venerdì 26 settembre 2014

5a giornata: Rayo Vallecano 2-1 Athletic.


Quattro sconfitte su cinque partite: per trovare un avvio così negativo dell'Athletic nella Liga bisogna andare indietro di diversi anni, e più precisamente al secondo del famigerato biennio nero (2 punti in 5 partite con Felix Sarriugarte in panchina). Eppure questa è la stessa squadra che, neanche un mese fa, si è guadagnata una storica qualificazione ai gironi di Champion's League mandando a casa un avversario del calibro del Napoli, non il primo venuto. Da allora i Leoni, tolto l'estemporaneo successo col Levante, non sono più riusciti a vincere, hanno palesato enormi difficoltà in zona il gol e hanno commesso errori degni della Prima Categoria. Molti commentatori parlano apertamente di crisi, individuando nella mancata sostituzione di Herrera e nella scarsa ampiezza della rosa (da cui deriverebbe la difficoltà di Valverde di ricorrere al turnover) le sue cause principali. Io invece vado controcorrente: eccovi i tre motivi per i quali, secondo me, l'Athletic non è in crisi.
1) La capacità di reazione: il secondo tempo col Granada e il primo a Vallecas hanno mostrato una squadra viva, capace di lottare e decisa a ribaltare la situazione in cui si trova suo malgrado. L'anno scorso una partita come quella con la squadra di Caparros sarebbe finita con una vittoria in rimonta, mentre adesso è un periodo in cui va tutto storto e il pallone non è entrato. Il gioco, però, sta salendo di livello, così come la forma di alcuni giocatori. Anche Valverde mi sembra più reattivo: a Vallecas ha proposto un'inedita disposizione del triangolo di centrocampo, con Beñat al fianco di Iturraspe e Mikel Rico più avanzato, e in generale mi sembra più elastico del passato anche col turnover. Le sconfitte fanno male, ma ancor più grave sarebbe perdere senza dare segni di vita. Non mi sembra questo il caso.
2) Gli errori individuali: ripercorrendo la genesi delle quattro sconfitte degli zurigorri, è impossibile non notare come siano il frutto non solo di prestazioni sotto la media, ma anche (e soprattutto) di alcune clamorose topiche dei singoli. A Malaga il gol dei padroni di casa è arrivato a causa di un retropassaggio troppo corto di Gurpegi a Iraizoz. A Barcellona un brutto Athletic stava portando a casa la pellaccia, nonostante non meritasse il punto, fino al disimpegno sbagliato di Laporte che ha innescato il contropiede di Messi e il successivo gol di Neymar. Contro il Granada Iturraspe è inciampato sul pallone (!) e ha lanciato a rete Cordoba, mentre il Rayo (che fino all'1-1 non aveva neppure visto il colore della divisa di Iraizoz) è stato gentilmente rimesso in partita da Gorka, che si è fatto passare un pallone innocuo sotto il petto. Quando questi errori scompariranno (e prima o poi succederà, anche solo per un mero dato statistico), i risultati saranno diversi. Una squadra che perde quattro volte a causa di quattro sciocchezze macroscopiche, alcune delle quali piuttosto rare da vedere sui campi della massima serie, può essere poco concentrata, poco serena o semplicemente sfortunata, ma non in crisi totale.
3) La squadra è quella dello scorso anno: con l'eccezione (pesante) di Ander Herrera, allenatore e giocatori sono gli stessi capaci di conquistare un quarto posto miracoloso solo pochi mesi fa. Il gruppo ha le capacità tecniche e morali per tornare in alto, senza dubbio, a meno che non si voglia pensare che a Lezama siano diventati tutti degli asini dall'oggi al domani. Su questa partenza ad handicap pesano diversi fattori: la preparazione particolare (la squadra è stata portata al picco di forma per il preliminare e ora soffre, probabilmente per un carico aggiuntivo inserito dopo il Napoli; ciò spiegherebbe come Muniain, per dirne uno, volasse un mese fa e sia piuttosto imballato ora), la difficoltà nel reggere il duplice impegno campionato-Champion's, l'oggettiva difficoltà della sostituzione di Ander, la scarsa esperienza di giovani chiamati ad un ruolo da protagonisti... ciò nonostante, non bisogna dimenticare che siamo solo alla quinta giornata e che basterebbe inanellare un paio di risultati positivi per mettersi alle spalle il periodaccio attuale. L'Athletic si è conquistato un credito notevole lo scorso anno e non mi sembra giusto invocare addirittura l'esonero di Valverde (sì, ho letto anche questo) alle prime difficoltà.

