anno per la prima volta nel ruolo di pivote basso e rivelatosi vero motore della squadra; tecnicamente dotato, è migliorato sia fisicamente che tatticamente, perciò non sorprende la scelta dei tecnici di Lezama di promuoverlo nel Bilbao Athletic. Il posto di volante sinistro è stato occupato soprattutto da Asier Etxaburu, centrocampista completo e molto bravo negli inserimenti a fari spenti, purtroppo frenato nelle ultime partite da un infortunio. Ha trovato poco spazio da titolare Iñigo Barrenetxea, comunque molto utilizzato e con discreto profitto (ha un buon tiro da fuori, come testimoniano i 4 gol segnati), mentre Mikeldi Jimeno, in seguito all'infortunio di Agirrezabala, è stato utilizzato più da terzino destro che da centrocampista, risultando in ogni caso molto utile grazie alla polivalenza e alla grande esperienza nella categoria. Purtroppo la temporada di Victor Monteiro, talentuoso centrocampista o esterno, è durata solo sei partite, in quanto un bruttissimo infortunio lo ha tenuto fuori per quasi 9 mesi.
Attaccanti: grande annata per tutti i giocatori offensivi del Basconia. Impossibile non partire dal "killer" Gorka Santamaria, confermatosi cannoniere implacabile: per lui ben 20 gol in 37 presenze che, sommati agli 11 dell'anno prima, fanno 31 in 64 partite di Tercera. Numeri impressionanti per un ragazzo di appena 19 anni, un attaccante dal fisico minuto ma in grado di segnare in ogni modo, chiamato ora a dimostrare tutte le sua qualità nel Bilbao Athletic. Nel posto di centravanti hanno giocato anche il già citato Williams e Villalibre, di cui si parlerà in seguito. Sulle fasce, da sottolineare le spettacolari stagioni di Aitor Seguin e Jurgi Oteo. Seguin è un mancino dal piede eccellente, veloce e ottimo esecutore di calci piazzati, mentre Jurgi è un'ala destra rapidissima, inarrestabile in dribbling e con qualità tecniche spettacolari. I due hanno segnato un totale di 23 gol e sono stati promossi nel filial principale.
Stagione 2014/2015
Arrivi: Unai Simon (Juvenil Nacional); Iñigo Baqué, Camilo Bobadilla, Iñigo Cordoba, Unai Etxebarria, Andoni Lopez, Xiker, Yanis Rahmani, Iker De Eguino, Iker Revuelta, Ander Santamaria, Julen Uriguen, Urtzi Urzelai, Asier Villalibre (Juvenil de Honor); Ander Alday (Alaves B); Gorka Perez (Barakaldo); Gorka Guruzeta (Antiguoko).
Partenze: Remiro, Yeray, Unai Bilbao, Urtzi Iriondo, Gorka Iturraspe, Benoga, Seguin, Jurgi, Santamaria (Bilbao Athletic); Jon Ander (Amorebieta, prestito); Elgezabal (Cultural Durango).
Rosa (tra parentesi l'anno di nascita dei giocatori)
Portieri: Etxebarria (1996), Simon (1997).
Difensori: Agirrezabala (1995), Jimeno (1994), Corral (1994), Baqué (1997), Xiker (1997), Ander Santamaria (1995), Andoni Lopez (1996).
Centrocampisti: De Eguino (1995), Barrenetxea (1994), Etxaburu (1994), Yanis (1995), Monteiro (1994), Cordoba (1997), Uriguen (1995), Urzelai (1995), Alday (1994), Gorka Perez (1995).
Attaccanti: Camilo (1995), Guruzeta (1996), Revuelta (1995), Villalibre (1997).

Juvenil de Honor
Sul blog La Cantera de Lezama purtroppo non è stato pubblicato il resoconto dell'annata dello Juvenil de Honor, perciò non ho i mezzi per fare un'analisi dettagliata della stagione della squadra. Sono comunque riuscito a contattare Javi, che mi ha dato qualche informazione sui cachorros più interessanti della rosa 2014/2015 della terza formazione (in ordine di importanza, ma anche di età) del settore giovanile biancorosso.
Per quanto riguarda la difesa, vi sono tre elementi molto promettenti: il centrale Unai Nuñez ha grandi mezzi fisici, tecnica discreta e una buona rapidità nelle chiusure; Aitor Arego è un terzino sinistro bravo in copertura ma ancor più efficace in fase di spinta; Jon Sillero, infine, può giocare sia a destra che nel mezzo e risalta per la potenza, nonostante un fisico ancora da strutturare. A centrocampo sono da tenere d'occhio Ander Mediavilla, trequartista di grandissima qualità la cui ascesa è stata purtroppo interrotta da due gravi infortuni consecutivi, la mezzapunta Asier Parra, altro giocatore dotato di un talento sopra la media, e il mediano Ander Dulce, completo ed efficace in entrambe le fasi. In attacco, infine, riflettori puntati su Alejandro Larrayoz, rapido e dai buonissimi movimenti offensivi, e Iñigo Vicente, un 9 atipico e poco interessato allo sviluppo del gioco, ma dotato di uno straordinario senso del gol e letale quando si tratta di finalizzare (46 le reti segnate tra Cadete Liga Vasca e Juvenil Nacional nell'ultima stagione).
Vi sono poi i tre elementi che hanno fatto la spola tra JDH e Basconia. Il primo è Iker De Eguino, un pivote dagli ottimi mezzi tecnici e fondamentale per l'equilibrio tattico che è in grado di dare alla squadra; frenato da un infortunio la scorsa stagione, sarà uno dei più attesi dei gialloneri nella temporada che sta per iniziare. Il franco-algerino Yanis Rahmani rappresenta una delle principali promesse di Lezama: trequartista mancino di gran classe, è un numero 10 quasi d'altri tempi, dotato di una facilità di calcio straordinaria e anche di un buon senso del gol (11 in 30 presenze tra Basconia e Juvenil de Honor lo scorso anno), forse solo un po' troppo individualista. Yanis dividerà lo status di stella assoluta del Basconia con Asier Villalibre, attaccante classe '97 che sta bruciando le tappe, avvicinandosi come precocità ai record fatti segnare a suo tempo da un certo Iker Muniain. Centravanti rapido ma potente, ha un sinistro che sa colpire in maniera chirurgica e possiede un fiuto in area di rigore proprio dei grandi cannonieri; in più è madrelingua euskera, non ha procuratore e sembra un ragazzo molto alla mano, ragion per cui è già un beniamino di questo blog! Di certo i tecnici della cantera confidano molto in lui, anche perché finora ha ripagato la fiducia con numeri da capogiro: per rimanere alla passata stagione, ha segnato 15 gol in 25 partite con lo Juvenil de Honor e 6 reti in 11 presenze col Basconia, davvero niente male per un giocatore che deve ancora compiere diciassette anni.
Stagione 2014/2015
Arrivi: Javier Alonso, Aitor Arberas, Aitor Arego, Ander Dulce, Unai Ferreras, Gorka Garai, Luken Iturrino, Alejandro Larrayoz, Alvaro Mateo, Unai Nuñez, Antonio Jesus Salado, Alexander Valiño (Juvenil Nacional); Jon Sillero, Iñigo Vicente (Cadete Liga Vasca); Hodei Oleaga (Arenas, fine prestito); Iñigo Arzuaga, Andoni Fernandez (Arenas).
Partenze: Baqué, Camilo, Cordoba, Unai Etxebarria, Andoni Lopez, Xiker, Yanis, De Eguino, Revuelta, Ander Santamaria, Uriguen, Urzelai, Villalibre (Basconia); Gorka Ruiz (Barakaldo JDH); Lander Hernandez, Maecky Lubrano (svincolati).
Rosa (tra parentesi l'anno di nascita dei giocatori)
Portieri: Areitio (1996), Oleaga (1996).
Difensori: Arberas (1997), Arego (1997), Ferreras (1997), Mateo (1997), Núñez (1997), Sillero (1998).
Centrocampisti: Alonso (1997), Azpiazu (1996), Dulce (1998), Garai (1997), Iturrino (1997), Mediavilla (1996), Parra (1997).
Attaccanti: Arzuaga (1997), Fernández (1996), Larrayoz (1997), Salado (1997), Valiño (1997), Iñigo Vicente (1998), Zatón (1996).

venerdì 1 agosto 2014

Il pagellone 2013/2014: l'allenatore.