Rayo Vallecano: Cristian Álvarez (46' Toño); Quini (27' Tito), Zé Castro, Ba, Insua; Trashorras, Baena; Licá (79' Manucho), Bueno, Kakuta; Leo Baptistao.
Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Gurpegui, Laporte, Balenziaga; Iturraspe, Beñat, Mikel Rico (90' Toquero); Susaeta (60' Viguera), Aduriz, Muniain (81' Guillermo).
Reti: 20' Aduriz, 38' e 89' Leo Baptistao.
Arbitro: Melero López (Comité andaluz).

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 22 settembre 2014

4a giornata: Athletic 0-1 Granada.


Se l'intenzione di Valverde era quella di testare l'affidabilità dei giocatori fin qui meno utilizzati, la risposta francamente non è stata positiva. Certo, sarebbe ingeneroso bocciare tutti dopo una sola partita, peraltro decisa da un clamoroso errore individuale di uno dei titolarissimi (Iturraspe); è però indubbio che i Leoni abbiano evidenziato scollature evidenti tra i reparti e una difficoltà nella manovra riconducibili, almeno in parte, alla mancanza di affiatamento delle riserve. Tutto ciò senza dimenticare gli avversari: il Granada ha mantenuto al San Mamés l'imbattibilità stagionale e ha in rosa alcuni elementi di buonissimo livello, su tutti Piti, Ruben Rochina e il velocissimo centravanti colombiano Jhon Cordoba. Caparros, con il suo classico 4-4-2, ha chiuso bene gli spazi all'Athletic e ha impostato la squadra per ottenere il massimo dai contropiede orchestrati sul suo ottimo duo d'attacco, un atteggiamento attendista che ha premiato il tecnico di Utrera con la prima vittoria contro la sua ex squadra da quando ha lasciato Bilbao. Continuano invece i problemi per Valverde, ma più che contro il turnover credo che Txingurri debba puntare il dito verso alcune delle supposte colonne della squadra: Moran e Unai Lopez non hanno giocato bene, è vero, ma se Susaeta e Muniain continuano a non incidere, se Aduriz non trova la porta e se anche un giocatore iper-affidabile come Iturraspe inizia a commettere errori da scuola calcio, il quadro generale si fa preoccupante. Intendiamoci, niente è compromesso: siamo solo alla quarta giornata e, come ha dichiarato Iraola, con 6 punti tra mercoledì e sabato (trasferta a Vallecas e derby casalingo con l'Eibar, dunque due match ampiamente alla portata degli zurigorri) la situazione diventerebbe immediatamente più tranquilla, però i giocatori devono darsi una svegliata. Nel secondo tempo si è vista una reazione discreta, frustrata purtroppo dalle parate di Roberto e dall'imprecisione al tiro dei biancorossi, ed è da lì che bisogna ripartire per invertire la tendenza (3 sconfitte su 4 partite di Liga sono davvero troppe). Tra le poche cose da salvare di ieri, oltre al ritorno di Iraola e alla buona partita di Etxeita, c'è sicuramente l'ottimo impatto sulla gara di Borja Viguera: entrato al posto di Unai Lopez, ha giocato da trequartista/seconda punta, combinando bene con i compagni ed elevando di molto il tasso di pericolosità dell'attacco. Finora l'ex Alaves, capocannoniere l'anno scorso in Segunda, è stato utilizzato pochissimo, ma non è difficile prevedere che potrebbe trovare molto più spazio nelle prossime settimane.

Athletic Club: Iraizoz; Iraola, Etxeita, San José, Balenziaga; Iturraspe, Morán (54' Mikel Rico); Susaeta (77' Guillermo), Unai López (46' Viguera), Muniain; Aduriz.
Granada CF: Roberto; Nyom, Babin, Murillo, Foulquier; Héctor Yuste, Rochina (61' Eddy), Fran Rico, Piti (67' Juan Carlos); Success, Córdoba (73' Javi Márquez).
Reti: 38' Córdoba.
Arbitro: José Antonio Teixeira Vitienes (comité cantabro).

Foto: Athletic-club.net.

giovedì 18 settembre 2014

1a giornata del girone H di Champion's League: Athletic 0-0 Shakhtar.


Non è andata come speravamo. Il ritorno dell'Athletic nella fase a gruppi della Champion's dopo ben 16 anni era iniziato nel migliore dei modi: San Mamés strapieno, la tradizionale offerta floreale al busto di Pichichi da parte di Srna (lo Shakhtar esordiva infatti alla Catedral), la musica più amata da calciatori e tifosi europei... ma una volta scesi in campo, i Leoni hanno dovuto fare i conti con un avversario duro e coriaceo, tutt'altro che il facile boccone che il sempre iper-ottimista ambiente zurigorri si era immaginato. Se il successo sul Napoli aveva spinto qualcuno a volare probabilmente troppo alto, lo 0-0 lo ha riportato coi piedi per terra: la Champion's League è una competizione terribilmente difficile, e la differenza tra una squadra che ci gioca ogni anno, talvolta da protagonista, e un'altra che vi si affacciava ieri per la prima volta nel nuovo millennio si è vista tutta. Quel grandissimo allenatore che risponde al nome di Mircea Lucescu (69 anni e non sentirli) ha preparato la partita alla perfezione e i suoi giocatori, come sempre, hanno seguito le indicazioni del romeno in modo perfetto. Se a tutto ciò si aggiunge l'emozione dell'esordio che ha appesantito le gambe di molti giocatori dell'Athletic, l'imprecisione negli ultimi 25 metri (difetto che sta diventando un peccato capitale per i biancorossi) e un equivoco tattico di cui parlerò più avanti, risulta chiaro come questa prima partita del girone H sia stata veramente dura per i bilbaini. L'Athletic è partito forte, con un pressing alto e la solita intensità sulle fasce, ma lo Shakhtar non si è scomposto e ha fatto leva sulle ottime doti di palleggio dei suoi giocatori (6 brasiliani in campo fanno la differenza, in tal senso) per superare i primi 10 minuti di forcing; dopodiché, i Leoni hanno perso slancio e gli ucraini hanno preso in mano le redini del gioco, chiamando più volte in causa Iraizoz e lasciando ben poche possibilità di ripartire a Muniain e compagni. I 90 minuti sono passati con poche emozioni, due mezze palle-gol zurigorri (una per Mikel Rico e l'altra per Ibai, con conclusioni purtroppo deboli e centrali), una punizione sull'esterno della rete sempre di Ibai e tanto, troppo Shakhtar. Niente di trascendentale per i minatori, intendiamoci, ma in ogni caso sono stati loro a dominare il possesso palla e a gestire i tempi del gioco. Valverde ha tentato di cambiare le carte in tavola, ma gli ingressi di Susaeta, Aketxe e Guillermo non sono serviti a far girare il match, nonostante il buon impatto soprattutto del giovane Ager. Il problema più evidente emerso ieri, ma comunque già palesatosi nelle prime giornate di campionato, è la difficoltà nel trovare una connessione proficua tra il doble pivote del centrocampo e il reparto offensivo; in altre parole, la partenza di Herrera per Manchester ha lasciato scoperta la squadra in un punto nevralgico dello schema di Txingurri, che aveva pensato di avere il ricambio in casa ma si sta probabilmente ricredendo. Beñat, infatti, è troppo lento e compassato per poter incidere in posizione avanzata: la colpa chiaramente non è del giocatore, però insistere nel proporlo come vertice alto potrebbe minare in modo consistente la già flebile autostima che il numero 7 ha ricostruito in estate dopo una temporada molto complicata. Per esprimersi al meglio, a parer mio l'ex Betis dovrebbe giocare nel suo ruolo naturale di centrocampista centrale di manovra, tuttavia al momento è chiuso dall'intoccabile coppia Iturraspe-Mikel Rico e potrebbe trovare spazio in tal senso solo con il turnover. Le alternative si chiamano Unai Lopez, Aketxe (che purtroppo si è rotto un dito del piede e ne avrà per almeno un mese e mezzo) o Muniain, con Ibai titolare sulla sinistra, altrimenti un'altra soluzione potrebbe essere una rischiosa modifica del sistema di gioco. La scelta non sarà facile per Valverde, eppure non sembra più rinviabile se si vuole evitare di essere prevedibili nella metà campo altrui come a Barcellona e ieri con lo Shakhtar.
Migliori e peggiori: sugli scudi Iraizoz, indubbiamente in un momento magico, l'impeccabile coppia Gurpegi-Laporte e un Mikel Rico inesauribile. Male invece il già citato Beñat, Muniain (del tutto fuori dal match) e Aduriz, controfigura sbiadita del bomber implacabile del preliminare col Napoli.

Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Laporte, Gurpegi, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico; Ibai, Beñat (63' Susaeta), Muniain (74' Aketxe); Aduriz (76' Guillermo).
Shakhtar: Pyatov, Srna, Kucher, Rakitskiy, Azevedo; Fernando Lucas (72' Fred), Stepanenko; Costa Teixeira, Taison (79' Marlos); Adriano (88' Gladkiy).
Arbitro: Tasos Sidiropoulos (Grecia).

Foto: Athletic-club.net.

lunedì 15 settembre 2014

3a giornata: Barcelona 2-0 Athletic.