Valverde 8: mea culpa, mea maxima culpa. Voglio iniziare chiedendo scusa al mister non perché non avessi fiducia in lui a inizio stagione (tutt'altro), ma per i giudizi severissimi su di lui che scrissi ai tempi della sua prima esperienza sulla panchina biancorossa. Giudizi che, in larga parte, erano dovuti all'ostracismo nei confronti di un mio mito assoluto, Julen Guerrero, per il quale all'epoca imputai erroneamente Txingurri. Errori di gioventù... Fatta questa doverosa promessa, devo dire che la pagella che state leggendo è stata una delle più semplici di quest'anno. Come non dare, infatti, un voto altissimo al primo artefice di una qualificazione in Champion's League davvero clamorosa? Valverde è stato perfetto in ogni sfaccettatura, e un plauso va fatto anche ad Urrutia, bravo a scegliere l'uomo più adatto per raccogliere la pesantissima eredità di Bielsa. In primis, Ernesto è stato fantastico nel ridare stabilità ad uno spogliatoio che arrivava da un biennio irripetibile ma estremamente dispendioso dal punto di vista psicologico, forse la parte più difficile del suo lavoro. Tatticamente ha puntato tutto sulla difesa, vero tallone d'Achille della squadra del Loco, e nel contempo ha avuto l'intelligenza di non stravolgere la fase offensiva, mantenendo l'impostazione dell'argentino sia a centrocampo che in attacco. L'assenza di competizioni europee gli ha permesso di puntare su un blocco consolidato e lui non ha esitato a compiere scegliere anche difficili, su tutte il panchinamento del colpo estivo Beñat. Tornato a Bilbao molto più maturo di quando lasciò il Botxo, Valverde ha dimostrato di aver smussato le rigidità degli esordi, come il credo assoluto nel 4-2-3-1, la scarsa propensione ai cambi di modulo in corsa e la tendenza ad operare sempre lo stesso tipo di sostituzioni. Il raggiungimento della Champion's, come detto, è anzitutto merito suo. Ora viene il difficile, ovvero tentare di confermarsi ai piani alti della Liga e di fare strada nella massima competizione europea: un impegno da far tremare i polsi a molti, ma di certo non alla Formichina di Viandar de la Vera.

venerdì 18 luglio 2014

Il pagellone 2013/2014: gli attaccanti.



Muniain 7,5: sono stato indeciso fino all'ultimo nello scegliere il migliore del reparto, ma alla fine ho deciso di premiare Iker. Per tre motivi: è uno dei più giovani, anche se ormai è quasi un veterano, ed è l'elemento di maggior prospettiva (anche internazionale) attualmente in rosa; in questa prima stagione agli ordini di Valverde è migliorato moltissimo, specie rispetto all'annata precedente; ha rinnovato, cosa non scontata dopo l'addio di Herrera. Il passo in avanti compiuto nel corso della temporada è stato innegabile: dopo un primo anno con Bielsa fantastico, specie in Europa, e un secondo molto deludente, Muniain era chiamato a mostrare di non essere un bluff, e a parer mio ci è riuscito in modo inequivocabile. Partito piano, forse con qualche scoria del recente passato ancora addosso, è andato in crescendo e, nella parte finale del girone di ritorno, è anche riuscito a trovare la rete con buona continuità, cosa che gli era sempre mancata. I 7 gol in Liga (9 totali), tuttavia, spiegano solo in parte i progressi di un giocatore che, al netto di alcuni difetti ancora da limare, è sembrato meno egoista, meno dribblomane, più partecipativo e più interessato al gioco della squadra. Scegliere di rimanere a Bilbao è stata la scelta giusta per proseguire nel percorso che, si spera, lo porterà a diventare una stella di prima grandezza.

Aduriz 7+: stagione letteralmente a due facce per il centravanti di Donostia, svoltasi in modo speculare rispetto a quella del gran rientro a Bilbao. Se la scorsa temporada, infatti, Aritz era partito a cento all'ora per poi spegnersi nel girone di ritorno, stavolta ha fatto il percorso esattamente contrario, iniziando cioè col freno a mano tirato per poi spiccare letteralmente il volo dopo la pausa invernale. I numeri lo dimostrano chiaramente: 4 i gol segnati nelle prime 19 giornate, 12 quelli realizzati nelle altre 19. Una differenza notevole, frutto di un'impennata clamorosa nel rendimento e nell'efficacia sotto porta dell'ex Valencia. Evidentemente le fatiche di una stagione massacrante come quella vissuta con Bielsa, dove l'assenza coatta di Llorente lo obbligò a degli sforzi quasi insostenibili per un giocatore della sua età, hanno pesato parecchio sulla preparazione e, di conseguenza, sulla prima parte dell'annata; una volta che la condizione fisica è tornata ottimale, anche il suo rendimento in campo è salito di livello. Generosissimo, splendido da riferimento unico in attacco e goleador come mai gli era accaduto (le 16 reti in campionato rappresentano un record), Aduriz attraversa uno dei momenti migliori della carriera: dalle sue prestazioni dipenderanno mote delle fortune dell'Athletic nel prossimo futuro.

Ibai 7+: se non si fosse fatto male a metà stagione, proprio nel picco massimo della forma, probabilmente sarebbe stato lui l'attaccante migliore. In ogni caso, Ibai resta l'esempio più bello della diversità dell'Athletic: ragazzo di Santutxu, barrio bilbaino dove la passione per i Leoni è naturale come bere e mangiare, è partito dalle retrovie del calcio per poi scalare con pazienza, tappa dopo tappa, la salita che porta in Primera. Dov'è arrivato con pieno merito e dopo uno sfortunato infortunio, dal quale si è ripreso alla grande e che gli ha dato ancor più voglia di conquistare un posto nella rosa della sua squadra del cuore. Apprezzatissimo da Bielsa, ha subito conquistato anche Valverde che, come il Loco, lo ha proposto più come revulsivo dalla panchina che come titolare. Ibai però ha mostrato di non soffrire questa condizione, si è sempre fatto trovare pronto e ha anche segnato un numero notevole di gol (8), alcuni dei quali particolarmente belli e pesanti (su tutti, il tiro a giro con cui ha imposto il pari al Real Madrid). Peccato per la lesione muscolare che lo ha tolto dai giochi a metà febbraio. In ogni caso, la sua resta una temporada ampiamente positiva.

Susaeta 7: giocatore sempre discusso, è uno di quelli che si ama o si odia. Il perché è presto spiegato: possiede qualità tecniche eccelse, ma ha la tendenza a estraniarsi dalla partita e il suo rendimento incostante, fatto di un'alternanza spiccata tra grandi partite e prove abuliche, non è all'altezza dei mezzi a sua disposizione. Io comunque appartengo al partito dei suoi estimatori, in quanto un giocatore come lui, capace di risolvere una partita con una singola giocata, preferisco sempre averlo in campo, nonostante l'incostanza. Primo della squadra e quinto assoluto in Liga per numero di assist (10), a cui ha aggiunto 6 reti, ha confermato che, pur non essendo il campione da molti intravisto ai tempi del suo esordio, resta uno dei giocatori offensivi più pericolosi e decisivi dei Leoni. La concorrenza di Guarrotxeba, talentuosa ala destra made in Lezama, potrà solo fargli bene.

Guillermo 6,5: catapultato in prima squadra a furor di popolo dopo un inizio travolgente con il Bilbao Athletic in Segunda B, il giovane Guille ha dimostrato di poter diventare un giocatore valido per la Primera. Al momento, però, è ancora troppo acerbo per ambire ad una maglia da titolare,  anche se ha confermato di possedere qualità interessanti: veloce e duttile, può giocare da prima punta così come sulle fasce, ha buona tecnica e sa essere pericoloso in area avversaria (il solo gol segnato in 9 apparizioni, tuttavia, indica che deve acquisire maggior freddezza davanti al portiere). Per valutarlo meglio, specie a livello fisico (secondo me non ha la struttura della punta da 4-3-3/4-2-3-1, ma servirebbero più prove), sarebbe opportuno mandarlo in prestito, magari all'Eibar; una temporada da riserva, infatti, sarebbe inutile sia per lui che per il club.

Toquero 6: nonostante la seconda stagione consecutiva a quota 0 reti in Liga, non me la sento di appioppare un'insufficienza al giocatore più generoso, altruista e combattivo non solo dell'Athletic, ma di tutta la Primera Division (per non dire della LFP). Inoltre, anche stavolta Gaizka ha saputo ritagliarsi un ruolo non banale, come testimoniano le 21 presenze ufficiali (6 da titolare); Valverde infatti ha dimostrato di apprezzarlo come carta da calare a partita in corso, elogiandone più volte lo spirito pugnace, la grande corsa e la capacità di mettere pressione alle difese avversarie con i movimenti continui. Le sue qualità finiscono più o meno qui, però va detto che Toquero sa sfruttarle al meglio. Quest'anno ha pure avuto un bel po' di sfortuna, perché ha sfiorato clamorosamente quel gol che sta cercando come un ossesso da troppi mesi. Alcune voci lo davano per sicuro partente nel mercato di luglio, ma per il momento non si è mosso nulla. Alla fine anch'io spero che resti, ritrovi la via della rete e torni a far esultare la Catedral.

Kike Sola n.g.: uno dei dubbi principali che lo riguardavano era la tenuta fisica, e puntualmente è stato proprio questo aspetto a pregiudicare in maniera notevole la sua prima temporada con la zurigorri. Bersagliato da problemi continui, soprattutto di natura muscolare, l'ex Osasuna in pratica non è mai riuscito a trovare una minima parvenza di forma e ha finito per passare più tempo in infermeria o in riabilitazione che sul campo. Le 9 presenze totali (condite da un solo gol, segnato proprio ai rojillos navarri), diverse delle quali caratterizzate da uno scarso minutaggio, sono troppo poche per poter formulare un giudizio. Lo aspettiamo con fiducia: senza infortuni, infatti, a parer mio è un centravanti con buone doti fisiche e tecniche, in grado di sostituire in modo adeguato Aduriz al centro dell'attacco.

lunedì 14 luglio 2014

Il pagellone 2013/2014: i centrocampisti.