Nonostante i commenti del giorno dopo siano stati più positivi che altro, personalmente non sono per nulla soddisfatto della prova dell'Athletic al Camp Nou (dove i biancorossi hanno ottenuto l'undicesima sconfitta nelle ultime 11 stagioni...). Il motivo non risiede tanto nella sconfitta in sé, che contro il Barcelona può starci, quanto nell'atteggiamento oltremodo remissivo dei Leoni, apparsi rinunciatari e scesi chiaramente in campo per puntare al pareggio. Un errore grave, gravissimo. Conta poco sottolineare come il primo gol di Neymar sia arrivato al 79', quasi a voler intendere che il piano era pressoché riuscito: tralasciando il fatto che alla fine, in ogni caso, la sconfitta è arrivata, non si può non sottolineare come la decisione di lasciare l'iniziativa al Barça abbia clamorosamente favorito la squadra di Luis Enrique, che ha così potuto esaltare i propri punti di forza e mascherare le proprie debolezze. Sì, perché i blaugrana al momento sono ancora un cantiere aperto, e se è vero che in attacco fanno paura (anche se per vincerla hanno dovuto aspettare l'ingresso di un campione vero come Neymar, al posto di un Munir interessantissimo ma ancora acerbo), è innegabile che non abbiano ancora assimilato le idee tattiche del loro allenatore; in particolare, sabato si sono trovati più volte sfilacciati, con distanze anche abissali tra i reparti, e senza dubbio una squadra più cinica dell'Athletic avrebbe approfittato in altro modo dei molti contropiede concessi dai culé (per tacere della loro difesa più che rivedibile, con un Piqué ormai in caduta libera). Di fronte a un Barcelona di medio cabotaggio era lecito attendersi qualcosa di più, premesso in ogni caso che sulla scelta di attendere e ripartire c'è poco da discutere, visto che andare a far possesso palla nella culla del tiqui-taqua è una missione impossibile. Tuttavia, un conto è occupare gli spazi con aggressività per poi sfruttare al massimo ogni ripartenza, un altro è attestarsi dietro la metà campo badando a non prenderle e riducendo la fase offensiva a qualche sporadica iniziativa dei singoli. In alcuni frangenti i biancorossi mi sono sembrati quasi "caparrossiani" nell'interpretazione del match, come se riconoscessero la superiorità degli avversari e aspettassero l'inevitabile conclusione. Iraola in settimana aveva dichiarato che l'Athletic dà il peggio di sé quando si chiude dietro: aveva ragione, come si è visto in campo sabato pomeriggio, eppure trincerarsi nella propria metà campo è stato proprio ciò che la squadra ha fatto. Un vero peccato, soprattutto perché gli zurigorri erano partiti molto bene, con alcune buone iniziative su entrambe le fasce e un piglio simile a quello del clasico dello scorso anno, conclusosi con un immeritato 2-1 per i catalani dopo 90 minuti giocati alla pari. Forse l'imminente partita di martedì con lo Shakhtar ha suggerito (inconsciamente o meno) ai giocatori di risparmiare energie fisiche e mentali, ma la sensazione di aver sprecato un'ottima occasione per tornare a fare punti al Camp Nou resta.
A livello di singoli, sono state splendide le prestazioni di Iraizoz (probabilmente nel miglior momento della carriera) e Iturraspe, autore di alcune chiusure difensive strepitose e sempre lucido col pallone tra i piedi; bene anche Gurpegi, Mikel Rico e un De Marcos molto positivo in fase di spinta. Laporte ha macchiato con l'errore in disimpegno che ha innescato l'1-0 una partita fin lì perfetta, ma ha comunque confermato di avere una caratura da grandissimo centrale. Insufficienze per tutto l'attacco: fumoso e inconcludente Susaeta, troppo incostante Muniain, isolato e poco pungente Aduriz. La nota maggiormente negativa, a mio parere, è però rappresentata da Beñat, che mi sembra davvero poco a suo agio come trequartista, ruolo per il quale non possiede né il passo né i tempi di gioco; se Unai Lopez o Aketxe dovessero esplodere, credo che anche quest'anno il numero 7 avrebbe più di un problema ad assicurarsi un posto da titolare.

FC Barcelona: Bravo; Montoya, Mathieu, Mascherano (45' Piqué), Alba; Busquets, Rakitic, Iniesta; Munir (62' Neymar), Messi, Pedro (77' Sandro).
Athletic Club: Iraizoz; De Marcos, Laporte, Gurpegi, Balenziaga; Iturraspe, Mikel Rico, Beñat (62' Ibai); Susaeta (62' Unai Lopez), Aduriz, Muniain.
Reti: 79' e 83' Neymar.
Arbitro: David Fernández Borbalán.

Foto: Athletic-club.net.