Iturraspe è cresciuto molto, anche a livello di personalità.

Iturraspe 8: la straordinaria temporada dell'Athletic è coincisa con la sua definitiva consacrazione nell'Olimpo dei migliori centrocampisti della Liga, sancita peraltro dalla pre-convocazione di Del Bosque per Brasile 2014. Se con Bielsa era sempre stato a metà del guado (ottimo come regista basso, ma troppo leggero da frangiflutti davanti alla difesa), con Valverde è riuscito a migliorare sensibilmente nella fase di non possesso (aiutato probabilmente dall'abbandono delle marcature a uomo) e si è affermato come uno dei migliori mediani iberici. Strepitoso l'aumento esponenziale dei palloni recuperati (290 contro i 225 della scorsa stagione), segno di una netta maturazione nel ruolo e della piena capacità di sfruttamento dei notevoli mezzi fisici di cui dispone; come organizzatore della manovra si è confermato giocatore tecnicamente pulito, sempre capace di trovare i compagni al momento giusto nonché di dare loro un appoggio nei momento di difficoltà. All'inizio ha stentato ad imporsi e ha anche dovuto misurarsi con la panchina, poi però ha convinto Txingurri e non è più uscito dall'undici titolare; è in questa sua affermazione che va ricercato il motivo del poco spazio riservato a Beñat, per caratteristiche più regista basso che trequartista alla Herrera. La sua crescita e i margini di miglioramento che ancora mostra lo rendono una delle più belle realtà del club, al quale ha giurato fedeltà nel nome dell'amore per la zurigorri. Faro.

Herrera 7,5: nessun mezzo punto in meno per il passaggio unilaterale al Man Utd, scelta legittima e che francamente non mi ha colto alla sprovvista (la squadra del cuore di Ander è il Saragozza, si sapeva che la sua esperienza a Bilbao sarebbe stata limitata). Pur giocando una temporada meno strabiliante rispetto a un Iturraspe di livello assoluto, il numero 23 è stato senza dubbio l'altro riferimento imprescindibile in mezzo al campo: direttore d'orchestra squisito, dai suoi piedi sapienti, seppur giovani, è passata la maggior parte delle azioni offensive della squadra, che gli ha sempre girato intorno come un pianeta col suo Sole. Finalmente efficace anche in fase realizzativa, suo storico tallone d'Achille, ha raggiunto il record personale di gol segnati in Liga (5). Ha tutto per imporsi anche a Old Trafford e diventare uno dei migliori centrocampisti del mondo, anche se gli manca ancora un pizzico di personalità in più. Di certo, la sua perdita non passerà inosservata.

Mikel Rico 7,5: pur dichiarandomi, in tempi non sospetti, contrario al suo arrivo (come fui contrario all'acquisto di Herrera: prendere un giocatore, togliendo spazio a un cachorro, per poi vederlo partire dopo 3 anni continua a non sembrarmi una cosa da Athletic), non ho problemi a scrivere che è stato uno dei migliori in assoluto di questa splendida stagione. Centrale atipico (non è un regista e neppure un incontrista), è una sorta di mezzala tuttofare, efficace sia in interdizione che negli inserimenti a fari spenti; non è un costruttore di gioco, ma il suo movimento costante e la grande generosità costituiscono una risorsa fantastica per il compagno in possesso della sfera. Rivelazione solo per chi non lo aveva mai visto giocare (spesso magnificamente) col Granada, è stato fortemente voluto da Valverde e lo ha ripagato con 5 reti e prestazioni sempre di grandissima sostanza. È già un idolo della tifoseria e il suo attaccamento alla zurigorri, quasi commovente, mi fa dimenticare volentieri la sua carta d'identità e qualche panchina di troppo per il mio pallino Moran.

De Marcos 6,5: al posto suo, un altro giocatore a fine anno sarebbe stato probabilmente ricoverato per una labirintite acuta, ma Oscar come sempre non ha fatto una piega e ha resistito senza problemi ai cambi di ruolo e agli spostamenti in campo ai quali è stato sottoposto fin dall'inizio da Valverde. Con l'addio di Bielsa e l'abbandono del 4-3-3 ipercinetico dell'argentino, il suo status di titolare inamovibile non è stato confermato: come mezzala sempre in movimento e in costante sovrapposizione sulla destra l'ex Alaves era perfetto per il Loco, ma nel contesto di uno schema più tradizionale, com'era intuibile già a inizio stagione, si è confermato giocatore di difficile collocazione tattica. Txingurri, capito di non poterlo lasciare in panchina, ha ovviato al problema usandolo un po' come tappabuchi, un po' come asso nella manica da giocarsi a partita in corso, spostandolo in varie posizione (trequartista centrale, ala, terzino destro le principali); a inizio stagione De Marcos è stato più volte decisivo con i suoi gol e le sue giocate entrando dalla panchina, poi si è ritagliato un suo spazio anche da titolare (19 presenze dall'inizio su 35 totali, condite da 5 reti). Splendidi il suo atteggiamento nell'accettare la perdita del posto fisso e l'attaccamento dimostrato più volte al club. Esemplare.

Moran 6+: non è stata un'annata facile per uno dei cachorros più promettenti degli ultimi anni. Il salto in prima squadra, sempre duro, è stato reso ancor più complicato dalla fortissima concorrenza a centrocampo e dall'acquisto quasi a fine mercato di Mikel Rico, già esperto della categoria e richiesto personalmente da Valverde. Il mister ha comunque mostrato di riporre grande fiducia nel giovane mediano di Portugalete e lo ha fatto partire titolare nella storica, prima partita al nuovo San Mamés con il Celta: l'Athletic ha vinto, ma il numero 6 ha commesso un grave errore, perdendo un pallone in transizione e spalancando a Charles la porta per il primo gol del match. Dopo due mesi di purgatorio è tornato in campo a Madrid contro l'Atletico: entrato dopo 36 minuti per sostituire Balenziaga, è stato espulso al 79' per doppia ammonizione. Un inizio da incubo. L'episodio che probabilmente ha svoltato la sua stagione è stato il più drammatico: la morte del padre. Nonostante il colpo ricevuto, Moran ha infatti reagito da grandissimo professionista, rispondendo alla convocazione per la gara con il Valladolid e presentandosi al campo proprio dopo aver assistito al funerale. Colpito dal comportamento del ragazzo, Txingurri è tornato a tenerlo in considerazione e lo ha proposto stabilmente nel finale di stagione, ricevendo in cambio più di una prova convincente. Con l'apertura del fronte europeo presumibilmente troverà più spazio, che dovrà sfruttare al meglio per proporsi come valida alternativa ai titolari.

Beñat 5: senza troppe perifrasi, la più grande delusione di una stagione trionfale. Tornato a Bilbao con festeggiamenti da figliol prodigo (anche se, in questo caso, lui non aveva colpe per il precedente addio), non ha mai convinto davvero quando Valverde lo ha proposto titolare e ha perso via via minuti e importanza nel gioco della squadra, diventando un rincalzo nel girone di ritorno e vedendosi addirittura surclassato da altri al momento di sostituire qualche assente. Pur avendo già denunciato una flessione l'anno prima al Betis, resta inspiegabile come il numero 7 abbia stentato ad imporsi in un contesto che, tolta la pressione riservata ovunque al "colpo del mercato", aveva tutto per metterlo in grado di esprimere al meglio l'ottimo futbol che ha nelle corde. Timido, impacciato e sovente timoroso col pallone tra i piedi, Beñat è sembrato schiacciato dal peso dell'obbligo di non fallire ed è risultato nullo in ogni aspetto, perfino nei calci da fermo di cui è maestro. Qualche prestazione discreta e alcuni segnali di risveglio nel finale non bastano per cancellare un'annata storta. Forse gli è costato più del previsto adattarsi agli schemi di Valverde o, cosa più probabile, l'allenatore non è riuscito a trovargli una collocazione in campo adatta alle sue caratteristiche; in tal senso l'addio di Herrera non aiuta, perché il 27enne di Igorre è più regista basso che trequartista, ma è palese che il suo recupero sia una priorità della prossima temporada. Il giocatore che quasi strappò una convocazione per Euro2012 c'è ancora, bisogna solo ritrovarlo.

Iñigo Pérez n.g.

lunedì 23 giugno 2014

Il pagellone 2013/2014: i difensori.


Un bell'intervento di Laporte, senza dubbio il migliore dei difensori biancorossi (foto Uefa.com).

Laporte 8: stagione eccezionale per il centrale francese, che ha sbagliato giusto un paio di partite e, per il resto, ha fornito delle prestazioni sempre sopra la media. Dopo un periodo di adattamento fisiologico al nuovo partner, Gurpegi, è stato impeccabile, confermandosi (e non era facile) centrale solidissimo, difficile da superare, bravo di testa e con un sinistro da centrocampista; a dirla tutta è addirittura migliorato rispetto al primo anno da "pro", riuscendo ad evitare quelle insicurezze tipiche dell'esordio e dimostrandosi maturo come un veterano. Difficile trovargli difetti tecnici, perché anche nella lettura delle situazioni di gioco, nel posizionamento e nella capacità di comandare la difesa (nonostante gli appena 20 anni di età!) è francamente dotato; a parer mio in futuro dovrà solo cercare di limitare certi eccessi, dovuti alla personalità strabordante (come le incursioni palla al piede alla libero vecchio stampo), e aumentare il livello di concentrazione. Cose del tutto marginali per un ragazzo che, già adesso, è uno dei miglior difensori del continente. A fine campionato avrei scommesso su una sua partenza, viste le fortissime sirene catalane, ma il ritocco del contratto con l'Athletic indica che almeno per un'altra stagione resterà a Bilbao (ottima scelta). Scandaloso che Deshamps non lo abbia portato in Brasile.

Gurpegi 7,5: mea culpa, mea maxima culpa. Lo avevo criticato parecchio a inizio stagione, ritenendolo inadatto al ruolo di leader della difesa, ma a suon di prestazioni mi ha smentito, quindi mi cospargo volentieri il capo di cenere di fronte a Carlos. Resto convinto che, essendo un mediano adattato, non abbia le caratteristiche per comandare il reparto (cosa che in effetti ha fatto più spesso Laporte), ma a livello di concentrazione, cattiveria agonistica e spirito di sacrificio è davvero il numero 1 della squadra. Capitano nel senso più puro della parola, ha dimostrato di avere spalle larghissime dopo la vicenda del rosso a Ronaldo, per la quale ha ricevuto offese pesanti anche da giornalisti professionisti, oltre che dai soliti tifosi beceri; c'è voluto un brutto infortunio per fargli alzare bandiera bianca a marzo, ma siamo tutti certi che tornerà più forte di prima, come ha sempre fatto dopo i tanti momenti bui della sua carriera.

Balenziaga 7: tra le sorprese più liete della temporada, l'ex Real Sociedad ha dimostrato sul campo che, con lui, la maglia del terzino sinistro ha trovato finalmente un proprietario credibile. Richiamato dopo due ottime stagioni a Valladolid, Mikel ha fatto subito vedere di essere un altro giocatore rispetto al 20enne inesperto che arrivò a Bilbao nel 2008 (e che perse il posto in favore del più regolare Koikili): il piede è sempre buono e sa mettere in mezzo cross invitanti, ma l'efficacia in copertura e la concentrazione massima hanno costituito una bella novità per chi non lo aveva seguito di recente e lo ricordava solo per la sua prima tappa con la zurigorri. Non è un fenomeno ma è anche molto di più di un onesto mestierante, cosa che potrebbe consentirgli di restare titolare a lungo.

San José 7: non è un santo di mia devozione, per usare un'espressione iberica con cui si rivela di apprezzare o meno qualcuno, tuttavia è innegabile che abbia disputato il miglior campionato da quando è tornato a Bilbao. Per leggerezza nei contrasti, tendenza ai cali di concentrazione e scarsa capacità di lettura tattica lo ritengo il peggior centrale della rosa, ma se tre signori allenatori (e con visioni del gioco molto diverse) come Caparros, Bielsa e Valverde gli hanno dato fiducia, considerandolo titolare o comunque prima alternativa, una ragione ci sarà. Probabilmente i motivi sono la buona capacità di palleggio e la discreta visione di gioco, caratteristiche assimilabili a quelle di un mediano, che lo rendono utile in fase di impostazione e per uscire bene dal primo pressing avversario; tutto ciò senza dimenticare l'estrema pericolosità sui calci piazzati e gli ottimi tempi di inserimento, che anche quest'anno gli hanno permesso di realizzare un buon numero di reti (5, davvero niente male per un difensore). Gol a parte, il suo contributo è stato in ogni caso di rilievo.

Iraola 6,5: passano gli anni, cambiano i governi e le mezze stagioni non esistono più, ma l'incrollabile certezza rappresentata dal numero 15 resiste. È vero, non è più un ragazzino (32 le candeline spente giusto ieri) e gli undici campionati consecutivi in prima squadra (tutti conclusi con più di 30 presenze, un record per la Primera) iniziano a farsi sentire; l'impegno, l'applicazione tattica e l'estrema efficacia, specie in fase offensiva, sono però sempre quelle dei giorni migliori, anche se aumentano le pause e i minuti trascorsi in panchina a riposare. Sottovalutato forse persino a Bilbao, come succede spesso con giocatori del genere capiremo la sua importanza solo dopo che smetterà col calcio; per me è già ora, e per distacco, il miglior terzino destro iberico degli ultimo 10 anni. Per gestirlo nel modo migliore tra i molti impegni della prossima temporada (nonché per iniziare una "transizione morbida" propedeutica all'addio) sarà opportuno trovare un sostituto diverso da De Marcos, volenteroso ma sprovvisto dei movimenti difensivi di un terzino. Bustinza e Ramalho sono avvisati.

Etxeita 6: probabilmente pure lui dovrebbe far parte del gruppone dei non giudicabili che chiuderà le pagelle, tuttavia ho voluto premiarlo per il suo atteggiamento esemplare nel contesto di una stagione difficilissima a livello personale. Rientrato a Bilbao dopo aver vinto la Segunda con l'Elche, sembrava poter diventare il nuovo partner di Laporte al centro della difesa, o almeno una delle alternative principali insieme ad Ekiza, invece è sparito dai radar subito dopo un precampionato poco convincente e di lui si sono perse le tracce. Non è partito durante il mercato invernale, nonostante fosse stato richiesto proprio dall'Elche, ed ha alternato per settimane panchina (poca, e comunque senza mai entrare) e tribuna (tanta), vedendosi passare avanti non solo Gurpegi e San José, ma addirittura il canterano Albizua. In tutto ciò ha resistito senza fare polemica, aspettando pazientemente il proprio turno, e alla fine il momento è arrivato alla 33a giornata: out Gurpegi e Laporte, Valverde lo ha scelto per affrontare il Levante e lui ha risposto con una prestazione perfetta, meritandosi gli elogi del mister nel dopo gara. Ha chiuso la temporada giocando titolare contro l'Almeria. Merita più spazio, speriamo possa trovarlo a breve.

Saborit 5: spiace dare un'insufficienza a un giocatore giovane e promettente, sceso peraltro pochissimo in campo, ma è innegabile che il catalano abbia rappresentato una delle maggiori delusioni stagionali, specie per chi segue da vicino i "prodotti" del vivaio di Lezama e si aspettava grandi cose da lui. Nonostante Valverde abbia dimostrato di crederci, spedendo Aurtenetxe al Celta e proponendolo titolare alla seconda e all'ottava giornata, Enric non ha convinto ed è finito nell'ombra, surclassato da un Balenziaga più continuo ed efficace in entrambe le fasi. In particolare, Saborit ha mostrato gli stessi difetti che aveva già palesato con il Bilbao Athletic: tendenza ai cali di concentrazione, scarsa attitudine difensiva e, soprattutto, mancanza di cattiveria agonistica, garra e personalità, peccato gravissimo in un club portato per tradizione a perdonare la mancanza di talento ma non l'indolenza. Deve maturare, la Primera al momento gli va larga (anche se non per caratteristiche tecniche). Un prestito è sicuramente la soluzione migliore per tutti.

Albizua, Ekiza n.g.: impossibile dare un voto ai due centrali. Albizua, il migliore l'anno scorso nel Bilbao Athletic, è stato tenuto in rosa nonostante le richieste dalla Segunda, scelta poco comprensibile visto che è sceso in campo 4 volta e mai da titolare; al 99% andrà in prestito nella serie cadetta con un anno di ritardo. Ekiza, partito dall'inizio nella prima giornata di Liga, è stato continuamente tormentato dagli infortuni e non è riuscito a riprendersi un posto tra i convocati, finendo la stagione con la miseria di 2 presenze (una in Copa) e neppure 90' giocati. Lo vuole l'Olympiacos: per me sarebbe un errore cederlo, ma gli spazi, visto che Laporte rimarrà almeno un altro anno, sono limitati e i centrali in rosa in sovrannumero. Il rischio di perderlo, insomma, è elevato.

lunedì 16 giugno 2014

Ongi etorri Borja!



Borja Viguera è ufficialmente un giocatore dell'Athletic. Venerdì ha firmato un triennale (scadenza 30 giugno 2017) con una clausola rescissoria di 30 milioni. Dandogli il benvenuto nella familia zurigorri, vi propongo di seguito i numeri di una carriera in ascesa costante (fonte: Wikipedia, Transfermarkt).

Temporada Club Categoría Liga Copa Total
Part. Goles Part. Goles Part. Goles
2006/07 Real Sociedad B Segunda División B 38 9 - - 38 9
2007/08 Real Sociedad B Segunda División B 31 9 - - 31 9
Real Sociedad Segunda División 3 0 - - 3 0
2008/09 Real Sociedad B Segunda División B 22 6 - - 22 6
Real Sociedad Segunda División 2 0 - - 2 0
2009/10 Real Sociedad Segunda División 4 0 - - 4 0
2010/11 Real Sociedad Primera División 5 0 2 0 7 0
Gimnàstic de Tarragona
(cedido)
Segunda División 5 2 - - 5 2
2011/12 Gimnàstic de Tarragona
(cedido)
Segunda División 10 1 1 0 11 1
Albacete Balompié
(cedido)
Segunda División B 9 1 - - 9 1
2012/13 Deportivo Alavés Segunda División B 37 17 5 3 42 20
2013/14 Deportivo Alavés Segunda División 42 25 2 1 44 26
Total carrera 208 70 10 4 218 74